articoli

Tecnologie di guerra e di pace, in cerca dell’uomo

di Roberto
Rosso

Nella ‘guerra permanente contro il terrorismo’ sotto la presidenza Obama avviene un passaggio fondamentale con l’adozione di una strategia che prevede l’uso dei droni e dei dispositivi di osservazione, oltre alle tradizionali reti di intelligence e le truppe speciali per individuare e colpire obiettivi di alto valore strategico1. Questo passaggio, che implica l’adozione delle tecnologie di gestione dell’informazione più avanzate a disposizione, si realizza assieme alla creazione di un dispositivo di legittimazione e regolazione normativa che definisca i limiti dell’azione individuare ed eliminare i ‘terroristi’.

Questo dispositivo tecnologico e normativo fondava una linea di condotta strategica che implicava e realizzava interventi mirati più o meno circoscritti in ogni angolo del mondo. La strategia del presidente Obama è intesa alla riduzione dei conflitti internazionali ovvero la realizzazione delle regole di un ‘human warfare’ la creazione di standard per la guerra “I am convinced that adhering to standards, international standards, strengthens those who do, and isolates and weakens those who don’t,” In poche parole gli Stati Uniti dovevano definire e praticare nuovi standard nella condotta della guerra, fondati -è bene ripeterlo – su un sistema complesso di tecnologie al servizio di una mutata strategia, definita in base alle reazioni ed agli esiti sul campo della guerra al terrore della precedente amministrazione e legittimata innanzitutto da un sistema normativo nazionale, il tutto tradotto in un insieme di norme valide sul piano internazionale.

Nessun limite almeno per l’uccisione di non americani sulla base del cosiddetto ‘Authorization for the Use of Military Force’ del Congresso che autorizzava l’uso della forza contro ‘persone’ connesse agli attacchi del giorno 11 settembre. L’articolo citato del Guardian ci racconta del perfezionamento da parte dell’apparato legale della Casa Bianca della descrizione delle organizzazioni che è legittimo colpire sulla base della derivazione dalle formazioni originali ritenute resposabili degli attentati del 2001.

Il percorso segnato dall’amministrazione Obama propone un intreccio di questioni etiche, politiche, strategiche sull’uso delle tecnologie sul terreno più critico che si possa immaginare, quello della guerra, dell’uso della forza, eufemisticamente parlando, in un insieme sempre più ampio e diversificato di situazioni.

Il percorso esaminato costituisce una sorta di ‘raffinazione’ del modo di condurre una guerra, accettando la sfida del conflitto asimmetrico attraverso la creazione e l’uso più articolato di dispositivi offensivi, reso possibile dal livello più sofisticato delle tecnologie dell’informazione.

Nel secondo decennio del secolo l’insieme di tecnologie che vanno sotto la denominazione di Intelligenza Artificiale ha continuato il suo sviluppo esponenziale superando il punto in cui l’andamento diventa sempre più verticale, così come si estendono pervasività e penetrazione in attività sempre più complesse, Come nell’uso del digitale nel campo militare si pongono problemi non solo di efficienza, ma anche di eticità, legittimazione, analisi dei rischi connessi al loro uso. L’adozione di una rete di dispostivi digitali in campo militare -sia pure ad un livello inferiore a quello che oggi stiamo imparando a conoscere- proprio per le sue finalità, quelle di distruggere e uccidere, ed i suoi effetti su tutti i piani -in termini di cosenso, risultati politici e strategici-  ha anticipato le problematiche che oggi si pongono a livello di tutta la società per il ruolo soprattutto dell’I.A: nei procerssi decisionali e nel governo di processi di ogni genere.

L’attributo di umano lo abbiamo già incontrato nel corso della nostra analisi, analizzando  gli obiettivi in  base ai quali si sviluppanoo i dispositivi dell’Intelligenza Artificiale. Umano dal punto di vista dei vincoli posto all’azione delle I.A. umano dal punto di vista della possibilità di controllo o meglio di ripresa del controllo da parte di un ‘operatore umano’ per evitare conseguenze inattese, o presunte; vale a dire per poter definire la catena di responsabilità nei confronti di chi ha progettato, costruito, commercializzato  ed infine utilizzato tali dispositivi.

Se nel 2009 le direttive legali indicavano la possibilità per il governo degli Stati Uniti di condurre atti di guerra senza limiti di spazio e di tempo, la Presidential Policy Guidance (PPG) – emessa nel 2012 all’inizio del secondo mandato di Obama, ma resa pubblica due anni più tardi – definiva una linea di condotta più ‘umana’ affinché si potesse colpire solo nel caso non fosse possibile la cattura e ci fosse la quasi certezza che altri non fossero colpiti a parte il ‘terrorista, almeno in linea di principio.

