Circa 100 associazioni della società civile di tutta Europa si sono riunite in una grande operazione di lobby positiva per fare pressione affinché le istituzioni agiscano definitivamente sul grave problema, più volte denunciato anche dai e dalle rappresentanti della The Left al Parlamento europeo, dell’inquinamento da PFAS.
Qui il manifesto per l’urgente messa al bando dei PFAS https://banpfasmanifesto.org/it/#
Cosa sono i Pfas
Le sostanze perfluoroalchiliche, cancerogene di tipo B, usate come impermeabilizzanti per tessuti e pentole, che in Veneto hanno contaminato le acque fra le province di Vicenza, Padova e Verona, creando un’emergenza ambientale che riguarda più di 500mila persone, sono una famiglia di composti chimici usati prevalentemente dall’industria.
I fiumi e l’acqua potabile di molti comuni sono inquinati da questi composti che possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale.
Sono acidi molto forti usati in forma liquida, con una struttura chimica che conferisce loro una particolare stabilità termica e li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione.
Dagli anni Cinquanta i PFAS sono usati nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico, in particolare per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti, ossia di impermeabilizzazione.
Le classi di PFAS più diffuse sono il PFOA, acido perfluoroottanoico, e il PFOS, perfluorottano sulfonato.
PFOA e PFOS, ad 8 atomi di carbonio, hanno un’elevata persistenza nell’ambiente, oltre 5 anni, mentre altri PFAS a catena corta, 4-6 atomi di carbonio, hanno una persistenza ridotta, misurabile in qualche decina di giorni.
Gli effetti sulla salute di queste sostanze sono sotto indagine, indagine che al momento li pone tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie.
Si ritiene che i PFAS intervengano sul sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, e che siano sostanze cancerogene.
Non si tratta di sostanze dagli effetti immediati ma la lunga esposizione è da mettere in relazione con l’insorgenza di tumori a reni e testicoli, lo sviluppo di malattie tiroidee, ipertensione gravidica e coliti ulcerose. Alcuni studi hanno ipotizzato una relazione tra le patologie fetali e gestazionali e la contaminazione da queste sostanze.
Se smaltiti illegalmente o non correttamente nell’ambiente, i PFAS penetrano facilmente nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, raggiungono i campi e i prodotti agricoli, e perciò gli alimenti.
Ad alte concentrazioni sono tossici non solo per l’uomo, ma per tutti gli organismi viventi: queste sostanze tendono infatti ad accumularsi nell’organismo attraverso processi di bioamplificazione (che avvengono quando gli organismi ai vertici della piramide alimentare ingeriscono quantità di inquinanti superiori a quelle diffuse nell’ambiente).
Sollecitiamo un intervento sulle seguenti richieste
Smettere di aggravare l’inquinamento da PFAS:
- Chiediamo lo sviluppo e l’attuazione di una restrizione a livello europeo sulla produzione e sull’uso di tutti i PFAS,per eliminare tutte le fonti inutili di queste sostanze chimiche nocive e per spingere la produzione e l’innovazione verso alternative più sicure ed ecologiche.
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- Chiediamo l’eliminazione graduale di tutti i PFAS utilizzati nei prodotti di consumo (ad esempio, imballaggi alimentari, cosmetici, abbigliamento) entro il 2025.
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- E l’eliminazione completa della produzione e dell’uso dei PFAS entro il 2030.
- Esprimiamo il nostro forte sostegno all’impegno di Danimarca, Germania, Norvegia, Svezia e Paesi Bassia lavorare per una proposta forte ed efficace per una restrizione universale dei PFAS in tutta l’UE, con le seguenti raccomandazioni:
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- Tutti i PFAS attualmente non regolamentati, compresi i fluoropolimeri, dovrebbero essere coperti dalla restrizione per limitare il più possibile le future emissioni di PFAS.
- Dovrebbero essere coperti sia la produzione che l’uso dei PFAS in tutti i settori.
- Dovrebbe essere concesso il minor numero possibile di deroghe, cioè solo per gli usi critici per la salute, la sicurezza e il funzionamento della società, per i quali non sono attualmente disponibili alternative – i cosiddetti usi essenziali.
- Tutte le deroghe devono essere limitate nel tempo e riviste regolarmente per garantire che le condizioni della deroga rimangano valide.
- Per gli usi in deroga devono essere previsti rigorosi requisiti di gestione del rischio (tra cui l’etichettatura, il monitoraggio e la rendicontazione) per garantire emissioni zero nell’ambiente in tutte le fasi del ciclo di vita.
- Invitiamo tutti gli Stati membri dell’UEa sostenere pienamente lo sviluppo e l’attuazione di una restrizione che possa servire da modello per un’azione a livello mondiale.
- Esortiamo la Commissione europeaa rispettare gli impegni assunti nell’ambito della Strategia chimica per la sostenibilità, sostenendo pienamente lo sviluppo della restrizione universale sui PFAS e adottandola senza indugio.
- Invitiamo le Parti della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POP) a lavorare per un approccio basato su classi di inquinanti per l’eliminazione globale di tutti i PFAS.
- Esortiamo le aziende a impegnarsia eliminare gradualmente i PFAS dai loro prodotti senza attendere l’entrata in vigore di normative specifiche e ad aderire al movimento corporativo “No ai PFAS”guidato da ChemSec.
- Incoraggiamo i cittadinia richiedere prodotti privi di PFAS e a diffondere la notizia sui social media – utilizzando l’hashtag #BanPFAS – per aumentare la pressione pubblica per la messa al bando delle sostanze chimiche PFAS.
Affrontare il problema dell’inquinamento da PFAS esistente:
- Esortiamo i governi dell’UEa sviluppare un piano rapido ed efficiente per la decontaminazione del suolo e dell’acqua potabile delle comunità colpite e a stanziare fondi sufficienti per tali progetti di bonifica. Il principio “chi inquina paga” deve essere applicato in modo coerente, in particolare per garantire che l’onere dei costi sia sostenuto da chi inquina, compresi i produttori, piuttosto che dai contribuenti.
- Esortiamo le autorità dell’UEad adottare una legislazione sui rifiuti che garantisca la classificazione dei rifiuti contenenti PFAS come rifiuti pericolosi e/o POP. Questo per evitare che i rifiuti contenenti PFAS vengano reimmessi nell’economia e nell’ambiente attraverso il riciclaggio e altre vie come lo spandimento dei fanghi di depurazione.
- Chiediamo alle autorità dell’UE di rivedere i limiti di concentrazione dei PFAS nei rifiuti nell’ambito del regolamento sui POP al più presto e non oltre 5 anni. I limiti devono essere abbassati per evitare la circolazione di PFAS legacy in prodotti riciclati o l’esportazione di rifiuti contenenti PFAS in Paesi non membri, compresi i Paesi in via di sviluppo e quelli con economie in transizione.