Negli Usa, dopo l’invasione del Campidoglio, Twitter ha sospeso l’account di Trump che aveva oltre 88 milioni di follower, mentre in queste settimane in Cina non si hanno notizie di Jack Ma il fondatore di Alibaba dopo il suo ultimo discorso dell’ottobre 2020 in cui aveva criticato pesantemente le banche statatali ed il sistema di regolazione finanziaria con un giudizio lapiadario: «la Cina non ha un problema di rischio finanziario sistemico, il rischio deriva dalla mancanza di un sistema. L’innovazione non ha paura della regolamentazione ma ha paura della regolamentazione obsoleta. Non dovremmo usare il modo di gestire una stazione ferroviaria per regolamentare un aeroporto”.
Il governo cinese ha bloccato l’offerta pubblica iniziale di 37 miliardi di dollari dell’affiliata per i pagamenti di Alibaba, Ant Group, che è stata annullata dalle autorità all’ultimo minuto nello scorso mese di novembre. Qualche settimana dopo, le autorità di regolamentazione della concorrenza hanno annunciato un’indagine antitrust su Alibaba.
Pur nella diversità delle formazioni sociali cinesi e statunitensi è sempre più rilevante per gli equilibri di potere cruciale il rapporto dei network digitali, del big dei servizi digitali con il potere politico. C ‘è una evidente asimmetria tra le due situazioni mentre negli USA Twitter troglie il principale strumento di mobilitazione e raccolta del consenso al presidente in carica, in Cina il governo pone limiti sostanziali all’espansione del potere dei big del digitale.
Del conflitto tra potere politico e big tech in USA, Europa e Cina e dello specifico sviluppo digitale della Cina abbiamo parlato in precedenti articoli. Dalla differenza configurazione di questo conflitto prendiamo lo spunto per introdurre un discorso sul rapporto tra Cina e USA in termini di modello di sviluppo e conseguente rapporti di forza nell’economia mondo in cui giocano un ruolo globale.
Il dualismo tra gli USA potenza finanziaria, tecnologica e militare del mondo e Cina fabbrica del mondo con cui si è aperto il nuovo secolo si sta trasformando velocemente con la Cina che ormai gioca alla pari nello sviluppo tecnologico e digitale; la messa al bando della tecnologia 5G di Huawey da parte dell’amministrazione Trump è stato l’evento simbolico di questo scontro. La competizione si è acuita e globalizzata con lo sviluppo dell’iniziativa cinese della ‘Via della seta’, che sistematizza il ‘ modello cinese’
Il legame tra le due economie è connotato da un forte deficit commerciale degli Usa verso la Cina1 che a sua volta possiede una parte importante del debito americano. Se il dato commerciale é confermato nel 2020, sia pure con la tendenza diminuire dopo il picco del 2018, sta cambiando la politica cinese in termini di investimento nel debito di altri paesi, diminuisce l’investimento in quello statunitense aumenta in quello giapponese.
Il diverso andamento della pandemia nei due paesi ha avuto importanti conseguenze.
L’anno fiscale USA che termina il 31 ottobre presenta nel 2020 un deficit 3.130 di miliardi) di dollari, più del doppio risetto al precedente record di 1.400 miliardi nel 20092. Il deficit che a fine ottobre ammonta al 16% del PNL, dovrebbe arrivare al 20% con l’emissione di ulteriori pacchetti di stimolo dell’economia. La Cina è scesa al secondo posto dopo il Giappone come detentore di titoli di stato USA3, energetici e manifatturieri dagli USA e regola su richiesta di quest’ultimi alcuni aspetti della proprietà intellettuale. In realtà per la Cina non ottempera agli impegni4. Su questo avremo modo di intervenire.
La Cina , mentre aggiorna la propria azione globale, aggiustando i passi della Belt Road Iniziative (BRI- la nuova via della seta) punta alla crescita interna cercando di ridurre la povertà interna e facendo dei consumo interno un volano di sviluppo, innervato dallo sviluppo tecnologico che costituisce il cuore della prorpria autonomia dagli USA secondo le indicazioni della cosiddetta “dual circulation strategy” (DCS)” la DCS rappresenta potenzialmente il punto nevralgico del Quattordicesimo piano quinquennale, che coprirà gli anni dal 2021 al 2025 e che verrà approvato nel prossimo mese di marzo. Pechino, inoltre, si presenterà al nuovo appuntamento come unica grande economia ad aver ottenuto una crescita positiva nel 2020 – grazie anche al +3,2% conseguito nel secondo trimestre – e con una prospettiva di rimbalzare attorno all’8% nel 2021 secondo FMI e Banca Mondiale”((https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/xi-jinping-e-la-sua-economia-duale-27361.)). La lotta contro la povertà per lo sviluppo interno non è esente da contraddizioni e difficoltà come ci racconta Marina Miranda nel suo articolo ‘Lotta alle diseguaglianze, la coperta è corta’ nel numero (8-14 gennaio) di Left, dedicato in gran parte alla Cina, su cui si ritrovano molte informazioni e molte delle considerazioni che anche noi abbiamo sviluppato. Cruciale è il fenomeno delle migrazioni interne che nel 2019 hanno riguardato 290 milioni di persone.
