Il recente viaggio del segretario al tesoro Janet Yellen in Cina aveva al centro il tema della sovrapproduzione cinese nel campo delle filiere legate alla transizione energetica dai pannelli solari alle batterie, alle auto elettriche. La questione è aperta e viene riproposta in tutti i contesti1; nel contesto quindi di una vera e propria guerra commerciale procedono le trattative, nelle quali la competizione commerciale è traguardata attraverso la problematica più generale delle transizioni gemella quella climatico-energetica e quelle tecnologico-digitale. Del resto la competizione/confronto USA-Cina si dirama sul piano militare a comporre un quadro complessivo di rapporti geopolitici che copre tutte le regioni del globo, attraverso le varie crisi, quadro quanto mai instabile, in evoluzione sostanzialmente imprevedibile, come gli avvenimenti degli ultimi anni, delle ultime settimane dimostrano.
Il vaso di coccio
L’Unione Europea, l’Europa in generale, nel quadro della competizione globale tocca il ruolo del vaso di coccio tra i vasi ferro. E’ di queste ore il clamore suscitato dalle considerazioni di Mario Draghi a cui è stato affidato il compito di stilare un rapporto sulla capacità competitiva dell’UE sul piano globale, nel quadro delle transizioni in atto2, in cui si propone in sostanza un salto di qualità nella capacità di costruire una reale ed efficace strategia unitaria nei settori chiave dell’economia, attraverso la costruzione di un vero governo politico dell’Unione. Contemporaneamente, sia pure con meno clamore, i 17 e 18 aprile viene presentato il report sulla realizzazione di un effettivo mercato unico da parte di Enrico Letta3 che prepara il terreno al rapporto definitivo di Mario Draghi che verrà presentato alla riunione del Consiglio Europeo del 27-28 giugno Nella presentazione fatta a febbraio da Enrico Letta sono stati indicati come settori strategici difesa, telecomunicazioni, energia e settore finanziario.
Se la difesa “è la cosa nuova per la prossima legislatura”, l’energia ha già mostrato in quella agli sgoccioli – “soprattutto nella seconda parte” – che l’integrazione europea in questo settore non è più rimandabile. Ma rispondendo alle domande degli eurodeputati, Letta ha deciso di concentrarsi soprattutto sugli altri due pilastri della “dimensione geopolitica” del Mercato unico, che “è e rimarrà al servizio dei cittadini”. Tuttavia, “ci sono alcuni mercati, come quello delle telecomunicazioni, in cui aziende troppo piccole vanno contro gli interessi dei consumatori stessi“. A ventiquattr’ore dalla presentazione del Libro bianco della Commissione Ue sulle sfide future in questo settore, Letta ha messo in chiaro che non può reggere “un mercato diviso in 27 nazionali, quando sappiamo quali sono le dimensioni degli altri”: a fronte di “5 milioni di clienti per ogni operatore in Europa, sono 460 milioni in Cina e 110 milioni negli Stati Uniti”. Lo stesso si può dire per i servizi finanziari, il cui risultato a oggi è considerato “catastrofico” perché “i servizi troppo ridotti in termini di dimensioni fanno sì che consumatori, aziende e Pmi si rivolgano agli Stati Uniti”. Ciò a cui si dovrebbe puntare sono invece “servizi dell’Ue più efficienti e con migliori risultati” 4.
In buona sostanza si tratta di realizzare un nuovo patto per la competitività, alla luce delle trasformazioni globali in atto, destinato a ridisegnare necessariamente il quadro istituzionale dell’Unione. La profondità e la radicalità delle transizioni in atto, il livello crescente di competizione rendono impossibile all’Unione non solo la capacità di competere, ma probabilmente la stessa possibilità di esistere nella forma attuale; il patto di stabilità finalizzato a regolare paese per paese le proporzioni del quadro economico-finanziario di ognuno di essi, di cui si discute il reintegro per il 2026, appare quindi come il dispositivo più obsoleto a fronte delle necessità imposte dalle transizioni atto; in discussione quindi sono non solo le attuali tripartire istituzioni politiche, ma anche il rapporto ed il ruolo della Banca Centrale Europea.
Le contraddizioni del dragone
Se questa, in estrema sintesi, è la condizione in cui si trova l’Unione Europea, vista alla luce della necessità di competere nel quadro globale, stretta tra Usa e Cina, ma non solo, anche a fronte dell’emergere di nuove potenze come India (soprattutto) e Brasile, il protagonista del quadro geopolitico che ha sconvolto il quadro precedente è indubbiamente la Cina, al centro di tutte le tensioni, le rotture ed i riaggiustamenti. Protagonista che guardando oltre i suoi primati produttivi, innanzitutto nei settori della transizione energetica, presenta profonde contraddizioni che si sono manifestate in modo evidente dopo la pandemia da Sars-Cov-2, affrontata allora in modo radicale, con profondi effetti sul piano economico e sociale.
