di Paolo Pietrangeli – Qualche settimana fa mi avete chiesto cosa ricordassi del 1989 e chi bene mi conosce sa come io sia solito cancellare dalla mente tutte le cose, i fatti e le date dolorosi. Quindi, in un computo approssimativo, cancello più del settanta per cento della mia vita per poter continuare a campare senza troppi rimpianti, senza troppi scossoni, senza troppi rancori.
’89
Si può (ancora) fare!
di Patrizia Sentinelli – L‘89 per me è stato un annuncio di liberazione e insieme uno stravolgimento anzi uno smottamento di idee e culture.
La caduta del muro di Berlino era il desiderio realizzato, il segno materiale della fine di una segregazione intollerabile . Come tutti i muri, anche quelli eretti in questo tempo di liberismo autoritario, quello era la negazione di umanità e di una politica di integrazione.
A trent’anni dal Muro, tra storia e metafora
di Imma Barbarossa – “Il dolore si ricorderà di noi. Grazie ad esso,dopo, se ci rincontreremo, e qualora un Dopo esista, potremo riconoscerci.”
(Christa Wolf, Cassandra, ed.e/o, p.153)
Devo ringraziare transform! italia per la scelta “scandalosa” di ricordare a trent’anni di distanza una data,la caduta del muro di Berlino, in un momento come quello attuale in cui vige la dittatura del presente. Una data così lontana, eppure così viva nella carne e nella testa di non so più quante e quanti di “noi”.
La strage degli innocenti
di Sandro Medici – “Anche la sinistra incolpevole finì sotto le macerie dell’89”
Si ristabilirono verità negate, a lungo nascoste. Si demolirono certezze, sebbene da tempo non più tali. Si sgretolarono sistemi e apparati, forse perché già sfilacciati e decomposti. Si annientarono poteri e neutralizzarono armate, e senza grandi mobilitazioni. Ma si consumarono vendette, anche se non sempre necessarie. E poi ci si accorse infine di un’inaspettata e prolungata strage di innocenti.
30 anni dopo, la Storia non è finita
di Roberto Musacchio – Con le nostre piccole forze di Transform Italia vogliamo provare a lanciare una sfida: cimentarsi con una riflessione vera sul 1989 e sui trenta anni che ne sono seguiti. Lo proponiamo con un tempo addirittura anticipato rispetto al nascere di quel 2019 che marcherà il trentennio. La nostra non è una voglia di arrivare primi. Al contrario ci muove il timore e l’ansia che non si arrivi mai. Che non si voglia fare i conti né con ciò che era stato prima né con ciò che è stato dopo.