Metti tre elezioni, diverse, negli stessi giorni e prova a cercare un filo.
Difficile trovarlo nelle “analisi dei partiti”. Tanto meno sui social. Su questi ultimi, in Italia, dopo “Santa Todde” il miracolo “del campo largo” non si è ripetuto. E non c’è neanche qualche “traditore” o “stolto” che si è candidato “fuori” e con cui prendersela. Magari servirebbe fare quello che facevano i partiti (quelli veri, di un tempo) e cioè l’analisi del voto. Che ormai arriva grazie a qualche istituto statistico meritorio che si occupa di flussi e, per quanto riguarda le dinamiche sociali, quasi mai. Per vecchia abitudine proverò dunque a fare qualche considerazione e, addirittura, a cercare il filo non solo casuale e temporale che ha legato la regionali in Abruzzo, le politiche in Portogallo e le comunali di Salisburgo.
Partiamo da dare i risultati finali, quelli per tifosi e scommettitori.
In Abruzzo ha vinto il centrodestra con un candidato di forte matrice di Fratelli d’Italia. Per la prima volta c’è un bis di destra. Punto. È finita e ci si può riconsolare un po’ tristemente con le battutine sulla “povertà” di chi ha vinto e di chi l’ha votato.
In Portogallo invece la partita è tutta aperta. Certo, i socialisti hanno stra perso, l’estrema destra sfonda al 18% per la prima volta dopo la Rivoluzione, le sinistre radicali sono ferme e stavolta non riparano ai guasti socialisti. Ma il governo che ci sarà non è né facile né scontato. Con buona pace di chi ha martellato per avere il governo un minuto dopo le elezioni, per fortuna un governo di destra e destra estrema che avrebbe vinto forse in Portogallo non ci sarà. Mi viene spontanea una grande pernacchia verso i martellatori maggioritari che hanno sfasciato la democrazia e la Costituzione italiana e ci hanno regalato trent’anni di destre e di governi pessimi. Succede che in Portogallo c’è il proporzionale. E c’è la Politica. Per cui la destra radicale è sottoposta, finora, ad embargo e in parlamento i seggi di destra e quelli di socialisti e sinistre si equivalgono. Quindi si può lavorare politicamente. E poi ha votato molta più gente e dunque c’è una “vigilanza democratica”. Mentre in Abruzzo (ma anche in Sardegna) il voto è ai minimi termini. Sarà difficilissimo perché è la terza volta che i socialisti “rompono a sinistra” per avere la maggioranza assoluta. Che prendono per poi franare rovinosamente (non solo socialmente ma anche per scandali) la volta dopo. Durante l’austerità le sinistre radicali arrivarono quasi al 20% e salvarono la baracca. Stavolta, Bloco, Comunisti e la new entry Livre (Diem) stanno sopra l’11%. E purtroppo ha sfondato la destra estrema. Ma grazie a proporzionale e politica la partita è ancora aperta.
Poi c’è Salisburgo. Qui c’è un ballottaggio maggioritario a due turni per eleggere il sindaco. Ma, guarda un po’, ci vanno un socialdemocratico e un comunista. Si, un comunista del Kpo, storico partito austro marxista, che sta risalendo dal dimenticatoio, prende giovani, donne, movimenti ma anche voti e sindaci, per altro bravi. Anche in Austria la crisi socialdemocratica aveva aperto anni fa alla destra radicale. Non avevano certo retto i Verdi che anzi ora stanno in un brutto governo federale con la destra moderata. La risalita comunista invece sta diventando anche nazionale.
Ma torniamo all’Abruzzo dove il campo largo in realtà conferma il restringimento della partecipazione e dei voti dei Cinquestelle. Questi ultimi erano stati la vera rottura del bipolarismo. Ma sono durati meno di Rifondazione comunista che provò a lungo a tenere un piede nella porta democratica per non farla chiudere. Se si pensa che avevano quattro volte il massimo dei voti che arrivò a prendere Rifondazione c’è da rivalutare quel tentativo tra la fine del secolo e l’inizio del nuovo millennio.
Eccolo il filo che transform propone da tempo. È la costituzione della UE, della “Europa Reale”. Quella di Maastricht, dell’austerità, ora della guerra. È in questo contesto che la possibilità del cambiamento è stata messa fuori legge e tutto si riduce a un salvare il salvabile. Oggi poi con le elites di fatto unite ai nazionalisti di destra nella guerra la democrazia volge ogni giorno in democratura.
Certo si può resistere. Ci riuscì Syriza ma poi il suo governo e il partito stesso si sono infranti sugli scogli della UE. Ma si deve tentare e ritentare. Provare ancora. In Italia chi resistette si è diviso tra sconfitti e quelli che si adeguano, con qualche eletto, un po’ di chiacchiere e zero risultati reali.
Ma non ci si deve rassegnare. Ora si vota per la cosa che regna su di noi, cioè la UE. Non che il parlamento sia veramente democratico dato il tipo di regime intergovernativista costruito. Ma sarebbe importante dare un segnale su ciò che tiene uniti gli oligarchi europei e cioè la guerra.
La lista per la Pace è un’occasione per tutti. Chi si chiama fuori si assume una responsabilità.
Roberto Musacchio
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Lo storico partito dell’ austromarxismo non è stato la Kpoe ma la Spoe, cioè i socialdemocratici. Lo teorizzò Otto Bauer fondando l’internazionale 2 e mezzo, che si collocova tra socialismo e comunismo. (Su quella base nacque la Vienna Rossa, socialista) La kpoe storica non elaborò una propria linea, fu il partito più a lungo filosovietico, poco attraente. Tanto più è straordinario la trasformazione della kpoe oggi. Indiscusso merito della Kpoe è stata la resistenza antinazista