articoli

Un’Europa disorientata ha bisogno di una sinistra più forte

di Franco
Ferrari

di Franco Ferrari – La sentenza della Corte Costituzionale tedesca che mette in discussione le politiche monetarie della BCE interviene in un momento cruciale per l’Unione Europea. La caduta della produzione che si è registrata nel primo trimestre del 2020 a causa della pandemia di Covid 19 e che sarà presumibilmente anche più pesante nel secondo trimestre, richiederebbe una risposta concertata da parte di tutti i Paesi del vecchio continente. Sembra invece che si ripropongano logiche che già hanno prodotto non pochi danni nella crisi dei subprime USA del 2008-2009.

Decisivo sarà il contenuto del cosiddetto Recovery Fund (che nel frattempo sembra aver cambiato nome per essersi trasformato in Recovery Initiative), le sue dimensioni, le modalità di reperimento dei fondi e di trasferimento agli Stati, gli obbiettivi delle politiche di investimento, per capire se la crisi sarà occasione di rilancio o di declino per il progetto di integrazione europea, almeno nelle forme in cui questo si è concretamente realizzato da Maastricht in avanti.

La sentenza di Karlsruhe, che subordina l’azione della BCE al dettato costituzionale tedesco e mette in discussione quanto già deciso dalla Corte Europea di Giustizia, è stata interpretata dal Tagesspiegel, quotidiano berlinese, come la riaffermazione della sovranità appartenente ai cittadini degli Stati-nazione e non ad un “immaginario” popolo europeo. Forse si tratta di una forzatura di ambienti euroscettici, ma certo conferma l’orientamento di una parte consistente delle classi dominanti tedesche nell’interpretare il progetto europeo in modo puramente strumentale ai propri interessi, inquadrati spesso con grande miopia.

Da parte sua il governo olandese ha rilanciato una serie di condizioni restrittive per l’accesso alla linea di credito del MES destinata all’emergenza sanitaria, quella presentata già in Italia come “senza condizionalità”. Le ambiguità contenute nell’accordo dell’eurogruppo, in parte volute per consentire ad ogni governo di rivenderselo come un successo a casa propria, sono tutti nodi che piano piano vengono al pettine.

Il nodo che la stessa sentenza della Corte di Karlsruhe, nella sua oggettiva ottusità, pone all’attenzione è se da questa crisi si uscirà con un incremento della dimensione sovranazionale oppure no. Finora sembra che solo i tedeschi abbiano accennato al tema, più che altro come contropartita, se non proprio minaccia, a chi chiedeva forme di mutualizzazione del debito (almeno di quello futuro se non di quello passato). Ma è indubbio che la questione si pone e solleva interrogativi anche per le forze della sinistra alternativa e antiliberista.

Guardando a quest’ultima nell’evoluzione di queste settimane si possono cogliere alcuni elementi positivi rispetto al quadro che ci si trovava di fronte prima delle elezioni europee del 2019. Allora si presentavano in concorrenza almeno tre progetti sovranazionali (Partito della Sinistra Europea, Movimento Adesso il Popolo, DIEM25) senza considerare quello animato dal Partito Comunista Greco che, per il suo settarismo ideologico, raccoglie per lo più piccoli gruppi di scarsissima influenza. Vi era il rischio di una rottura del gruppo parlamentare della sinistra costituitosi, non senza travaglio, nel 1994, quando si cercava di rimettere insieme forze attraversate dalla crisi di identità causata dal tracollo del blocco socialista.

Il gruppo GUE-NGL si è invece ricostituito nel 2019 con la doppia guida di due presidenti che ne interpretano le anime diverse, un tedesco della Linke (Martin Schirdewan) e una francese di France Insoumise (Manon Aubry). L’anima più europeista di sinistra e anche quella più disponibile a forme di alleanze progressiste con verdi e socialdemocratici, e quella invece più apertamente conflittuale col progetto europeo fino al punto da non escludere la fuoriuscita dall’euro (il cosiddetto Piano b) e influenzata dalle elaborazioni teoriche del populismo di sinistra.

