Il Programma UE per la salute (EU4Health) 2021-2027, una visione per un’Unione europea più sana, è entrato in vigore il 26 marzo, con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE, del Regolamento che lo istituisce.
Per l’anno 2021 il Programma sarà messo in atto dalla Commissione dopo consultazioni con gli Stati membri come stabilito nel Regolamento stesso e sarà affidato, per la sua operatività, alla Agenzia esecutiva europea per la salute e il digitale, che entrerà in attività il 1° aprile.
Con tale Programma, l’UE intende contribuire alla ripresa dell’Europa dopo la pandemia da COVID-19, e dare strumenti e sostegno ai Paesi EU per migliorarne la preparazione e costruire, dice, sistemi sanitari forti, resilienti e più accessibili. Sono previsti 5,1 miliardi di Euro (all’inizio erano 9,1) che saranno forniti ai singoli paesi, alle organizzazioni sanitarie e alle ONG. Le domande di finanziamenti potranno essere presentate nel 2021. E’ previsto che si aggiungano altre forme di finanziamento. Poiché l’ammontare complessivo dei finanziamenti non è altissimo, la platea degli aventi diritto è, a nostro parere, troppo numerosa, per cui si rischia la frammentazione degli interventi. Sarebbe stato preferibile finanziare solo gli Stati e le diramazioni degli stessi che si occupano di sanità.
Le azioni prevedono come priorità:
- 1. Il rafforzamento dell’UE e della sua preparazione/capacità nell’affrontare gravi minacce sanitarie transfrontaliere, potendo contare, su riserve di forniture medico-chirurgiche, di dispositivi di protezione individuale, e di operatori/esperti sanitari che possano essere mobilitati in caso di crisi in tutta l’UE per una reale sorveglianza delle minacce per la salute.
- Il rafforzamento dei sistemi sanitari nell’affrontare collettivamente epidemie e altre sfide attraverso la prevenzione delle malattie e la promozione della salute fra la popolazione anziana, la trasformazione digitale in modo che i sistemi sanitari dei vari paesi siano tra loro interconnessi e i dati siano resi rapidamente disponibili, l’accesso all’assistenza sanitaria per i gruppi vulnerabili.
- La pronta ed effettiva disponibilità di medicinali e di dispositivi medicia prezzi accessibili, promuovendo l’uso prudente ed efficace degli antimicrobici, l’innovazione medica e farmaceutica e una produzione più verde.
A queste PRIORITÀ sono da aggiungere la lotta contro il cancro, la riduzione del numero di infezioni resistenti agli antimicrobici, l’aumento dei tassi di vaccinazione, l’ampliamento delle reti di riferimento europee per le malattie rare e la cooperazione internazionale per far fronte alle sfide e alle minacce sanitarie a livello globale.
Il Parlamento Europeo aveva dato il via libera al provvedimento con una Risoluzione approvata a larga maggioranza (631 voti a favore, 32 contro, 34 astensioni). I parlamentari della Sinistra – GUE/NGL, pur esprimendo critiche alle politiche dell’Unione e alle loro ricadute sui sistemi sanitari nazionali, hanno votato a favore, con due astensioni. Da citare tra i critici, il deputato belga Marc Botenga (GUE/NGL), secondo cui le politiche sanitarie previste nella risoluzione sono poi contraddette da altre, come nel caso dei vaccini, in cui l’EU sottostà alla politica del profitto e dei dividendi delle case farmaceutiche, e l’italiano Piernicola Pedicini (Verdi/ALE), per il quale la crisi aveva fatto venire al pettine molti problemi sanitari irrisolti, come la mancanza di un’azienda europea del farmaco, che aveva permesso a Big Pharma di continuare a tenere l‘EU per il collo.
Perché non va questo programma? Perché non fa alcuna analisi, seppur breve, delle cause reali della pandemia e quindi anche le risposte che dà sono parziali.
