Nel corso della mini-sessione di marzo 2021, il Parlamento Europeo ha assunto una posizione severamente determinata nei confronti della Commissione Europea, perché non è ancora operante il meccanismo per il quale l’accesso degli Stati ai fondi Ue deve essere condizionato al rispetto dello stato di diritto. Il Regolamento, approvato dal Parlamento a metà dicembre 2020, doveva entrare in vigore il 1° gennaio 2021. Come è noto, si tratta soprattutto di Ungheria1 e Polonia. Di fronte alle conclamate violazioni dello stato di diritto da parte di questi due Stati membri, all’inizio del 2020 il Parlamento aveva lanciato un grido d’allarme: “l’incapacità del Consiglio di far applicare “efficacemente l’articolo 7 (del Trattato sull’UE) continua a compromettere l’integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità dell’Unione nel suo complesso”2.
Adesso è la Commissione nel mirino del Parlamento che minaccia di portarla in tribunale, se dovesse ancora ritardare l’applicazione del Regolamento. È quanto contenuto in una Risoluzione approvata dal Parlamento Europeo il 25 marzo 2021. Nel dibattito, che si era svolto l’11 marzo, nella precedente sessione, non sono mancati da tutti i Gruppi di centro e di sinistra gli attacchi al Consiglio, per aver reso meno cogente il Regolamento (come denunciato nell’intervento, pronunciato a nome della Sinistra – GUE_NGL, da Dimitrios Papadimoulis), e alla Commissione – che aveva cercato di giustificare il proprio ritardo affermando: “stiamo elaborando le linee guida”- per non svolgere il ruolo istituzionale di “custode dei Trattati”. Ovviamente le destre si sono sperticate nella “difesa dei diritti dei popoli” contro le ingerenze della Commissione Europea.
La Risoluzione è stata approvata a larga maggioranza. Contrari i Gruppi di Identità e Democrazia (ID) e dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), compresi tutti gli italiani, ai quali si è aggiunto il voto contrario del parlamentare Caroppo, Non Iscritto di Italia-Sud in Testa. Tra i rari astenuti, Botenga, Georgiou, Kizilyürek, Konečná del Gruppo della Sinistra – GUE/NGL.
La Risoluzione è stata approvata a larga maggioranza. Contrari i Gruppi di Identità Democratiche (ID) e dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), compresi tutti gli italiani, ai quali si è aggiunto il voto contrario del parlamentare Caroppo, Non Iscritto di Italia-Sud in Testa. Tra i rari astenuti, Botenga, Georgiou, Kizilyürek, Konečná del Gruppo della Sinistra – GUE/NGL.
- Vedi Risoluzione del PE sulla “situazione in Ungheria”.[↩]
- Sulle precedenti posizioni del Parlamento Europeo sulla questione della condizionalità dello stato di diritto, vedi gli articoli di Paola Boffo, “C’è uno stato di diritto in UE. Forse”, del 23.12.2020, e “Stato di diritto: intanto proteggiamo le finanze”, del 26.09.2018.[↩]