articoli

Antifascismo, a sinistra

di Roberto
Musacchio

di Roberto Musacchio –

In Spagna nasce un governo tra Psoe e Unidas Podemos, con l’astensione della Sinistra Repubblicana Catalana, che le destre, e non solo, letteralmente aggrediscono. 

È un governo che si propone di combattere le destre e i crescenti rigurgiti franchisti, e fascisti, affrontando le crisi sociali e provando a completare la transizione democratica, cosa mai riuscita dopo la morte del dittatore.

In Austria al contrario i Popolari, che si sono spostati a destra per inseguire la destra radicale colpita dallo scandalo, trovano la stampella dei verdi per un governo che appare omeopatico rispetto alle spinte reazionarie. Una soluzione che potrà ispirare anche la vicina Germania per un post grosse koalitione.

Due scelte ben diverse nel “combattere le destre”. Tema nuovamente scottante a 100 anni dagli anni ’20/’30, quelli di Weimar, del biennio rosso, della Repubblica spagnola.

Lo scenario è lo stesso, quello europeo, anche se l’avventurismo guerrafondaio di Trump in medio oriente ricorda che ormai la globalizzazione è compiuta e che le guerre non sono mondiali per espansione ma semmai permanenti e a puntate.

Se si va con l’occhio al decennio/ventennio omologo dello scorso secolo (e millennio) si vede che proprio le “sconfitte” dei tentativi radicali di sinistra aprirono la strada ai reazionari che i “moderati” proprio non seppero contrastare.

Il biennio rosso italiano provò a dare una prospettiva ad un Paese che aveva già allora una classe dirigente “inadeguata” legando lotte contadine ed operaie, Sud e Nord. Nelle elezioni amministrative che si svolsero in corrispondenza al conflitto, e seguirono quelle politiche in cui i socialisti avevano sfondato, addirittura i partiti “borghesi” preferirono alleanze col fascismo nascente pur di isolare i socialisti. Fascismo che aveva cominciato ad attaccare le Camere del Lavoro, tanto per dare il segnale di cosa voleva fare.

La storia di Weimar è segnata sin dall’inizio dall’uccisione dei leader spartachisti che avevano provato a soviettizzare il processo in atto in Germania. Ma la gestione “moderata” non frenò l’ascesa hitleriana.

La storia spagnola è quella di un processo repubblicano subito combattuto dalle destre reazionarie appoggiate da quelle degli altri Paesi mentre la Repubblica veniva lasciata sola dalle “democrazie”.

Molto, e giustamente, si è riflettuto sugli errori, drammatici, di settarismo e di “estremismo”, delle sinistre radicali dell’epoca. Ed anche sugli effetti del “guardare a sé” dell’Urss staliniana.

 E il valore dell’unità fu, giustamente, molto esaltato come il fattore che aveva consentito la vittoria sul nazifascismo. Ma questa unità fu anche il prodotto del “mettersi in proprio” del nazifascismo “oltre” i “compiti” antisocialisti ed anticomunisti e di “guida” della “modernizzazione” capitalistica dell’epoca che si era assunti (e aveva svolti).

C’è cioè il tema delle “crisi” e di cosa esse comportano nelle dinamiche capitalistiche.

E di come proprio le “crisi” propongano alle sinistre l’esigenza di praticare un binomio, quello di unità e radicalità. È questo binomio che consente di praticare l’antifascismo attraverso la trasformazione.

Tutto ciò diventa ancora più vero oggi visto che la rottura del compromesso sociale e democratico realizzatosi all’indomani della vittoria sul nazifascismo riporta in auge, in forme per altro esasperate, la dinamica tra conservazione e reazione che agì negli anni omologhi del millennio passato.

Per altro con una “attitudine” del sistema, fattosi globale e capace di agire una continuativa lotta di classe rovesciata contro il lavoro, a gestire una “stabile instabilità”,  ossimori come la “globalizzazione nazionalista”, “strsppi e convergenze” nelle guerre militari ed economiche, le guerre permanenti, quella mondiale a puntate.

In tutto questo la UE è la “strana creatura” che “funzionalizza” il sistema,  la Storia stessa, i valori, per navigare come pilota automatico.

Ora la UE si è data due anni di riflessione su se stessa. Che probabilmente “navigherà in una dimensione metastorica” mentre la storia come contingenza si farà ancora nelle vicende aperte in Spagna, in Italia, in Gran Bretagna e, soprattutto, nel “confronto” tra le varie teste dell’Idra della globalizzazione nazionalista.

Per far si che la Storia non si ripeta serve che entri in campo un altro ordine di discussione, da sinistra e di sinistra. Quello dell’unità e della radicalità necessarie per contrapporre alla triade conservazione, fascismo, guerra quella trasformazione, giustizia, pace.

Perché il vecchio Marx ci aveva pur avvertito che alla fine o ci sarebbe stato il socialismo o la barbarie.

Articolo precedente
Le bombe viste dai giovani di piazza Tahrir
Articolo successivo
In Spagna “se puede”, in Austria no

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.