Contro la guerra. Riflessioni sul futuro
Sommario
La pace si costruisce attraverso la pace. Essere a favore della pace è fondamentale ma non sufficiente. Tutti dicono di essere a favore della pace, ma non tutTIono contro la guerra Bisogna soprattutto essere contro la guerra.
Perché ? Dobbiamo abbandonare la convinzione che se vogliamo la pace occorre preparare la guerra,,un’invenzione dei poteri /dominanti per giustificare e mantenere la loro potenza e la loro dominazione. La guerra è distruzione, morte e odio. Non esiste una “guerra giusta” in nome di Dio, della nazione, della civiltà o della sicurezza. Dietro l’invocazione di questi nomi, ci sono soprattutto la logica del dominio e gli interessi economici di potere e ricchezza dei più forti. La guerra è un crimine collettivo.Non esiste nemmeno una “guerra difensiva”. La guerra coinvolge sempre diversi colpevoli, errori, complicità, provocazioni… come hanno abbondantemente dimostrato la Seconda Guerra Mondiale e, oggi, la guerra tra Stati Uniti/NATO/UE e Russia in Ucraina. L’attuale genocidio dei palestinesi da parte dello Stato di Israele è la forma estrema del desiderio di distruggere l’altro come strumento di pace, il che è assurdo.
Come si può eliminare la guerra? Con l’audacia. Oggi, l’audace risiede nell’eliminare due grandi fattori strutturali generatori delle crisi e dei conflitti sempre di più mondiali e cioè: da un lato ,è indispensabile abolire la brevettazione della vita e della conoscenza (organismi viventi e mondo artificiale, compresa l’IA) a titolo privato e a scopo di lucro. I brevetti hanno rimosso la politica della vita dal dominio pubblico e , dall’altro, abbandonare la finanziarizzazione della vita, in particolare della natura, che ha portato alla sottomissione dei poteri politici pubblici alla finanza indipendente, libera e predatoria, specie nel campo dei beni e dei servizi pubblici essenziali per la vita.
È un’illusione pensare che sia possibile costruire la pace senza abolire l’appropriazione privata degli organismi viventi e della conoscenza a scopo di lucro; senza vietare le licenze di commercio di armi; senza mettere fuori legge i paradisi fiscali; senza eliminare l’indipendenza dei mercati finanziari e senza regolare le grandi oligarchie planetarie in guerra permanente per il dominio. I cittadini devono liberarsi da questa illusione.
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Quattro riflessioni, con grande rispetto per la forza sincera e coraggiosa dell’impegno civile espresso dalle migliaia e migliaia di persone che parteciperanno alla “Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza”, che partirà da San José in Costa Rica il 2 ottobre 2024 e vi farà ritorno il 5 gennaio 2025, dopo aver circumnavigato il globo.
Il primo pensiero. Non dobbiamo mai smettere di batterci per la pace e la non violenza, insistendo sul concetto/obiettivo di “Contro la guerra”. Nelle condizioni attuali, è imperativo non dimenticare mai di ricordare che le mobilitazioni per la pace, dal livello locale a quello globale, devono essere soprattutto contro la guerra. L’attenzione specifica e prioritaria al “contro la guerra” è necessaria per non lasciare spazio alla credibilità (etica e politica) dell’idea ancora predominante della guerra come fatto naturale e inevitabile.
Tutti dicono di essere a favore della pace, ma non tutti, anche al di fuori dei gruppi sociali dominanti, sono contro la guerra. Prendiamo il caso delle forze progressiste. La pace le unisce, la guerra le divide in blocchi contrapposti: i pacifisti, i guerrafondai e i “dipende ”. La narrazione principale che dobbiamo combattere è quella della strumentalizzazione della guerra al servizio della pace. Da qui le tesi sulla legittimazione della “guerra giusta” e soprattutto della “guerra difensiva”. Gli Stati Uniti sono in guerra da più di cento anni, non per attaccare, dicono,e, ma per difendere ovunque il (loro) mondo libero, la (loro) società liberale, la (loro) economia libera, i cui modelli sono considerati i migliori.
