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The Future Factory 2025

di Roberto
Morea

Si sono da poco concluse le giornate della seconda edizione della Future Factory di Roma 2025 e vorrei solo riportare qui alcune prime impressioni sulle giornate trascorse.

Tre giorni in cui si sono alternati incontri con personalità del mondo dei movimenti sociali, del mondo accademico e momenti di dibattito orizzontali con attivisti e intellettuali finalizzati alla ricerca di uno sguardo verso un futuro ancora da scrivere.

Lo avevamo annunciato come uno spazio di connessione, solidarietà e resistenza, di fronte ad un presente dominato dalla paura e dalla sopraffazione.

Abbiamo dedicato queste giornate principalmente al tema della sicurezza. Sicurezza che per noi non è avere più armi, più muri e più ingiustizia, per noi significa ridare senso ad una vita protetta nella sfera del lavoro, nella salute, nella cura dell’ambiente, nel diritto di sentirsi sicuri delle scelte che riguardano il futuro individuale e collettivo.

Importante in questo senso sono state le testimonianze delle donne delle femministe che ci hanno raccontato un’alternativa al mondo capitalistico in cui viviamo. In particolare, mi è sembrata centrale la presentazione del libro di Stefania Barca (Forze di produzione. Per una ecologia politica femminista) che abbiamo tenuto presso l’Università La Sapienza.

La necessità di nuove narrazioni di nuovi linguaggi per raccontare anche un nuovo multilateralismo di cui abbiamo bisogno per costruire le condizioni di pace nel mondo. Una nuova strategia della pace capace di riportare l’Europe ad Helsinki ad un suo ruolo nell’affermazione di una possibile convivenza pacifica tra i popoli.

La democrazia è in crisi e necessita di nuove forme di partecipazione lo abbiamo fatto anche coinvolgendo le comunità curde che ci raccontano di nuove possibili soluzioni.

Nuove forme in cui inventare una pianificazione economica democratica che guarda al soddisfacimento delle persone contro l’interesse del profitto per pochi.

Anche il tema della decrescita in questo senso ha assunto il paradigma di una rivoluzione culturale sul piano economico e produttivo, per questo è determinante non produrre di più ma cosa produrre e per chi.

Un altro punto importante e stato l’approccio alla questione migranti, una chiave di lettura che divide e contrappone: di vista del mondo e delle relazioni umane. L’Europa non può tornare ad essere la potenza coloniale che per secoli ha costruito la propria ricchezza sulla schiavitù e su sopruso dei cittadini africani. I muri che vengono costruiti e difesi con i cannoni e con le armi possono essere sostituiti da politiche di inclusione e di crescita collettiva contro l’interesse di una logica di mero profitto e per questo della conservazione di manodopera a basso costo, di sacche di schiavitù.  Si può immaginare l’unione dei lavoratori per la difesa del diritto al lavoro e dalla dignità.

Tutto questo nasce da una consapevolezza che nessuna risposta può essere data senza affrontare il nodo della pace e della guerra. Dal dall’invasione russa dei territori ucraini L’Europa non è non è stata in grado ti offrire soluzioni al conflitto. Al contrario si dimostra la più aspra e tenace sostenitrice della guerra, contraddicendo la natura stessa dei valori per cui è nata l’unione europea, ma allo stesso tempo imponendo politiche economiche centrate su armamenti e spese militari, che in realtà non danno soluzione ma acuiscono la crisi sociale e climatica in cui siamo.

Le giornate della Future Factory hanno messo in luce la volontà e la consapevolezza della necessità di nuovi percorsi europei costruiti dal basso per rendere possibile un’alternativa concreta ed insieme utopica.

Particolarmente importanti, per noi italiani, gli appuntamenti con cui abbiamo raccontato le questioni della repressione che il governo Meloni sta cercando di introdurre in questi giorni. Proprio oggi la carovana contro il decreto sicurezza veniva ascoltata a Bruxelles nel Parlamento europeo dando voce e raccontando l’impatto che questo decreto assume nei confronti di chi pacificamente protesta contro le leggi dello Stato.

L’augurio è quello di poter continuare ad allargare la partecipazione a questo evento anche nei prossimi anni, per poter garantire un luogo trasversale di incontro e discussione che sembra sempre più necessario eppure sempre meno facile a livello europeo.

Roberto Morea

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