Il riavvicinamento è stato anche il frutto di un insuccesso complessivo della sinistra alternativa e quindi è avvenuto più come ripiegamento difensivo che non su una spinta in avanti. Però resta un fatto positivo, così come positivo che si sia riusciti a presentare sotto forma di mozione, una ampia piattaforma di risposte alla crisi derivante dall’epidemia di COVID19. Abbiamo già segnalato qui su Transform Italia, l’interesse a farne una base di confronto e di iniziativa comune al di fuori del Parlamento Europeo. Anche se non supera, e sarebbe stato d’altra parte difficile, le divisioni che permangono in particolare sull’opportunità o meno di sviluppare l’integrazione europea, seppure in forme alternative a quelle dei Trattati e dell’ordoliberismo, è il documento che ha raccolto il più ampio arco di forze della sinistra[1].

A fianco del gruppo europarlamentare, ma senza un collegamento diretto ed esplicito con esso, si è mosso il Partito della Sinistra Europea, che anch’esso ha elaborato un testo complessivo, seppure meno elaborato e dettagliato di quello dell’eurogruppo[2]. Il Partito della Sinistra Europea è nato nel 2004 sula base di uno doppia spinta, l’estensione e l’approfondimento dell’integrazione europea e il movimento altermondialista dei Social Forum europei. Entrambe le spinte sono venute declinando negli anni successivi e questo ha reso anche meno cogente l’interesse (per altro non condiviso da tutte le forze) per uno strumento politico di iniziativa a livello europeo.

Ora è aperta una discussione per un rilancio del ruolo del Partito, sul quale si è espresso l’impegno del presidente eletto al Congresso di Malaga, Heinz Bierbaum (spesso ospite di interviste e dibattiti di Transform Italia), oggetto di un recente intervento di Cornelia Hildebrandt, intellettuale collaboratrice della Fondazione Rosa Luxemburg[3]. La Hildebrandt rileva tre difficoltà che hanno limitato finora lo sviluppo del Partito della Sinistra Europea: 1) le divisioni esistenti sul piano nazionale in diversi paesi; 2) le diverse opinioni sull’integrazione europea; 3) l’efficacia della presenza di partiti di sinistra in governi di coalizione.

Sul primo tema potrebbe essere importante la possibile evoluzione della situazione francese, dove si registra (lo ha fatto Le Monde recentemente con un ampio articolo) un possibile avvicinamento delle varie componenti della sinistra in vista delle elezioni presidenziali del 2022. Si tratta di non lasciare campo libero ad uno scontro dominato da Macron e Le Pen, ma di offrire ai francesi un’altra opportunità. Le difficoltà non sono poche, soprattutto per superare divergenze reali e diffidenze fra le due proposte che al momento hanno un profilo più netto, quella ecologista interpretata da Yannick Jadot, con un approccio piuttosto moderato, e la “federazione popolare” proposta da France Insoumise. Il movimento di Melenchon guarda più alla possibilità di costruire una mobilitazione dal basso che non un aggregazione di sigle. Questa prospettiva è però sembrata, e in parte è stata, liquidatoria di altri punti di vista e di altre tradizioni politiche e quindi non è stata sufficientemente aggregativa. Il ruolo della Francia resta cruciale in tutto l’assetto europeo e lo è anche nel futuro della sinistra.

Più difficile per ora superare le divisioni esistenti tra un “europeismo di sinistra”, che indubbiamente si è indebolito, dopo la sconfitta subita da Syriza nel braccio di ferro del 2015 con la trojka, e posizioni definibili come “sovraniste di sinistra”, anche se le sfumature sono molte è i confini non così netti. Va rilevato che in questo momento di crisi anche le forze che negli ultimi anni si erano spostate su posizioni decisamente di rottura con l’UE, si sono mosse con proposte che agiscono all’interno di un quadro europeo. Lo si vede nelle prese di posizione di Manon Aubry di France Insoumise, come nei documenti assai articolati prodotti dal Bloco de Esquerda portoghese[4] e da Izquierda Unida[5].