Eppure, è ormai noto e risaputo quanto segnalato, da almeno 20 anni, da parte di virologi e scienziati, che, avendo schedato migliaia di virus potenzialmente pandemici, avevano messo in guardia dal rischio che uno o più di questi virus potesse fare il salto di specie e passare all’uomo.
Che ciò potesse avvenire era peraltro molto probabile, poiché i cambiamenti climatici, la trasformazione degli ecosistemi – compresi quelli microbici – le condizioni penose e innaturali degli animali negli allevamenti intensivi, nei mercati alimentari e negli stessi laboratori di ricerca avevano messo in subbuglio quel mondo. Ci si aspettava quindi un’analisi che mettesse in evidenza questi aspetti, con conseguenti proposte. Invece nulla di tutto questo. Nessuna riflessione critica su quanto sta accadendo e sulle strategie da adottare, non solo per affrontare la pandemia in atto, ma anche per prevenirne altre nei prossimi anni e decenni.
Non si accenna neppure all’inquinamento dell’aria che respiriamo, colma di tonnellate di particolato ultrafine che infiammando le arterie del nostro organismo potenzia l’azione dei virus; all’inquinamento delle falde idriche, delle acque superficiali e dell’intera catena alimentare con il conseguente diffondersi di patologie cardiovascolari, malattie endocrino-metaboliche, cancro, malattie neurodegenerative, malattie croniche ecc.
Col risultato che, aumentando ed agendo tra loro in sinergia, malattie croniche/non trasmissibili e pandemie acute/infettive/trasmissibili producano rischi ed effetti ancora più devastanti di quanto stiamo vedendo.
Mancando la premessa sopra delineata, gli obiettivi e le azioni previste nel piano EU4Health 2021-2027 sono parziali e insufficienti. La creazione di strumenti di preparazione e resilienza alle patologie trasmissibili, anche transfrontaliere, l’innovazione tecnologica, la produzione di farmaci e vaccini efficaci, la digitalizzazione e la connessione tra i sistemi, l’accesso all’assistenza sanitaria e ai medicinali/vaccini/dispositivi medici a prezzi accessibili per tutti, sono necessari ma non bastano perché non affrontano alla radice il problema. E non basta nemmeno la prevenzione secondaria, che si ferma all’adozione di comportanti non a rischio, all’educazione alla salute e alla diagnosi precoce.
Perché la pandemia è il prodotto di una crisi ecosistemica provocata dalla nostra guerra irresponsabile alla natura e alla vita animale. Una crisi che, oltre a produrre gravissimi danni ambientali, sta liberando migliaia di virus ed altri microorganismi, che hanno già provocato in pochi anni pericolosissime epidemie, in parte contenute, ma non l’ultima, in cui siamo ancora immersi. Bisogna quindi agire a monte sulle terribili condizioni a cui abbiamo portato il pianeta con i suoi abitanti e guarirlo se vogliamo scongiurare altre più gravi crisi pandemiche e non.
Ciò si può ottenere solo con programmi di risanamento e prevenzione primaria. Servono, da una parte, progetti internazionali di tutela e bonifica degli ecosistemi planetari per risanare il pianeta ferito, dall’altra, programmi di radicale trasformazione del sistema, per fermare gli stravolgimenti ambientali in atto, che non riguardano solo il clima, per eliminare/trasformare quei sistemi di produzione, di consumo e di sfruttamento della terra che sono incompatibili con la vita. E che alimentano, tra l’altro, il sistema industriale/militare e le guerre.
Perché non s’interviene sugli allevamenti intensivi, diffusi anche in Europa, dove sappiamo che sono già stati localizzati virus pericolosissimi, che potrebbero fare il salto di specie e passare all’uomo? Queste enormi e disumane strutture, che presentano tra l’altro costi ambientali elevatissimi, dovrebbero essere aboliti a favore di allevamenti sostenibili: ma ciò andrebbe a scapito dei profitti delle multinazionali alimentari e non solo.