Non per niente la tesi preferita e imposta dalle potenze dominanti di tutti i tempi è “se vuoi la pace, prepara la guerra”. Un principio applicato senza riserve da tutti gli Stati. Basti pensare al fiorente e legalizzato commercio internazionale di armi. Da qui anche il fatto che il ministero precedentemente noto come Ministero della Guerra è diventato quasi ovunque il Ministero della Difesa.
Il concetto di guerra difensiva merita di essere modificato
Questo concetto, che appare incontrovertibilmente ovvio, perpetua nell’immaginario popolare l’idea falsa, o quantomeno molto ambigua, della legittimità di armi sempre più potenti come fattore di “deterrenza” (vedi armi nucleari). Ma trasforma anche la guerra in uno strumento di pace, legittimando così l’assurdo.
La stessa logica di legittimazione della “guerra difensiva” è utilizzata dal governo di Netanyahu in Israele per continuare il genocidio dei palestinesi: lo Stato di Israele “giustifica” il genocidio come “autodifesa” in risposta all’attacco armato di Hamas contro Israele nell’ottobre 2023. Ma questa è una menzogna mistificatoria. L’idea e la volontà di commettere un genocidio non risalgono all’ottobre 2023. Sono state parte ufficiale dell’agenda dei leader dello Stato di Israele, in particolare dei sionisti, fin dalla sua creazione nel 1948. Sono state alla base della conquista e della colonizzazione, con la forza delle armi, dei territori abitati dalla popolazione palestinese e, in generale, araba, e sono state denunciate come illegali dalle risoluzioni delle Nazioni Unite in diverse occasioni. Inoltre, l’argomentazione di Israele è stata respinta con forza, e a ragione, dalla Corte internazionale di giustizia e dalla Corte penale internazionale.
È vero che se qualcuno attacca un’altra persona con un coltello o sotto la minaccia di un’arma da fuoco, questa ha non solo il diritto ma anche la necessità vitale di difendersi. La norma scritta in materia specifica anche che nessuno può “farsi giustizia da solo”. Inoltre, in un mondo fondato sul principio “se vuoi la pace, prepara a guerra ‘, è inevitabile che ci siano trattati che regolano la guerra, il commercio di armi e accordi comuni di sicurezza militare tra Paesi basati sull’obbligo per ogni Stato membro di intervenire militarmente ’in difesa” di un altro Stato membro attaccato da uno Stato terzo. E’ cosi che, grazie ai trattati di alleanza firmati in ogni continente, gli Stati Uniti si sono legittimati a intervenire ovunque nel mondo “in difesa di ….”. ed è l’unico paese al mondo che “gestisce la pace” (!) con più di 800 basi militari al di fuori degli USA ed è in guerra parmanente attraverso il mondo creintero esszendo convinti che cosi garantisco la pace al mondo. Al contrario, . in una situazione ispirata da un’effettiva e sincera ricerca della pace, i trattati internazionali di alleanza militare devono essere dichiarati illegali e inammissibili. Devono essere sostituiti da istituzioni dotate di strumenti politici e giuridici forti e vincolanti per prevenire, impedire e abolire l’uso delle armi. Abbiamo bisogno di un’ONU nuova e rafforzata, senza l’attuale Consiglio di Sicurezza.
La mobilitazione contro la guerra deve dichiarare illegittimi gli Stati che rifiutano di firmare o rispettare i trattati che vietano le armi batteriologiche, le armi nucleari e il commercio di armi. In questo spirito di giustizia, dobbiamo denunciare quegli Stati che aumentano le spese militari e decidono di escluderle dal calcolo del deficit pubblico, mentre mantengono nel calcolo la cosiddetta spesa pubblica sociale (che è in costante calo rispetto ai bisogni). È l’ennesimo esempio dell’assurdità della scelta fatta dalle potenze dominanti a favore della guerra difensiva.
