Riportiamo un post di Manon Aubry comparso recentemente su fb con il titolo “UNA NUOVA ALLEANZA INTERNAZIONALE PER RISPONDERE ALLA DOPPIA CRISI DEL CLIMA E DELLE INEGUAGLIANZE” –
Allagamenti omicidi in Belgio e Germania, fuochi giganti in Siberia, record di temperatura in Canada… Anche i peggiori climatoscettici sono costretti a risolverli: non è più possibile ignorare gli impatti devastati del cambiamento climatico. Ovunque sul pianeta, donne e uomini vengono colpiti quotidianamente dalle conseguenze dell’inazione climatica. Peggio, sono i più poveri, mentre sono i meno responsabili della distruzione dell’ambiente, che pagano la tribù più pesante.
Ed è solo l’inizio.
Mentre l’IPCC ci avvisa su un’inversione climatica ancora più rapida del previsto, non è più possibile accontentarsi di piccoli passi, di mezza legge sul clima, di divieto di cannucce di plastica… Certo, la Commissione europea inizia (finalmente ! ) a attivarsi sulle questioni climatiche, ma nulla garantisce che l’Unione europea possa raggiungere il suo nuovo obiettivo di riduzione del 55 % delle sue emissioni entro il 2030, se rimane prigioniera delle logiche del libero scambio, per niente – mercato e austerità.. E questo obiettivo non permette nemmeno di rispettare l’Accordo di Parigi che richiede di ridurre di almeno il 65 % le nostre emissioni. Comunque, siamo ancora molto lontani dal conto.
Nel merito delle proposte, la Commissione si è ancora una volta intestardita a scegliere meccanismi che si basino sul mercato e il buon volere delle imprese piuttosto che strumenti realmente vincolanti. Questo orientamento ha conseguenze dirette sulle famiglie più povere che, con l’estensione del mercato del carbonio ai trasporti e alle abitazioni, vedranno aumentare le loro bollette di oltre 429 euro per il riscaldamento e più 373 euro per la benzina. Come se l’Unione europea non avesse imparato nulla dalla rivolta dei gilet gialli. Ricordo che il 10 % dei cittadini europei più ricchi è responsabile del 27 % delle emissioni di gas serra, vale a dire il 50 % di cittadini europei più poveri. Ma per i più fortunati non si richiede alcun ulteriore sforzo.
Peggio, nonostante il disastro ecologico in corso, continuano nelle loro follie sempre più assurde di bambini viziati a cui non si pone alcun limite. Mentre i paesi meridionali subiscono più duramente gli impatti del deregolamento climatico e nei paesi del Nord i più poveri devono pagare per l’inquinamento dei ricchi, i miliardari si lanciano in una gara di chi andrà nello spazio per primo. In sisntesi, milioni di tonnellate di CO2 e enormi somme buttate in fumo. Come si vede, le disparità di ricchezza e le disuguaglianze ecologiche sono entrambe facce della stessa medaglia. E hanno uno stesso responsabile: l’attuale modello economico che esaurisce sia i popoli che il pianeta.
Ci sarebbe da disperare, ma mi rifiuto di arrendermi. Ecco perché lanciamo con 21 donne e politici di tutto il mondo un’alleanza internazionale per un Green New Deal, per dimostrare che altre politiche sono possibili. L’obiettivo è semplice, unire azione per il clima e giustizia sociale e riunirci a livello mondiale per ottenere progressi ovunque sia possibile. Per una biforcazione ecologica che non lascia nessuno da parte, bisogna rompere con l’economia capitalista. La crescita verde è un mito che ci impedisce di affrontare la radice del problema: il nostro sistema produttivista ed estrattivista. Concludiamo con il libero scambio e il tutto-mercato che accelerano la distruzione del pianeta e lo sfruttamento dei lavoratori. Altrimenti qualsiasi discorso per quanto ecologico rimarrà un pio desiderio.