“Dopo tante pene e tanti lutti, tante lacrime e tante piaghe, tanto odio, tante ingiustizie e tanta disperazione, che fare” … così si conclude “Fontamara” di Ignazio Silone
Questo il finale di un racconto che per letteratura rappresenta la partitura di uno spaccato della società dei primi anni della dittatura fascista, ritmata da miseria e sofferenze ed a cui i “cafoni” di Silone sono assuefatti da secoli, interrotta dalla scintilla della ribellione da cui prende in seguito vita un’altra rivolta, quella contro la deviazione dell’acqua voluta dal podestà; una ribellione dal significato simbolico e vitale: il risveglio catartico e lustrale delle coscienze.
Ma mentre in quel finale non c’è cambiamento, per noi, ora, il finale può essere assai diverso.
Il finale di ora, infatti, lo stiamo scrivendo noi perché siamo noi gli unici che, con forza e coraggio, hanno gridato “il re è nudo”, anzi “i re sono nudi” (quelli passeggeri) ed al nostro grido si è unito quello di altri coraggiosi.
È divertente, se ci si pensa, se non fosse anche tragico per le conseguenze, che quelle nudità dei re stanno comportando.
C’è una canzone popolare, quella del grande Nino Manfredi, che invita a cantare e noi abbiamo cantato, per darci forza intanto che usavamo l’ariete dei documenti per sfondare i cancelli dei castelli, in cui si erano arroccati i re, fino a far abbassare i loro ponti levatoi per farci entrare portando ai re i vestiti “della festa”.
Qualche ponte levatoio, tuttavia, è ancora alzato a proteggere dalle voci di chi grida le richieste di cambiare i vestiti dei re e portare quelli veri, tessuti di stoffa palpabile, reale, tessuta.
Ben si adatta il linguaggio cavalleresco anche a questo periodo, che ha tante affinità con quello più oscuro, ove le tenebre sembravano prevalere mentre i cavalieri di Re Artù si riunivano intorno alla tavola rotonda.
Oggi, legali e strateghi della comunicazione, moderni cavalieri uniti e solidali, si sono riuniti a cerchio per concertare gesta animate da valori altrettanto alti, con l’unico fine di ottenere chiarezza e giustizia, squarciando la coltre delle tenebre.
Queste gesta dovrebbero far comprendere ai re ancora arroccati nei loro castelli, che è il momento di scendere tra la gente per parlare ed ascoltarla, assumendosi la responsabilità di quanto hanno o non hanno fatto, ciechi perché protetti dalle loro mura e sordi alle richieste di chi concretamente rende loro possibile risiedere nei castelli e vestirsi con abiti su misura confezionati per loro.
Noi, cavalieri del nostro tempo, abbiamo iniziato questa guerra contro cecità e sordità, chiedendo formalmente udienza all’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri per portargli la voce di chi vuole essere ascoltato e di chi vuole che le Istituzioni si assumano le responsabilità di quanto è accaduto.
Abbiamo cercato un’interlocuzione formale, perchè ci è stato conferito il mandato di agire nell’interesse di centinaia di familiari che hanno visto morire i propri cari, impotenti, abbandonati nella disperazione.
Il merito di noi legali e di Robert Lingard è di avere reso pubblici atti e documenti che sono prova inequivocabile di quelle responsabilità, senza scuse o giustificazioni di sorta, nonostante le contestazioni e le giustificazioni che, tristemente ed offensivamente rispetto ai superstiti di questa immane tragedia, verranno addotte nelle sedi giudiziarie deputate.
A Giugno 2020 i familiari delle vittime sono stati esclusi dalla commemorazione al “Monumentale” di Bergamo ed 18 marzo 2021, nella giornata nazionale della memoria delle vittime covid-19 (tra cui mio padre) istituita e voluta dalle istituzioni, questi familiari sono stati nuovamente esclusi e nemmeno i rappresentanti del clero e delle altre e diverse istituzioni religiose e laiche si sono espresse in una apertura perché potessero presenziare.
Nessuno ha voluto che noi, che rappresentiamo centinaia di familiari di quelle vittime (ed io stessa sono un familiare), fossimo presenti ad una celebrazione in memoria dei nostri cari e nessuno ci ha “concesso” di poter parlare con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, oggi rappresentata dal Prof. Mario Draghi, nonostante decine di richieste in tal senso avanzate ed inviate da noi legali, ma anche dagli stessi familiari che noi rappresentiamo.
Non giudico; i cavalieri non giudicano ma combattono.
Mi limito a considerare che questo comportamento è irrispettoso nei confronti dei cittadini e verso chi rappresenta la loro voce, oltre a non essere neppure degno da parte di chi incarna una funzione spirituale, in cui tanti familiari delle vittime si riconoscono ed in nome della quale si celebrano funzioni di suffragio.
Non passeremo dal ponte levatoio (…forse), ma l’acqua erode i muri di quei castelli che dalle fondamenta cominceranno a diventare instabili e nessuno potrà far tacere chi ha sempre agito e sempre continuerà a farlo in nome della verità, in modo competente e professionale.
Non è più il tempo dell’indifferenza, dell’indecenza e dell’indegnità.
Ora è il tempo della verità, del rispetto e della giustizia.
“Che fare”: questo, per rispondere a Silone, proprio quello che stiamo facendo