La Cina ha ceduto all’India la posizione di nazione più popolosa del mondo ed affronta, dopo decenni di politiche demografiche miranti al controllo delle nascite, come l’indicazione del figlio unico, affronta oggi il problema contrario dell’invecchiamento della popolazione. Per la prima volta in più di 60 anni, la Cina ha annunciato una diminuzione della popolazione, calata di 850 mila persone tra il 2021 e il 20225.
Paradossalmente affronta anche il problema della disoccupazione giovanile, dovuto almeno in parte al livello alto di scolarizzazione delle nuove generazioni.
Per sei mesi lo scorso anno non furono fornite statiche nazionali sulla disoccupazione giovanile.
Dopo un’assenza di sei mesi, l’Ufficio nazionale di statistica cinese (NBS) ha nuovamente pubblicato i dati ufficiali sull’occupazione giovanile per dicembre 2023: 14,9%. Il governo ha smesso di segnalare il tasso nel giugno 2023, dopo che era salito continuamente a un livello record di oltre il 21%, fino al 40% nelle regioni rurali o fino al 50% se si tiene conto del part-time o della sottoccupazione. La metodologia alla base della misura, tuttavia, è stata ora rivista per escludere gli studenti. Il risultato più basso, tuttavia, è ancora circa tre volte il tasso di disoccupazione complessivo in Cina (5,1 per cento) e riflette il dilemma che i giovani devono affrontare. (A titolo di confronto, la media OCSE è del 10,5 per cento) 6.
Alcuni dei fattori in Cina seguono gli andamenti della disoccupazione giovanile che continuiamo a vedere in tutto il mondo, tra cui l’inadeguata creazione di posti di lavoro nel settore privato e lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze. In Cina, anche il numero di neolaureati che entrano nel mercato del lavoro è in aumento, raggiungendo quasi 12 milioni nel 2024, e non ci sono abbastanza posti di lavoro per tenere il passo, soprattutto perché gli oneri normativi stanno frenando la crescita nei settori che hanno maggiori probabilità di impiegare giovani, come la tecnologia7.
Ma il mercato del lavoro giovanile in Cina ha anche alcune caratteristiche uniche. Le esigenze culturali nei confronti dei giovani lavoratori cinesi sono elevate – ci si aspetta che lavorino abitualmente “9-9-6” – dalle 9 del mattino alle 9 di sera, sei giorni alla settimana. Il burnout che ne deriva è un fattore chiave che contribuisce all’elevata e ostinata disoccupazione giovanile. La recessione economica generale e il crollo del mercato immobiliare e immobiliare in particolare hanno portato a un rallentamento delle assunzioni, con i posti di lavoro che potrebbero essere più adatti ai nuovi entranti nel mercato del lavoro che continuano a essere tra i più colpiti. Nel frattempo, di fronte a orari estenuanti per una paga bassa, i giovani in Cina stanno rinunciando, scegliendo invece di “stare sdraiati”8 – rimanere inattivi e non lavorare o impegnarsi in alcuna attività economica – o diventare “figli professionisti”9, pagati dai loro genitori o nonni per vivere con loro e prendersi cura di loro10. Il mercato deve affrontare un eccesso di candidati troppo qualificati, soprattutto nei settori della tecnologia, della finanza e della sanità. Questo squilibrio spinge molti verso ulteriori studi. Nel 2023, un totale di 4.74 milioni di studenti ha sostenuto l’esame di ammissione post-laurea, con uno sbalorditivo aumento del 135% rispetto ai 2.01 milioni di partecipanti al test nel 2017. Questo ciclo aggrava la disoccupazione giovanile e la sottoccupazione11.
La società cinese sta attraversando una fase di transizione nella quale la crisi del settore immobiliare segnato dal crollo dei protagonisti del settore, in primo luogo Evergrande, legato a crescente indebitamento non solo delle imprese del settore, ma anche delle amministrazioni locali, impone un cambiamento drastico nel modello di sviluppo, che ha portato ad incrementare la capacità produttiva in generale, in particolari nei settori della transizione energetica
Mentre il crollo del settore immobiliare cinese è stato ripido, i responsabili politici cinesi hanno risposto al calo dell’attività immobiliare con politiche volte a stimolare l’attività nel settore manifatturiero. L’apparente speranza è che un perno verso una crescita ad alta intensità di produzione possa aiutare a sollevare l’economia cinese dalla sua attuale stasi, che include una debole domanda delle famiglie, alti livelli di debito e venti contrari demografici e politici alla crescita.
