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Contro la detenzione illegale vince la Costituzione

di Elena
Coniglio

Prima regola: innervosire l’avversario. ll ministro Salvini lancia sulla sua pagina facebook il video posto a presunta prova della parzialità del giudice Apostolico. Finito nella bufera mediatica di questi ultimi giorni, è il chiaro contrattacco nei confronti dei provvedimenti emessi dal giudice – alla quale si affiancano anche quelli di un altro collega del Tribunale di Catania –  entrato nel mirino per non aver convalidato il trattenimento di quattro cittadini tunisini nel Cpr di Pozzallo (in queste ore apprendiamo che ha respinto altre quattro richieste del questore di Ragusa), non applicando alla fattispecie la legge n. 50/2023, o tristemente denominata ‘decreto Cutro’, perché giudicata incostituzionale e in conflitto con la normativa dell’Unione, che in tal caso va disapplicata dal giudice ordinario.

Torniamo al video. La didascalia posta a corredo delle immagini da parte del Ministro non fa chiaramente fede al filmato che ha fatto il giro del web. A volerlo analizzare, e ascoltare attentamente, in maniera distaccata e riformulando il post, potremmo dire: in un filmato risalente al 2018, un gruppo di manifestanti di fronte alla polizia antisommossa inviata a contenere nel porto di Catania una manifestazione promossa per chiedere lo sbarco dei 150 naufraghi presenti sulla nave “Diciotti” e contro il blocco delle navi imposto dal Ministro dell’Interno, urla al rispetto della Costituzione e lamenta un attacco della polizia contro dei ragazzi minorenni. Scorgiamo anche la presenza di un giudice, conosciuto in quanto parte del Gruppo specializzato per i diritti della persona e dell’ immigrazione del Tribunale di Catania, che si frappone tra polizia e manifestanti con aria seria e preoccupata, cercando chiaramente un dialogo con gli uomini della polizia.

E il giudice ha infatti dichiarato di voler calmare gli animi. E nulla vale il secondo video  che dovrebbe avere carattare probatorio e dove, ancora una volta osservando senza pregiudizi, si vede semplicemente che il giudice tiene il ritmo nel massimo decoro mentre un coro canta “siamo tutti antifascisti”.

Nonostante la pesantezza delle parole, e l’esplosività del gesto, quella che il ministro si propone di utilizzare è in realtà un’arma spuntata (anche se non è certo da sottovalutare): si scopre che i video non appartenevano agli archivi delle forze dell’ordine, che un carabiniere li custodiva e che proprio lui alla fine sarà chiamato a rispondere con un provvedimento disciplinare. Il semplice epilogo nel quale è sempre l’ultimo della squadra a pagare per ripulire le apparenze.

Che un giudice non sia fascista è rassicurante. Non è certo prova di parzialità. Nel gran polverone mediatico ho letto citare ripetutamente il presidente Pertini, condannato da tribunali fascisti per ben sei volte, e come noto evaso per due, in merito alla posizione alla quale un giudice si deve attenere per essere o apparire imparziale. La neutralità nelle funzioni alla quale si fa riferimento, in relazione sempre alla Costituzione, non entra necessariamente in contrasto con il diritto di esprimersi come qualsiasi altro cittadino, pur conservando contegno, in merito a questioni etiche e sensibili. In questo caso, diritti umani e antifascismo.

Ma qui il punto è un altro. E la regola numero due infatti è: spostare il fulcro del discorso.

La strategia del ministro è a dir poco aggressiva, ma proprio questo attacco ci porta alle ragioni della sentenza dei giudici che dichiarano incostituzionale il decreto interministeriale al quale si era appena aggiunto l’ulteriore giro di vite in merito alla richiesta di garanzia in denaro per i cittadini richiedenti asilo che non vogliano essere trattenuti in un centro di permanenza in attesa del vaglio della loro domanda di protezione.

Se per il ministro ‘chi prima attacca, vince’ , il diritto riporta alla ragione e fa andare a vuoto il tiro.

Come ben illustrato in un articolo cristallino del costituzionalista Francesco Pallante1 e professore ordinario presso l’Università di Torino, i provvedimenti dei giudici sono una lezione di diritto costituzionale per l’esecutivo. Ricorda infatti, e chiarisce, sotto quali profili la decisione è ineccepibile: la gerarchia delle fonti e i rapporti tra diritto statale ed europeo.

