Il voto delle amministrative ha avuto un grande partito vincitore, il partito dell’astensione. Questo mi sembra il primo dato con cui leggere i risultati. Contando i voti “assoluti” le vittorie e le sconfitte assumono caratteri diversi da quelli raccontati dai mass media. Il voto di protesta andato largamente a favore dei 5 stelle nelle precedenti elezioni, non si è indirizzato verso altre proposte politiche ma semplicemente è tornato a casa.
In questo senso possiamo vedere una tendenza europea nel riflusso e nello sgonfiamento di quel fenomeno che è stato definito “populismo”, questo vale qui come in Germania, dove le forze anti-sistemiche non sfondano o regrediscono, vale nei paesi del nord Europa dove le social democrazie tornano ad avere una centralità politica.
Vale anche in Spagna dove Podemos ha in parte o del tutto cancellato quel carattere populista e si è fatta proposta politica vera e propria.
In Italia, il carattere del populismo, delle forze di attacco all’establishment, della lotta del basso contro l’alto, è frutto di una lunga stagione contro la “politica”, che ha rotto il rapporto con la partecipazione democratica di quelle che una volta venivano definite le masse. Infatti se per altri paesi del sud Europa l’attacco alle élite si è trasformato in proposta politica alternativa, qui da noi questa opposizione si è incanalata verso un “tutti ladri”che ha impedito la costruzione di quel blocco sociale necessario per definire interessi e proposte comuni.
Il disegno di demolizione della democrazia costituzionale si è appoggiato sul malcontento e sull’inasprimento delle condizioni di lavoro e di vita allontanando, invece che avvicinare, i cittadini e le cittadine alla partecipazione. In questo senso la scelta di un voto fortemente indirizzato al governo o meglio alla governance, ha spinto sempre più ad un voto “inutile” a cambiare le proprie condizioni, svincolato da ciò che avrebbe senso votare per cancellare precarietà, tagli e politiche che vanno contro i propri interessi materiali.
Per quanto riguarda la sinistra possiamo solo dire che l’onda della marginalizzazione sembra ancora inarrestabile.
Se vogliamo schematicamente guardare alle divisioni della sinistra possiamo innanzi tutto definire due campi. Il primo quello della sinistra interna ad una coalizione di centro sinistra, anch’essa a sua volta frammentata in diverse correnti e famiglie. Anche per questa sinistra l’impatto elettorale risulta perdente con una evidente ininfluenza nella capacità di spostare il senso di marcia del partito di governo e delle scelte di quell’area. Spesso risultando solo un abbellimento dello schieramento e senza una capacità di imporre misure a favore di lavoratori lavoratrici e i soggetti a cui si vorrebbe dar voce, ma in qualche misura legittimando persino il centro sinistra come portatore di quegli interessi.
Dall’altro lato la sinistra fuori e opposta al centro sinistra sembra spesso più impegnata nell’auto rappresentazione e nella preservazione della propria identità, piuttosto che nella ricostruzione di quel blocco sociale che potrebbe dar vita ad una alternativa e una vera opposizione.
In tutto questo le recenti mobilitazioni a partire dalla vertenza della GKN, così come quelle dei giovani per l’ambiente e il clima e come quelle più recenti in solidarietà con Mimmo Lucano dimostrano che c’è ancora uno spazio per far crescere anche nel nostro paese una idea di società diversa da quella in cui ci stanno spingendo, tutti insieme, sia il centro destra che il centro sinistra.
Noi come transform! italia dal canto nostro continueremo a lavorare affinché avanzino idee e contenuti che uniscano chi pensa sia necessario invertire la rotta e lo facciamo come sempre non guardando solo dentro ai confini nazionali, ma cercando una connessione con le altre esperienze europee e mondiali. Per questo abbiamo promosso, insieme a altre ed altri una rete, la rete di Move Up, per rispondere al G20 che si tiene in Italia e che vedrà il 28 ottobre prossimo la realizzazione di una assemblea internazionale con il compito di promuovere “un’altra agenda”. Per proseguire poi con le mobilitazioni proposte per il 30 quando i grandi della terra si ritroveranno a Roma in conclusione del G20.
1 Commento. Nuovo commento
Sono d’accordo. Ma a sinistra del centrosinistra c’è chi tenta di lavorare per l’unità, ma prevale il settarismo. Coloro che stanno nel centrosinistra sono condannati all’irrilevanza e ad assecondare le politiche economiche di governi Come quello attuale. Ripartire dalle lotte sociali, ambientali per costruire una chiara identità alternativa perché un’altro mondo è necessario.