Grazie alla spinta del Partito repubblicano, ormai in gran parte dominato dai seguaci di Donald J. Trump e da bianchi evangelici born again e cattolici tradizionalisti reazionari, e alle sentenze della Corte Suprema, controllata da una solida maggioranza conservatrice, gli Stati Uniti continuano nella loro torsione verso la costruzione di un sistema giuridico, politico e ideologico che (ri)legittima razzismo istituzionale e suprematismo bianco, disuguaglianze economiche e sociali, patriarcato e misoginia, xenofobia, sessismo e discriminazioni verso tutte le minoranze, la comunità LGBTQI+, i poveri di diritti e i richiedenti asilo, in una deriva verso un sistema politico di stampo sempre più illiberale, autoritario e semi-fascista. In questo articolo si riprendono anche alcune delle considerazioni discusse e approfondite dall’autore nel libro Suprematismo bianco. Alle radici di economia, cultura e ideologia della società occidentale, DeriveApprodi, Roma 2023.
Le nuove sentenze della Corte Suprema: una ulteriore erosione dei diritti civili e sociali
Il 30 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha concluso un’altra sessione di lavoro (iniziata nell’ottobre 2022) in cui la maggioranza conservatrice dei suoi giudici (6 a 3) ha nuovamente mostrato i muscoli, dopo le importanti decisioni sul diritto all’aborto (lo smantellamento il 24 giugno 2022 della sentenza Roe vs Wade del 1973 che aveva legalizzato l’aborto a livello nazionale) e sul diritto di portare armi nello spazio pubblico dell’anno scorso, producendo decisioni che hanno respinto l’affirmative action (la “discriminazione positiva” su basi razziali) nelle ammissioni al college, ristretto i diritti LGBTQI+ e bocciato il piano di alleggerimento del debito studentesco da $ 430 miliardi del presidente Biden.
Con un caso sul diritto di possedere armi e diversi casi che potrebbero limitare l’autorità delle agenzie federali (il cosiddetto “Stato amministrativo” federale demonizzato da Donald J. Trump e Steve Bannon1) di emanare regolamenti e far rispettare le leggi in settori che vanno dalla finanza alla pesca già in programma per il suo prossimo mandato2, a partire da ottobre, la Corte potrebbe orientare il sistema giuridico ulteriormente verso destra, facilitata dalle nomine di tre giudici ultraconservatori – Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett – da parte dell’ex presidente repubblicano Donald J. Trump che hanno portato ad una schiacciante maggioranza conservatrice. I giudici progressisti, compresa l’afroamericana Ketanji Brown Jackson nominata da Biden, si sono trovati a rivestire il ruolo della minoranza dissenziente in quasi tutte le principali sentenze emesse dalla Corte quest’anno.
La volontà dei sei giudici di destra di imprimere il proprio segno su sfere essenziali della vita americana, andando contro la corrente dell’opinione pubblica e distruggendo mezzo secolo di precedenti e di diritto consolidato, ha confermato l’eccezionalità dell’attuale Corte.
Il 29 giugno, la Corte ha dichiarato incostituzionali i programmi di ammissione che tenevano conto della razza come un fattore addizionale presso l’Università di Harvard e l’Università della Carolina del Nord (UNC), proibendo di fatto le politiche di discriminazione positiva utilizzate da circa 60 anni (ma già indebolite da decenni di cause nei tribunali e di precedenti sentenze della Corte) per aumentare il numero di studenti neri, ispanici e di altre minoranze sottorappresentate nei campus delle università pubbliche e private3. La sentenza ha sostenuto che politiche di ammissione come quelle delle due università d’élite violano la promessa del XIV Emendamento della Costituzione della pari protezione ai sensi della legge (il XIV Emendamento scritto dopo la Guerra Civile per eliminare la discriminazione razziale praticata dai bianchi contro i neri). Secondo la Corte, offrire agli studenti neri, latini o nativi americani un miraggio di pari opportunità costituisce una discriminazione nei confronti dei bianchi e degli asiatici-americani4, il che ha tanto senso quanto dire che le rampe per sedie a rotelle discriminano le persone non disabili o che offrire lezioni di inglese come seconda lingua discrimina i madrelingua inglesi. Il paradosso, poi, è che la sentenza della Corte stabilisce che mentre l’azione affermativa non va bene per l’ammissione ad Harvard, è perfetta per accademie militari come West Point e Annapolis5.
