di Giancarlo Scotoni –
La campagna elettorale in Emilia Romagna è stata letta da molti commentatori come uno scontro tra civiltà e barbarie e questi toni quasi agiografici proseguono con le valutazioni sul suo esito.
Se a essere sconfitta è stata una Bestia, si può procedere a individuare un San Michele, anzi -ancora meglio- a sentirsi l’incarnazione di San Michele e a re-inventare un bipolarismo in cui ognuno può inventare per se stesso il ruolo di ago della bilancia, facendo diventare buono ciò che prima era decisamente cattivo: così per molti a sinistra ora si scopre un “nostro” bipolarismo” questo sì bello e buono tanto quanto quello di prima era sospetto e inviso. D’altronde la assenza di vittorie sembra spingere a assicurarsene comunque almeno un pezzettino e a far dimenticare la natura delle forze con la quale la si sta spartendo.
Al di là di queste specifiche leggerezze di valutazione e di consistenza, davvero stiamo assistendo a un rilancio del modello bipolare come modello di costruzione delle forze politiche? Questo schema lo si ritrova ben saldo persino nel buon senso di tante persone che oggi si accontentano di aver fermato Salvini. Quando Salvini tornerà a vincere (l’alternanza è l’anima del bipolarismo) potranno rientrare tranquillamente in crisi esistenziale. Sarà una crisi meno dolorosa di quella testé evitata? Forse. Di sicuro sarà una crisi che avrà ahimè consumato le forze di resistenza.
I commentatori più saggi e più avveduti iniziano a invitare a non sottovalutare questo orizzonte. Chiedono all’amministrazione emiliana di riconsiderare le iniziative più di destra e più problematiche, come la richiesta di autonomia differenziata. Ma le politiche di destra vanno combattute articolando politiche diverse e contrarie ed è invece inutile rimandarle nel tempo con la speranza che qualcosa cambi da solo. Certi nodi vanno sciolti o sono destinati a ripresentarsi con più forza e determinatezza.
Sempre con le migliori intenzioni qualcuno si affretta a chiedere al PD di non assorbire le forze minori che gli si sono apparentate e di rispettarne uno spazio di esistenza politica che purtroppo sembra essersi chiuso. Infatti, proprio quelle forze, lo abbiamo già detto, sono tra quelle che hanno scoperto un bipolarismo “buono” e fanno a gara nel precipitarvisi coraggiosamente dentro, certo assieme al corollario del maggioritario.
Non sono bastatati trenta anni di “voto utile”, a far capire che quell’utilità rappresenta solo il dominio indiscusso ed indiscutibile delle regole del mercato e della finanza, che ha portato, sia con il centro-destra che con il centro-sinistra, all’abbattimento dei diritti dei lavoratori dei salari della precarizzazione e ora dell’uberizzazione del lavoro. Ma un’altra cosa grave prodotta da questo bipolarismo è stata la diffusione della cultura dell’antipolitica, di odio verso le forme di democrazia rappresentativa e dei partiti. Un odio dettato soprattutto dalle politiche anti popolari messe in atto.
Eppure il vento prodotto da quel risentimento sembrava aver trovato nel movimento 5 stelle lo strumento per scardinare un’insopportabile status quo. Nel volgere di pochi mesi il Movimento è stato macinato da un meccanismo bidirezionale che lo ha trasformato in un episodio febbrile di poco conto tanto che “passata la nottata” il bipolarismo ci viene riproposto come soluzione dei mali, stato di piena salute della democrazia.
I prossimi appuntamenti delle elezioni regionali ci mettono di fronte di nuovo a quel modello spietatamente marcato non solo dal bipolarismo ma da un presidenzialismo sfrenato che è esattamente disegnata sul modello presidenziale della destra. Infatti dobbiamo a Tatarella, esponente del Movimento Sociale di Almirante, la legge con cui i presidenti delle regioni vengono eletti. Questa legge fu voluta e votata trasversalmente da centro destra e centro sinistra, sfregiando la costituzione, nell’ubriacatura per la governance.
Ma in assenza di differenze misurabili e praticabili di programma, le prossime elezioni regionali ci stanno apparecchiando una serie di derby i cui risultati saranno comunque inscritti nell’incubo: sarà una amministrazione di destra o di sinistra a produrre i prossimi disastri?
I movimenti che nei mesi scorsi chiedevano soluzioni a problemi ambientali, i “Venerdì per il Futuro” resteranno a bocca asciutta? la richiesta di democrazia e rispetto della partecipazione democratica delle Sardine troveranno risposta? Troveranno risposta le drammatiche emergenze sociali, l’aumento delle diseguaglianze, l’impoverimento crescente, l’abbandono del nostro paese di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi?
I dubbi sono più che legittimi e anzi c’è quasi la certezza che questi come altri nodi resteranno irrisolti, nonostante e anzi forse grazie alle scelte dei pochi o tanti “coraggiosi e coraggiose”.