“Sembra incredibile doversi soffermare sul primo profilo, per ribadire che la Costituzione prevale sulla legge, sugli atti aventi forza di legge (i decreti-legge e i decreti legislativi), nonché, a maggior ragione su tutti gli atti subordinati alle fonti legislative (i decreti governativi: siano essi adottati dall’intero Governo, dal solo presidente del Consiglio o da uno o più ministri).

Incredibile sì, ma vero. E per questo l’operazione messa in piedi dal ministro non è per nulla stata sottovalutata da attivisti, associazioni,  politici e operatori del diritto. Essa illustra bene come questo esecutivo si avvalga della struttura dello stato come uno scheletro vuoto che viene con vari tentativi svuotato e reso strumentale alle mire di potere, rivestite e intrecciate con il nazionalismo che serve a premere l’acceleratore sul militarismo, con il populismo – che alimenta e contiene l’evoluzione sociale e civile del paese nel tentativo di mantenerlo in una povertà culturale e materiale diffusa – e infine con il razzismo malcelato e mai estinto, usato per oliare tale macchina della paura e del consenso.

Con i feroci attacchi di questi giorni alle decisioni dei giudici di Catania, e ora anche di Firenze, in materia di immigrazione e diritti fondamentali, si alza dunque ancora una volta l’asticella. E la risposta della società civile giunge da una profonda preoccupazione: è la Costituzione la posta in gioco. Con l’omonimo appello lanciato da ASGI2Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione – che raccoglie le adesioni di centinaia di associazioni, si chiamano le istituzioni e le forze sociali a vigilare attentamente affinchè venga garantita l’effettiva separazione dei poteri e il rispetto dei principi fondamentali per ogni cittadino.

Come si legge nel testo pubblicato, è fondato infatti temere che quanto accaduto con questi casi abbia già valicato dei confini pericolosi. Il rischio che corriamo è che vengano minati sia lo svolgimento dell’attività giurisdizionale che la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di riunione: nel momento in cui chi oppone una lettura giuridica diversa da quella emanata dal potere esecutivo, ma fondata su norme costituzionali o di pari valore,  viene investito da un attacco personale nel quale si costruisce “un caso” riesumando materiali video e facendo della loro circolazione sui media uno strumento per ledere la figura e il ruolo di un singolo, si minacciano non solo anche gli altri magistrati e avvocati, ma tutta la cittadinanza.

La campagna d’odio è oggi trasversale e investe potenzialmente chiunque abbia un’idea differente del fenomeno migratorio e si adoperi per garantire i diritti fondamentali delle persone. Oggi messi a repentaglio a causa delle restrizioni che si vorrebbero imporre per decreto, anche se incostituzionale.

Una strategia a doppio uso e che si vorrebbe estesa sul lungo periodo. Da un lato essa tende a mantenere e aggravare una politica migratoria “interna” fortemente repressiva e basata sulla coercizione dei cittadini migranti – la detenzione amministrativa è un caso di privazione della libertà gravissimo e dovrebbe porre dei quesiti per tutti i cittadini sullo stato di salute della democrazia – e dall’altro, è utilizzata per alimentare una costante campagna elettorale. Operazione che richiede numerosi sforzi e che si avvale dell’uso di tutti i grimaldelli possibili. Tra cui chiaramente la comunicazione e la stampa. Ormai saturate concettualmente, oltreché visivamente, tanto da non nonotare, o alimentare in alcuni casi , una guerra vera e propria sia contro gli stranieri richiedenti asilo o che attraversano il paese per un progetto migratorio in Europa, sia contro chi opera in virtù del diritto costituzionale e degli universali diritti dell’uomo. Come nel caso dei giudici presi di mira in questi giorni, ma per i quali vince, ancora una volta, la Costituzione.

Elena Coniglio

  1. https://volerelaluna.it/commenti/2023/10/02/migranti-i-giudici-applicano-la-costituzione-e-bocciano-il-governo/.[]
  2. https://www.asgi.it/notizie/appello-della-societa-civile-la-costituzione-e-la-posta-in-gioco-centinaia-le-firme-in-poche-ore/.[]
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1 Commento. Nuovo commento

  • Emanuela Petrolati
    12/10/2023 19:29

    Grazie per la tua lucidità nel mettere ordine e razionalità nello scomposto scenario che ci si prospetta nei media

    Rispondi

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