Per quanto riguarda le esperienze di governo della sinistra un bilancio complessivo non è stato fatto e forse sarebbe utile, ma non c’è dubbio che i risultati finora ottenuti sono stati al di sotto delle aspettative. Lo sappiamo bene in Italia, ma difficoltà si sono registrate un po’ in tutti i Paesi, pensiamo all’esito dell’esperienza di gauche plurielle francese. Anche laddove forze di sinistra sono state al governo in posizione predominante, come nella Grecia di Tsipras, ma anche nella Cipro guidata da un presidente dell’AKEL, partito che si considera tuttora marxista-leninista, l’esperienza è terminata con una sconfitta elettorale. Ed entrambe le forze politiche, seppure in modo diverso, si sono dovute piegare ai vincoli economico-finanziari determinati dal quadro europeo. Se nel caso dell’AKEL questo ha portato ad una linea più “euroscettica”, per Syriza invece la scommessa è nella costruzione di un ampio “fronte progressista”.

Nonostante questi bilanci negativi o assai contrastati, la presenza di forze di sinistra al governo o di supporto esterno a maggioranze a prevalenza socialdemocratica, può essere considerata ormai un dato relativamente “normale” della realtà politica europea. Attualmente ci sono ministri di sinistra in Finlandia e in Spagna. In Portogallo è finita l’esperienza della Geringonça ma il governo minoritario socialdemocratico ha comunque bisogno di confrontarsi con il Bloco e con i comunisti. In Repubblica Ceca c’è una situazione di tolleranza parlamentare dei comunisti verso un governo a guida populista. In Irlanda il Sinn Fein è il primo partito dell’isola anche se è stato escluso dal governo della Repubblica dai due partiti tradizionali dell’establishment.

La sinistra alternativa non è quindi una forza insignificante, anche se è vero come rileva la Hildebrandt che dopo il 2015 ha perso l’iniziativa che è andata alle forze di destra o, sul versante di centro-sinistra, ai verdi. Il tema di come possa pesare all’interno di questa fase politica e sociale, abbastanza complicata ed incerta, dovrebbe richiedere un dibattito politico e strategico a livello europeo più intenso e produttivo. Oggi la sinistra alternativa si è data diversi strumenti: il Gue-ngl, il Partito della Sinistra Europea, il Forum delle forze progressiste avviato con l’incontro di Marsiglia, la rete di Transform Europe. Nel corso dell’esperienza sviluppata dall’inizio degli anni ’90 ci sono altre due articolazioni possibili che al momento mancano: i vertici dei leader politici di tutte le forze politiche inserite nell’eurogruppo (se ne tennero due a Madrid e uno a Berlino), la realizzazione di mobilitazione di massa a livello europeo (ci fu una manifestazione a Parigi sul tema dell’occupazione) per altro al momento rese impraticabili dall’epidemia.

C’è da auspicare che i dibattiti avviati, come quello proposto dalla “cinque tesi” di Cornelia Hildebrandt, le iniziative comuni come la petizione per un nuovo ruolo della BCE in favore dei servizi pubblici e non della finanza[6], la serie di interviste ai leader della sinistra programmata da Transform Europe[7] possa aprire la strada ad un rafforzamento del ruolo della sinistra alternativa, antiliberista e anticapitalista a livello europeo.


[1] https://transform-italia.it/dal-gue-ngl-una-piattaforma-unitaria-per-la-sinistra-in-europa/.

[2] https://www.european-left.org/el-pie-reclama-medidas-urgentes-para-una-salida-social-de-la-crisis/.

[3] https://www.transform-network.net/focus/overview/article//challenges-for-the-european-left-party-in-2020-five-theses/.

[4] https://www.esquerda.net/artigo/bloco-propoe-fundo-europeu-para-responder-crise-sem-austeridade/67070.

[5] https://izquierdaunida.org/2020/04/23/hacia-la-reconstruccion-social-y-democratica-informe-politico-de-la-coordinadora-federal/.

[6] https://www.openpetition.eu/petition/online/usiamo-il-denaro-della-bce-per-la-salute-e-non-per-la-finanza-petizione-internazionale.

[7] https://www.transform-network.net/blog/article/transform-europe-meeting-the-left/.

Coronavirus e Europa, Partito della sinistra europea, politica europea, politiche di sinistra
Articolo precedente
La Roma che vogliamo
Articolo successivo
La Corte costituzionale federale tedesca, 5 maggio 2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.