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La Svizzera va a destra: il timore dell’immigrazione prevale sul surriscaldamento climatico

di Alessandro
Scassellati

I populisti della destra radicale, nazionalisti e conservatori, dell’Unione Democratica di Centro hanno ottenuto quasi il 29% dei voti, vincendo le elezioni in Svizzera, dopo aver condotto una campagna su una piattaforma anti-immigrazione e con l’impegno a mantenere la popolazione al di sotto dei 10 milioni. Hanno promesso anche “meno correttezza politica”. Pesante sconfitta dei partiti verdi nonostante lo scioglimento record dei ghiacciai nel Paese alpino e nonostante gli eventi meteorologici estremi si moltiplichino e i cambiamenti climatici restino una delle principali preoccupazioni della Svizzera. Un Parlamento svizzero più di destra, meno verde e anche più maschile (le donne sono scese dal 42% al 38,5% dei seggi della Camera bassa).

Ma insomma, questa Svizzera / Da cui venite voi / Questa po’ po’ di Svizzera / Che cosa sarà mai? / ‘Sta benedetta Svizzera / Che sembra chissà che / In fondo che cos’è? / […] E adesso attenti che/ Io vi rivelerò cos’è: / Eins, zwei! / Eins, zwei! Tre! / La Svizzera, la Svizzera / La Svizzera è una nazion! (Rita Pavone, La Svizzera – Ci vuole poco, 1967)

Marco Chiesa, il leader dell’Unione Democratica di Centro (UDC, ma conosciuto anche come SVP), populista, nazionalista e di destra, ha promesso più pragmatismo e “meno correttezza politica” dopo aver vinto le elezioni di domenica con una quota di voti aumentata al 28,6% (aveva il 25,6% nel 2019). I risultati delle elezioni di domenica 22 ottobre hanno mostrato che l’UDC – la cui piattaforma della campagna elettorale ha puntato sull’anti-immigrazione includendo l’impegno a mantenere, con una riforma costituzionale che limiti per legge, la popolazione del paese di 8,7 milioni di abitanti al di sotto dei 10 milioni fino al 20501 – ha vinto 62 seggi in un Consiglio Nazionale, la Camera bassa del Parlamento svizzero, da 200 seggi2.

Anche il partito di destra del Movimento Cittadino di Ginevra è ritornato alla Camera bassa con due seggi dopo quattro anni di assenza. L’Unione Federale Democratica (UDF), un partito fondamentalista cristiano di destra, ha visto la sua quota di voti raddoppiare da uno a due seggi. Da parte sua, il partito di destra Lega, feudo della famiglia Bignasca e attivo nella regione di lingua italiana del Ticino, ha ottenuto un seggio. In totale i partiti della destra radicale hanno visto aumentare il loro numero di seggi da 55 a 67 nella Camera bassa.

Secondo gli analisti, il voto difficilmente modificherà la composizione formale del governo svizzero, il Consiglio Federale, i cui sette componenti del gabinetto vengono eletti dai membri del Parlamento e sono divisi tra i primi quattro partiti – UDC, Socialisti (SP), Liberali Radicali (PLR/FDP) e Il Centro (DM/LC) – in base alla percentuale di voti (in un rapporto prestabilito di posti: 2-2-2-1, una “formula magica” di condivisione del potere avviata nel 1959, secondo cui i tre maggiori partiti detengono ciascuno due seggi nel governo svizzero e il quarto un seggio), ma ha segnato una chiara battuta d’arresto per i liberali pro-business che ora rischiano di perdere il secondo rappresentante nel Consiglio Nazionale in favore de Il Centro (partito nato dalla fusione nel 2021 dei partiti di centrodestra PPD – Partito Popolare Democratico in italiano  e Parti démocrate-chrétien nella Svizzera francese, e PBD – Partito Borghese Democratico) (Ciò significa forse che il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis, del PLR, che nella classifica dei ministri federali è all’ultimo posto, deve temere per la sua permanenza in carica. Ma vale anche il principio che i membri in carica del Consiglio federale non possono essere destituiti; questa regola non scritta è stata infranta solo tre volte negli ultimi 175 anni. La Democrazia Cristiana, di cui il Centro è un erede, ne ha approfittato quattro anni fa, quando i Verdi la hanno superata di poco in termini di voti.)). Negli ultimi anni, in mezzo alle turbolenze politiche, sono stati sollevati interrogativi sulla ripartizione dei seggi, e i risultati di domenica probabilmente scateneranno un altro periodo di agitazione sulla legittimità del modello. Il nuovo Parlamento eleggerà il governo il 13 dicembre.

