editoriali

Se io fossi il “signor UE”

di Roberto
Musacchio

Se io fossi “il signor UE”, dopo la vittoria di Trump convocherei una grande conferenza per la pace e un nuovo ordine democratico e chiederei all’ONU di presiederla. Proporrei che l’Ucraina entri nella UE e che tutta la UE esca dalla NATO. Riconoscerei immediatamente lo Stato di Palestina nei suoi confini sanciti dall’ONU.
Convocherei un’assemblea costituente che dichiari decaduto il trattato di Maastricht e che proponga una Costituzione fondata su eguaglianza, libertà, fraternità, cooperazione, pace e cittadinanza universale. Dichiarerei che non c’è democrazia senza uguaglianza. Fonderei una banca pubblica, metterei al bando la finanza speculativa, adotterei un programma decennale di occupazione, riduzione drastica delle disuguaglianze, lotta al cambiamento climatico. Dichiarerei che la UE disarma e coopera e non compete.

Invece nella UE reale von Der Leyen e Metsola omaggiano Trump, il governo tedesco va in pezzi (mentre la Volkswagen chiude) e Schlein va da Draghi. E l’estone Kallas, alta autorità agli esteri, insiste sulla guerra contro la Russia da vincere al pari dell’olandese Rutte approdato alla NATO.

Dal 1989 I dominanti della UE hanno lucrato sul crollo del socialismo reale dimentichi di quanto movimento operaio ci fosse nella storia europea, prodotto disuguaglianze e conflitti, lucrato sulla globalizzazione. Ora che il capitalismo cambia di spalla al suo dominio mantenendo la finanza e il dominio di classe conquistato ma passando ai nuovi fortini blindati la UE può fare la fine di altri regimi reali. Oppure “darmi retta”.

Volendo io scrivere su cosa farei se fossi il signor UE dopo il successo di Trump, ho letto con interesse cosa farebbe D’Alema che un po’ più di potere di me lo ha avuto. Le cose che dice sono anche interessanti a partire dalla constatazione della divergenza di interessi tra USA e UE. Ma detta così non si vede la differenza tra le due entità. Gli USA sono un Paese, la UE è un’entità ademocratica retta da un trattato, Maastricht, ordoliberista. Questa entità, che io chiamo Europa reale, sotto le mentite spoglie dell’europeismo ha perseguito un processo di restaurazione capitalistica rispetto al modello sociale europeo e le sue borghesie hanno pensato di lucrare sul dopo 1989 e sul capitalismo finanziario globalizzato. Fino all’attuale conduzione del conflitto NATO-Russia. Questa condizione strutturale rende difficile che ciò che dice D’Alema, e cioè una funzione avversa ai conflitti, si realizzi. Più facile che si prosegua con le agende alla Draghi a cui si è rivolta Schlein. Mentre D’Alema si trova a dover citare Meloni che conosce Trump. Il problema ormai storico di D’Alema è che, pur mostrando di non condividere niente di quello che accade, poi lo subisce presumendo di poter incidere. Con Occhetto, Blair e Clinton, Prodi ecc. La grande ambizione di Berlinguer era il cambiamento e non l’emendamento respinto. Resto dunque della mia opinione da signor UE presunto. Se non si esce dal quadro dato la morsa Trump-destre europee ci consegnerà il peggio e cioè una UE sorta di nazione di nazioni reazionarie. D’altronde se in questo nuovo tornante del capitalismo questo sente la necessità di poggiarsi su aggregati dotati di forza propria e USA, Cina, Russia e tutti gli altri imperi di mezzo si mostrano predisposti per storia e struttura, cosa può fare una UE che è una sorta di mercato (e banca/moneta) Stato ed ha dissipato il proprio modello sociale e la propria storia antifascista se non ritrovarsi nei brandelli di storia precedenti, in quelle nazioni che incubarono il fascismo non solo come risposta alla rivoluzione sovietica ma come modernizzazione dopo gli stenti liberali? Per altro ciò che accade negli USA del tecno-trumpismo crea una condizione che non si realizzò nel ‘900 nonostante prodromi presenti in quel Paese ma che oggi potrebbero invece determinarsi.

Quali è quante possibilità ci sono di uscire da questo triste destino?

Difficile dirlo. All’inizio del ‘900, come dicevo, le classi furono tutte cooptate nella guerra interimperialista. Ci volle la Rivoluzione d’ottobre per liberarsi da questo arruolamento. Nel ventennio successivo le liberaldemocrazie furono ossessionate dal bolscevismo e finirono con l’incubare fascismo, nazismo e seconda guerra mondiale. Ancora una volta la presenza dei comunisti e dei socialisti, e quella dell’Urss, nella lotta al nazifascismo fu decisiva. Stavolta ne nacquero compromessi sociali e democratici strutturalmente diversi dalla liberaldemocrazie. Dopo il 1989 il capitalismo che aveva lavorato a lungo per la restaurazione pensò di aver vinto definitivamente e di cooptare tutti nella globalizzazione. La UE si è portata parecchio avanti strutturandosi funzionalisticamente su questa nuova prospettiva totalizzante di capitalismo che si autorappresenta. Ora però che puntualmente irrompono le storiche contraddizioni interimperialistiche e i grandi imperi storici tornano a poggiare sulla forza statuale la UE brancola nel vuoto. Accettare una dialettica tra élite e nazionalisti, tra Draghi e Meloni, è semplicemente consegnarsi alla “naturale” evoluzione di questa per altro falsa contraddizione. Si andrebbe verso una nazione di nazioni, blindata e armata ma comunque vecchia e con qualche decina di migliaia di testate nucleari di svantaggio. Una proposta “gollista” da anni ‘50, una realtà malvista dagli americani che si chiederanno sempre di più perché devono vivere 7 anni in media meno degli europei e se la prenderanno con i “parassiti” del vecchio continente piuttosto che con il loro pessimo modello di vita. E, con più ragioni, da miliardi di cinesi, africani, indiani ecc figli di quanti furono spogliati dalle varie compagnie delle indie.

Il modello sociale europeo aveva di buono che era fondato su una triade virtuosa, lavoro, pubblico, eguaglianza ed era inclusivo. Renderlo universale era la grande ambizione dei grandi socialisti e socialdemocratici e dei grandi comunisti: Brandt, Palme, Berlinguer, Gorbaciov.
In trent’anni i cattivi allievi lo hanno fatto a pezzi. Se fossi il signor UE mi metterei in tuta blu e ripartirei da una grande assemblea di lavoratrici e lavoratori europei.

Intanto arriva (forse, perché viene smentito il Washington Post, che però non è fb) la telefonata Trump-Putin. Io, il signor UE, sono basito. Tre anni di ostracismo a qualsiasi azione diplomatica e di “dure risoluzioni da fb”  da parte degli “europeisti reali” che “occupano il mio posto” ed ora “quelli (forse) si parlano”. Nessuno di quei due mi piace ma voi che dite di essere me che ci state a fare?

Roberto Musacchio

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