di Rossella Marchini
Azzardo una profezia. Sarà un buon 2020! Non lo leggo nella sfera di cristallo, neanche nei fondi di caffè. Non ho capacità divinatorie, piuttosto mi guardo intorno. Sono due le immagini che mi portano a questa affermazione.
Primo flash. Quaranta ballerine di fronte all’imponente facciata barocca del teatro dell’Opéra di Parigi, ballano sotto un cielo grigio, indossando i loro candidi tutù sulle note di Ciajkovskij del Lago dei Cigni, a sostegno dello sciopero contro le riforme pensionistiche volute dal governo francese.
«Opéra di Parigi in sciopero» e «Cultura in pericolo» è scritto su enormi striscioni appesi alle loro spalle. Ai piedi della scalinata un pubblico sorpreso, radunatosi per caso, assiste allo spettacolo di quei corpi esili, ma fortissimi, che si muovono all’unisono sulle punte. Sembra una tela di Degas.
L’Opéra di Parigi è il primo teatro al mondo per spettacoli e spettatori: gestisce due teatri con 2.000 dipendenti e un budget di 220 milioni, di cui la metà vengono dagli enti pubblici. Incassa ogni anno 74 milioni di euro. Il suo balletto, fondato nel 1713, è una delle più prestigiose compagnie di danza classica al mondo. I suoi danzatori e le sue danzatrici sono quasi tutti usciti dalla Scuola dell’Opéra, dove hanno iniziato a 16 anni sottoponendosi a un assoluto rigore e a una durissima disciplina. La loro carriera finisce a 42 anni, come prevede il piano di pensionamento speciale che adesso si vorrebbe abolire. Dovranno alzarsi sulle punte fino a 64 anni?
Secondo flash. È partito dal Cile, dove le violenze sulle donne hanno assunto un carattere intimidatorio durante le proteste contro il governo, e ha fatto il giro del mondo. Anche qui si tratta di corpi di donne che compongono una coreografia e la portano in scena nelle piazze di tutto il mondo a ritmo di tamburi. La potenza della danza si esprime nel ritmo, nei gesti nelle parole di El violador eres tu. «La colpa non è mia, né di dove stavo, né di come ero vestita: lo stupratore sei tu» lo gridano le donne all’unisono puntando il dito. Il testo, ispirato dall’antropologa argentina Rita Segato, è un’accusa potente a un intero sistema: dallo stupratore al giudice che lo assolve, mentre colpevolizza le vittime.
Corpi di donne in entrambi i casi, non conta il numero ma il gesto. Occupano lo spazio pubblico, quello spazio che c’è già, ma gli attribuiscono significato. Si muovono seguendo la musica: la danza è donna. E so che non ci sarà rivoluzione senza bellezza, senza la potenza dell’arte. A loro, solo a loro, devo il mio ottimismo per quello che verrà.
2 Commenti. Nuovo commento
Condivido in pieno
hai fatto un sogno a occhi aperti-la realtà e il risveglio saranno molto più drammatici-lo sono già-però, fra 20 anni,il tuo sogno potrebbe avere un senso-senza allegria,senza musica,ballerai x sentirti viva-ed è già molto-buon anno.