Sebbene l’UDC sia da tempo una forza dominante nella politica svizzera – e non abbia ambizioni di sconvolgere l’ordine politico esistente – la sua forte prestazione è un segnale di disaffezione tra l’elettorato dopo quattro anni turbolenti. L’UDC si è opposto alle restrizioni legate al Covid-19 e più recentemente ha criticato pesantemente la partecipazione alle sanzioni contro la Russia, che secondo il partito hanno alimentato l’aumento dei prezzi dell’energia e compromesso la rigorosa tradizione di neutralità geopolitica.

Il Consiglio di Stato svizzero, cioè la Camera alta del Parlamento (46 senatori), sarà teatro di una serie di secondi turni di votazioni nei 26 cantoni durante tutto l’autunno. I risultati parziali collocano Il Centro e il PLR come le maggiori forze nella Camera alta.

Credo che il popolo abbia dato ai politici un mandato chiaro“, ha dichiarato Marco Chiesa, presidente dell’UDC, al quotidiano 24 Heures. “Riconoscere la realtà e trovare soluzioni… queste elezioni riguardavano ciò che sta accadendo nella vita quotidiana delle persone, mettere sul tavolo temi importanti come l’immigrazione illegale e la sicurezza delle forniture energetiche”. Chiesa ha affermato di voler approvare “riforme significative” con l’aiuto del partito di centrodestra (Il Centro), terzo in classifica. “Voglio perseguire una politica più pragmatica”, ha detto. “Meno correttezza politica, più ciò che dà davvero fastidio alla gente: 10 milioni di abitanti, un approvvigionamento energetico affidabile, l’indipendenza”, ha detto Chiesa, citando anche preoccupazioni sulla protezione della natura e sulle infrastrutture sovraccariche. L’UDC ha fatto campagna elettorale a sostegno della neutralità svizzera, criticando la scelta di Berna di allinearsi all’UE nelle sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina, nonostante i rapporti tesi con la stessa UE. Thomas Aeschi, capo del gruppo parlamentare dell’UDC, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che l’UDC “vuole buoni rapporti con l’Unione Europea, ma quello che non vogliamo è un accordo in base al quale la Svizzera deve fare ciò che dice l’UE“.

Per la prima volta, inoltre, l’UDC che ha un’ampia base di sostegno tra i segmenti della popolazione a basso reddito, ha anche condotto una campagna sulla questione del costo della vita, che è stata in cima all’agenda degli elettori in un contesto di aumento dei costi energetici e sanitari. Sono infatti aumentati i premi per l’assicurazione sanitaria obbligatoria basata sul libero mercato: nel 2023 di circa il 6%, nel 2024 l’aumento sarà di un ulteriore 8,7%, il più alto dal 2010. Anche con questi aumenti dei premi le compagnie assicurative sostengono di non riuscire a coprire le spese sanitarie, che sono le più care tra i 38 Stati membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Non meraviglia quindi che per le famiglie della classe media, l’aumento dei prezzi dell’assicurazione sanitaria rappresenta il problema principale nel loro budget quotidiano.

