di Roberto Musacchio –
Siamo stati tra i primi a dire che il voto congiunto di Conte, Cinquestelle e PD (ma anche di Forza Italia) a Ursula Von der Leyen presidente della Commissione Europea poteva cambiare il corso delle cose in Italia.
Salvini era rimasto spiazzato in Europa. Prima illuso dall’idea di una grande destra unita ai populisti che vincesse le elezioni.
Le elezioni non sono state vinte e destre e populisti sono rimasti divisi con la Lega confinata nel gruppo più isolato in Parlamento Europeo. Poi illuso che Ursula potesse andare sotto nel voto che l’ha vista rischiare ma prevalere per 9 voti.
Ma poi è rimasto spiazzato in Italia. Ha pensato di fare come Orban (che però sta con i popolari) e fare dell’Italia una Ungheria. Si è (o è stato) illuso di poter andare facilmente andare alle elezioni contando magari sulla voglia nel Pd di regolare conti con i Cinquestelle e anche interni scontando anche un governo di Salvini ma tornando secondi e mantenendo il bipolarismo.
Non ha fatto i conti con quanti nel popolo si sono mobilitati contro di lui in questi mesi e che proprio non lo volevano Presidente del Consiglio. E neanche con la tenuta che ancora c’è del sistema democratico e parlamentare italiano nonostante i disastri fatti dalla seconda repubblica.
Ma non ha fatto i conti (e non solo lui) con un governo europeo che dopo aver isolato la Lega non ci teneva proprio ad avere Salvini a rappresentare l’Italia in Consiglio Europeo.
È stato anche buffo vedere partiti e giornali da 25 anni espressione della governance europea, che avevano votato e appoggiato ogni cosa, da Dini a Monti, da Maastricht al Fiscal Compact, che si agitavano per propri calcoli. Ma la governance come noto “prescinde” e se “sopporta” anche che la Spd sia ridotta al 13% preparandosi a montare il cavallo di riserva del macronismo e dei “socialismi mediterranei”, figuriamoci cosa fa delle fisime dei “suoi” in Italia.
Che la politica ormai sia a dimensione europea è un fatto. Di che tipo di politica si tratti è il vero, e drammatico, problema.
La governance ha vinto la sua partita elettorale con i populisti. Ma rimane “bladerunner”, gestisce una “stabile instabilità”.
Il continuismo della Commissione Ursula è evidente, come la sussunzione di temi cari alle destre in materia di sicurezza e migranti. Le nomine della nuova Commissione confermano con due vicepresidenze pesanti che sussumono i migranti alla sicurezza (a un popolare greco) e affidano la supervisione alla economia (popolare lettone) a posizioni continuiste.
Arriva la recessione, anche dalla Germania e crescono le guerre dei dazi? Si può allentare l’austerity ma non il liberismo. In Germania si daranno soldi ma probabilmente a sostegno di banche (molto esposte) e addirittura sostegno alle esportazioni. D’altronde dalla crisi del 2009 la Bce ha immesso migliaia di miliardi di euro senza cambiare il segno sociale.
Con la Gran Bretagna in piena fibrillazione, la “stabilizzazione” dell’Italia è una priorità.
L’Italia incassa Gentiloni Commissario agli affari economici (ma con supervisore lettone). E “rassicurazioni” per un trattamento “attento”. Probabilmente la manovra italiana in Europa già la sanno visto come è nato il governo. Per altro al Tesoro è andato Gualtieri, un politico dopo molti “banchieri”, ma un politico di lungo corso europeo.
Magari potrebbe lavorare, come proposto dal PE, a parlamentizzare la discussione di bilancio tra PE e Parlamento italiano e a “rivedere” il fiscal compact.
Ma intanto quota 100 va a morire perché sulle pensioni la pressione della UE è implacabile e in Francia Macron ha dichiarato guerra in suo nome.
Il Gue e la Sinistra Europea non appoggiano Ursula Von der Leyen. La lotta implacabile alle destre richiede che ci sia in campo un’alternativa alle politiche liberiste che le alimentano.
In Italia chi scrive ha auspicato che contro la pretesa di Salvini di prendere tutto il potere le forze della maggioranza europea si assumessero la loro responsabilità. Così alla fine è stato, anche con passaggi che le hanno viste trasformarsi. I Cinquestelle ad esempio sono andati coniugando il loro populismo con un profilo macroniano ben interpretato da Conte. “Bizzarra” la traiettoria del Pd tra il votare per distruggere i Cinquestelle e il compromesso storico con essi.
Ipotesi improbabile e avventurosa.
Piuttosto sarà bene mettere in salvo la democrazia da 25 anni di avventure ripristinando il proporzionale.
E sarà bene essere consapevoli che questo governo non può essere il nostro governo per il contesto in cui nasce e le forze che lo costituiscono.
Piuttosto ciò che serve è un lavoro di mobilitazione e ricostruzione sociale. E la costruzione di un’alternativa. Europea.