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Pace e guerra

di Roberto
Musacchio

All’inizio degli anni ‘80, tanto tempo fa ma la Storia ha i suoi percorsi e leggerli è decisivo per l’agire umano e politico, uscì una rivista chiamata Pace e Guerra. Era il frutto della collaborazione posta in atto tra Lucio Magri e Claudio Napoleoni con un centro di iniziativa che guardava alla nuova fase che si apriva, quella della reazione. Era diretta da Luciana Castellina e Stefano Rodotà. Io allora ero al Pdup e ne seguii tutta la formazione e l’impegno. Gli anni dei missili a Est e Ovest, in Italia a Comiso con la rinascita di un grande movimento pacifista di massa. C’era ancora il muro e dunque sembrava di essere ancora nella “vecchia storia” della vecchia guerra fredda. E invece si era già dentro la restaurazione dopo il ‘68/’69 mondiale, europeo ed italiano. Ricordo che avevo maturato la convinzione che quel po’ di spinta rimasta nei gruppi della Nuova Sinistra, in particolare il Pdup che aveva le sue specifiche caratteristiche a cavallo tra Storia e Nuovo, dovesse ormai impegnarsi a riposizionare il PCI. Il centro Magri Napoleoni si situava nella direzione per me giusta di uscire dalle logiche di intergruppo per rifondare un pensiero e una politica. Magri aveva parlato in un seminario, a Bellaria, di partito unico della sinistra, riprendendo da sinistra una vecchia idea di Amendola. Il Pdup, con l’Mls, aveva eletto alle ultime politiche dove era rimasto invece escluso il cartello intergruppi di Nuova Sinistra Unita. C’era stato il terremoto e la svolta di Berlinguer, basta con la DC. La vicenda missili riproponeva il tema cruciale della pace e della guerra cui fu dedicata la rivista. Purtroppo, dal mio punto di vista, la confluenza del Pdup nel PCI avvenne tardi, dopo la morte di Berlinguer e per esaurimento più che per investimento. Salvo poi risultare fondamentale al momento dello scioglimento del PCI per sostenere il no e poi la Rifondazione comunista.

Nel frattempo il muro era caduto. Pace e Guerra diventarono altro, e cioè l’esercizio dell’egemonismo USA e del suprematismo capitalista nella lotta di classe rovesciata. Una forma permanente e preventiva di questa tendenza. Un imperialismo che si fa impero, per riprendere una discussione complicata e non risolta e che va aggiornata all’oggi. Il movimento dei movimenti si cimentò sulla fase costituente di questo nuovo “dis/ordine” mondiale. Alimentò la resistenza di Rifondazione comunista, in Italia. Ed anche molte riflessioni come quelle sulla non violenza. Fu sconfitto. E oggi che la contraddizione Pace e Guerra torna a farsi cruciale ed incombente un movimento per la pace fatica. La nuova variante della contraddizione, come un virus mutato e fattosi più aggressivo e letale, prevede che oltre il conflitto impero contro moltitudini, la spirale guerra/terrorismo si ripresenti uno scontro suprematista ed interimperialista, orwelliano (paradossale per uno scrittore che scrisse 1984 pensando allo stalinismo ed ora se lo ritroverebbe se fosse vivo nella “globalizzazione reale”) tra Occidente ed Oriente. Più occidenti e più orienti. Perché poi la UE ad esempio ormai gioca un ruolo in proprio rincorrendo i propri primati di imperialismi più antichi. E Russia, Cina, Turchia sono cose diverse.

Ecco, dovessi oggi scrivere per Guerra e Pace scriverei un articolo a sostegno di una grande lista unitaria per la Pace. Direi che è indispensabile averla per le europee. Che la UE è centro propulsore del bellicismo. Che i movimenti sono in difficoltà, più coscienti e in campo sulla Palestina, assai meno sulla guerra ucraina. Che, purtroppo, non essendoci più il PCI ed essendo i socialisti europei parte forte del bellicismo UE non c’è la prospettiva del 1980 di rifondare il PCI nel Pci ma quella difficile di rifondare il comunismo dentro la ricostruzione di un pacifismo all’altezza dei tempi terribili. Sapendo di non avere tanto tempo. Per questo da tempo sostengo una lista per la pace. Per questo mi rivolgo a chi faceva quella rivista, a chi viene dai movimenti, atuttə noi per dire che non è tempo di anteporre piccoli progetti di piccoli partiti pensando che l’unico problema è fare il quorum o di testimoniare. È il tempo di unirsi per fare insieme la lotta per la pace e di portarla anche in campagna elettorale. C’è ancora tempo. Serve la volontà e la lucidità politica.

Roberto Musacchio

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