editoriali

21 Luglio

di Roberto
Morea

Per molti di noi la data è segnata in rosso nella nostra memoria, in quelle calde giornate di Genova più di 500.000 persone portarono in piazza la critica a quel modello economico incarnato dal G8.

Il nuovo millennio si apriva con una avanzata dei movimenti sociali che in America Latina avrebbe portato di lì a poco l’affermazione dei governi progressisti. Lo slogan noi 6.000.000.000 voi g8 raccoglieva tutta l’esigenza di un riequilibrio di uno sviluppo malato che arricchiva pochi a scapito dell’ambiente e della giustizia sociale,

Avevamo ragione noi! quel modello dopo pochi anni ha prodotto la crisi dei subprime che spalancava una voragine in cui venivano inghiottiti miliardi, ma solo per sostenere Banche e Finanza. Una voragine che si è deciso di otturare con ancora più ingiustizia e ancora meno protezione per l’ambiente.

Per molti analisti una crisi annunciata e prevedibile, così come annunciata e prevedibile è la crisi sanitaria che stiamo vivendo oggi. L’affermazione di quel modello produttivo, della speculazione finanziaria ci costringe a fare i conti con il limite della globalizzazione del mercato e la mancanza di una globalizzazione del conflitto, dei diritti sociali ed ambientali, che proprio a Genova trovava la sua espressione.

Oggi tutti i media ci raccontano del successo del governo nel portare a casa i soldi europei per affrontare la crisi del post covid, ma nessuno di questi media ha indicato o fatto intravedere la crisi di quel modello economico che crea questi disastri, anzi le misure per “sbloccare” l’economia italiana si poggiano ancora sugli stessi dogmi del passato recente. 

La crisi della globalizzazione oggi, viene ammessa dai promotori stessi di quel sistema. L’Europa si ridefinisce e sceglie di giocare una partita “in proprio” nei confronti delle altre potenze globali, ma lo fa senza uscire dal solco del neo liberismo, anzi rafforzando il controllo e l’indirizzo di spesa dei vari governi nazionali.

Per quell’Altro Mondo Possibile e quell’Europa Altra incarnato da quelle tante persone che erano a Genova e dalle tante che guardavano alla possibilità di una inversione di rotta, tutto è ancora da fare, ma aver capito tutto vuol dire solo aver cominciato il cammino. 

Un cammino che oggi è più difficile, ma che vede nuovi compagni di strada nei ragazzi e nelle ragazze che pongono le stesse critiche al sistema di potere che impedisce una politica che almeno salvaguardi la nostra vita su questo pianeta.

Unire le lotte resta la sola strada percorribile e la sola necessità che abbiamo per continuare ciò che abbiamo iniziato quel luglio a Genova, magari per ritrovarci proprio lì tra un anno per fare insieme un nuovo passo di quel cammino.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Giulietta
    24/07/2020 15:58

    Io c’ero ,ho visto la violenza bruta dello stato “fascista ” con Fini e Berlusconi al comando . Non si doveva parlare di un’altra economia . Hanno preparato un mondo per pochi straricchi e tanti tanti poveri.

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