A cavallo del nuovo anno è tempo di bilanci, specialmente in un periodo paranormale, come quello vissuto in questo 2020, dove cosa si lascia e cosa si trova assume un peso importante.
Certo, niente viene per caso e a pesare sono senz’altro le premesse con cui questa pandemia ha sfiorito o costruito promesse future. E’ quindi soprattutto alle giovani generazioni, alle ricadute tremende delle restrizioni sul diritto allo studio – inchiodato soprattutto in Italia davanti ad un monitor-, alle loro aspirazioni di sviluppo sostenibile e di tutela ambientale, che viene da pensare.
Già perché le mobilitazioni oceaniche, con cui un anno fa il movimento dei Fridays For Future riempiva le piazze del pianeta, sono state spazzate via dalle disposizioni anti-contagio; così come la cultura del ‘plastic free’ e di uno sviluppo sostenibile è stata fortemente ridimensionata dal consumo di prodotti usa-e-getta, specialmente nei settori sanitari e della ristorazione. Il sistema predatorio di ipersfruttamento delle risorse ed abbattimento della biodiversità, che ha condizionato la diffusione dell’epidemia, si è quasi vendicato in questo inter-regno, in cui il nuovo “ancora stenta a nascere”.
Ad arretrare in questo 2020 è anche l’Unione Europea, che dopo cinque anni di agonia, perderà uno stato membro con la fatidica BrExit. Nel colpo di coda delle trattative natalizie, pretestuosamente incentrate sulle quote ittiche, onde evitare le ire degli indipendentisti scozzesi verso il governo britannico, c’è però la delusione più cocente, ovvero il ritiro anche dal programma Erasmus, quel Life Long Learning Programme che solo nel 2017 aveva riguardato oltre 16mila studenti inglesi, con altrettanti universitari in visita-studio nel Regno Unito.
Promesse tradite insomma, come quelle verso l’agricoltura biologica del Programma Agricolo Comunitario, sempre orientato all’agribusiness intensivo, nonostante la retorica sul Green New Deal. E la panoramica delle disdette europee porta poi sulla ‘rotta balcanica’, dove all’ombra dell’estenuante politica nazionalista di ‘esternalizzazione delle frontiere’ dell’UE, migliaia di profughi restano all’addiaccio, sotto la neve fra Croazia e Bosnia.
L’altro pacco natalizio, quello più consistente dello European Recovery Fund contenuto nel programma ‘Next Generation EU’ con risorse miliardarie per far ripartire le economie duramente colpite dalla crisi sanitaria; se da un lato abiura l’ortodossia dell’austerity, propugnata nei memorandum capestro della Commissione dal 2010; dall’altro ha costretto gli stati membri a snervanti negoziati e gentili concessioni verso quei governi – come quello ungherese e polacco – che ponevano il veto contro i condizionamenti dei fondi al rispetto dello stato di diritto.
Nella speranza che questo anno bisesto e funesto si concluda buttando il vecchio calendario, resta l’amarezza per la pervicacia di un sistema europeo a trazione intergovernativa e finanziaria. Ed altrettanto attuali sono le prossime ricorrenze politiche, che in passato hanno cercato di scuotere le fondamenta di sistemi incancreniti e che chiamano ad un impegno migliore della semplice commemorazione. Il 21 gennaio del 1921 a Livorno venne fondato il Partito Comunista d’Italia, che divenne poi la sezione più grande dell’Internazionale Comunista nell’Europa occidentale. Ben più recente è poi il ventennale del Genova Social Forum, che dal febbraio 2001 riunì movimenti altermondisti in aperta contestazione alle disuguaglianze globali, prodotte dalla concentrazione del potere e dalla svendita dei beni comuni. Oltre alla stroncatura violenta di quella marea umana, in modo del tutto analogo ai tentativi del fascismo di annientare l’opposizione popolare e comunista; urge ricordare a proposito che proprio poche settimane fa uno dei beni comuni più essenziali alla vita, l’acqua è stata per la prima volta nella storia quotata nella borsa del Nasdaq Veles California Water Index .
„Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi.“ (da Lezioni Americane, Italo Calvino).