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L’Italia porti la pace al Parlamento Europeo

di Roberto
Musacchio

Ancora pochissimi giorni fa addirittura sul tg di Sky un sondaggio confermava che la maggioranza degli italiani è contro l’invio di armi e per una soluzione negoziata della guerra. Non solo. Il sondaggio registrava una condanna molto larga di Putin ma un giudizio prevalentemente negativo anche sul presidente ucraino Zelensky. Sarebbe stato interessante fare esprimere un giudizio anche su altri due “protagonisti” come la UE e la NATO, ma questa domanda non c’era.

Dunque a più di un anno di distanza dall’inizio di questa guerra e con il martellamento politico e mediatico bellicista che viviamo il popolo italiano mantiene e rafforza un altro punto di vista.
È un fatto straordinario, sorprendente, forse unico in Europa. Forse l’unica persistenza di quello che era stato chiamato il “caso italiano”. Per altro con caratteristiche anche diverse e che colpiscono come il dato che è l’elettorato PD quello più bellicista.
L’egemonia costituzionale pacifista regge. Ma ha bisogno di essere rilanciata politicamente.

Anche per questo le elezioni europee dovrebbero vedere dall’Italia il contributo di una lista per la pace che ponga questo tema al centro del confronto elettorale in Italia ma anche in Europa.

Per altro ormai è evidente che la UE ha scelto la guerra. L’ha scelta geopoliticamente, politicamente ed economicamente. Pensa che il suo imperialismo debba espandersi applicando alla Russia il modello Yugoslavia, tornando a Napoleone. D’altronde la UE è sempre più un moderno ancien regime. L’accordo su questo è politicamente trasversale dalla destra alla sinistra atlantica. Il riarmo è il grande business che segue quello delle multinazionali farmaceutiche ed energetiche.

Per altro i “conflitti” aperti politicamente sono interni al campo comune. Si pensi alla vicenda del Mes in Italia con l’incredibile contestazione da destra del PD alle destre “titubanti” sulla sua ratifica. In realtà sono semplicemente aggiustamenti tra neoliberali globalisti e neoliberali nazionalisti che entrambi concorrono alla governance e lo faranno anche dopo le prossime elezioni nazionali ed europee che sposteranno a destra e verso il globalismo delle nazioni gli equilibri.

Purtroppo anche i conflitti sociali non riescono più di tanto a modificare il quadro. Le lotte contro l’austerità produssero un sommovimento ma non una rottura. Governi come quello spagnolo nonostante le buone cose fatte rischiano di essere travolti. In Francia si passa dallo sciopero generale ad oltranza per le pensioni alle rivolte delle periferie ma i due sommovimenti non sembrano in grado né di sommarsi né di scalzare il potere. La riorganizzazione di un nuovo movimento operaio rivoluzionario su scala globale è tutta da venire.
Ormai anche in Germania l’estrema destra rompe gli argini.

In questo quadro la lotta contro la “guerra, costituente del moderno ancien regime” è il contributo che dall’Italia possiamo dare.

Che dobbiamo dare.

Roberto Musacchio

guerra, pace
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