Da qui la seconda riflessione: la mobilitazione contro la guerra deve chiaramente essere condotta con l’obiettivo di far comprendere l’assoluta inutilità della guerra e, al giorno d’oggi, la non riparabilità delle distruzioni causate dalla guerra, soprattutto nell’ambito della vita. Per questo la lotta “contro la guerra” deve avere due obiettivi prioritari interdipendenti, oggi calpestati o abbandonati: la realizzazione del diritto universale alla vita per tutti e della vita; la salvaguardia e la promozione dei beni comuni mondiali, materiali e immateriali, essenziali alla vita.
Perché questa proposta? Non dobbiamo dimenticare che la guerra distrugge la vita e, quindi, la capacità dell’umanità di vivere insieme su scala planetaria. Inoltre, nell’epoca della consapevolezza dell’Antropocene e della globalizzazione delle condizioni di vita sulla terra e della loro sicurezza, dobbiamo insistere con forza sull’evidenza che la guerra è incapace, per definizione, di produrre anche una piccola briciola di giustizia. Il principio logico è, come dimostra con estrema chiarezza il genocidio dei palestinesi, “la mia sicurezza di esistenza e sopravvivenza significa la tua scomparsa”.
La ricostruzione del mondo dopo la Seconda guerra mondiale è stata possibile perché le classi dirigenti dell’epoca hanno basato la loro ricostruzione sull’affermazione di principi, diritti e regole ispirati a una visione della vita espressa nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Come sappiamo, la Dichiarazione è stata giustamente criticata perché largamente influenzata da un approccio occidentale, antropocentrico e patriarcale alla società e alla vita. Questo approccio è stato parzialmente modificato, corretto o addirittura abbandonato grazie, tra l’altro, all’adozione nel quadro delle Nazioni Unite del Patto internazionale sui diritti civili e politici, del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni all’autodeterminazione e all’autogoverno e della Dichiarazione sulla biodiversità. ….
Resta il fatto che tutte queste Dichiarazioni, Patti, Convenzioni e Trattati non sono riusciti a prevenire le peggiori violazioni fino ad oggi.
È giunto il momento di ridefinire le grandi linee guida per il futuro comune che dovremo costruire nei decenni a venire, basato sulla cooperazione e sull’armonia, sfruttando al meglio le conquiste ottenute con le lotte dei cittadini.
Una delle principali conquiste che merita di essere mantenuta e rafforzata è il principio affermato per la prima volta dalla comunità internazionale secondo cui, per vivere insieme su scala planetaria, è essenziale e ineludibile garantire e rafforzare in modo permanente due pilastri della società. Primo pilastro: il principio dell’universalità del diritto alla vita per tutti gli abitanti e i popoli della Terra, senza distinzioni o esclusioni. Da qui l’affermazione della responsabilità integrale comune e condivisa dei popoli, dello Stato di diritto su scala planetaria per salvaguardare e promuovere la realizzazione di questi diritti. Il secondo pilastro è il riconoscimento del principio dell’esistenza di beni pubblici globali essenziali per la vita di tutti gli abitanti della Terra, che le autorità pubbliche “nazionali” sono tenute a curare, promuovere e valorizzare in un quadro di stretta cooperazione e solidarietà globale.
Fino agli anni ’80, questi due pilastri hanno permesso al sistema mondiale di funzionare e svilupparsi, nonostante i suoi limiti, le sue carenze e le sue contraddizioni, nonché le numerose guerre locali (legate al processo di demolizione degli imperi coloniali europei), senza una terza guerra mondiale. Anzi, nel mondo si è assistito a una riduzione del tasso di crescita delle disuguaglianze tra Paesi ricchi e poveri, che ha contribuito a ridurre l’impatto delle forze che generano conflitti strutturali e, di conseguenza, guerre distruttive.