I socialdemocratici (SP) di centrosinistra hanno guadagnato due seggi arrivando a 41 (18%), mentre il partito centrista-conservatore Il Centro ne ha aggiunto uno portando la sua rappresentanza a 29 (14,6%). Dopo diversi insuccessi elettorali, il partito centrista si erge ora come kingmaker e avrà un ruolo cruciale nel creare maggioranze in Parlamento. I liberali radicali hanno perso due seggi, lasciandoli a 28 (14,4%), i Verdi cinque (23) e i Verdi Liberali (GLP) ne hanno perso sei (10) (una pesante sconfitta dei partiti Verdi nonostante lo scioglimento record dei ghiacciai nel Paese alpino che hanno perso in due anni il 10% del loro volume, pari alla riduzione totale che si è avuta tra il 1960 e il 1990). La sinistra-sinistra è stata azzerata: il partito di sinistra SolidaritéS (affiliato con il Partito del Lavoro nella Ensemble à Gauche) ha perso due seggi, con il comunista Partito del Lavoro (PST) che ha perso il suo unico seggio. Il Partito Evangelico Svizzero (PEV), partito di centrosinistra e fondamentalista cristiano, ha ottenuto 2 seggi, uno in meno rispetto a 4 anni fa.

Questo significa che sarà più difficile affrontare le questioni progressiste, come l’ambiente e i trasporti3. Dopo questo risultato i politici al governo sentiranno meno pressione nel portare avanti questa agenda nei prossimi quattro anni. Mentre i temi ambientali hanno animato e dominato la campagna elettorale del 2019, provocando una grande mobilitazione a sinistra, in particolare con l’organizzazione di scioperi per il clima, il ritorno dell’immigrazione in cima all’agenda politica europea ha permesso all’UDC di concentrarsi sul tema che l’ha aiutata a finire prima in ogni elezione nazionale dal 1999. “Le conseguenze delle politiche della sinistra verde in materia di asilo, immigrazione ed energia sono devastanti per il nostro Paese”, ha dichiarato domenica scorsa l’UDC. “La carenza di alloggi, l’aumento degli affitti, la cementificazione delle campagne, gli ingorghi, il calo degli standard scolastici, l’esplosione dei costi nella sanità, lo Stato diventa sempre più costoso e potente e la gente ha sempre meno soldi a disposizione.” Ma, secondo uno dei leader del PS Cedric Wermuth “La rafforzata maggioranza di destra potrà continuare la sua politica di concessione di ulteriori privilegi alle grandi aziende e ai ricchi, mentre la popolazione se ne andrà a mani vuote“. La bancarotta per cattiva gestione del Credit Suisse (si veda qui), salvato con l’acquisizione da parte del rivale UBS, a seguito di un accordo stipulato con il governo svizzero e le autorità di regolamentazione locali a marzo, ha contribuito a danneggiare l’immagine dei liberali-radicali, storicamente strettamente legati alla piazza finanziaria svizzera. Ma il crollo del Credit Suisse e il taglio annunciato a fine giugno dal nuovo gruppo UBS di 30-35.000 dipendenti (25 mila dell’ex Credit Suisse e soprattutto nelle filiali all’estero) nel 2023, come le relazioni con l’Unione Europea, sono stati temi del tutto assenti dalla campagna elettorale, nonostante che nell’UE vive il 64% dei cittadini della “Quinta Svizzera che risiedono all’estero (oltre 800 mila).

Un aumento del 43% delle domande di asilo nella prima metà del 2023 (per un totale di 12.188) e più di 65.000 rifugiati dall’Ucraina hanno dato al partito nazionalista più argomenti, che ha utilizzato in una campagna che è stata ampiamente criticata come razzista e xenofoba. L’UDC ha accusato l’”immigrazione di massa” di essere all’origine della criminalità e dell’aumento dei costi sociali. I post sui social media hanno evidenziato crimini commessi da stranieri, ritraendo coltelli insanguinati, criminali incappucciati, pugni, volti contusi e donne spaventate. “La situazione in Svizzera è grave, abbiamo un’immigrazione di massa, abbiamo grossi problemi con i richiedenti asilo. La situazione della sicurezza non è più quella di prima“, ha detto Aeschi. “Molti in Svizzera temono che la situazione possa peggiorare“. L’UDC ha trovato un capro espiatorio ideale nella nuova ministra della Giustizia, Elisabeth Baume-Schneider, socialdemocratica. Questa tattica vincente, già sperimentata più volte in passato, ha permesso al partito di cancellare la sconfitta del 2019 e di avvicinarsi nuovamente al livello record del 2015.

