Le cronache ci consegnano gli orrori dei massacri di guerre -dichiarate e non dichiarate- che non risparmiano le persone più indifese, mentre le analisi geopolitiche approfondiscono il quadro della cosiddetta’ policrisi’, ossia l’intreccio di diverse crisi globali (climatica, epidemica, finanziaria, militare, alimentare), che segna la fine della globalizzazione che integrava la Cina come ‘fabbrica del mondo’ con il dominio tecnologico, economico e finanziario degli Stati Uniti. Il quadro delle dinamiche, delle trasformazioni, della competizione e dei conflitti globali -che comunque connettono le diverse regioni che compongono la formazione sociale globale- viene al più definita come globalizzazione selettiva. Non intendiamo, nei paragrafi che seguono, ricostruire più finemente nei particolari questo quadro, tanto meno intendiamo ricavarne leggi della storia, enuclearne tendenze. Peraltro una descrizione più accurata di ciò che è accaduto negli ultimi decenni ci mostrerebbe una scia di orrori presto dimenticati o ignorati nella parte di mondo in cui viviamo assieme alle dinamiche più complesse di una globalizzazione idealizzata nella sua geometrica potenza, che maturava al suo interno le dinamiche che hanno portato al contesto attuale.
La descrizione dell’orizzonte catastrofico prossimo venturo sino ad ora dominato dal riscaldamento globale, dalla crisi climatica conseguente e dalla costellazione di crisi ecologiche che attraversano tutte le regioni del globo, si arricchisce di un nuovo attore l’Intelligenza Artificiale con cui si definisce un sistema di tecnologie a cui si sono aggiunte le cosiddette tecnologie generative, che hanno letteralmente invaso il dibattito pubblico con ChatGPT nelle sue versioni 3.5 e 4, alle cui prestazioni, quanto meno ad un livello di base, possono accedere tutti tramite un semplice browser.
Già nel maggio di quest’anno Geoffrey Hinton, considerato una dei padri della tecnologie delle reti neurali, che sono alla base degli sviluppi attuali, si dimise da Google, non per ragion di età – avendo raggiunto i 75 anni – ma per poter liberamente esprimere le sue valutazioni sulle conseguenze dello sviluppo delle tecnologie di I.A.1.
Da quando ha reso pubbliche le sue paure, Hinton è stato criticato per non aver seguito alcuni dei suoi colleghi nel licenziarsi prima2. Nel 2020, Timnit Gebru, co-responsabile tecnico del team di intelligenza artificiale etica di Google, è stato licenziato dall’azienda dopo che una disputa su un documento di ricerca è sfociata in uno scontro ad ampio raggio sulle politiche di libertà d’opinione e inclusione dell’azienda. Una lettera firmata da oltre 1.200 membri dello staff di Google si è opposta al licenziamento, affermando che “preannuncia un pericolo per le persone che lavorano per un’intelligenza artificiale etica e giusta in Google”.
Ma c’è una spaccatura all’interno della fazione dell’IA su quali rischi sono più pressanti. “Siamo in un momento di grande incertezza”, dice Hinton, “e potrebbe essere che sarebbe meglio non parlare affatto dei rischi esistenziali per non distrarre da queste altre cose [come le questioni di etica e giustizia dell’IA]. Ma allora, cosa potrebbe succedere per il fatto che non ne abbiamo parlato?”. Concentrarsi semplicemente sull’uso a breve termine dell’IA, per risolvere i problemi etici e di giustizia presenti nella tecnologia di oggi, non migliorerà necessariamente le possibilità di sopravvivenza dell’umanità in generale, egli afferma.
Ricordiamo anche l’incontro tra i dirigenti delle principali società nel campo dell’I.A. ed il presidente Biden. Ciò che è indubbio è il carattere dirompente (il termine inglese è disruptive) di questo sistema di tecnologie nei confronti dei rapporti sociali economici ed anche politico-istituzionali. In proposito, come abbiamo sottolineato in altri articoli, ci sono diverse forme di regolamentazione da parte degli stati – nel contesto del regime politico sociale che li caratterizza- principalmente negli Stati Unit, Unione Europea e Cina, a cui si è aggiunta la Gran Bretagna che ha convocato ultimamente una conferenza.
L’unione Europea si appresta a emanare una direttiva che mira a regolare l’uso delle tecnologie di IA in tutti i possibili aspetti, una prima volta al mondo; proposta dalla Commissione, emendata e prossima ad essere approvata dal Parlamento, dovrà passare per l’approvazione del Consiglio prima di poter essere definitivamente emanata3 nei prossimi anni.
