di Jacopo Isabelli* –
Un luogo per moltissimi anni devastato. Scarti industriali che avvelenavano l’acqua dei fiumi, la stessa acqua usata per nutrire terreni e animali. Rifiuti ammassati in enormi discariche improvvisate, altri ancora bruciati senza controllo. Tutto accadeva nell’indifferenza della popolazione che ingenuamente ignorava la situazione, soggiogata da politici che promettevano lavori in cambio di voti e premiavano con sussidi pubblici le aziende responsabili del degrado ambientale. Giorni e giorni passati nella routine, il problema dell’inquinamento non esisteva nella mente di nessuno. La vita andava avanti come sempre. Perché preoccuparsi di una questione così astratta e distante di cui poche volte si sentiva parlare da scienziati in una lingua complicata? Questa era la percezione dei cambiamenti climatici in quel luogo. Tuttavia un giorno dei ragazzi si resero conto di quale mondo gli avevano lasciato in eredità i loro nonni e i loro padri, molti decisero di mobilitarsi, di gridare a squarciagola che in questo sistema non avrebbe più avuto senso preoccuparsi di trovare un lavoro o di ottenere buon voti a scuola, perché questo sistema tanto glorificato e considerato perfetto dai vertici avrebbe portato la prossima generazione a morte certa. Ma non vennero ascoltati. Non subito almeno.
Passarono ancora altri anni e i giovani si unirono a quegli adulti che non negavano le proprie responsabilità e si erano sempre opposti al sistema. Quei ragazzi si formarono, studiarono, investirono tempo ed energie per spezzare il ciclo in cui erano caduti i loro predecessori, finché alla fine ottennero delle vittorie. Quegli stessi adulti stimolati dalle idee degli attivisti, cominciarono a capire cosa era successo, a rendersi conto che avevano messo in pericolo il futuro dei loro stessi figli, e passo dopo passo quel pericolo percepito come assurdo e catastrofico, divenne reale. Oltre alla diffusione di una maggiore coscienza, ci furono altri risulti pratici: infrastrutture dannose per l’ambiente e per chi lo abita vennero chiuse; alcune nuove personalità politiche abbracciarono la causa dei cambiamenti climatici, condannando gli scempi dei loro predecessori opportunisti. Come continuerà questa storia potrà dircelo solo il tempo, perché naturalmente non è ancora conclusa.
Dal titolo forse penserete di aver intuito di chi sto parlando. Ma in realtà questa non è la storia di Fridays For Future, è la storia della Valle del Sacco e dei ragazzi di Colleferro. Vicende simili sono accadute e continuano ad accadere in molte altre parti del mondo. Noi attivisti ambientali dei territori conosciamo bene la rabbia e la voglia di cambiamento che animano i grandi cortei dei ragazzi ispirati dalla giovane Greta Thumberg. Il fenomeno che sta prendendo forma nel mondo noi l’abbiamo vissuto nei nostri quartieri. Per anni abbiamo sperato e cercato di sollevare una vera questione ambientalista a livello globale e adesso é arrivata. Siamo felici di appoggiare con tutta la nostra forza e contribuire con la nostra esperienza a questa gigantesca onda verde. D’altronde il costante lavoro fatto dagli attivisti locali ha gettato quelle basi che hanno agevolato la diffusione di Fridays For Future, specie nelle zone più periferiche e dimenticate del globo. Per tutto questo, il 27 settembre saremo al fianco di chi con ancora più entusiasmo e determinazione sta dando nuova linfa alle lotte ambientali.
*membro dell’associazione Unione Giovani Indipendenti