Rileggendo gli atti del processo più importante, che ha segnato il secondo dopoguerra, mi è balzata agli occhi una tra le eccezioni preliminari, avanzata da uno degli avvocati della difesa, in nome di tutte le parti accusate, secondo cui nessuno può essere accusato e punito per un reato sulla scorta di norme create post factum.
“Una mozione preliminare che, se accolta, avrebbe invalidato tutto il processo”.
Il presidente della Corte articolava la decisione di respingere l’eccezione con il principio, divenuto universale, secondo cui il diritto internazionale non è fatto solo di trattati bilaterali e multinazionali, che i contraenti firmano e infrangono a loro piacimento, ma “anche di regole universali non scritte, “in movimento”, una sorta di proiezione su vasta scala della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, principio che ora dovrebbe essere posto a fondamento di ogni ordinamento normativo e legislativo nazionale.
“Se questo è un uomo” sovviene alla memoria.
Tutte le nazioni, tutti i popoli, devono tutelare sempre i diritti umani, in ogni forma ed in ogni modo.
Oggi, in questo tempo, nel nostro Paese, eventi drammatici si sono susseguiti che hanno inciso duramente, tragicamente, sui diritti delle persone, sul diritto alla salute finanche su quello alla vita, diritti che la nostra Costituzione tutela come fondamentali ed inalienabili.
Le bare di Bergamo, la mia città, i camion militari partiti da Bergamo e Seriate, quelle bare caricate in modo così dignitoso da militari così profondamente dignitosi e rispettosi di quei corpi e delle famiglie, sono state messe in discussione da tante persone, tanti italiani, ricordo, come non veritiere e costruite artatamente.
Su quei camion, in quelle bare su quei camion, c’era mio papà e tanti familiari di amici, e le immagini di quei camion hanno dato la possibilità a tante persone, me compresa, di scoprire dove i propri cari potevano essere portati dopo il trasporto dagli ospedali o dalle abitazioni dove avevano trovato la morte.
Questo uno degli scempi più gravi, uno scempio che ha ucciso per la seconda volta.
Il clima sociale che si è venuto a creare a suon di DPCM, che si susseguono in modo così veloce da risultare confusi, contraddittori ed incomprensibili, non può non essere che essere considerato una conseguenza non solo dell’incapacità di chi governa nel prendere le decisioni eque e giuste, nell’interesse di tutti, e sottolineo tutti, i cittadini, ma vieppiù dell’atteggiamento di indifferenza empatica, emotiva, condivisa, delle persone che governano, di fronte ai propri cittadini. Quasi a dire che chi ci governa deve perseguire un fine politico e solo quello, assolutamente cieco ed indifferente al grido di disagio e di aiuto che le persone rivolgono da due anni alle istituzioni, ai propri “governanti”.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’odio sociale, la discriminazione morale, emotiva, fattuale, il totale sbando delle persone, un’economia pericolosamente stagnante, tutto questo contrasta con la propaganda, solo verbale, dei vertici della catena di comando e di potere, volta a tentare di zittire, silenziare, demolire chi anche solo si azzarda a contestare o anche solo semplicemente a chiedere conto e spiegazione di atti e disposizioni che, diversamente, non risultano comprensibili né nella forma né nella sostanza.
Fino a giungere a sentirsi dire che gli aspetti emotivi di coloro che chiedono giustizia non devono essere considerati in ambito giuridico, dimenticando che proprio l’aspetto emotivo, quale elemento soggettivo, è sia un requisito per l’individuazione della sussistenza di una fattispecie di reato e sia una delle scriminanti per la qualificazione di un reato tra doloso e colposo.
Quelle “regole universali non scritte, “in movimento”, una sorta di proiezione su vasta scala della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, quale principio enunciato dal presidente di quella Corte, evidentemente non riveste alcun valore in ambito giudiziario italiano secondo taluni, perché forse per questi taluni il principio della banalità del male giustifica ogni atto e solleva da ogni tipo di responsabilità.
Ma ci sono tante persone che vivono con una pensione, in troppi casi minima, che adesso non potranno nemmeno più vivere di quella perché impossibilitate ad andare in un ufficio postale e probabilmente tra loro moltissime sono quelle stesse persone anziane che, pur volendo, non hanno potuto sottoporsi alla vaccinazione perché impossibilitate a raggiungere hub vaccinali e nessuno ha pensato di organizzare team per le vaccinazione a domicilio, come hanno fatto paesi più evoluti e civili di noi.
O ci sono persone che hanno contratto la malattia ma, siccome non hanno un tampone POSITIVO, pur in possesso di documentazione medica che ne accerta l’infezione, non possono beneficiare di un differimento e/o esenzione perchè le istituzioni sanitarie centrali si sono dimenticate (per essere in buona fede) di considerare questa categoria di persone, per le quali la vaccinazione non è consigliata e comunque non è lo strumento indispensabile per mettere in protezione loro e gli altri in quanto già protetti.
Ed ora non possono più, di fatto, né vivere una socialità normale né lavorare per poter far fronte alle più basilari necessità di vita quotidiana.
E poi ci sono tutti i cittadini che da due anni stanno subendo abbandoni e restrizioni e difficoltà economiche, cittadini che non lavorano e vengono sfrattati, cittadini che sono costretti a rivolgersi all’autorità giudiziaria per chiedere che venga fatta chiarezza su quanto è successo e perché chi ha sbagliato e non ha tutelato la loro vita e la vita di chi non c’è più si assuma le proprie responsabilità.
Quegli stessi cittadini che hanno visto morire i propri cari senza alcuna spiegazione, senza alcun sostegno, impotenti davanti ad una morte che poteva essere evitata, quegli stessi cittadini che adesso non dovrebbero essere considerati perché parte emotiva di un’indagine che indaga proprio su queste morti.
Usque tandem Italia…? Dove siamo arrivati?
Nessuno potrà impedire questo processo civico e civile di ricerca della verità, nessuno potrà zittire chi chiede la verità, nessuno potrà riuscire a fermare chi combatte per restituire dignità “a quei corpi accatastati cui è stata negata anche la dignità della sepoltura”.
“Se questo è un uomo”, non accadrà più perché rispetto, decenza e dignità sono valori che devono tornare ad essere attuali e concreti.
Perché sappiamo che il deterioramento della coesione sociale e il deterioramento della salute mentale sono, per il World Economic Forum, i maggiori rischi sociali dei prossimi due tre anni.
Per chi non c’è più e per chi è rimasto
Consuelo Locati
Avvocata associazione familiari vittime covid-19 – #sereniesempreuniti
www.associazionefamiliarivittimecovid.it
1 Commento. Nuovo commento
Brava è necessario chiedere giustizia se ci consideriamo esseri umani