Il cambiamento dell’orientamento della politica cinese è evidente nelle recenti tendenze del credito. Mentre la crescita aggregata dei prestiti bancari è rimasta relativamente stabile, i prestiti sono stati reindirizzati dal settore immobiliare al settore manifatturiero. Infatti (…) il tasso di crescita dei nuovi prestiti industriali è quasi quintuplicato dal 2020 ed è raddoppiato solo negli ultimi diciotto mesi. La crescita dei nuovi “prestiti verdi”, che si sovrappongono ad altri settori ma sono fortemente concentrati nel settore manifatturiero, è aumentata in modo ancora più drammatico. Nel frattempo, la crescita dei nuovi prestiti per l’attività immobiliare è scesa quasi a zero12.
Come sottolineato nell’articolo citato il problema dell’economia cinese è la ridotta propensione al consumo delle famiglie, dopo l’esperienza della pandemia ed il crollo del settore immobiliare, in presenza anche di un livello elevato di indebitamento privato.
Nei dieci anni che hanno preceduto l’inizio del COVID, le famiglie si sono abbuffate di debiti, alimentati principalmente dal boom immobiliare cinese. La crescita sfrenata dell’indebitamento delle famiglie è stata in media di oltre il 25% annuo dal 2009 al 2019. Come risultato di un prolungato e robusto indebitamento, il debito delle famiglie è aumentato rapidamente, rappresentando ora il 62% del PIL. Ciò ha spinto il debito delle famiglie in Cina a livelli piuttosto elevati per gli standard dei paesi in via di sviluppo, sollevando preoccupazioni per i bilanci delle famiglie sotto pressione, in particolare tra le coorti a basso reddito13.
Come in ogni economia capitalista, al di là del regime politico che la governa, le contraddizioni si intrecciano, si sovrappongono, specie in fasi di radicale trasformazione. Se gli interventi di politica economica da parte dei governi cercano di avere effetti nel breve-medio periodo alcuni processi hanno necessariamente andamenti di più lungo periodo, come accade per le derive demografiche, che si qualificano ulteriormente in base alla qualifica culturale e professionale delle diverse fasce generazionali.
Un altro aspetto centrale nel determinare le traiettorie di sviluppo è l’estensione e la qualità delle politiche di welfare, il cui ruolo è ancor più rilevante in fasi di profonda e veloce trasformazione sociale. Nel caso cinese, si parla di una crisi di un sistema peraltro non pienamente sviluppato14
Negli ultimi due decenni, la Cina ha fatto passi da gigante nell’espansione della sua versione di stato sociale, che comporta l’abbandono di un modello out-of-pocket per migliorare la copertura assicurativa sanitaria e ridurre le spese vive. Dal 2019, tuttavia, sono emersi segnali di un’imminente crisi del sistema di assicurazione medica. Il numero di residenti sottoscritti all’Assicurazione medica di base per residenti urbani e rurali (URRBMI) è diminuito costantemente. Solo nel 2022, i regimi assicurativi hanno perso 25 milioni di abbonati. Si ritiene che il continuo aumento dei premi sia un fattore che ha portato al ritiro degli abbonati da URRBMI. Dal 2003 al 2023 i premi assicurativi individuali sono aumentati di 38 volte, con un tasso di crescita medio annuo di quasi il 20%.
La sovrapproduzione che la politica industriale produce, presenta in realtà notevoli contraddizioni, non solo per le reazioni esterne, anche per la sua struttura e dinamiche interne. Mentre il motore industriale cinese è salito di giri a gennaio e febbraio, ha scalato di nuovo a marzo: la produzione è aumentata solo del 4,5% su base annua, in netto calo rispetto al 7% di gennaio e febbraio. Più significativamente, l’utilizzo della capacità produttiva è crollato al 73,8% nel primo trimestre, il più debole, escludendo il primo trimestre del 2020 colpito dalla pandemia, almeno dal 2015. In termini di volume, le esportazioni cinesi hanno raggiunto il massimo di quasi 10 anni a marzo. Ma in termini di valore erano appena al di sopra del livello in cui si trovavano a ottobre15.
Il governo cinese sta spingendo sulla produzione industriale, ma è ben lungi dal realizzare un modello di sviluppo che sufficientemente stabile al suo interno e nei rapporti con il mercato globale, con la formazione sociale globale in tutta la sua complessità16. La conclusione dell’articolo che riporta le dichiarazioni del presidente cinese in realtà appare piuttosto problematica, ma definisce ne definisce perfettamente l’orizzonte. Dal punto di vista delle catene industriali e di approvvigionamento globale, gli interessi dei vari paesi sono stati a lungo profondamente integrati. Lo sviluppo della Cina è inscindibile da quello del resto del mondo e lo sviluppo del mondo ha bisogno anche della Cina. Nell’accelerare lo sviluppo di nuove forze produttive di alta qualità, la Cina espanderà anche l’apertura di alto livello verso il mondo esterno, rafforzerà gli scambi e la cooperazione con il mondo e formerà a livello globale un ecosistema di innovazione aperta e competitiva.