L’impatto, si è detto, è e sarà sempre di più dirompente con una penetrazione pervasiva in tutti i gangli del processo di riproduzione e trasformazione dei rapporti sociali, sino al punto di chiedersi quale può essere la conseguenza sui caratteri più generali dei rapporti sociali di produzione, sulla produttività del sistema. Ne prova a fare un minimo di analisi l’articolo pubblicato su Foreign Affairs “The Coming AI Economic Revolution Can Artificial Intelligence Reverse the Productivity Slowdown?4 che, riportando i dati di uno studio del McKinsey Global Institute del giugno di quest’anno, prevede un contributo di 4.000 miliardi dollari/anno da parte delle tecnologie generative di AI che si vanno ad aggiungere agli 11.000 delle altre tecnologie di IA ed automazione. In un prossimo articolo analizzeremo più compiutamente le previsioni di questa e altre fonti.
Vale la pena evidenziare quanto segue.
“Per tre decenni, la massiccia crescita della capacità produttiva in Cina e in altre economie emergenti ha tenuto sotto controllo l’inflazione, consentendo alle banche centrali di abbassare i tassi di interesse a zero e iniettare grandi quantità di liquidità nei loro sistemi finanziari. Quegli anni sono finiti. In molti paesi sviluppati, la crescita sta rallentando e rimane debole, in parte a causa della lunga battaglia contro l’inflazione che le banche centrali stanno combattendo. E la crescita della produttività è in calo dal 2005 circa, con un calo particolarmente pronunciato nel decennio che ha preceduto la pandemia di COVID-19.
La crescita della produttività del lavoro negli Stati Uniti, che si è attestata all’1,73% nel decennio precedente la crisi finanziaria, è scesa di oltre due terzi allo 0,53% nel decennio precedente la pandemia. I grandi settori dei servizi – le aree dell’economia che non rientrano nel settore manifatturiero e commerciale che ora rappresentano quasi l’80% dell’occupazione negli Stati Uniti – sono andati ancora peggio, con una crescita della produttività pre-pandemia di appena lo 0,16%, quasi zero.”
Si affida alle tecnologie di IA la speranza di invertire la tendenza alla riduzione della produttività del lavoro.
“In breve, senza una nuova potente forza di aumento della produttività, l’economia globale continuerà a essere frenata da una crescita lenta e da una riduzione dell’offerta di lavoro, dalla persistente minaccia dell’inflazione, dall’aumento dei tassi di interesse, dalla contrazione degli investimenti pubblici e dagli elevati costi del capitale per il prossimo futuro. A fronte di questi venti contrari, la costosa transizione verso l’energia pulita, che richiederà ulteriori 3 trilioni di dollari di spese in conto capitale ogni anno per diversi decenni, secondo le proiezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia, sarà quasi impossibile da strutturare e realizzare.”
Alla stagnazione della produttività globale, si aggiunge quindi il fatto che le economie del mondo sono tutte, sia pure, con diversi andamenti coinvolte nella transizione energetica.
La rivoluzione tecnologica dell’IA viene di fatto considerata l’unica leva efficace per coniugare il superamento della stagnazione della produttività –che peraltro si coniuga con la finanziarizzazione e la stimola assieme al divaricarsi delle diseguaglianze a livello sociale e regionale– l’affrontamento della crisi climatica, con tutte le sue drammatiche conseguenze già in atto, che apre in tempi decennali ad un vero e proprio orizzonte catastrofico, laddove la crisi climatica si manifesta come contenitore di tutte le crisi in un processo di reciproca esaltazione.
Il paradosso di questa situazione consiste nel fatto che, mentre si affidano all’innovazione dirompente delle tecnologie di I.A. la funzione di salvare la formazione sociale globale dalla sua stagnazione e dalle sue contraddizioni, da più a parti si lanciano messaggi di allarme, si delineano analisi che individuano in esse un fattore di catastrofe un’altra tecnologie da fine del mondo, come descritto nell’articolo “AI risk must be treated as seriously as climate crisis, says Google DeepMind chief” 5.
Parlando mentre il governo del Regno Unito si prepara a ospitare un vertice sulla sicurezza dell’IA, Demis Hassabis ha affermato che la supervisione del settore potrebbe iniziare con un organismo simile all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Hassabis, l’amministratore delegato britannico dell’unità di intelligenza artificiale di Google, ha affermato che il mondo deve agire immediatamente nell’affrontare i pericoli della tecnologia, che includono l’aiuto alla creazione di armi biologiche e la minaccia esistenziale rappresentata dai sistemi super-intelligenti. “Dobbiamo prendere sul serio i rischi dell’IA come altre grandi sfide globali, come il cambiamento climatico”, ha affermato. “La comunità internazionale ha impiegato troppo tempo per coordinare un’efficace risposta globale a questo, e ora ne stiamo vivendo le conseguenze. Non possiamo permetterci lo stesso ritardo con l’intelligenza artificiale”.