Dalla fine degli anni ’80, il sistema mondiale ha visto esplodere le sue contraddizioni, le sue carenze e le sue debolezze a causa dei processi di multinazionalizzazione e globalizzazione dell’economia e della finanza secondo i principi, gli obiettivi e i meccanismi violenti dell’economia di mercato capitalista. Ci riferiamo ai processi di mercificazione e artificializzazione di tutte le forme di vita; alla liberalizzazione e deregolamentazione dei mercati e di tutte le attività economiche (sempre meno Stato e sempre più mercato); alla privatizzazione di tutti i beni e servizi essenziali per la vita attraverso, in particolare, la brevettazione privata degli organismi viventi a scopo di lucro (esempi: sementi, OGM, farmaci…) e all’innovazione tecnologica (nuovi materiali, nuove energie, computer, robotica e, oggi, intelligenza artificiale). Tutto questo è stato realizzato con l’assenso e il sostegno politico e finanziario delle autorità pubbliche e di gran parte delle forze sociali “progressiste”.
La proprietà e il controllo sull’uso delle risorse fondamentali per l’economia hanno cessato di essere responsabilità e obbligo dei poteri pubblici. Sono passati sotto il dominio e il potere dei soggetti privati dell’economia capitalista. (imprese, istituzioni, mercati, borse). Come sappiamo, il fine ultimo del sistema capitalista non è la garanzia/sicurezza dei diritti alla e della vita, né la conservazione del buono stato ecologico della Terra, la casa comune. L’obiettivo è aumentare il valore finanziario del capitale e dei soggetti più potenti.
Inoltre, il modus operandi principale del sistema non è la cooperazione o la solidarietà, ma la predazione, la concorrenza oligopolistica e la competitività di tutti contro tutti. L’altro è diventato il nemico e il mercato si è trasformato in un’arena dove i gladiatori più forti acquisiscono il diritto alla vita concesso dall’imperatore (la finanza) dopo aver eliminato gli altri.
È facile capire come, in queste condizioni, i fattori di violenza e di guerra strutturale permanente abbiano preso il sopravvento. Le disuguaglianze hanno raggiunto livelli inaccettabili. La guerra dei ricchi contro i poveri non è mai stata così aperta. E, non da ultimo, abbiamo assistito alla rinascita di movimenti popolari razzisti, xenofobi, proseliti della violenza e della forma più integrale di distruzione della vita e dell’umanità, ossia il genocidio deliberato di massa, che sarà oggetto della nostra riflessione finale).
Terza riflessione. Poiché la mobilitazione contro la guerra implica lotte per la ricostruzione planetaria dei due pilastri, la mobilitazione deve concentrarsi su due obiettivi: l’abolizione dei brevetti a scopo privato e lucrativo e la messa al bando della finanza predatoria.
Il perseguimento di questi due obiettivi non è facile, perché i brevetti privati e la finanza predatoria sono violentemente e spregiudicatamente difesi da tutti i gruppi dominanti, primo fra tutti il mondo che ruota attorno alla supremazia e al dominio economico-finanziario e tecnologico-militare degli Stati Uniti (e dell’UE).
Oggi, in condizioni segnate da una profonda crisi del sistema di sostegno alla vita della Terra, è necessario agire a livello globale per “disarmare la tecnologia della conquista della vita” (appunto, i brevetti) e, allo stesso tempo, per “mettere fuori legge la finanza predatoria” (nrasformazione di tutte le forme di vita in attività finanziarie).
Disarmare la tecnologia di conquista significa abolire i brevetti per l’appropriazione privata e a scopo di lucro degli organismi viventi e dell’intelligenza artificiale e vietare il commercio di armi. Oggi la conoscenza e la tecnologia non sono più essenzialmente forze esterne all’uomo, ma un costrutto delle società umane che ne definiscono gli scopi e gli obiettivi concreti.. Non v’è neutralità della rtecnologia.
Mettere al bando la finanza predatoria significa vietare i paradisi fiscali e l’evasione fiscale, introdurre un sistema di tassazione globale per garantire la giustizia globale e abolire l’indipendenza delle borse, che sono diventate imprese globali puramente private al di fuori del controllo dei poteri pubblici.