Si punta quindi, ancora, su interventi riparativi, sulla medicina bio-tecnologica, su farmaci e vaccini, con un approccio che resta centrato sull’ospedale, modello che ha fallito non solo in Italia ma in tutto il nostro mondo. Non se ne parla, ma i paesi che hanno saputo affrontare adeguatamente la situazione, fermando immediatamente la pandemia, come Cina, le Coree, Vietnam, Cambogia, Australia, Nuova Zelanda, Cuba, Islanda, hanno sconfitto il virus sul territorio. Perché è sul territorio che, come abbiamo appreso proprio dalla pandemia, si prevengono, si affrontano e si curano sia le malattie trasmissibili sia quelle non trasmissibili, come il cancro e le malattie croniche. Intanto, mentre si continua a trascurare la prevenzione, è giocoforza puntare sui vaccini e sulla immunoprofilassi di massa, sebbene il loro effetto non duri nel medio-lungo termine. Non sappiamo infatti la durata dell’immunità, ma è prevedibile che si dovranno fare richiami vaccinali frequenti e che saremo esposti a condizionamenti della nostra vita per molto tempo ancora.
Gli altri temi affrontati, e sbandierati, sono la solidarietà e la cooperazione, ma il vaccino resta inaccessibile a livello planetario, perché un manipolo di paesi ricchi, più il Brasile, non vogliono sostenere la richiesta di sospensione della proprietà intellettuale, cioè dei brevetti. Il mercato e i brevetti su farmaci e vaccini, insieme alla privatizzazione dei servizi sanitari, ci stanno portando al disastro. Ciononostante, l’Unione Europea, mentre parla di cooperazione e aiuto ai paesi poveri non si sottrae alla presa di Big Pharma, dimostrando di essere al servizio non dei popoli ma delle multinazionali. Se, com’è probabile, la pandemia si trasformerà in endemia, e quindi sarà necessario ripetere la vaccinazione ogni anno, sarà una vera manna per le imprese farmaceutiche.
Perché l’Europa trascura e tralascia di affrontare le origini e le cause della pandemia e la loro persistenza nella biosfera e nell’ambiente? Le agenzie internazionali che monitorano migliaia di virus in tutto il mondo affermano che gli impatti economici di un evento pandemico sono 100 volte più alti del costo stimato per la sua prevenzione.
Da decenni sappiamo che le zoonosi – malattie dovute al passaggio di germi, soprattutto virus, da altri animali all’uomo – rappresentano circa il 60% delle malattie infettive acute e il 75% delle malattie emergenti e sono un enorme, costante minaccia. Sappiamo anche che questa minaccia incombe perché un sistema, che non si pone limiti, ha completamente alterato la biosfera, che per il 70% è costituita da microrganismi, soprattutto virus, oltre ad aver prodotto danni incalcolabili alla natura e all’ambiente.
Perché, essendo evidenti le cause profonde della pandemia e la distruzione degli ecosistemi, con il rapido esaurimento della biodiversità, delle risorse idriche e alimentari, l’inquinamento sempre più diffuso, i governi e l’Europa si limitano a studiare e proporre, come soluzione, solo farmaci antivirali e vaccini, ma non prendono in considerazione la riorganizzazione complessiva dei sistemi sanitari orientandoli alla prevenzione primaria? Forse perché questo comporterebbe la messa in discussione, e quindi la trasformazione radicale del sistema?
Se è così, allora l’unica risposta è quella che traspare anche dal piano EU4Health 2021-2027 che affida la risposta alla biotecnologia e alla messa a punto di piattaforme vaccinali, di fatto sperimentali ma sufficientemente sicure ed in grado di indurre, seppure in tempi non rapidissimi, una – quasi – immunità di gregge nei confronti di SARS-CoV-2, idonea ad evitare altri milioni di decessi e il crollo di intere economie. Fino alla prossima pandemia.