In dissenso, i giudici progressisti Sonia Sotomayor e Ketanji Brown Jackson hanno accusato la maggioranza della Corte di ignorare la storia americana e di continuare il razzismo oggi. “Il nostro paese non è mai stato daltonico [colorblind]“, ha scritto Jackson, e “ritenere che la razza sia irrilevante nella legge non la rende tale nella vita“. “Oggi, questa Corte si frappone e riporta indietro di decenni dopo precedenti e epocali progressi“, ha scritto Sotomayor, affiancata dalla giudice Elena Kagan. “La Corte rende una regola superficiale del daltonismo un principio costituzionale in una società endemicamente segregata in cui la razza ha sempre avuto importanza e continua ad avere importanza“. Senza la discriminazione positiva, neri e latini saranno inevitabilmente sottorappresentati all’interno della popolazione degli studenti universitari.
Il 30 giugno, la Corte ha inferto un duro colpo ai diritti LGBTQI+ stabilendo che le protezioni per la libertà di parola del Primo Emendamento della Costituzione consentono a una web designer cristiana evangelica born again, Lorie Smith, che non ha neanche iniziato la sua attività e che si oppone per motivi religiosi al matrimonio gay (ossia che ritiene che il matrimonio dovrebbe essere riservato alle unioni tra un uomo e una donna) di rifiutarsi di fornire servizi per i matrimoni tra persone dello stesso sesso (il caso 303 Creative LLC vs Elenis che è stato istigato dall’Alliance Defending Freedom, un gruppo cristiano di destra che è stato classificato come gruppo estremista dal Southern Poverty Law Center) – nonostante una legge anti-discriminatoria dello Stato (del Colorado)6.
La decisione sulla legge del Colorado è arrivata l’ultimo giorno del mese del Pride, che ogni anno celebra i successi LGBTQI+ e commemora la rivolta di Stonewall del 1969 a New York, un momento chiave nel movimento per i diritti civili della comunità. I critici della decisione della Corte affermano che questa inaugura una nuova era di pregiudizi in America perché la Corte ha esteso il diritto alla libertà di parola al diritto delle imprese di discriminare. “Questa decisione avrà un devastante effetto a catena in tutto il Paese creando una struttura di autorizzazione, sostenuta dalla forza della legge, per discriminare e mettere in pericolo le persone LGBTQI+ e i giovani trans che sono già così a rischio“, ha dichiarato il reverendo Paul Brandeis Raushenbush, presidente dell’Alleanza Interreligiosa. “La discriminazione con il pretesto della libertà religiosa non è solo incostituzionale, ma antitetica ai nostri valori“, ha aggiunto Darcy Hirsh, direttore per la politica e l’advocacy del gruppo. “Proprio come le persone sono libere di esplorare questioni di fede e coscienza personale, le persone dovrebbero anche essere libere di esprimere il proprio orientamento sessuale e identità di genere senza timore di discriminazioni o danni“. “La nostra nazione ha intrapreso un percorso di progresso, decidendo nel corso di molti decenni che le imprese dovrebbero essere aperte indipendentemente da razza, disabilità o religione. Le persone meritano di avere spazi commerciali sicuri e accoglienti “, ha dichiarato in una nota Kelley Robinson, il presidente della Human Rights Campaign, una delle più grandi organizzazioni di advocacy LGBTQI+.