È un’illusione pensare che sia possibile costruire la pace e una società non violenta senza abolire i brevetti per l’appropriazione e la predazione privata della vita; senza vietare le licenze di commercio di armi; con il mantenimento dei paradisi fiscali; senza eliminare l’indipendenza dei mercati finanziari e senza regolare le grandi oligarchie planetarie in guerra permanente per il dominio. senza, pertano, dicbiarare illegale l’accaparramento delle terre e delle acque.
È altresì illusorio pensare che sia possibile raggiungere i suddetti obiettivi in pochi anni e attraverso l’azione solitaria e disorganizzata di questa o quella “grande” organizzazione della società civile, in assenza di una forte cooperazione strategica e di un’effettiva solidarietà tra le varie realtà di resistenza e opposizione al mondo attuale.
Quarto e ultimo punto. Oggi, 80 anni dopo il genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista, l’umanità è saccheggiata e preda dell’assurdo dal genocidio dei palestinesi da parte dello Stato di Israele, per non parlare degli altri stermini di popolazioni ai quattro angoli del mondo, in particolare in Africa e in Asia. Il genocidio dei palestinesi è oggi la forma più avanzata dell’inammissibilità e dell’assurdità di una presunta guerra giusta e difensiva.
Va detto chiaramente che il genocidio dei palestinesi non è una guerra in quanto tale. È un’azione distruttiva deliberata e unilaterale contro la vita, che opera in una dimensione della condizione umana diversa da quella “dettata” dalla guerra e mostrata come “sicurezza per la sopravvivenza”! Come il genocidio degli ebrei non fu dettato da un problema di “sicurezza” per i tedeschi, ma da una visione razzista profondamente diseguale, violenta, nazista, escludente e repressiva dei popoli dell’umanità, così il genocidio dei palestinesi è l’espressione brutale di forme assolute e dogmatiche (in questo caso di origine religiosa razzista) di disuguaglianza ed esclusione dell’altro.
I futuri di pace che sono in gioco nel contesto attuale abbracciano molteplici condizioni e obbediscono a molteplici logiche, in tutti i campi, soprattutto per quanto riguarda le concezioni della vita, dell’essere umano, della comunità globale della vita sulla Terra.
Porre immediatamente fine al genocidio, come giustamente ordinato dalla Corte internazionale di giustizia e dalla Corte penale internazionale, non è essenzialmente una questione di diritto internazionale. È soprattutto una questione di responsabilità umana ed etica planetaria che incombe su tutti i soggetti dell’Umanità, comprese le comunità sociali, culturali e morali del mondo. I membri e le autorità di queste comunità devono andare oltre gli appelli alla pace e le petizioni alle autorità politiche degli Stati e dei potenti.
Di fronte alla guerra, la pratica predominante è quella di credere di poter stare da una parte o dall’altra. A nostro avviso, dobbiamo sempre prendere posizione “contro la guerra” e agire per creare le condizioni necessarie e indispensabili per la pace. Di fronte al genocidio dei palestinesi oggi, non possiamo che essere contrari senza limiti riduttivi. Il genocidio è la negazione totale della vita e della giustizia. Il genocidio dei palestinesi è anche il genocidio dell’umanità. Non fermandolo, stiamo dando allo Stato genocida il diritto più che simbolico di massacrare l’umanità e la giustizia.
E un futuro senza giustizia sarà sempre un futuro senza pace, un futuro anti-umano. A proposito, bene hanno fatto i padri fondatori della Repubblica italiana a stabilire l’articolo 11 della Costituzione, che sancisce che “l’Italia ripudia la guerra”.
Conclusione.
Anche gli attuali imperi di conquista tecnologica (stile Musk) e i “nuovi signori” dei conglomerati industriali e finanziari mondiali crolleranno.
L’importante è non aspettare che questo accada da solo.
Microsoft, Google, Meta, Amazon, Black Rock, Vanguard, Crédit Agricole, BNP, Crédit Suisse, Walmart, BASF, Bayer, Syngenta, Pfizer, Coca-Cola, Exxon, Nestlé, Danone. Dow Chemicals, China Petroleum, ecc….npn saranno in grado di prevenire e fermare la “terza guerra mondiale”. Per non parlare di X, Tesla, Space X e dei loro capi, delle borse di Londra, New York, Chicago, Shanghai o Tokyo,… della Commissione Europea attuale, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, del governo americano, dei governi degli Stati membri della NATO, del governo della Federazione Russa, della Banca Centrale Europea indipendente…. .
