editoriali

RossoVerde: ricominiciamo da qui

di Riccardo
Rifici

Sabato scorso si è tenuto un primo incontro, organizzato da transform!Italia, sul tema Rosso-Verde.

L’incontro ha visto la presenza di alcune persone in sala e di diverse altre che hanno seguito l’incontro via Zoom o nella diretta Facebook (i video degli interventi si trovano qui e qui).

La discussione, preceduta da numerosi articoli pubblicati sul sito di transform!Italia, e introdotta da una presentazione, la cui traccia è stata anch’essa pubblicata sul nostro sito, ha toccato interessanti approfondimenti su diversi punti. Oltre agli interventi fatti in sala e da remoto, sono giunti alcuni interventi scritti (appena possibile cercheremo di mettere a disposizione gli interventi),

Il tema centrale della discussione, toccato in quasi tutti gli interventi che si sono succeduti, è stato quello dell’indissolubile collegamento tra crisi ambientale e modello politico-economico che domina il mondo.

Alcuni interventi, ripercorrendo la storia della sinistra (dal PCI alla sinistra cosiddetta extraparlamentare) e dei Verdi italiani, hanno evidenziato come questa discussione sulla connessione tra problemi ambientali e modello economico fosse già partita, pur con molte difficoltà, già negli anni ’70 e ’80, grazie anche a importanti personalità (Laura Conti, Giorgio Nebbia. Giulio Alfredo Maccacaro, Virginio Bettini, Alex Langer ed altri), senza però riuscire a coinvolgere nel profondo quelle forze politiche e ad arrivare a consolidare pratiche teoriche e sociali che sapessero andare oltre a lotte settoriali, dove il tema ambientale rimase collaterale ad altri. Forse, se le cose fossero andate diversamente, e quelle riflessioni e quelle pratiche iniziate allora, fossero proseguite, oggi avremmo un soggetto di sinistra unitario, forte, e con capacità di incidere sulla realtà. Fatto particolarmente utile in questo momento storico nel quale i problemi innescati dalla guerra in Ucraina hanno messo in discussione la globalizzazione.

La discussione ha evidenziato come l’intrecciarsi di diverse crisi (quella climatica, quella della guerra, quella economico-finanziaria, quella del Covid) abbiano aggravato in modo drammatico i problemi sociali di miliardi di persone al mondo e avvicinato ad un punto di non ritorno i problemi ambientali del pianeta.

I diversi interventi hanno approfondito molti temi che possono essere così riassunti.

Le risposte dei dominanti alle diverse crisi sono state nei migliori casi insufficienti ma, in molti altri, contraddittori e negativi, proprio perché sempre in difesa dei profitti di pochi.  Anche per questi motivi, per ridurre la capacità di risposta sociale e politica alle politiche governative, anche nelle cosiddette democrazie (in Italia forse più che altrove),  sono state messe in atto azioni miranti a ridurre spazi di democrazia e di rappresentanza.

Gli esempi di come le classi dominati stiano affrontando le varie emergenze sono numerosi.

  • La questione del Covid è stata affrontata preoccupandosi quasi solamente dei paesi “ricchi”, lasciando enormi profitti alle multinazionali del farmaco, contrastando (ad esempio) in tutti i modi la possibilità di sospendere i brevetti per i vaccini.
  • Le varie guerre, che hanno continuato ad imperversare nel mondo sono state, almeno sino all’invasione russa dell’Ucraina, silenziate e nascoste all’opinione pubblica. La risposta a questa vergogna, non è stata una seria e continuativa azione per la pace delle istituzioni nazionali ed internazionali, ma, invece, quella di prevedere maggiori spese per gli armamenti.
  • La risposta alla crisi climatica, nonostante gli impegni presi alla COP di Parigi, e i continui allarmi dell’IPCC, è stata debole e contraddittoria. L’ultimo esempio di ciò è stato il comportamento della Commissione della UE che, sotto la spinta delle varie lobby, ha introdotto nella tassonomia per la “finanza sostenibile”, il gas e il nucleare. A questo proposito si continua ad assistere ad un vergognoso greenwashing, non solo da parte delle compagnie private, ma anche dalle istituzioni pubbliche che, operando attraverso l’imposizione una sorta di “neo lingua”, confondono i cittadini e rimandano l’attuazione delle misure necessarie per affrontare le varie emergenze.
  • Sul tema della “transizione digitale”, che avrebbe dovuto essere il motore dell’innovazione, si rilevano risultati a volte deludenti e in molti casi negativi: a fronte di qualche elemento positivo relativo alla maggiore possibilità di condivisione delle conoscenze, assistiamo ad un uso del digitale, per la ristrutturazione capitalista, tutto in senso negativo; mentre da un lato sembra incapace di razionalizzare il sistema (si pensi alla logistica delle merci), dall’altro viene usato per peggiorare le condizioni di lavoro. Ma l’aspetto più negativo dalle tecnologie digitali è il loro uso in campo militare!

Da queste considerazioni emerge con tutta evidenza che non possono essere i capitalisti e i loro servitori a guidare la “transizione ecologica”!

Sia in diversi interventi, che nelle conclusioni dell’incontro, sono stati sottolineati due concetti (tipicamente marxiani); partire dal “fare” e mettere in atto una profonda riflessione teorica; una riflessione da attuare con urgenza ma con la necessaria “lentezza”, per approfondire concetti come: “sviluppo”, “crescita”, “decrescita”. Insomma, per “la costruzione di una proposta politica “rossoverde” che abbia la presa che si merita tra la popolazione ha bisogno di narrare un mondo nuovo più desiderabile, più bello, più felice”.

Questo per aiutare conflitti che, nonostante tutto, riemergono nel sociale, e per contribuire alla crescita di un “intellettuale collettivo” utile alla costruzione di quel soggetto politico ecopacifista, ecosocialista ed ecofemminista.

Continueremo questo dibattito sia sul sito di transform!Italia, sia con altri incontri specifici sul territorio. Invitiamo tutti i compagni interessati a questa riflessione ad inviarci considerazioni, suggerimenti sul “che fare” e contributi di analisi.

P.S. Per favorire il dibattito e la comunicazione su questi temi abbiamo anche aperto una pagina su Facebook (https://www.facebook.com/Rossoverde-non-%C3%A8-un-ornamento-cantiere-100830045990859/?ref=pages_you_manage).

Riccardo Rifici

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