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Tempo di bilanci in UE

di Tommaso
Chiti

Contro il rischio di ‘Ritorno al Futuro’

Con la graduale riapertura del mondo produttivo e degli spazi pubblici un po’ in tutti i paesi dell’Unione Europea, Italia compresa, è tempo di bilanci di questa – speriamo davvero ormai definitivamente trascorsa – fase di lockdown.

Il primo bilancio a cui pensare è quello pluriennale dell’UE, fortemente provato dalle negoziazioni parallele sul piano di ricostruzione post-epidemia (European Recovery Found), che nel budget complessivo da circa 1000 miliardi contro la crisi prevede soltanto lo stanziamento diretto di 70mld dal budget europeo. Quello che può apparire come un aspetto secondario, è tuttavia un segnale dirimente dell’esiguità delle risorse di carattere “comunitario”, ovvero gestite in modo paritario dalle tre principali istituzioni dell’Unione, quali Consiglio Europeo, Commissione e anche Parlamento. Ne deriva quindi una visione ancora marginale dell’impegno condiviso degli stati membri per dotazioni finanziarie, sottoposte al controllo dei rappresentanti della popolazione europea, all’altezza delle sfide imminenti, fra ricostruzione post-pandemia e rilancio di un Green New Deal.

Il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) dell’UE dovrebbe infatti essere votato la prossima settimana nel Parlamento Europeo nel segno di un lungimirante impegno per la ricostruzione socio-economica dopo gli effetti del Covid-19, secondo l’intento del relatore. Tuttavia, dall’esito dell’ultima commissione bilancio emerge il rischio concreto che il QFP non raggiunga la maggioranza dei consensi necessari dell’assemblea; e non entri perciò in vigore a partire dalla metà del mese prossimo, come previsto. Per questo, in molti stanno chiedendo alla Commissione un piano contingente che non si limiti a rinnovare le poste di bilancio, ma tenga conto anche dell’imminente crisi, per superare i tetti di spesa dopo la scadenza del 2020, approntando una sorta di rete di sicurezza dei programmi europei a sostegno di cittadini, enti locali e mondo produttivo.

Altro aspetto dirimente riguarda appunto il progetto di Green New Deal, annunciato in grande stile dalla Presidentessa Von der Layen lo scorso marzo per il raggiungimento della neutralità climatica in UE, che deve adesso fare i conti con la smania di riaperture indiscriminate, votate principalmente al recupero dei livelli di produttività precedenti all’epidemia, mediante forti sgravi fiscali ed aiuti pubblici. Se da più parti si sono già sollevate preoccupazioni in merito alle tutele occupazionali e della sicurezza sul posto di lavoro, il rischio nel medio-lungo periodo è quello di un ritorno alla “normalità” fatta spesso a spese dell’ambiente.

Mentre la Commissione ha inserito fra le condizioni di sostegno anche una certa attenzione sul piano ecologico, questo aspetto sembra del tutto assente nei parametri di aiuti statali alle imprese, fra le quali figurano appunto quelle del comparto aereo ed energetico, spinte da carburanti fossili. Se si considera poi che, dell’ammontare totale di risorse stanziate a livello europeo in risposta all’epidemia, circa 610mld sono sottoposte a condizionalità della Commissione, in confronto ai 2.690mld stanziati dagli stati stessi come misure per la liquidità e la ripartenza in regime di flessibilità e sforamento del Patto di Stabilità; è evidente che la propensione sia abbastanza incurante delle ricadute piano ecologico. Del resto, nelle conclusioni del 10 maggio, la Commissione si limita ad accogliere eventuali condizionalità “green” per gli aiuti di stato, senza porre termini precisi alle sovvenzioni; mentre il Parlamento, che aveva già posto obiettivi più ambiziosi per il piano di sviluppo ecologista, protesta ufficialmente contro questa sorta di ‘ritorno al futuro’.

Rispetto all’ambizioso obiettivo di riduzione a zero delle emissioni di gas inquinanti entro il 2050, nei termini degli aiuti di stato non si trova traccia neppure della cosiddetta impronta ecologica delle attività che saranno sovvenzionate con fondi pubblici, ammessi come anticipato fino a quasi 2mila mld. di euro dalla Commissione. Alcuni degli esempi più lampanti in questo senso vengono dagli ingenti aiuti che i rispettivi stati stanno versando a compagnie aeree come Lufthansa, Alitalia o AirFrance.

Altro aspetto da considerare è poi la ricaduta sui prezzi nel sistema di scambio delle quote di emissione , dovuto al calo della domanda di elettricità ed alla sospensione delle attività industriali, sceso del 40% tra metà febbraio e metà marzo 2020.