La competizione tra USA e Cina sul piano tecnologico che si applica alle filiere produttive, si esprimerà sul terreno della creazione delle monete digitali, su cui tutte le banche centrali stanno ragionando da tempo in particolare la BCE, ma in Cina sono già in corso sperimentazioni seguendo anche un orizzonte strategico((https://edition.cnn.com/2020/12/04/economy/china-digital-yuan-currency-intl-hnk/index.html.)). Esperimenti pilota sono in corso in corso in quattro città cinesi.
Obiettivo strategico dello stato cinese è sottrarsi alla egemonia globale del dollaro
I pagamenti in Cina ormai avvengono per la quasi totalità in modalità cashless, con l’uso di circuiti privati ovviamente lo Yuan digitale permetterebbe ‘acquisizione da parte dello stato di una mole straordinaria di informazione sui comportamenti dei propri cittadini, esattamente il contrario dell’obiettivo con cui sono nate le monete digitali basate sulla tecnologia decentrata del blockchain.
Nei prossimi mesi i mercati nazionali ed internazionali dei capitali andranno incontro a una evoluzione difficilmente prevedibile, quanto e più dell’evoluzione della pandemia, il cui impatto sulle economie, sulle condizioni di vita di miliardi di persone, viene contrastato con flussi finanziari crescenti da patte degli stati e delle banche centrali; i punti di forza e debolezza dei sistemi economici, come si intuisce ne verranno esaltati, vengono esaltate le diseguaglianze territoriali e sociali, nonostante l’imponente dispiegamento di aiuti finanziari; la distribuzione dei vaccini a livello globale è un esempio molto calzante.
L’integrazione tra la fabbrica cinese delle merci e la ‘fabbrica del denaro’ USA sopravvissuta alla crisi del 2008 si sta trasformando in una rete di rapporti competitivi ben più complessa e difficilmente governabile da ambedue i poli della relazione.
- https://www.census.gov/foreign-trade/balance/c5700.html[↩]
- https://www.cnbc.com/2020/10/16/us-government-budget-ends-fiscal-year-with-a-more-than-3-trillion-deficit.html)), di questi 2200 miliardi di dollari sono dovuti al Cares Act. Il debito complessivo ammonta a fine 2020 27.747,8 miliardi di dollari((https://www.statista.com/statistics/273294/public-debt-of-the-united-states-by-month/[↩]
- https://ticdata.treasury.gov/Publish/mfh.txt.)). La Cina sta mettendo in atto una strategia di decoupling almeno per quanto riguarda i titoli di stato.((https://www.cnbc.com/2019/11/18/china-diversifying-fx-reserves-assets-to-counter-us-dollar-exposure.html.)).
Le rigidità e le criticità che jack Ma denunciava nel settore finanziario cinese, si manifestano nel sistema delle imprese di stato, le cui criticità incidono sul funzionamento del sistema economico nel suo complesso e su quello finanziario in particolare. I fallimenti del comparto tra gennaio ed ottobre ammontano a 40 miliardi di Yuan(6,1 miliardi di dollari), quanto l’ammontare degli ultimi due anni. Se il settore statale contribuisce ad un terzo del PNL, assorbe il 50% dei prestiti bancari ed il 90% dei corporate bonds nazionali. Le aziende di stato hanno accumulato debiti per anni e dalla crisi del 2008 sono stati impiegati notevoli mezzi finanziari per sostenerle. Le eventuali conseguenze delle loro difficoltà sul sistema finanziario sono evidenti.
La ripresa dell’economia cinese che quest’anno dovrebbe crescere di una percentuale del 1,9%, mentre il resto delle economie del mondo decresce, sotto i colpi della pandemia, resta ben al di sotto delle necessità di sviluppo dell’economia nazionale. Lo stato cinese ha allargato i cordoni delle borsa per affrontare gli effetti della pandemia, le aziende di hanno raccolto circa 8.500 miliardi di yuan ($1.300 miliardi di dollari), mentre al settore privato sono andati 857 miliardi di yuan (131.2 miliardi di dollari). In generale per sostenere l’economia sono state allentate le regole che sovraintendono all’erogazione dei prestiti aumentando il rischio di sostenere i settori più deboli del sistema((https://edition.cnn.com/2020/12/09/economy/china-debt-defaults-state-companies-intl-hnk/index.html.)).
Mentre il livello di debito USA in possesso della Cina tocca il livello più basso dal 2017, il neo-eletto presidente Biden chiede al congresso di approvare nella nuova legislatura un ulteriore stimolo di 2.400 miliardi di dollari e sui mercati internazionali cresce l’interesse per le emissioni di titoli, cinesi tra queste una emissione in euro per 4,7 miliardi((https://www.scmp.com/economy/china-economy/article/3110573/china-dumps-us-treasuries-fifth-consecutive-month-sending.)).
