di Roberto Musacchio –
Con le nostre piccole forze di Transform Italia vogliamo provare a lanciare una sfida: cimentarsi con una riflessione vera sul 1989 e sui trenta anni che ne sono seguiti. Lo proponiamo con un tempo addirittura anticipato rispetto al nascere di quel 2019 che marcherà il trentennio. La nostra non è una voglia di arrivare primi. Al contrario ci muove il timore e l’ansia che non si arrivi mai. Che non si voglia fare i conti né con ciò che era stato prima né con ciò che è stato dopo.
Non lo vuole, e non lo volle, chi si dichiarò allora vincitore e si spinse fino ad affermare che con la sconfitta del comunismo si entrava nel tempo della fine della Storia, dell’eterno presente, delle magnifiche sorti e progressive.
Ma non lo volle e non lo vuole chi da quella Storia si affrettò a sortir fuori perché bisognava liberarsi da un cumulo di macerie. Una rimozione totale, una sindrome di Stoccolma che però fece si che chi la praticava si aggrappasse proprio al punto più oscuro di quella Storia cancellata e cioè il farsi Governo, il farsi Reale, che aveva trasformato il sogno del Comunismo movimento reale che abbatte lo stato di cose presenti in Socialismo Reale che reprime i movimenti reali.
Una ricostruzione psicologica che in realtà è tutta politica e riguarda i comportamenti dei grandi aggregati storico sociali, delle loro “élite” e dei loro corpi.
I vincitori hanno decretato un nuovo inizio che era anche, come detto, la Fine. Un nuovo inizio del Mondo globalizzato. Un nuovo inizio per l’Europa, che si faceva UE e cioè Europa Reale, libera con la caduta del Muro di farsi Governance della grande trasformazione da Europa sociale ad avamposto degli esperimenti più arditi del pensiero unico. Un nuovo inizio della narrazione del mondo perfetto.
Gli sconfitti, tra rimozione e sindrome di Stoccolma, si sono aggrappati al lor saper governare come istinto di conservazione quasi riflesso pavloviano. Tradimento? Forse peggio, come gli jedi attratti dal lato oscuro della forza che in realtà alberga in loro.
Ci arrivano Spielberg e Lucas, non ci arriva il partito comunista italiano che pure aveva in sé Gramsci e Lukacs. Siccome parlo di cose vissute in prima persona posso dire che trovai sconvolgente come liquidassero una Storia coloro che ne erano stati sacerdoti. Io ero un giovane dirigente approdato a Botteghe Oscure con il Pdup e con alle spalle la storia del Manifesto e della critica all’Urss. Vedere che quelli che ti avevano espulso per difendere il socialismo reale ora più ancora che rinnegarlo lo rimuovevano mi colpì.
Da allora ho in fastidio il termine macerie. Dalle macerie storiche non si sortisce così come da quelle di un terremoto. Qui si come in psicanalisi si scava e si prende coscienza. Da allora attendo qualche riflessione sulla degenerazione del Socialismo Reale dai troppi che hanno gestito 30 anni di Capitalismo Reale continuando ad ammiccare al loro essere rimasti in realtà “comunisti”.
Ma “comunisti de che?” si direbbe popolarmente. Beh, certo, se comunismo era l’oppressione sociale oltre che politica edificata dallo stalinismo, si possono fare trenta anni di leggi socialmente schifose e di mercato continuando a pensarsi comunisti.
Ecco perché quella data, l’89, è dirimente. Non solo perché ti sei consegnato ai vincitori ma perché hai mantenuto il peggio di te.
Ma siccome non è vero che la Storia è finita, né mai finisce, noi vogliamo trattare questi trenta anni per quello che sono, e cioè una brutta Storia. In cui il capitalismo finanziario globalizzato ha prodotto guerre, impoverimento e imbarbarimento. In cui una grande parte del Movimento operaio ha dissolto la ragione di sé per non aver fatto i conti con la propria Storia. In cui ci sono storie emblematiche come l’unificazione tedesca o la dissoluzione della Jugoslavia che andrebbero raccontate di nuovo per capire cosa è successo. In cui si palesa un’altra brutta Storia come quella della “globalizzazione nazionalistica”. In cui continua la “lotta di classe rovesciata”. In cui pure nuovi Movimenti si sono palesati, dai no global, all’America Latina, alla stessa Europa.
Storia, storie da pensare, scrivere, leggere, discutere, perché il sonno della Storia, come quello della Ragione, genera mostri. Mostri Reali.