Eppure, il pandemonio che stiamo attraversando sembrava aver messo chiaramente in luce l’importanza di alcuni aspetti, come la sicurezza sul lavoro, sistemi sanitari efficienti per la salute pubblica e quindi un ambiente salubre. È ormai evidente la correlazione fra inquinamento e stravolgimenti climatici e sono molti gli studi sui cataclismi naturali, provocati dall’impatto dell’uomo, fra i quali anche le epidemie.

A smentire l’arcaica contrapposizione fra produttività e sviluppo eco-sostenibile è invece un recente studio dell’Università di Oxford, che accerta come “i progetti ecologici creino di fatto più lavoro, con ritorni maggiori nel breve periodo per ogni dollaro speso, incrementando i risparmi nel lungo periodo, in comparazione con stimoli fiscali tradizionali”. Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’Istituto per la Sostenibilità dell’Università di Cambridge, che analizza le implicazioni economiche per la transizione verso la neutralità climatica, dimostrando come le politiche di decarbonizzazione siano parte essenziale di un mondo del lavoro sostenibile e resiliente, fondato su investimenti in infrastrutture anche digitali ed innovazione, oltre che in formazione per manodopera più qualificata.

Fra i molti appelli elaborati negli ultimi mesi da realtà nazionali ed internazionali, per trovare un nuovo equilibrio dopo la pandemia, in senso più solidale e sostenibile, anche la Sinistra Europea (GUE/NGL) ha elaborato una sorta di manifesto per la ripartenza dell’UE fondata su cinque assi portanti, fra i quali proprio il “recupero economico e la trasformazione ecologica e sociale”, che riprende il concetto di “giusta transizione” promosso dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati ( CIS); con investimenti massicci in servizi pubblici, mediante l’accantonamento definitivo del Patto di Stabilità, una moratoria sui debiti pubblici e la ridefinizione della BCE, non soltanto come ente di rigore monetario ma anche come prestatore di ultima istanza.

L’epidemia del Covid-19 ha permesso di superare alcuni tabù nel sistema intergovernativo dell’Unione, proposte sommessamente elaborate già a confronto con la crisi dei debiti sovrani del 2011 sembrano adesso il prontuario della redistribuzione delle risorse. Fra queste soprattutto tassazioni patrimoniali, tassazione delle transazioni finanziarie e lotta ai paradisi fiscali, specialmente per le multinazionali della gig-economy. La sfida di fondo però è senz’altro la traduzione di questi documenti in provvedimenti concreti ed incisivi.

Nella discussione di PopolEuropa di domenica scorsa su “L’Unione disMESsa”, insieme con uno dei project manager della Fondazione Rosa Luxemburg è stato affrontato proprio lo sfaldamento fra interessi delle classi dirigenti al ritorno a livelli di profitto precedenti da un lato; e delle classi popolari alla sopravvivenza dignitosa e sostenibile dall’altro.

In molti paesi si è assistito ad una fine del lockdown con il ritorno alle morti sul lavoro o allo sversamento di sostanze inquinanti nell’ambiente. Questa normalità letale e tossica è sintetizzata bene dall’esplosione di pochi giorni fa al porto di Marghera. Una normalità che porta all’estinzione, mentre la prospettiva di un rilancio non può più prescindere da paradigmi di solidarietà e sostenibilità; da concretizzare incidendo nelle faglie di conflitto socio-economico e quindi le lotte sociali derivanti dai punti di rottura di un sistema iniquo, da contrastare imponendo nuovamente un valore come il diritto alla salute e ad un ambiente salubre per un futuro più equo ed eco-sostenibile.

Tommaso Chiti

APPROFONDIMENTI:

https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20200131STO71519/cos-e-e-come-funziona-il-bilancio-a-lungo-termine-dell-ue


https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20200430IPR78226/long-term-eu-budget-meps-demand-safety-net-for-beneficiaries


https://www.euractiv.com/section/energy-environment/opinion/the-eus-state-aid-regime-is-upside-down/


https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20200429STO78172/il-green-deal-europeo-al-centro-del-piano-di-ripresa-post-covid-19


https://www.euractiv.com/section/energy-environment/news/eu-urges-national-governments-to-take-the-lead-on-green-state-aid/

https://www.corporateleadersgroup.com/reports-evidence-and-insights/Jobs-and-skills-in-a-changing-world


https://www.euractiv.com/section/energy-environment/opinion/eu-climate-neutrality-is-essential-or-recovery-will-be-short-lived/


https://transform-italia.it/la-crisi-del-coronavirus-e-le-conseguenze-per-le-politiche-europee/

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