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Un nuovo assalto del mercato ai servizi pubblici e ai beni comuni

di Riccardo
Rifici

La Commissione Industria del Senato si avvia a concludere i lavori sul DDL sulla concorrenza.

Questo provvedimento peggiora ulteriormente il panorama dei Servizi Pubblici Locali, buttandoli sempre più nelle braccia del mitico mercato, esponendo sempre più i cittadini alle manovre e alla speculazione del mercato. Ciò proprio nel momento in cui (anche prima della guerra in Ucraina) stavamo assistendo alla lievitazione delle bollette sull’energia e alle iniziative per quotare in borsa un bene comune come l’acqua.

Infatti, questo provvedimento, impone quasi come un obbligo l’affidamento della gestione dei servizi tramite gara, rendendo il caso della gestione diretta, residuale, costringendo gli enti locali che voglio continuarla a sottoporsi a un giudizio vincolante di vari soggetti.

Questo provvedimento non avrà effetti negativi solo per ii cittadini utenti dei servizi pubblici, ma anche sulla qualità dell’occupazione esponendo i lavoratori oggi occupati nei servizi gestiti dagli enti locali agli innumerevoli ricatti del “mercato” ( esternalizzazioni, precariato, ecc…).

La questione è stata affrontata in alcuni incontri che hanno visto la partecipazione del movimento dell’acqua e di numerosi soggetti e movimenti locali.

In queste riunioni oltre ad approfondire i temi in questione con le relative preoccupazioni si stanno organizzando diverse iniziative a livello nazionale e a livello locale.

Molti enti locali hanno già espresso il proprio dissenso sul contenuto di questo disegno di legge, i

Pubblichiamo di seguito l’appello costruito nell’ultima riunione del 10 marzo, a cui hanno già aderito numerosi soggetti (tra cui Transform), in cui si spiegano le ragioni del NO e si chiama alla mobilitazione.


Fermare il Ddl Concorrenza, difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia

Come se la pandemia non avesse evidenziato i fallimenti del mercato e la necessità di una radicale inversione di rotta, il governo Draghi accelera nell’approvazione del disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, riforma messa in campo per poter accedere ai fondi europei del PNRR.

Si tratta di un manifesto ideologico che, dietro la riproposizione del mantra “crescita, competitività, concorrenza” si prefigge una nuova ondata di privatizzazioni di beni comuni fondamentali, dall’acqua all’energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, dalla sanità ai servizi sociali e culturali.

Si tratta di un attacco senza precedenti, che espropria le comunità locali dei beni comuni, dei diritti e della democrazia e che stravolge il principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione, azzerando la storica funzione pubblica e sociale dei Comuni, trasformati in enti il cui ruolo diviene unicamente quello di predisporre la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali.

Si tratta di un attacco complementare a quello già portato avanti con il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata: se con quest’ultima si amplificano la diseguaglianze fra i territori, con le norme sulla concorrenza si amplificano le diseguaglianze fra gli abitanti all’interno di uno stesso territorio.

Non potendo più contare sul consenso sociale – nel 2011 la maggioranza assoluta degli italiani aveva votato Sì al referendum contro la privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni – il governo Draghi ha deciso di imporre le politiche liberiste, utilizzando il clima di emergenza e contando sulla rassegnazione sociale.

Abbiamo già sperimentato cosa significano le privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi pubblici: nessuna cura delle risorse naturali, peggioramento quantitativo e qualitativo dei servizi, aumento esponenziale delle tariffe, fine di ogni controllo democratico sulla loro gestione.

Ne abbiamo una lampante dimostrazione nelle pesantissime bollette di gas, luce e acqua ricevute dalle famiglie questo inverno e inizio primavera.

Le privatizzazioni peggiorano drasticamente anche i diritti del lavoro, riducendo l’occupazione e i salari, aumentando lo sfruttamento e la precarietà, ed espropriando la conoscenza sociale prodotta da decenni di lavoro pubblico.

Veniamo da un periodo di emergenza sanitaria, siamo immersi dentro una drammatica crisi eco-climatica e dentro un drastico peggioramento delle condizioni di vita delle persone, ed ora anche dentro una nuova guerra all’interno dell’Europa.

Affrontare queste sfide richiede un radicale stop a un modello sociale basato sui profitti, per costruire un’altra società fondata sul prendersi cura, sulla riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni, sulla gestione partecipativa di tutti i servizi pubblici.

Per questo, lanciamo una campagna contro il DDL Concorrenza e chiediamo a tutte le realtà politiche e sindacali, alle realtà sociali e di movimento, a tutte le comunità territoriali e agli Enti Locali di mobilitarsi per chiedere lo stralcio dell’art. 6, lo stop ai provvedimenti su sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia e l’apertura di un ampio dibattito pubblico sulla gestione dell’acqua, dei beni comuni, dei servizi pubblici.

Sono in gioco i nostri diritti fondamentali, il diritto a una vita dignitosa e a un futuro diverso per tutte e tutti. Non possiamo consegnarlo agli indici di Borsa.

Riccardo Rifici

beni comuni, DDL concorrenza, privatizzazioni
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