Ogni momento che passa appare sempre più indispensabile che la pace irrompa nella politica.
Sul conflitto Israele Palestina, a differenza che su quello ucraino, c’è una mobilitazione popolare più larga e convinta. In Italia, in Europa, addirittura negli USA.
C’è una memoria profonda delle responsabilità occidentali nel creare quel crogiuolo di odi che emerge e fa scendere in campo.
Non solo le piazze si mobilitano. Anche il mondo istituzionale mostra più articolazioni del tetro e compatto bellicismo sull’Ucraina.
Il conflitto tra le irresponsabili uscite della presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen (accompagnata altrettanto colpevolmente da quella del Parlamento Europeo Metsola) e altre istituzioni, Michel per il Consiglio e Borrell per gli esteri, è apparso evidente. Come quello con Biden. Quando addirittura 800 funzionari della Commissione firmano una lettera critica vuol dire che si è andati oltre. Nelle competenze del ruolo, nella linea politica, addirittura nell’atteggiamento umano privo di pietà per le vittime palestinesi. Squilibrata verso Israele e insensibile.
Una tale persona non può restare a fare la Presidente della Commissione. Se ne deve andare. Per questo firmiamo la petizione lanciata da Unione Popolare dopo che tre ex parlamentari europei (De Magistris, Forenza e chi scrive) hanno preso parola per dichiarare il loro sconcerto da ex membri di una istituzione che ormai sembra assuefatta a tutto al punto da non votare neanche un emendamento per il cessate il fuoco. Iniziativa analoga viene da Diem.
Naturalmente è tutta la UE che non fa quello che dovrebbe. Ed ancora più risulta evidente quanto serva che ci sia chi costruisca una proposta politica ed anche elettorale per le europee che metta al centro la Pace.
Siamo di fronte a istituzioni ormai incapaci e colpevoli. Cosa aspetta la Corte penale dell’Aja ad aprire un procedimento contro Netanyahu per accertare crimini di guerra (c’è un dossier di Amnesty International e comunque gli assedi sono vietati)? E c’è da augurarsi che i tanti che in Israele sono contro Netanyahu trovino la forza di “liberarsi” e smarcarsi da una condotta come quella che porta l’attuale governo a chiedere addirittura le dimissioni del segretario generale dell’ONU, Guterres, “colpevole” di ricordare il diritto internazionale e 50 anni di Storia. E che si interroghino su quale strategia ha Israele verso Gaza, (colonizzazione, gigantesco “ripulisti”) e se ci si renda conto che i paragoni tra Hamas e l’Isis sono insensati come quelli tra Putin e Hitler. Chissà se negli USA qualcuno si pone queste domande, e domande su Netanyahu.
E poi ci vuole chi costruisce politicamente la Pace. Se gli accordi di Abramo voluti da Trump per liquidare i palestinesi appaiono in crisi la questione del riconoscimento politico della Palestina è tutta aperta. Certo spetta ai palestinesi scegliere. Ma occorre che si possa scegliere. Tenere ad esempio in carcere un leader laico e progressista come Barghouti, cosa che il governo di Israele fa da tanti anni, significa impedire una scelta. Quella che ad esempio con la liberazione di Mandela diede una soluzione alla lunghissima tragedia Sudafricana.
Ora comunque una cosa è fondamentale: cessare il fuoco. Fermare la carneficina.
Roberto Musacchio