A conclusione di una lunga guerra commerciale all’inizio del 2020 Cina e USA siglano la cosiddetta prima fase di un accordo commerciale((https://www.cnbc.com/2020/01/15/trump-and-china-sign-phase-one-trade-agreement.html.)) che impegna la Cina ad aumentare i propri acquisti di prodotti agricoli((https://www.fas.usda.gov/topics/china-phase-one-agreement.[↩]
- https://www.piie.com/research/piie-charts/us-china-phase-one-tracker-chinas-purchases-us-goods.)), cosa che non può stupire poiché una tempestiva ricerca del gennaio 2020 aveva già considerato irrealistici gli obiettivi di importazione di merci da parte della Cina((https://www.piie.com/blogs/trade-and-investment-policy-watch/unappreciated-hazards-us-china-phase-one-deal.)); la rete delle relazioni economiche bilaterali sono molto più complesse di un sistema di barriere tariffarie o di quote, gli esiti ed i percorsi alternativi vanno a coinvolgere tutto il sistema.
Da parte sua Trump alla fine del suo mandato ha emesso un ordine esecutivo che vieta l’investimento in società cinesi per le loro attività e collegamenti in campo militare((https://www.nytimes.com/2020/11/12/business/economy/trump-china-investment-ban.html?action=click&module=RelatedLinks&pgtype=Article.)). L’ordine ha effetto a partire dall’11 gennaio 20121 e dà tempo ad eventuali investitori americani sino all 11 novembre per ritirarsi completamente dai loro investimenti nelle società colpite dall’atto esecutivo.
Nonostante l’accordo commerciale sono rimaste in vigore gran parte delle tariffe imposte nel 2018 dal presidente Trump su merci cinesi per un valore di 360 miliardi di dollari, provvedimento contestato dal WTO in buona sostanza poiché contravviene ad una regola che prevede la reciprocità nell’imposizione di barriere tariffarie((https://www.nytimes.com/2020/09/15/business/economy/wto-trade-china-trump.html.)).
Nel frattempo la Cina ha siglato l’accordo con l’Unione Europea di cui ha parlato estesamente Paola Boffo la scorsa settiamana((https://transform-italia.it/la-cina-e-vicina-e-marcia-insieme-a-noi/.)) e il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP)i il trattato commerciale dell’area del Pacifico che coinvolge quindici economie nel più grande accordo di libero scambio che coinvolge il 30% dell’economia e della popolazione globale, raggiunge 2,2 miliardi di ‘consumatori’((https://www.ilsole24ore.com/art/la-cina-firma-14-paesi-piu-grande-patto-commerciale-pianeta-ADWqHU2.)). Gli Stati Uniti sono assonti sia dal RCEP che dal successore della Trans-Pacific Partnership (TPP) guidata da Obama, da cui si ritiò Trump((https://www.cfr.org/backgrounder/what-trans-pacific-partnership-tpp.)).
Le relazioni economiche internazionali sono complesse, soggette a svolte imprevedibili e talvolta paradossali. Ne sono un esempio le relazioni tra Cina e Australia, che pure partecipano all’accordo RCEP. Si è scatenata una guerra di dazi dopo che un funzionario cinese ha condiviso un fotomontaggio in cui un soldato australiano avvicina un coltello alla gola di una ragazzina. In realtà i rapporti si sono complicati dal 2019, quando il governo di Canberra è stato fra i primi a impedire all’azienda cinese Huawei di partecipare all’attivazione della sua rete 5G((https://www.wired.it/attualita/politica/2020/12/03/australia-cina-guerra-meme/.)). Un ulteriore esempio dei diversi livelli coinvolti nelle relazioni di cooperazione e competizione.
Nelle nostre note stiamo analizzando le relazioni economiche e finanziarie, senza toccare se non tangenzialmente rapporti di forza sul piano militare, i cui investimenti giocano un ruolo centrale anche come volano dell’economia e dello sviluppo tecnologico, oltre che naturalmente negli equilibri di potere all’interno dei singoli paesi. Un altro aspetto fondamentale nel confronto Usa-Cina nella trasformazione dei rispettivi modelli di sviluppo è la questione ambientale e climatica, da cui il presidente Trump si era ritirato a livello interno e internazionale mentre per la Cina rappresenta da anni un punto ineludibile delle proprie strategie, a partire dalla crewcente desertificazione del proprio territorio e la contaminazione delle acque superficiali e sotterranee. In nota un piccolo esempio((https://www.scmp.com/magazines/post-magazine/long-reads/article/3116884/china-food-safety-threatened-increasingly-opaque – Today, China still uses about 2.7 times more fertiliser and twice as much pesticide per hectare as the world average. More than 200 million Chinese farmers used about half a million tonnes of pesticides and 60 million tonnes of fertiliser annually.[↩]