Spetta ai cittadini in rivolta (in particolare alle donne, ai contadini, alle popolazioni indigene, ai 4 miliardi di persone senza copertura medica di base o accesso all’acqua potabile, ai senzatetto, ai milioni di migranti in cerca di un paese ospitante, ai lavoratori, ecc. A questo proposito, le autorità morali del mondo, ad esempio quelle del mondo delle credenze religiose ed etiche, hanno un ruolo importante da svolgere non solo in termini di potere di influenza, ma anche di potere decisionale. Molte soluzioni possono essere chiaramente ed esplicitamente sostenute da loro.
Per promuovere le condizioni necessarie e indispensabili alla costruzione della pace, ecco alcuni esempi, in aggiunta o a rinforzo delle soluzioni già formulate nelle pagine precedenti, di soluzioni da applicare nel campo della vita, della sua salvaguardia, promozione/protezione, dei diritti e dei beni comuni:
- – Rifiutare la brevettazione degli organismi viventi a fini privati e di lucro, così come l’Intelligenza Artificiale, perché tale brevettazione concede il potere decisionale sulla vita a soggetti privati motivati essenzialmente dal richiamo del profitto e del potere. Dobbiamo restituire la responsabilità collettiva della vita alle istituzioni e agli enti pubblici democratici comuni, dal livello locale a quello globale.
- – Istituire un Consiglio Mondiale di Sicurezza dei Cittadini per i beni comuni globali essenziali alla vita di tutti, in particolare l’acqua per la vita, il cibo e la salute, abbandonando la privatizzazione e la finanziarizzazione predatoria di questi tre beni e servizi fondamentali.
- – In un contesto ispirato alla ricerca effettiva e sincera della pace, i trattati internazionali delle cosiddette alleanze militari “difensive” devono essere dichiarati illegali e inammissibili. Devono essere sostituiti da istituzioni globali dotate di strumenti politici e legali forti e vincolanti per prevenire, impedire e abolire l’uso delle armi. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è un modello da abolire.
- – Creare un Consiglio Economico Mondiale per la Cooperazione e il Commercio Solidale e Sostenibile per sostituire l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che richiede che tutti i beni, i servizi e le relazioni tra gli esseri umani e tra gli esseri umani e la natura siano trattati come merci e attività finanziarie. L’accaparramento della terra e dell’acqua del pianeta deve essere dichiarato illegale.
- – Vietare tutti gli usi agricoli, industriali e terziari di sostanze chimiche che avvelenano la vita sulla Terra e portano al degrado e alla perdita della biodiversità e della biocapacità del pianeta.
- – Abolire i paradisi fiscali, simboli della legalizzazione del furto della ricchezza collettiva e della sua accettazione etica da parte delle nostre società, e vietare l’evasione fiscale.
- – Ripristinare la natura e le funzioni pubbliche delle monete come strumento al servizio dell’eco-nomia (che significa “regole dellé casa”) mondiale) La privatizzazione del denaro e della finanza mondiale è uno degli strumenti più potenti, insieme alla tecnologia, per generare i fattori di conflitto e le guerre per il potere. Le autorità locali, nazionali e globali devono riprendere il controllo congiunto della finanza. È urgente ridurre drasticamente il potere privato sui risparmi e sugli investimenti, oggi di gran lunga superiore a quello degli Stati, acquisito dalle grandi banche, dai fondi di investimento e dai mercati azionari. Dobbiamo organizzare una convenzione globale dei cittadini su banche, fondi d’investimento e mercati azionari per elaborare un piano globale di ristrutturazione finanziaria per la sicurezza e la pace.