Può sembrare forzato il parallelo tra le problematiche di controllo dei dispositivi e delle tattiche di guerra più avanzate e quelle sollevate dalle prestazioni della cosiddetta Intelligenza Artificiale, al di là di quanto ci sia di lavoro umano nel funzionamento di quelle tecnologie, il confronto è giustificato prendendo in considerazione gli obiettivi che stanno alla base dello sviluppo delle ondate successive di innovazione tecnologica, in quale contesto di gestione formazione del potere, dei poteri nelle singole formazioni sociali ed a livello globale. Lo sviluppo tecnologico è in rapporto dialettico – si sarebbe detto un tempo –con le trasformazioni che induce nei rapporti sociali che lo producono.

Processi complessi possono essere analizzati e modellizzati attraverso algoritmi messi al lavoro su una mole crescente di dati2, lo strato di dati che caratterizza la riproduzione sociale è – per così dire – sempre più spesso, ad un tempo sempre più differenziato e connesso secondo l’origine e l’uso di quei dati, un grande mare sul quale avviene il confronto strategico tra poteri che si evolvono con esso., viene ridefinita la ‘spazialità’ di questo confronto, il senso del termine geopolitica di cui troviamo una sintesi evolutiva nella voce della Treccani3.

Più che lo sviluppo di una sorta di ragione universale di stampo illuminista, di un processo unitario sia pure complesso di accumulo della conoscenza, ci troviamo di fronte alla crescita di ambiti ‘regionali’, di ontologie particolari sempre più gonfie di dati, al servizio di interessi  particolari e poteri ben individuati. La connessione sempre più astratta, come è avvenuto per il processo di astrazione delle strutture algebriche e topologiche nella matematica, nel campo dell’I.A. propone modelli sempre più generali, applicabili a campi diversi e distannti tra loro4; vale a dire l’ennesimo processo di astrazione della conoscenza utilizzata a fini particolari per quanto globalizzati. Questi interessi particolari sono generati entro determinate aree di competizione e conflitto, i rapporto di forza si spostano a favore di quei soggetti, di quei sistemi che riescono a sussumere una sfera sempre più ampia di relazioni sociali.

A fronte di incentivi market-driven viene anche proposto un utilizzo finalizzato ad una utilità sociale; la ricerca appena citata ipotizza un ruolo delle università nella disseminazione di conoscenza e creazione di beni pubblici globali. Tuttavia questa seconda ipotesi non prende corpo, gran parte dei ricercatori non ha accesso ai cosiddetti Foundation Models, modelli più universali che per essere sviluppati richiedono di essere ‘alimentati’ da una mole crescente di dati, con costi più che proporzionali, qui il cerchio si chiude.

Si comprende come il potere, nel senso proprio della potenza, accumulato dalle società del big tech, con il patrimonio di dati che derivano dall’adesione di centinaia di milioni se non miliardi di utilizzatori, sia sempre più autonomo in termini di dimensioni del processo di produzione digitale e di capitale da questo generato, da qui il confronto anche aspro con i poteri statuali, di cui abbiamo già trattato, che si trovano nella necessità di regolare o limitare anche drasticamente – a seconda del regime politico – queste nuove potenze, il cui raggio d’azione si estende ‘naturalmente’ per capacità innovative e organizzative oltre che finanziarie a sempre nuovi camp e filiere produttive.

Come all’inizio del secolo ventesimo ci troviamo di fronte ad una crisi della ragione scientifica, questa volta cbasata sulla produzione di conoscenza veramente globalizzata La potenza straordinaria della nuova capacità di modellizzare e mettere sotto osservazione la realtà non pare aver aggiunto una maggiore razionalità, un maggior grado di giustizia alla gestione delle cose del mondo.

Il tentativo, soprattutto nella presidenza Obama, di razionalizzare, tenere sotto controllo, fare il fine tuning della guerra contro il terrore’, di limitare il ruolo della guerra nel confronto strategico si è tradotto nella incapacità a livello globale di mettere in atto la strategia del Nation Building, testimoniata dalla drammatica conclusione della ventennale occupazione dell’Afghanistan con la sua coda di ‘attacchi chirurgici’.

