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Lo Stato borghese si abbatte e non si cambia!

di Riccardo
Rifici

“Lo stato borghese si abbatte e non si cambia!”. Non si tratta di uno slogan dei gruppi rivoluzionari degli anni ’70. Piuttosto penso che si tratti del programma politico di qualche oligarca o/e di qualche grande multinazionale del cibo, o del farmaco, o dell’informatica o del militare, o magari di tutte insieme, associate in una grande alleanza. Del resto loro sono molto bravi a fare alleanze, e a non litigare, al fine degli interessi comuni. Sicuramente molto di più bravi dei gruppi rivoluzionari di cui si accennava prima. Del resto, rispetto a questi ultimi, sono molto più avanti nella realizzazione del loro programma.
Su questi temi, gli scrittori e i registi anglosassoni sono stati profeti su quanto sta accadendo oggi sul nostro pianeta. Infatti, chi, come me, è un amante della letteratura e della cinematografia fantascientifica, ha avuto modo di vedere, con grande anticipo, una fotografia di quanto sta succedendo in questi anni.
Gli autori del “cyberpunk” degli anni ’80 (William Gibson, Bruce Sterling ed altri), avevano immaginato un mondo dove gli Stati e i loro apparati contano molto poco o niente, e tutto il potere, era in mano ad alcune multinazionali che dettavano le regole, gestivano la sicurezza e organizzavano il consenso e il controllo sui cittadini.
Chi ha visto il recente film Don’t look up, ha potuto osservare una classe politica dominante che ha coscientemente nascosto, sino all’ultimo momento (fortemente consigliati da un oligarca), l’imminente catastrofe del meteorite che stava per abbattersi sulla terra, salvo, infine, quando tutto era perduto, affidarsi all’oligarca di cui sopra, per essere trasportati su un altro pianeta (forse Marte?)!  Vi ricorda qualcosa?

I nostri dominanti, anche se non negano più (salvo pochi) la catastrofe ambientale che si avvicina sempre più, hanno assunto la posizione del continuo rinvio delle soluzioni da applicare. Magari fornendo qualche placebo, pseudo green.  Nel frattempo, se non lo abbiamo già raggiunto, il punto di non ritorno si avvicina!
Nel frattempo il peso e il ruolo delle grandi multinazionali, dei fondi finanziari (si veda l’articolo, su questo numero, di Alessandro Scassellati che commenta il libro di Alessandro Volpi I padroni del mondo: come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia) nei confronti dei governi locali e delle istituzioni internazionali si fa sempre più pesante, sia in modo velato (ad esempio, il ruolo delle lobbies e nelle istituzioni europee è sempre più pesante, come si può vedere nelle vicende dei continui rinvii nell’applicazione di normative sull’uso dei più diversi  pesticidi in agricoltura, o la stessa vicenda dei vaccini per il Covid, che ha visto la presidente della Commissione europea “molto accondiscendente” agli interessi delle multinazionali del farmaco), sia in modo più diretto e violento, come il recente intervento del capo di Tesla, nella politica italiana (invito a cacciare  giudici scomodi), o gli interventi più generali  sulla necessità di rivedere alcune costituzioni nazionali troppo ingombranti.

Se tutto questo si unisce ad alcuni percorsi istituzionali, come quello italiano, che vede una riduzione del ruolo e del peso dei parlamenti nei confronti degli esecutivi (sia a livello nazionale che a livello regionale) ed un attacco ad alcuni principi costituzionali come quello della separazione dei poteri, la situazione della democrazia si fa davvero preoccupante. Perché, oltre al problema legato alla democrazia, non va dimenticato che, mentre gli Stati e le istituzioni internazionali dovrebbero esercitare le loro funzioni nell’interesse della comunità, le multinazionali, i fondi finanziario o gli oligarchi, hanno un solo scopo: aumentare il più possibile i propri profitti.

Peraltro, in merito al tema delle modifiche istituzionali, in particolare a quanto riguarda il ruolo dei parlamenti, è necessario sottolineare che almeno in Italia, il percorso non è partito recentemente grazie al governo di destra, ma è in corso da molti anni, anche con la responsabilità dei governi di centro sinistra, che con la motivazione ufficiale della “governabilità” (ma con l’obiettivo più reale di ridurre al minimo la possibile competizione di forze politiche alternative)  hanno trasformato un sistema elettorale proporzionale in uno in larga parte maggioritario, unito alla impossibilità degli elettori di scegliere i propri rappresentanti. L’esito principale di queste politiche è stato il drammatico aumento dell’astensione. Anche in queste ultime elezioni regionali hanno visto meno della metà degli elettori andare a votare.

Sembra un processo studiato a tavolino! Da un lato allontanare i cittadini dalla voglia e dalla capacità di partecipare al dibattito politico e alle conseguenti scelte elettorali. Dall’altro, grazie anche alla perdita di fiducia dei cittadini nelle istituzioni, portare avanti i processi di spoliazione del ruolo delle istituzioni stesse a cui viene progressivamente sottratta la capacità di progettare e attuare le politiche necessarie alla difesa del bene comune.

Questi temi dovrebbero essere oggetto di attenzione e di iniziative di denuncia e di lotta delle forze politiche e sociali.

Riccardo Rifici

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