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UE-Polonia-Bielorussia: la vicenda dei profughi divide il Parlamento Europeo

Il 10 novembre 2021, durante la mini-sessione del Parlamento Europeo, si è svolto un dibattito sull’”Aggravarsi della crisi umanitaria alla frontiera tra UE e Bielorussia”, introdotto da Josep Borrell, Vicepresidente della Commissione Europea e Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza.

Dopo aver richiamato e stigmatizzato quanto sta accadendo ai confini con la Bielorussia, Borrell ha ricordato gli interventi dell’UE per bloccare i voli aerei che portano a Minsk centinaia di persone con il miraggio dell’ingresso nell’Unione. Dagli interventi nei confronti del Governo iracheno, andati a buon fine, a quelli, in cui la Commissione Europea è attualmente impegnata, che riguardano altre compagnie aeree, sia private che no, che organizzano i trasferimenti da alcuni aeroporti del Medio Oriente e della Turchia, attraverso rotte che coinvolgono molti paesi di transito. Per fermare tutto ciò, l’UE sta preparando un quinto pacchetto di sanzioni.

Il vero problema, ha detto, è il Governo bielorusso e la sua conculcazione dei diritti umani. A questo proposito, Borrell ha ricordato alcune cifre: 35.000 persone arrestate, 830 prigionieri politici (oppositori e giornalisti), 270 ONG sciolte. “Stiamo pensando di mobilitare il quadro delle Nazioni Unite per affrontare questa nuova crisi creata dal regime di Lukashenko”.

Queste le indicazioni dell’Alto Rappresentante per affrontare la crisi umanitaria: “la prima cosa che dobbiamo fare è ottenere dal governo bielorusso un’organizzazione che possa fornire aiuto umanitario”; “La seconda cosa è aprire un corridoio umanitario” “per ricollocare queste persone e bisogna stringere accordi con i paesi di origine per un ritorno sicuro”.

Manfred Weber, Presidente del Gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE), ha così esposto la posizione del suo Gruppo: “Prima di tutto per noi del Gruppo PPE non si tratta di una crisi migratoria” ma “di un attacco ibrido contro l’Unione europea”. “Ecco perché il nostro primo messaggio come PPE è: non si può ricattare l’Unione europea. Proteggeremo i nostri confini; lo Stato decide chi arriva e non contrabbandieri né un dittatore”. In secondo luogo, Weber ha rimproverato la Polonia per non aver adottato un approccio europeo, rifiutando il sostegno di Frontex, a differenza di Lituania e Lettonia. In terzo luogo, pieno appoggio alle sanzioni e alle misure nei confronti delle compagnie aeree. Infine, una manifesta apertura al finanziamento comunitario di recinzioni o muri, che nessuno “vorrebbe vedere ma sono una realtà nella vita di oggi.”, facendo riferimento a diversi precedenti (Ceuta e Melilla, confine greco-turco) che non sono mai stati messi in discussione anzi sono stati sostenuti dall’UE. “Ecco perché anche noi del PPE chiediamo che in una situazione straordinaria siano disponibili fondi comunitari per finanziare questo tipo di attività”.

Decisamente contraria alle recinzioni e al loro finanziamento comunitario, Iratxe García Pérez, Presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D). “Non siate ambigui nella ricerca di soluzioni: affermate pubblicamente davanti a quest’Aula che l’Unione Europea non finanzierà mai i muri! Abbiamo altri strumenti per fermare il dramma al confine tra Polonia e Bielorussia: adottare senza indugio nuove sanzioni contro la dittatura di Lukashenko, comprese misure contro individui e aziende; vietare alle compagnie aeree che collaborano al trasferimento di migranti da Paesi terzi di volare verso il territorio europeo”. Anche per Iratxe García Pérez, è urgente l’intervento umanitario, ma, a differenza di quanto sembra proporre Borrell, questo non viene subordinato a un accordo con il Governo bielorusso; l’interlocutore per i socialisti deve essere il Governo polacco. Per questo occorre: “proporre un piano finanziario adeguato a consentire alla Polonia di avere una risposta immediata. A sua volta, il governo polacco deve consentire l’accesso alle agenzie delle Nazioni Unite e alle ONG per garantire gli aiuti umanitari necessari, nonché ai media per conoscere la realtà sul campo”. La differenza rispetto alla proposta d’intervento umanitario di Borrel è che, facendo perno sulla Polonia, si presuppone che i profughi siano entrati nell’UE. Riferendosi poi al fatto che anche il Presidente del Consiglio Europeo si è espresso a favore del finanziamento del muro: “Onorevole Michel, onorevole Weber, non usate i vostri sforzi per costruire muri che tante volte hanno seppellito la dignità delle persone sul suolo europeo. Lavoriamo insieme per superare le promesse non mantenute di una politica comune dell’immigrazione che rispetti la dignità umana”.