Nella stessa occasione il primo ministro Li Qiang, enunciando a sua volta la strategia delle Forze produttive ad alta qualità’ ha evidenziato suo malgrado il carattere contraddittorio dell’attuale fase dello sviluppo economico cinese.
Nel suo discorso, Li ha chiesto un potenziamento della produzione e un aumento dei servizi e dei consumi. Ha ripetuto gli appelli alle famiglie cinesi per sostituire le vecchie auto e gli elettrodomestici, ma non ha detto se il governo fornirà denaro per aiutarle a farlo. (…)
La spesa dei consumatori in Cina è stata fiacca, poiché i prezzi degli appartamenti sono diminuiti di un quinto negli ultimi due anni, secondo i dati semiufficiali. Anche il numero di transazioni immobiliari è crollato. I proprietari di case si lamentano di dover ridurre i prezzi fino alla metà se vogliono trovare acquirenti. Gli immobili rappresentano il 60-80% del patrimonio familiare, una quota molto più ampia rispetto alla maggior parte dei paesi. Quindi il quasi collasso del mercato immobiliare ha fatto sì che molte famiglie si sentissero meno abbienti e faticassero a far fronte alle rate del mutuo17.
Il disordine globale
Senza entrare più nel merito della complessa evoluzione della società e dell’economia cinesi, che avremo modo di approfondire sulle pagine della nostra rivista, è del tutto evidente come le forze trainanti, le derive delle transizioni in corso producano anche nel caos della seconda potenza economica mondiale, contraddizioni profonde ed un quadro instabile, destinate ad interagire con quelle che caratterizzano le altre regioni del globo, la formazione sociale globale nel suo complesso. È necessario osservare come la base della riproduzione sociale, per così i suoi fattori naturali, abbiano andamenti che non risolvono, non si affrontano nel breve periodo, dal cambiamento climatico, all’andamento demografico, alla crisi degli ecosistemi e la riduzione drastica della biodiversità.
Se l’utopia -o la distopia come la si vuole intendere- della globalizzazione neoliberista è miseramente crollata e si è frammentata nella configurazione contraddittoria, a geometria variabile in cui stiamo vivendo, essa non è stata sostituita da alcuna approssimazione di un qualsivoglia stato di equilibrio. L’utopia reazionaria che pretende di ritagliarsi un proprio spazio vitale in questo disordine globale, protetto da mura, da barriere naturali, elettroniche e militari, è destinata miseramente a fallire, tanto quanto quella di imporre un proprio ordine al resto del mondo.
Roberto Rosso
- https://www.reuters.com/sustainability/climate-energy/yellen-says-chinas-overproduction-clean-energy-goods-needs-mitigation-2024-04-16/.[↩]
- https://www.eunews.it/2024/04/16/futuro-competitivita-europea-draghi/.[↩]
- https://www.eunews.it/en/2024/04/15/european-council-ready-to-approve-the-new-european-competitiveness-pact/ .[↩]
- https://www.eunews.it/2024/02/22/letta-mercato-unico-pilastri-geopolitici/ https://www.europarl.europa.eu/committees/en/exchange-of-views-on-the-high-level-repo/product-details/20240122EOT08161.[↩]
- https://www.wired.it/article/cina-calo-india-popolazione/.[↩]
- https://www.atlanticcouncil.org/blogs/econographics/youth-unemployment-in-china-new-metric-same-mess/.[↩]
- ibid.[↩]
- https://www.bloomberg.com/news/features/2021-12-07/why-people-are-quitting-jobs-and-protesting-work-life-from-the-u-s-to-china.[↩]
- https://edition.cnn.com/2023/07/26/economy/china-youth-unemployment-intl-hnk/index.html .[↩]
- Ibid..[↩]
- https://theconversation.com/chinas-youth-unemployment-problem-has-become-a-crisis-we-can-no-longer-ignore-213751.[↩]
- https://libertystreeteconomics.newyorkfed.org/2024/03/what-if-china-manufactures-a-sugar-high/.[↩]
- https://libertystreeteconomics.newyorkfed.org/2023/09/why-are-chinas-households-in-the-doldrums/.[↩]
- https://www.thinkglobalhealth.org/article/chinas-emerging-welfare-crisis https://clb.org.hk/en/content/china%E2%80%99s-social-security-system.[↩]
- https://www.wsj.com/world/china/chinas-overcapacity-is-already-backfiring-86f29e4a.[↩]
- https://www.nytimes.com/2024/04/15/business/china-gdp-q1.html.)).
La direzione indicata è quella delle ‘Forze produttive ad alta qualità’((https://italian.cri.cn/2024/03/06/ARTIV9JuKDAYqJNegzhVUKpJ240306.shtml.[↩]
- https://www.nytimes.com/2024/03/24/business/china-development-forum-economy.html.[↩]