Le crisi ricorrenti di un sistema capitalistico sempre più predatorio, per l’accaparramento di risorse sempre più esauribili e per lo sfruttamento di ambiente e persone, hanno paradossalmente combinato l’integrazione dei mercati globali ad un rilancio del ruolo degli stati nazionali nella loro regolamentazione.
Questo processo fortemente discriminatorio, che assicura libera circolazione di capitali e merci, a dispetto invece della mobilità delle persone, non causa solo elevate diseguaglianze socio-economiche, ma comporta anche ricadute politiche reazionarie, evidenti nella rimonta dei sovranismi.
La pandemia è arrivata a mettere in crisi anche le catene di approvvigionamento globali, ma soprattutto ha riproposto in modo ancor più netto la chiusura dei confini nazionali, con la tendenza ad esternalizzare le frontiere dell’Unione Europea, quando non proprio a militarizzarle con nuovi muri e con la presenza anche di gruppi paramilitari a caccia di profughi, come nei paesi dell’Europa centro-orientale.
In questo contesto iniquo e discriminante, l’ascesa dell’estrema destra ha subito un’accelerazione impressionante, pur in forme diverse, fino a ricoprire incarichi di governo, o ad esprimere la presidenza di diversi paesi europei e non solo.
Ad accomunare politicamente figure come Trump negli USA, Putin in Russia, oppure Orban, o Kaczyński in Europa sono quelle politiche liberticide e conservatrici, tendenti a modelli di democrazie ‘illiberali’ di tipo autoritario, che rappresentano ingerenze governative ad esempio nella magistratura e nella stampa, fino a minacciare diritti umani e civili.
A fronte di derive simili la Sinistra Europea chiama all’appello le forze antifasciste per un doppio appuntamento con manifestazione e convegno dal titolo ‘No Pasaran!’, in programma per il prossimo fine settimana a Berlino.
Secondo le realtà promotrici, fra cui anche Linke e Transform!Europe, siamo di fronte ad una situazione analoga a quella degli anni ‘30, in cui xenofobia, disagio sociale e odio politico si trasformano in raid squadristi ai danni di migranti, sindacati, partiti di sinistra e movimenti sociali per i diritti delle minoranze, nella crescente connivenza delle autorità istituzionali, che anzi fomentano simili rigurgiti.
Per questo l’urgenza di un’alternativa sociale e politica, che saldi in modo solidale un fronte antifascista variegato e troppo spesso frammentato, è al centro della conferenza berlinese, finalizzata al confronto di attivismo ed esperti sulle pratiche “più efficaci per sfidare e sconfiggere l’estrema destra”.
Dalla condivisione delle esperienze particolari, all’elaborazione di analisi e strategie di mobilitazione quindi, partendo dalle insidie del neoliberismo a diritti e libertà, fino a tradursi in guerre “fra poveri”, ma anche di tipo imperialista.
Non è un caso che la proliferazione di conflitti armati e di milizie ‘foreign fighter’ attiri, ad esempio nel caso dell’Ucraina, sempre più membri di organizzazioni neofasciste, come riportato dall’osservatorio ENAM della Fondazione Rosa Luxemburg.
Alcuni degli aspetti più preoccupanti riguardano proprio il coordinamento transnazionale di queste organizzazioni di estrema destra e la sostanziale indifferenza, se non proprio connivenza, di molte istituzioni.
L’indecorosa figura dell’ex-ministro dell’interno Salvini, arrivato in Polonia per riabilitare la sua immagine come sedicente pacifista, ma nuovamente screditato dallo stesso sindaco di Przemysl, anche lui esponente di estrema destra, per l’amicizia del leghista con Putin; del resto denota saldature sovraniste non proprio a prova di bomba.
Tuttavia, non basta confidare nell’inettitudine e nell’idiozia di fazioni altrettanto pericolose. Ne sono una riprova le operazioni di destabilizzazione promosse dall’amministrazione Trump in America Latina, con agenti sotto copertura, sostegno a milizie anti-democratiche e campagne di disinformazione.
Lo stesso appoggio del sultano Erdogan alle milizie jihadiste di Daesh per l’assedio e l’oppressione fascistoide dei territori difesi dalle unità popolari del Rojava, sebbene in un contesto di eccezionalità turca, riprovano la permeabilità dell’Alleanza Atlantica a tendenze autoritarie, tutt’altro che rappresentative dei cosidetti valori “civili” occidentali.
Perciò, la seconda parte del convegno antifascista si focalizza sulla costruzione dell’unità di azione, della solidarietà internazionale e dell’auto-organizzazione transfrontaliera, coinvolgendo anche quelle categorie più esposte agli attacchi xenofobi, come i migranti.
Al tempo stesso fra gli obiettivi dell’iniziativa anche la creazione di una nuova narrazione delle varie forme di resistenza contemporanee, in società dove non c’è spazio per alcuna forma di fascismo.
L’intento delle realtà promotrici è infatti quello di rafforzare in modo radicale l’analisi e la contro-informazione delle manipolazioni di estrema destra delle crisi, sviluppando mobilitazioni anche a livello europeo. Tutto questo partendo appunto dalla “condivisione di lotte sociali, movimenti popolari di carattere unitario e progressista”.
Appuntamento fra pochi giorni a Berlino oppure online per fermare il fascismo, costruendo l’alternativa.
Tommaso Chiti
INFO:
https://www.european-left.org/wp-content/uploads/2022/02/NP2022_digital.pdf