Circa un quarto dei residenti in Svizzera proviene dall’estero, con cittadini provenienti da Francia, Germania, Italia e Portogallo che figurano tra le più grandi comunità di migranti. Solo i cittadini svizzeri, però, possono votare alle elezioni federali.

Sotto lo slogan “fermo ma giusto” anche il Partito Liberale Radicale ha fatto della politica dell’immigrazione uno dei suoi temi prioritari durante la campagna elettorale. In contrasto con l’UDC, i liberali radicali hanno insistito sulla necessità di mantenere la libera circolazione delle persone per attrarre lavoratori europei qualificati, sostenendo che il 40% dei datori di lavoro dice di non riuscire a trovare i dipendenti che cerca: gli iscritti alle liste di disoccupazione sono il 2,1% della popolazione attiva, fra i livelli più bassi di sempre, e una parte dei posti di lavoro è occupata dai cosiddetti “frontalieri”. Sono persone provenienti dai paesi vicini (Italia, Francia, Germania, Austria), che lavorano nel paese ma vivono all’estero (la Svizzera, pur non facendo parte dell’UE, ha aderito agli accordi di Schengen per la libera circolazione dei cittadini europei). Il PLR ha martellato al tempo stesso sulla volontà di combattere il “turismo sociale” e il “caos dell’asilo”. Con questa presa di posizione e con gli attacchi virulenti contro Elisabeth Baume-Schneider, i liberali radicali non volevano lasciare campo aperto alla destra isolazionista su questo tema. Resta il fatto, tuttavia, che gli elettori hanno chiaramente dato più credito alle soluzioni proposte dall’UDC.

Nel complesso, la campagna elettorale è stata dominata dalle questioni interne. I socialdemocratici sono tornati alle origini: la lotta per il potere d’acquisto delle famiglie. Il ritorno dell’inflazione e l’annuncio di un sostanziale aumento dei premi dell’assicurazione sanitaria, appena un mese prima delle elezioni federali, hanno riportato le questioni sociali al centro della posta in gioco. I socialdemocratici sono riusciti così a riconquistare alcuni voti dei verdi nel campo di sinistra. Ma mentre i premi dell’assicurazione sanitaria sono ancora una volta la preoccupazione numero uno per gli svizzeri, prima dell’immigrazione, i socialdemocratici alla fine hanno approfittato solo marginalmente del malcontento che regnava tra alcuni elettori della classe media. Il PS ha guadagnato terreno tra gli elettori urbani (le città sono saldamente nelle mani del PS e il 90% del nuovo gruppo parlamentare federale proviene dalle città), l’UDC tra gli abitanti delle zone rurali, e il  divario tra aree urbane e rurali sta diventando sempre più profondo. A differenza dell’UDC sulla questione dell’immigrazione e dei verdi su quella del riscaldamento globale, il PS non è necessariamente considerato la forza politica più competente nel complesso campo dell’assicurazione sanitaria. In un paese che fa molto affidamento sulla libertà individuale, le proposte del PS per un sistema unico di assicurazione sanitaria e premi basati sul reddito sono state viste dalla maggioranza degli elettori come un’eccessiva nazionalizzazione. Il PS può avere un fedele seguito a sinistra, ma sta ancora lottando per reclutare persone al di fuori dei suoi ambiti sociali tradizionali.