Sempre il 30 giugno, la Corte ha bloccato il piano di Biden annunciato nell’agosto 2022 di cancellare $ 430 miliardi di debiti per i prestiti studenteschi di 40 milioni di americani (il caso Biden vs Nebraska è stato sollevato da 6 Stati a guida repubblicana). I giudici conservatori hanno invocato la “dottrina delle questioni importanti“, un approccio giudiziario muscolare che concede ai giudici un ampio potere discrezionale per invalidare le azioni del potere esecutivo di “vasto significato economico e politico” a meno che il Congresso non le abbia esplicitamente autorizzate (mentre il piano di Biden era stato imposto con un ordine esecutivo – ossia un decreto presidenziale – e non attraverso una legge ad hoc, anche se faceva leva sullo Heroes Act del 2003, la cui utilizzazione da parte della Casa Bianca è stata invocata sulla base dell’emergenza pandemica CoVid-197). Aiutare a combattere il debito studentesco era una delle promesse elettorali di Biden, soprattutto per gli elettori progressisti nella sua base. Poche ore dopo che la Corte ha annullato il suo piano, Biden ha delineato un nuovo piano di alleggerimento del debito degli studenti con l’intenzione di utilizzare una legge diversa (l’Higher Education Act del 1965).
Verso una crisi della legittimità della Corte Suprema?
In tutte le maggiori decisioni della Corte, i 6 giudici della supermaggioranza conservatrice hanno votato compatti, mentre i 3 giudici della minoranza progressista hanno potuto solo dissentire dalle loro sentenze. Questa sessione di lavoro della Corte sarà ricordata soprattutto per le decisioni degli ultimi due giorni che hanno spostato il sistema giuridico statunitense in una direzione fortemente conservatrice, secondo la maggioranza di analisti e commentatori.
Inoltre, il 25 maggio la Corte ha anche intaccato ulteriormente la portata normativa dell’Agenzia per la protezione ambientale (EPA), avallando un nuovo severo test per dichiarare le zone umide protette ai sensi di una storica legge federale anti-inquinamento. In quel caso, ai giudici progressisti si è unito un giudice conservatore, il nominato da Trump Brett Kavanaugh, nel dissentire dal nuovo test.
Ci sono state anche alcune vittorie per i progressisti durante la sessione 2022-2023 che hanno mostrato che la Corte è anche in grado di intervenire con moderazione (rifiutando alcune posizioni estremiste radicali). Queste hanno incluso sentenze secondo cui una legge elettorale dello Stato dell’Alabama violava la legge federale contro la discriminazione razziale nel voto8 (presa 5 a 4), una decisione non daltonica che è in contrasto con quella daltonica presa contro la discriminazione positiva; la bocciatura del tentativo di mettere in discussione l’Indian Child Welfare Act del 1978 che impone la preferenza per i nativi americani e i membri tribali nell’adozione o nell’affidamento di bambini nativi americani (presa 7 a 2); il respingimento (deciso 8 a 1) di un tentativo degli Stati del Texas e della Louisiana di contrasto alla politica sull’immigrazione di Biden (in riferimento all’arresto e alla detenzione di persone che vivono illegalmente nel paese); e il respingimento di una teoria legale radicale (la cosiddetta “teoria del legislatore statale indipendente“) che stava per consegnare un potere praticamente illimitato ai legislatori statali di stabilire regole riguardanti le elezioni federali, potenzialmente anche il potere di annullare le elezioni contestate, proprio come Trump e i suoi alleati hanno cercato di fare nel novembre/dicembre 2020 e poi con l’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021.
Se queste decisioni hanno cercato di preservare una patina di rispettabilità intorno alla Corte – da tempo al centro di controversie legate al conflitto di interessi di tre dei principali giudici conservatori per l’emersione dei loro rapporti con uomini d’affari miliardari9 e a bassi indici di approvazione da parte dell’opinione pubblica10 -, il progetto della super-maggioranza conservatrice che mira a rimodellare radicalmente il sistema giuridico e vaste aree della vita pubblica statunitense va avanti e le tre sentenze degli ultimi due giorni della sessione lo dimostrano.
L’assalto della super maggioranza ai valori e alle norme americane è così feroce che sta crescendo la rabbia nei confronti della Corte e la fiducia nei suoi confronti è ai minimi storici. “La Corte Suprema è diventata così indipendente dall’opinione pubblica e dai desideri americani – e certamente dalla nostra comprensione della Costituzione – che rischia di danneggiare la democrazia in modo significativo. È un approccio molto radicale al governo, avere una Corte che può agire come una monarchia.“, ha affermato Caroline Fredrickson, professore di diritto alla Georgetown University vicino ai Democratici.
