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Quaderni dalla democratura Italia

di Roberto
Musacchio

Chiedo scusa per l’ardire. Ma mi spinge l’idea che ci sia ormai il bisogno estremo di fare quello che fece Gramsci con i suoi Quaderni dal carcere. Cioè provare a capire a che punto è la Storia di una Nazione. Certamente non sono Gramsci e nessuno di noi lo è. Certamente non siamo in carcere. Ma ciò che sento come cittadino di questo Paese è una sorta di prigionia, esilio. E ne sono anche contento. Potrebbe andare peggio. Potrei essere sussunto come in 1984 nell’amore per il Grande Fratello e poi a quel punto venire ucciso.

So che si può sembrare un po’ fuori di testa a vivere come mostruosa ciò che per troppi è la normalità. Eppure credo che proprio sentirsi fuori, in carcere, può aiutare a non essere annebbiati.

Io ho amato essere italiano, entrare nella vita sociale al salire degli anni ’70. L’altro mondo possibile era una realtà che viveva nel Paese.

Forse non abbiamo ancora compreso a fondo cosa è successo con le scelte avvenute. Prima di tutte lo scioglimento del PCI. Io so quanti, anche in transform, hanno un giudizio critico su quel partito e anche pensano che possa aver bloccato la rivoluzione italiana. Eppure quel Partito veniva anche dai quaderni di Gramsci. Dalla lettura acuta della natura di questo Paese, inserita nelle tendenze del capitalismo. Il fascismo non era una parentesi ma una forma del capitalismo, addirittura della sua modernità. Le borghesie italiane ne erano state fortemente attratte. Quelle grandi, agrarie del Sud, industriali del Nord. I ceti colti liberali. Poi, naturalmente, quelle piccole ed anche i ceti popolari.

Il fascismo esercitò una reale egemonia. Conquistò i Mass media e i poteri.

Penso molto a come il PCI avesse in sé questa lezione gramsciana. Interpretata in due direzioni. Quella della prudenza moderata. Quella del bisogno di Rivoluzione per liberarsi per sempre del rischio. In realtà le due ipotesi convissero. Il PCI era prudente ma non dismetteva la diversità socialista.

La democrazia del Paese era poggiata molto su questa presenza complessa. Che comunque consentiva, magari pur frenando, i conflitti.

Quando il PCI viene sciolto questa tenuta democratica viene privata del suo pilastro.

Naturalmente è tutto il Mondo che sta cambiando per citare l’incipit occhettiano. Salta l’Urss. La globalizzazione finanziarizzata si dispiega. Il rovesciamento della lotta di classe si consolida. Maastricht fonda l’Europa reale.

Eppure in Italia c’è qualcosa di più.

Persa l’origine fondativa ciò che proviene dal PCI che traghetta verso il PD si trasforma nell’esatto contrario della lezione gramsciana. Assume un ruolo fondamentale nell’accompagnare il Paese in quella sorta di democratura che oggi siamo. Certamente non da solo. Se penso a quanto è stato ripubblicato del carteggio tra Calvino e Scalfari il relativismo morale dei liberali appare in tutta evidenza. Nascita di Repubblica e scioglimento del PCI sono intrecciati. La resistenza c’è fino a Berlinguer. Poi la frana. Subentrano tanti fattori. Il craxismo ma anche il ruolo destrutturante della stessa mani pulite. La governabilità e poi il maggioritario. L’attacco alla partitocrazia e poi quello più strutturato alla casta. Il berlusconismo e lo sdoganamento a destra. I tecnici. La criminalizzazione e poi la privazione di senso del conflitto. La passivizzazione. La rabbia al posto della lotta di classe. Gli accentramenti proprietari. Lo sbancamento del pubblico. La riduzione del lavoro a impiegabilità algoritmica neofeudale. Il nuovo sistema globale dei dominanti e i loro conflitti. La riduzione strutturale di rappresentanza e istituzioni.

Ciò che sta accadendo in queste ore è orribile. Il linciaggio a poteri unificati dei Cinquestelle è una ordalia che abbiamo conosciuto quando si è trattato di sradicare la resistenza che si era concentrata in Rifondazione provenendo dal PCI e dalla Nuova Sinistra.

Non so che capacità di resistenza possano avere i Cinquestelle e ho molti dubbi. L’esigenza di piegare tutto, compresi gli interessi di un Paese e dei suoi cittadini, al neoatlantismo è selvaggia. In Italia feroce. Preparata da un trentennio di abusi. Dalla lotta al caimano Berlusconi con cui poi si convolava a nozze di governo. Al sardinesco l’Italia non si Lega, spiaggiato nel governo proprio con la Lega. Ora il nuovo bau bau Meloni per altro da trent’anni compartecipe delle scelte antisociali fatte e assolutamente avanguardia del neoatlantismo.

Il populismo dall’alto pro Draghi è l’adorazione Orwelliana del Grande Fratello. Partiti o pseudo tali. Massmedia bulgarizzati. Europeisti reali. Poteri globali. Sindaci cacicchi abituati a non rispondere a consigli ormai devitalizzati.

Siamo in una sorta di democratura. Orwelliana perché priva di capacità di rispondere al disastro sociale che si vive sulla propria pelle.

Abbiamo bisogno di scrivere i nostri quaderni sulla democratura Italia. Di odiare il Grande Fratello. Di riprendere il senso e i sensi. Di ricostruire una unione popolare.

 

di Roberto Musacchio

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Imma. Barbarossa
    21/07/2022 14:46

    Grazie,Roberto. Condivido. Solo un punto: i 5 Stelle fanno parte del qualunquismo populista che segnò il dopo PCI.
    Imma

    Rispondi
  • Pier Giuseppe Arcangeli
    25/07/2022 10:03

    … e andarono ad occupare – anche – gli spazi lasciati liberi dalla debolezza di Rifondazione

    Rispondi

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