L’UDC ha inoltre dichiarato guerra alla “cancel culture”, al “terrore di genere” – riferendosi al dibattito sui diritti delle persone transgender – e alla “follia del risveglio”. L’approccio è stato catturato dall’ala giovanile dell’UDC in un recente post sui social media. “Drag queen, antifas e attivisti per il clima andranno tutti a votare!”, ha scritto all’inizio di questo mese. “Le urne potrebbero rovinare la Svizzera e la nostra società. Non glielo permetteremo!

L’attuale contesto internazionale ha favorito il partito populista. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, i recenti attacchi a Parigi e Bruxelles hanno creato un clima di insicurezza che ha favorito l’UDC.

La crisi climatica rimane una preoccupazione importante per gli elettori, ma è stata soppiantata dalle preoccupazioni immediate sul potere d’acquisto, sull’inflazione e ovviamente sull’immigrazione di massa, tutti elementi evidenziati nella campagna dell’UDC.

Operazione Libero, un movimento giovanile di base che ha combattuto con successo una serie di referendum nazionali promossi dall’UDC, ha affermato che la vittoria del partito non deve “normalizzare il razzismo, l’incitamento all’odio e le campagne incendiarie”. Nel contesto di una recente serie di successi elettorali e nei sondaggi dell’estrema destra in tutta Europa, il gruppo ha avvertito che “l’errore più grande dopo queste elezioni sarebbe ora che i principali partiti conservatori mainstream si avvicinassero ancora di più” all’UDC. “Se invece trattiamo l’UDC per quello che è, cioè un outsider estremista, resterà una minoranza, anche con quasi il 30% dei voti“, si legge in una nota di Operazione Libero. “È fondamentale che i liberali svizzeri prendano le distanze”.

L’ampio spettro politico della Svizzera e il peculiare assetto costituzionale fanno sì che il Parlamento svolga un ruolo secondario, deferendo la maggior parte delle decisioni legislative ai referendum nazionali (tenuti di solito quattro volte l’anno), che stabiliscono le linee guida che il Parlamento deve seguire mentre elabora e approva la legislazione. Tuttavia, cambiamenti significativi nella mappa elettorale sono insoliti. Le elezioni confermano una rinascita dei populisti di estrema destra alle urne in tutta Europa nell’ultimo anno, anche se in estate è stata bloccata l’avanzata dell’alleanza tra Partito Popolare e Vox in Spagna (si veda qui) e la scorsa settimana gli elettori in Polonia hanno respinto il loro governo nazionalista conservatore (si veda qui e qui). Dopo le vittorie o i guadagni elettorali dei partiti di destra conservatori in paesi come Grecia, Finlandia, Svezia e Italia, in Germania all’inizio di questo mese, l’AfD anti-immigrazione ha ottenuto grandi guadagni nelle elezioni in Baviera e Assia, lontano dalle roccaforti del partito nell’est. In Finlandia, l’estrema destra fa parte della nuova coalizione di governo, mentre in Svezia sostiene il governo in cambio di concessioni politiche fondamentali. In Austria, il partito di estrema destra della Libertà è in testa nei sondaggi da mesi, accumulando vittorie regionali in vista delle elezioni nazionali del prossimo autunno. Le idee delle estreme destre sono diventate mainstream in Europa e i conservatori tradizionali vogliono andare al potere con loro (si veda qui).

Le politiche ambientali sembrano aver perso il loro fascino, in Svizzera come altrove in Europa, anche se più di 60 mila persone hanno recentemente manifestato a Berna per dire: “Ehi, abbiamo ancora a cuore l’ambiente, siamo ancora in un’emergenza”. La sconfitta del Partito Verde e del Partito Verde Liberale fa eco alle difficoltà incontrate dai partiti verdi all’interno dell’Unione Europea. Secondo i sondaggi, potrebbero subire una battuta d’arresto anche alle elezioni europee del giugno 2024. “È una delusione”, ha commentato il vicepresidente dei Verdi, Nicolas Walder, sottolineando che “si tratta di circa due terzi dell’onda verde” delle elezioni del 2019, che si è attenuata. “Credo che la popolazione sia stata condotta verso altre priorità“, come il potere d’acquisto e l’insicurezza, ha affermato.

