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Competitività e salario minimo

di Roberto
Musacchio
Il PE ha licenziato con un voto a maggioranza abbastanza largo il via libera alla sua partecipazione ai negoziati con gli Stati membri sulla direttiva sul salario minimo. Annesso al via libera il pacchetto di emendamenti che la Commissione affari sociali aveva approvato. Trovate i materiali nelle notizie dal PE che pubblichiamo.
La premessa del Parlamento resta la stessa del Consiglio che è poi quella di Maastricht fondativa della UE. La UE vuole essere una società e una economia altamente competitiva e di mercato e affida a questo la soluzione degli obiettivi sociali che il testo del PE rafforza. Il salario minimo deve essere anche buono. Ci vuole la partecipazione delle parti sociali. Non ci devono essere discriminazioni. Bisogna includere anche piattaforme ecc. Il punto è se a 30 anni da Maastricht che ha favorito tutti i processi di globalizzazione capitalistica che hanno prodotto effetti interni ed esterni alla UE contrari a quelli dichiarati si possa ancora credere che siano competitività e mercato a favorire i “buoni propositi”. Su Transform abbiamo più volte scritto di come il lavoro in Europa non si sia armonizzato né tantomeno verso l’alto. Di come siano rimaste differenze abissali per Paesi ma anche interne ai Paesi e alle classi e ai generi. Di come siano cresciuti lavori precari e poveri. Di come le crisi, prima finanziaria e poi pandemica, abbiano colpito il lavoro e favorito i profitti. Di come il consuntivo del progetto Europa 2020 che calcolava la sostituzione di posti di lavoro “vecchi e inquinanti” con “nuovi e verdi” sia fallimentare e ciò getti luci inquietanti sui progetti del recovery fund. Di come le ristrutturazioni delle catene del valore nella globalizzazione abbiano premiato lo strapotere delle multinazionali, determinato pessimi effetti fiscali e ambientali globali. Di come le politiche di bilancio abbiano penalizzato fortemente e principalmente il lavoro. Di come insomma il capitalismo sia il problema e non la soluzione. Per altro l’economia competitiva di mercato è per la UE un vero dogma al punto di essere l’entità politica più consegnata a questo credo, maggiormente ostile alla economia ed al lavoro pubblici, alla programmazione e all’ intervento delle istituzioni democratiche in economia. Abbiamo anche avanzato alcune proposte che ci sembrano utili nel merito. Che il salario minimo e buono sia calcolato sulla base media del 60% europeo e non dei singoli Paesi. Che vi sia un livello legislativo e contrattuale europeo magari a partire dai comparti pubblici e da quelli multinazionali che hanno la presenza dei Comitati Aziendali Europei, e dalle piattaforme. La verità è che 30 anni di Maastricht hanno mortificato lavoro e retribuzioni e che è ora di cambiare pagina.
Roberto Musacchio
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