A paradosso si aggiunge paradosso in quanto alla puntualità e profondità delle analisi, delle previsioni e delle raccomandazioni dell’IPCC ai governi corrisponde l’incapacità di questi ultimi di coordinarsi in una efficace azione globale cosa che rende aggrava le conseguenze del riscaldamento globale, allontana il momento in cui sarà ridotto ai minimi termini l’uso dei combustibili fossili ed avvicina l’orizzonte di una catastrofe globale, del superamento di una soglia oltre la quale convergono tutti i processi indotti dal riscaldamento globale.
Nel quadro di una competizione globale sempre più esasperata, dove domina l’uso duale -civile e militare- delle tecnologie, pensare che un istituto sovranazionale possa oltre che produrre analisi sull’I.A. arrivare a regolamentarne lo sviluppo e l’utilizzo appare una impossibile utopia nel quadro dell’affermarsi di orizzonti distopici.
Da questi brevi cenni si evince come il processo di innovazione tecnologica, motore dello sviluppo capitalistico -ossia di quel rapporto sociale di produzione dominante in tutte le regioni del globo nelle sue differenti declinazioni- costituisca lo strumento a cui ci si appella per superare le contraddizioni fondamentali del sistema stesso e per interdire le diverse traiettorie verso orizzonti catastrofici, ma contemporaneamente rilanci queste contraddizioni e generi nuovi orizzonti distopici. Dall’innovazione si generano nuovi assetti e si creano nuovi poteri ciò vale a livello di imprese e mercato con la nascita delle Bigtec in campo digitale, di Big Pharma, che peraltro accentuano il processo di centralizzazione del capitale con un impatto sulle forme e gli assetti di potere delle diverse società, sia per la concentrazione di potere economico, finanziario in nuovi soggetti, per la loro competizione con il potere politico. Le tecnologie di cui si parla definiscono nuove forme di estrazione di valore dalle relazioni sociali che ne vengono profondamente modificate ed assieme nuove forme di governo sociale; anche su quest’ultima funzione si produce la competizione tra poteri pubblici e privati.
Il quadro generale appare quindi caratterizzato da profonde e continue trasformazioni e da crescenti conflitti nelle società e tra gli stati che impediscono la realizzazione di rapporti sociali -o quanto meno di processi evolutivi- stabili, ben definiti. Equilibri precari si si succedono ad equilibri precari, tutti caratterizzati da una concentrazione del potere economico e da una sostanziale irrilevanza dei movimenti di critica e rivendicazione sociale, di liberazione dalle condizioni di sfruttamento, dalla sostanziale impossibilità di influenzare in modo sostanziale la trasformazione sociale, l’andamento delle contraddizioni e dei conflitti.
Ciò non toglie che lo sviluppo di pensiero critico, di movimenti rivendicativi che si proiettano sulle nuove condizioni del lavoro e della riproduzione sociale sia un dato presente benché fortemente minoritario rispetto alle tendenze dominanti, ma proprio per questo dovremo averne cura.
Roberto Rosso
- https://www.theguardian.com/technology/2023/may/02/geoffrey-hinton-godfather-of-ai-quits-google-warns-dangers-of-machine-learning https://www.theguardian.com/technology/2023/may/05/geoffrey-hinton-godfather-of-ai-fears-for-humanity.[↩]
- https://www.bloomberg.com/opinion/articles/2023-05-02/ai-godfather-geoffrey-hinton-should-have-spoken-up-sooner#xj4y7vzkg.[↩]
- https://www.theguardian.com/technology/2023/oct/24/eu-touching-distance-world-first-law-regulating-artificial-intelligence-dragos-tudorache https://www.theguardian.com/technology/2023/oct/24/eu-touching-distance-world-first-law-regulating-artificial-intelligence-dragos-tudorache https://iapp.org/news/a/contentious-areas-in-the-eu-ai-act-trilogues/.[↩]
- https://www.foreignaffairs.com/world/coming-ai-economic-revolution.[↩]
- https://www.theguardian.com/technology/2023/oct/24/ai-risk-climate-crisis-google-deepmind-chief-demis-hassabis-regulation.[↩]