Con queste elezioni la Svizzera, considerata una democrazia modello, ha mostrato (come altri Paesi in Europa, a cominciare dall’Italia) la sua stanchezza per la democrazia elettorale. Con il 46,6%, l’affluenza alle urne è certamente leggermente superiore a quella del 2019 (45%). Ma come è sempre successo negli ultimi decenni, più della metà dell’elettorato non si è recato alle urne. E questo in un momento in cui il mondo attraversa una crisi dopo l’altra e in Svizzera il potere d’acquisto diminuisce. Come spiegare il silenzio della maggioranza dell’elettorato? Forse la causa principale dell’astensione risiede nell’inerzia insita nel sistema svizzero. Quando un partito guadagna il 3%, è quasi considerato un terremoto politico. Ma i rapporti di forza restano quasi sempre invariati. E se il Parlamento, un po’ a sinistra o un po’ a destra, dovesse prendere una decisione spiacevole, gli astensionisti pensano sempre di poter richiamare all’ordine il sistema politico con un referendum.

Alessandro Scassellati

  1. Secondo il centro di studi economici svizzero KOF la quota di 10 milioni sarà invece superata nel 2035. Lo stesso istituto sottolinea come senza immigrazione la popolazione in età da lavoro diminuirebbe del 13% in 20 anni, mettendo in crisi anche il sistema pensionistico.[]
  2. I 200 membri del Consiglio Nazionale sono eletti nei 26 Cantoni, ciascuno dei quali costituisce un collegio elettorale. In tutti i Cantoni con più seggi viene utilizzata la rappresentanza proporzionale a lista aperta; con apparentamenti per partiti alleati e sotto-apparentamenti per liste all’interno dei partiti, dove le liste apparentate vengono inizialmente conteggiate insieme per l’assegnazione dei seggi. I seggi vengono assegnati utilizzando il sistema Hagenbach-Bischoff senza soglia. Gli elettori possono barrare i nomi delle liste dei partiti o scriverli due volte, dividere il loro voto tra i partiti (un sistema noto come panachage) o redigere la propria lista su una scheda bianca. I sei Cantoni uninominali utilizzano il voto maggioritario. I seggi nel Consiglio Nazionale sono assegnati ai Cantoni in base alla rispettiva dimensione della popolazione (che comprende i bambini e gli stranieri residenti che non hanno diritto di voto). Secondo il conteggio ufficiale della popolazione registrato alla fine del 2020, Basilea Città ha perso un seggio mentre Zurigo ne ha guadagnato uno. Zurigo è il cantone con il maggior numero di seggi (36).[]
  3. Tra l’altro anche le mitiche ferrovie svizzere (con l’operatore ferroviario nazionale SBB) devono confrontarsi con la catastrofe del tunnel ferroviario del San Gottardo, il più lungo del mondo (57 km) e una meraviglia dell’ingegneria, inaugurato nel 2016, che ha chiuso per mesi dopo il deragliamento di un treno con sedici vagoni merci che ha distrutto otto chilometri di binari a metà agosto. Il tunnel è un’arteria cruciale per il trasporto merci, in particolare tra la Germania a nord e l’Italia a sud. Secondo il governo svizzero, nel 2022 più di due terzi del traffico merci ferroviario attraverso le Alpi è passato attraverso il tunnel. Un lato del tunnel – la tratta che non è stata interessata dal deragliamento – è ora accessibile per i treni merci, ma il traffico dei treni passeggeri dovrà attendere mesi. Il tunnel del Gottardo si inserisce in una rete merci transeuropea più ampia che va dalla città portuale olandese di Rotterdam a Genova, in Italia.[]
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