di Loredana Fraleone –
Per i pentastellati è evidentemente irrinunciabile il metodo di comportarsi al governo come se stessero in campagna elettorale. Il neo ministro della pubblica istruzione Fioramonti non fa eccezione e, appena nominato, minaccia le dimissioni se non saranno messi a disposizione di Scuola, Università e Ricerca tre miliardi per restituire una parte del mal tolto dai governi precedenti.
Sul modo di reperire i fondi, Fioramonti s’imbarca poi nell’avventurosa proposta di tassare merendine e bibite gassate, ma non dimentica di blandire i docenti denunciandone la condizione retributiva inadeguata e “promette” aumenti a tre cifre degli stipendi.
Quanto agli studenti, il ministro li sollecita ad essere creativi per produrre idee moderne, senza minimamente entrare nel merito di come ci si formi per diventare creativi e di cosa s’intenda per idee moderne. Insomma siamo difronte ad una serie di affermazioni che possono voler dire tante cose diverse o persino nulla. Intanto le scuole, quelle vere, prendono avvio con l’ennesimo anno scolastico contrassegnato da mancanza di personale, di continuità didattica (stante l’endemica presenza di precariato), una mole di incombenze burocratiche prive di senso, l’assenza di un progetto per far fronte all’abbandono scolastico, che ci relega agli ultimi posti, in Europa e tra i paesi industrializzati, per diplomati e laureati. All’Università i numeri chiusi rimangono chiusi, nonostante la carenza certificata di
laureati e specializzati, proprio nelle facoltà meno accessibili, e il divario tra Nord e Sud, per tutto il sistema d’istruzione, cresce inesorabilmente. Su tutto ciò pende la spada di Damocle dell’autonomia regionale differenziata, che nella sostanza sembra in campo anche con questo governo, anche se in modo
più soft.
L’elenco dei problemi potrebbe allungarsi di molto e più li si osserva da vicino, più si misura la lontananza di questo governo e del ministro Fioramonti da un mondo che nonostante tutto continua, anche se con crescenti eccezioni, ad esprimere elementi di convivenza e di civiltà, ormai rari in una società logora e frantumata come quella italiana.
Il 27 settembre la FLCGIL e i COBAS della Scuola hanno aderito al Global Climate Strike, invitando i lavoratori dei settori della conoscenza a partecipare allo sciopero proclamato dal movimento “fridays for future”, il movimento che raccoglie studenti e studentesse in tutto il mondo. Si sta per avviare un anno
scolastico ed accademico, pieno di incertezze e problemi, ma lo sciopero per il clima potrebbe restituire a tutti i settori della Conoscenza una percezione di sé centrale e utile per contribuire ad una vera svolta culturale, sociale e politica. Potrebbe essere un inizio.