Il gran dispiegamento di ‘reti e dispositivi intelligenti’ non ha prodotto alcuna razionalità globale; la politica di potenza, di Cina e Stati Uniti in particolare, si muove su una molteplicità di dimensioni dove il confronto globale deve tener conto del fronte interno  dove premono contraddizioni frutto delle diseguaglianze negli ultimi 30 anni, delle crisi ecologiche entro la crisi climatica globale, del conseguente bisogno di risorse non solo minerarie ed energetiche come in passato, ma anche di risorse naturali basilari, a partire da aree di terreno fertile, non basta più il controllo sulla produzione agricola, diventa necessario estendere la sovranità sulle basi del ciclo di riproduzione della vita. Potremmo dire che il problema dell’esportazione del Nation Building è diventato – o forse così è sempre stato – un Nation Building interno, ciò appare più evidente nel caso della Cina, che si trova di fronte alle consguenze del suo sviiluppo tumultuoso,  mentre negli Stati Uniti, che sono sempre stati caratterizzati da un processo di distruzione-costruzione, potremmo parlare di Nation Rebuilding a cui si sta applicando la presidenza Biden, in una situazione in cui non sono terminati gli effetti della pandemia da Sars-Cov-2 nelle sue diverse varianti, anche a causa delle diverse politiche applicate dalle amministrazioni dei singoli stati.

In questo contesto se guardiamo all’Europa, all’Unione Europea tutto quanto descritto è presente, ma nell’assenza di un qualsiasi progetto di Nation Building esteso al continente; una condizione che la conduzione della situazione afghana ha messo in piena luce, sottolineando in particolare l’inesistenza di una condotta unitaria sul piano politico-militare e strategico. Le conseguenze, in piena applicazione del New Generation EU (tradotto in Italia nel PNRR) con la promessa di una innovazione radicale sul piano economico e sociale, non è da sottovalutare. Gli equilibri strategici si misurano in tutte le dimensioni possibili, compreso quello militare, ddove il confronto non implica lo sviluppo di coonflitti miltari espliciti, ma semmai il confronto potenziale tra le forze in campo, che oggi arrivano a comprendere l cosiddetti Ummanned Sytems, sistemi d’arma guidati da intelligenze artificiali, con diversi livelli di supervisione umana.

È quasi superfluo citare l’impatto che la pandemia ha avuto e continua ad avere sul quadro di cui abbiamo descritto, più che altro uno schizzo, alcune dimensioni. La distribuzione diseguale dei vaccini è suscettibile di avere conseguenze potenzialmente catastrofiche non solo nei paesi dove vive più di mezza umanità in condizione di privazione, ma di ritorno anche sulla parte più privilegiata, mentre l ostop and go delle filiere produttive e logstiche provoca strozzature nel flusso dei rifornimenti con effetti importanti in tutti i settori, soprattutto nel settore auto per la mancanza di micro-chip, la cui produzione è concentrata in pchii stanbilimenti al mondo; la mandemia ha provocato infiammazioni in tutto il sistema nervoso, il sistema circolatorio, le articolazioni e gli organi del sistema mondo.

Aspettiamo anche di vedere quali decisioni verranno pres i-in base a modelli macroeconomici sempre più sofisticati- dai centri di governo del sistema monetario e finanziario, dalle banche centrali in particolare, ed i loro effetti, dopo aver inondato il sistema di denaro a basso costo. Tutto si tiene.

  1. https://www.theguardian.com/us-news/2021/aug/31/how-the-us-created-a-world-of-endless-war?CMP=Share_AndroidApp_Other.[]
  2. Big data and data analytics tools have revolutionized opportunities for discovery and innovation. The 2013 National Research Council (NRC) report Frontiers in Massive Data Analysis noted that “experiments, observations, and numerical simulations in many areas of science and business are currently generating terabytes of data, and in some cases are on the verge of generating petabytes and beyond. Analyses of the information contained in these data sets have already led to major breakthroughs in fields ranging from genomics to astronomy and high-energy ” physics and to the development of new information-based industries. https://www.nap.edu/catalog/25628/data-analytics-and-what-it-means-to-the-materials-community https://it.wikipedia.org/wiki/Petabyte.[]
  3. https://www.treccani.it/enciclopedia/geopolitica/.[]
  4. On the Opportunities and Risks of Foundation Models https://arxiv.org/abs/2108.07258v1.[]
Afghanistan, conflitto armato, guerra, Usa
Articolo precedente
Pollai all’aperto
Articolo successivo
La disuguaglianza globale nell’accesso ai vaccini è miope e controproducente oltre che immorale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.