Il principio di responsabilizzare la Polonia è stato condiviso anche da Róża Thun und Hohenstein che ha parlato a nome del Gruppo Renew:” perché, signor Primo Ministro Morawiecki, è ancora una volta contro i cittadini polacchi? Perché rifiutate di invitare Frontex al confine dell’Europa orientale, al nostro confine? Qual è la sua vera motivazione?”

Sulla stessa lunghezza d’onda della Presidente del Gruppo S&D, accentuandone peraltro la posizione, si è espressa Tineke Strik, intervenuta a nome del Gruppo Verdi/ALE. Si dice d’accordo sulle sanzioni, “Ma non possiamo e non dobbiamo rispondere allo stesso modo di questo dittatore. Il nostro stato di diritto, i nostri valori, non dovrebbero fallire questo test. Questa crisi geopolitica non può essere risolta con i respingimenti perché ciò sta creando una crisi umanitaria e accettare questi respingimenti manderebbe un segnale fatale ad altri paesi, consentendo loro di fare esattamente lo stesso. Sarebbe la fine della nostra legge sull’asilo, dei nostri diritti e valori fondamentali.” A proposito dei muri, ha chiamato in causa Borrell: “Può l’Alto rappresentante confermare che non finanzierà muri e recinzioni come ha appena annunciato il presidente Michel, ma invece si farà avanti e dimostrerà una reale responsabilità globale?”.

Il tesoriere del Gruppo Identità e Democrazia (ID), l’estone Jaak Madison – di cui ci siamo occupati in un’altra Notizia (nota 6) – ha addossato la responsabilità dell’accaduto agli stessi profughi. Ha criticato Weber per essere stato troppo moderato sul finanziamento dei muri. Ha esaltato il comportamento della Polonia. E’ stato seguito a ruota dal polacco Joachim Stanisław Brudziński, intervenuto a nome del Gruppo Conservatori e Riformisti Europei (ECR), il quale ha, ovviamente, difeso l’operato del Governo polacco e si è complimentato con Josep Borrell. Riferendosi poi all’Europa: “Oggi siamo un muro dietro le guardie di frontiera polacche, un muro dietro gli ufficiali di polizia polacchi, un muro dietro l’esercito polacco”.

In tutt’altra direzione l’intervento di Cornelia Ernst, a nome del Gruppo della Sinistra-GUE/NGL, che ha deplorato il comportamento del Governo polacco: “Certo, è vero che Lukashenko abusa senza scrupoli dei rifugiati. Ma proprio per questo non è possibile per il governo polacco – con l’imbarazzante sostegno della Commissione e del Consiglio – usare una retorica di guerra e chiamare i rifugiati un’arma” “Se metti da 12 a 15.000 guardie di frontiera altamente armate contro 4.000 rifugiati, devi pensare a cosa sta succedendo qui” “In quanto tedesca dell’Est, vi dirò un’altra cosa: la soluzione non sono le recinzioni di filo spinato, ma la legge e la dignità umana, e noi come UE dobbiamo rispettarle”.

Tutti gli altri interventi, in generale, magari con diversi accenti, non si sono discostati dalle posizioni espresse a nome dei diversi Gruppi. Nel dibattito ci sono stati solo tre interventi italiani: due deputate leghiste (ID), Annalisa Tardino e Susanna Ceccardi, e, per il Gruppo S&D, Pietro Bartolo che, riferendosi al comportamento della Polonia, ha esclamato: “Non ho altre parole se non una sola: vergogna! vergogna!”

Nella replica, l’Alto Rappresentante Borrell, ha difeso l’uso del termine ”guerra ibrida” che ritiene appropriato alla situazione. Ha affermato che, insieme ad altre preoccupazioni, “il nostro scopo è quello di proteggere in questo momento i confini dell’Unione”. Per il resto ha ribadito quanto affermato nell’intervento introduttivo; solo per quanto riguarda l’aiuto umanitario ha articolato maggiormente l’indicazione: “le agenzie di aiuto umanitario devono poter aiutare queste persone e potervi accedere da entrambe le parti”.

Nonostante le sollecitazioni ad esprimersi chiaramente, ricevute durante il dibattito, Borrell non ha detto nulla sulla questione delle recinzioni e muri. Ha concluso con un appello all’unità dell’Europa su questa vicenda: “uniti attorno alla difesa del nostro confine, del nostro territorio; uniti attorno al rispetto dei nostri valori, che si fondano sulle leggi, e uniti nelle forme e nei metodi che abbiamo per impedire che questo flusso continui e che chi ci è arrivato abbia una via di ritorno. Qualcuno ha chiesto: ‘Tornare dove?’ Tornare da dove sono venuti, per molti di loro. Perché, se tutti non possono entrare in Europa, quello che è certo è che non possono restare per sempre ai piedi del nostro confine”.

 

 

 

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