La lotta “contro la guerra” è la lotta dei giusti, la lotta etica per la vita e la giustizia. È la lotta per re-irrigare la Terra, per rinverdire i deserti, per ridare ossigeno agli oceani, per praticare la fraternità, per vivere l’amicizia, in una parola, per ridare gioia e amore alla vita
Riccardo Petrella
Agorà degli Abitanti della Terra. Bruxelles 26 agosto 2024
£lenco dei primi firmatari
Donata Albiero , Ex dirigente scolastico (Italia), Mario Agostinelli , Associazione Laudato sii… (Italia), Alain Adriaens, Mouvement pour la Sobriété (Belgio), Alassane Ba, Farmacista, Centre d’Ethique (Francia-Senegal), Guido Barbera, Solidarietà Internazionale- CIPSI (Italia), Cristina Bertelli, Université du Bien Commun (Francia), Antonio Bruno, Insegnante (Italia), Ernesto Bonometti e Antonella Zonato, attivisti dell’acqua (Italia), Luca Cecchi, Attivista dell’acqua, Ass. Monastero del Bene Comune (Italia), Martine Chatelain, attivista acqua Eau Secours (CND-Québec), Giovanna Dal Lago, Ass. “Mamma no pfas” (Italia), Eric Degimbe, Communauté de la Poudrière (Belgio), Aníbal Faccendini, Cátedra del Agua, Universidad Nacional de Rosario (Argentina ), Ettore Fasciano, Attivista per i diritti umani (Italia), Adriana Fernández, Educatrice (Cile), Paolo Ferrari, Medico, Comunità di base Verona (Italia), Alfio Foti, Convenzione per i diritti umani nel Mediterraneo (Italia), Pierre Galand, ex senatore, Forum Nord-Sud (Belgio ), Lilia Ghanem, antropologa, redattrice di The Ecologist in arabo (Libano), Melissa e Laury Gringeaux, Ass. Méga Bassines non merci (Francia), Luis Infanti de la Mora, Vescovo Diocesi di Aysén, Patagonia (Cile), Eric Jadoul, Attivista per i beni comuni (Belgio), Pierre Jasmin, Pianista, Artistes Pour la Paix (CND-Québec), Michele Loporcaro, Agricoltore (Italia), Claudia Marcolungo, Professore Univ. di Padova (Italia), Maurizio Montalto, Avvocato, Difensore dell’acqua come bene comune (Italia), Loretta Moramarco, Avvocato, Attivista per l’acqua (Italia) Vanni Morocutti, Communauté de la Poudrière (Belgio), Dario Muraro, Attivista no pfas (Italia), Marinella Nasoni, Ex sindacalista (Italia), Christine Pagnoulle, Professore emerito Ulg, ATTAC (Belgio ), Maria Palatine, Musicista, arpista (Germania), Gianni Penazzi, Chitarrista, attivista per la pace, i diritti umani e l’ambiente (Italia), Nicola Perrone, Giornalista, “Solidarietà Internazionale” (Italia), Riccardo Petrella, Professore emerito, Università di Lovanio (Belgio), Michela Piccoli, Mamma no pfas (Italia), Pietro Pizzuti, Attore, Collectif des Artistes (Belgio), Jean-Yves Proulx, Education citoyenne (CND-Québec), Paolo Rizzi, Educatore, attivista per i diritti umani e l’ambiente (Italia), Domenico Rizzuti, Ex-dirigente sindacale/ricerca (Italia), Anne Rondelet, Pensionata (Belgio), Roberto Savio, Giornalista, fondatore di IPS e di Other News (Italia), Catherine Schlitz, Associazione PAC-Présence Action Culturelle (Belgio), Patrizia Sentinelli, Associazione Altramente ex Mnistro della Cooperazione (Italia), Cristiana Spinedi, Insegnante (Svizzera), Mimmy Spurio, Pensionata, attivista per l’acqua (Italia), Bernard Tirtiaux, Scultore, Scrittore (Belgio), Hélène Tremblay, Ricercatrice, autrice, docente… (CDN-(Quebec), Philippe Veniel, Antropologo, Associazione Boissonnière (Francia).
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