Giorgia Meloni sta completando il tentativo eversivo di abbattimento della Costituzione, che conosciamo e contro cui aspramente lottiamo, con un ulteriore, incostituzionale “pacchetto sicurezza”, che si aggiunge a quelli Minniti/Orlando e a quelli Salvini, che è già in discussione in Parlamento.
Finora abbiamo rimosso il tema. Ora dobbiamo organizzare il conflitto.
Esprimo qui solo alcune, prime critiche.
L’accezione di “sicurezza urbana” di cui parla il disegno di legge è declinata esclusivamente con un’ottica e con misure securitarie, in un orizzonte di ipertrofia panpenalista. Prove concrete, per l’appunto, di uno Stato di polizia. La Costituzione delinea, invece, un rapporto dialettico tra misure di sicurezza e riqualificazione dei territori e dei vissuti delle persone. Il punto di riferimento ineludibile, come afferma anche la Corte Costituzionale, devono essere, in una materia così delicata, che attiene alle libertà, i primi articoli della Costituzione. Le politiche sociali sono essenziali per prevenire e depotenziare la cosiddetta criminalità urbana. Si configura una simbiosi tra tutela della formazione sociale e immaginario della sicurezza.
Stefano Rodotà scrisse: “avverto l’allarme sulla società del controllo; vedo lo stravolgimento del rapporto tra statualità e cittadinanza”.
E’ prevista, dal disegno di legge del governo, una serie infinita di aumenti di pena e nuovi reati, del tutto improbabili, finalizzati solo a combattere i conflitti sociali , costruendo un deterrente forte contro ogni criticità, anche solo lievemente organizzata.
Penso alle occupazioni di stabili, alla ostruzione di strade e ferrovie, all’imbrattamento di muri, ai blocchi stradali, che eravamo riusciti, in Parlamento, a declassare a reato amministrativo, mentre ora sono previsti anni di carcere al posto delle vigenti sanzioni amministrative. Le forze di polizia e militari diventano centrali, con la piena impunità ed immunità. Viene sanzionato duramente anche il reato di lesioni lievi e lievissime o le semplici minacce verbali nei loro confronti. Esse sono esentate dal porto d’armi nella detenzione e nell’impiego di armi diverse da quelle di ordinanza. E’ previsto l’arresto anche di fronte a conflitti sociali di bassa intensità . E’ previsto il carcere anche per chi fa, gandianamente, resistenza passiva o occupa una strada; il tutto finalizzato a considerare terrorismo le lotte ambientaliste radicali, non violente, a bloccare le lotte contro le grandi infrastrutture, contro il Ponte sullo Stretto, ecc.
Il punto di vista delle destre meloniane è agghiacciante: ogni problema sociale è, di per sé, una questione di ordine pubblico, di polizia. Vengono delegittimate e criminalizzate le associazioni che proteggono la Madre Terra e il clima, considerate terroriste. Ad esse vengono negate libertà di espressione e di associazione. Segnalo altri aspetti gravissimi, frutto degli interessi e dell’odio dei poteri finanziari e immobiliari contro gli sfruttati, i poveri. Viene previsto, nel disegno di legge delle destre, un titolo autonomo di reato contro il “diritto all’abitare”, un diritto costituzionalmente rilevante. E il titolo autonomo di reato serve alla destre solo per aumentare la risposta sanzionatoria. Per un reato contro il patrimonio, infatti, che io considero non sia affatto reato, una sanzione carceraria da 2 a 7 anni è abnorme. La verità è l’intento di intimidire e penalizzare i comitati, i sindacati, le attiviste e gli attivisti che lottano per il “diritto all’abitare”, contro le speculazioni finanziarie e degli imprenditori immobiliari. Viene , inoltre, estesa a dismisura l’erogazione dell’ergastolo ostativo, che viene applicato perfino alle “rivolte carcerarie”.
Ci batteremo a fondo perché non venga travolto l’articolo 27 della Costituzione su carcere e pena. Che accade, infatti, per i detenuti che, durante una rivolta, attuano solo una resistenza passiva? E’ un grave errore, scrivono Mauro Palma e i Garanti dei Detenuti, che la norma assimili rivolta e resistenza passiva. E’ un precedente devastante, anche giuridicamente.
E’ superfluo, poi, ricordare le “schifezze” concepite contro i migranti, come, ad esempio, la inaudita revoca della cittadinanza in caso di reato grave, estesa fini a dieci anni, che inchioda le persone ad un destino perenne di precarietà , di sospensione di vite, come se per alcune persone, che non sono di razza ariana, le prescrizioni non esistessero.
Le destre, insomma, sperano, con queste norme devastanti, di omologare i conflitti o di reprimerli. Vogliono una società disciplinata. Noi tenteremo di far saltare i loro piani, verso una società dinamica e autogestita.
Giovanni Russo Spena