Alla domanda se la Corte sia diventata “rouge” (“canaglia“) e stia minando la propria legittimità, Biden ha risposto: “Questa non è una Corte normale“. Biden, che ha dissentito riguardo all’approvazione di importanti modifiche introdotte dalla Corte, non ha sollecitato la sfida alla decisione sull’affirmative action della Corte, ma ci è andato vicino: “Non possiamo lasciare che questa decisione sia l’ultima parola. Sebbene la Corte possa prendere una decisione, non può cambiare ciò che l’America rappresenta“. In un’intervista, Biden ha affermato di ritenere che la Corte sia andata oltre i precetti anche della conservatrice Federalist Society ribaltando decisioni precedenti. “Ha fatto di più per mettere in discussione i diritti fondamentali e le decisioni fondamentali di qualsiasi Corte nella storia recente“, ha detto a Nicolle Wallace su MSNBC.
Tuttavia, Biden si rifiuta di fare qualsiasi sforzo significativo di riforma della Corte. Ha detto che non cercherà di ampliare la Corte perché così facendo la “politicizzerebbe” in modo malsano (ma la Corte è già iper politicizzata). Inoltre, secondo Biden una misura del genere non passerebbe mai un Congresso fortemente polarizzato. Sostiene di aver fatto molto di più alimentando (attraverso le nomine) la magistratura federale con giudici di mentalità liberal. Infine, Biden invita gli americani a votare alle prossime elezioni presidenziali e parlamentari del 2024 per candidati che lavorerebbero per tutelare i diritti piuttosto che revocarli11.
Hank Johnson, un membro democratico del Congresso della Georgia, invece, sta sponsorizzando un disegno di legge che amplierebbe la Corte da 9 a 13 giudici come mezzo per allentare la presa sul potere dell’estrema destra12. Un’iniziativa appoggiata anche dalla deputata di New York Alexandria Ocasio-Cortez (AOC), la quale propone anche l’impeachment dei 3 giudici coinvolti negli scandali, sostenendo che le ultime sentenze della Corte “segnalano un pericoloso strisciamento verso l’autoritarismo e la centralizzazione del potere nella Corte” che sta iniziando ad assumere il potere del legislatore, ossia del Congresso. La deputata democratica progressista Rashida Tlaib ha chiesto di introdurre anche dei limiti di mandato per i giudici della Corte (con la fine delle nomine a vita13.
Secondo Biden e la maggioranza dei centristi moderati, appelli alle barricate come quelli di Johnson, AOC e del resto dell’ala sinistra del partito democratico (il Congressional Progressive Caucus, un gruppo di oltre 100 deputati), mettono in discussione la reputazione e minacciano la stabilità della Corte Suprema. Attualmente, la posizione di un giudice è considerata essere particolarmente in pericolo: il giudice capo John Roberts, l’estensore di due delle sentenze più controverse (quella contro l’affirmative action e quella sul blocco della remissione dei prestiti studenteschi) e uno dei 6 favorevoli a quella che ha attaccato i diritti LGBTQI+. Il netto spostamento della Corte a destra ha portato gli osservatori a chiedersi se Roberts abbia ceduto la leadership al suo collega più estremo, Clarence Thomas. “Roberts ha perso il controllo della Corte Suprema“, ha avvertito la pagina di opinione del New York Times. “La Corte Thomas“, ha proclamato il gruppo conservatore anti-Trump, il Lincoln Project.
Repubblicani e conservatori, tuttavia, vedono la traiettoria della Corte in modo molto diverso. Le sue recenti sentenze, dicono, hanno solo iniziato a ripristinare l’ordine costituzionale dopo quelli che dicono sono stati decenni in cui la Corte era inclinata a sinistra. “La maggior parte degli americani concorda sul fatto che la discriminazione razziale non dovrebbe svolgere alcun ruolo nel processo di ammissione al college“, ha dichiarato il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell (R-Ky.) dopo la decisione sull’azione affermativa14. “Ora che la Corte ha riaffermato quella posizione di buon senso, gli studenti possono avere una buona possibilità al college e al sogno americano per i loro meriti“. Detto questo, i repubblicani sostengono che la spinta dei liberali a rivedere la Corte è poco più di una reazione infondata a sentenze legittime che capita di non gradire.
Quello che ormai appare chiaro è che se non ci sarà una forte mobilitazione popolare e una decisa reazione politica da parte del Partito democratico (ad esempio, attraverso la nomina di giudici addizionali e/o l’imposizione di un termine massimo del mandato dei giudici della Corte Suprema15, con una sentenza dopo l’altra, l’attuale Corte Suprema a maggioranza conservatrice attuerà una controrivoluzione e smantellerà il sistema delle politiche e dei diritti consolidatosi nel paese dagli anni ’60 del secolo scorso.
Il contromovimento conservatore bianco e il precedente storico del “nadir delle relazioni razziali” (1877-1964)
Nel 2024, un eventuale ritorno al potere del partito repubblicano, ispirato dal trumpismo (anche senza Trump), dalle “guerre culturali” e dalle sentenze antidemocratiche e divisive su aborto, armi, ambiente, istruzione, LGBTQI+ e religione della Corte Suprema, la cui maggioranza ultraconservatrice Trump ha contribuito a creare attraverso la selezione di tre giudici, significherebbe l’implementazione di un’agenda politico-ideologica, coltivata per decenni, basata sulle idee anti-egalitarie, autoritarie, nazionaliste, patriarcali, misogine e razziste della destra radicale e del suprematismo bianco (quasi sette repubblicani su 10 sono bianchi e cristiani in un paese che è solo per il 44% bianco e cristiano). Un’agenda che fa leva, da un lato, su una disponibilità di grandi risorse economico-finanziarie16 e dall’altro sull’alleanza conservatrice bianca tra evangelici born again e cattolici tradizionalisti che si è suggellata a partire dalle elezioni di midterm del 1978 sul tema della lotta contro il diritto all’aborto (la sentenza Roe vs Wade), scelto in larga parte come «bandiera» politica, evitando di accentrare l’attenzione su altre motivazioni17: fermare l’integrazione razziale e preservare lo status di esenzione fiscale – che l’amministrazione Nixon aveva deciso di rimuovere – delle scuole e università cristiane private segregazioniste bianche sorte dopo la storica sentenza della Corte Suprema, Brown vs Board of Education del 1954, che aveva desegregato le scuole pubbliche americane18. Questo contro-movimento conservatore ha potuto contare sulle azioni di migliaia di attivisti di base, leader religiosi e pensatori conservatori che hanno trascorso quasi due decenni a costruire le reti e le idee della destra religiosa, opponendosi alla proposta di emendamento della costituzione sulla parità dei diritti tra uomini e donne (Equal Rights Emendment) e battendosi per la preghiera a scuola, contro l’integrazione scolastica e il cambiamento degli atteggiamenti nei confronti delle questioni di genere e sessualità e i crescenti diritti del movimento gay and lesbian.
La Corte Suprema ha una maggioranza composta da giudici conservatori della scuola «originalista»19 e/o testuale di Antonin Scalia e Robert Bork (come i tre nominati da Trump alla Corte Suprema – Neil Gorsuch nel 2017, Brett Kavanaugh nel 2018 e Amy Coney Barrett nel 2020) che sono disposti ad annullare tutti i diritti non ritenuti tali ai tempi dei «padri fondatori» nel 1787, dal contratto sociale dell’era del New Deal/diritti civili ai poteri federali in tutti i campi20, compresi l’ambiente, il ruolo della religione nella vita pubblica e gli interessi dei nativi americani, acquisiti a spese degli Stati, e alla soppressione del diritto di voto delle minoranze di colore. Smantellando di fatto l’intera agenda progressista che si era affermata a partire dalla seconda metà del XX secolo con la crescita di una società multietnica, multiculturale e più equa e paritaria per quanto riguarda i rapporti di genere21.
La Corte Suprema è ora nel pieno controllo di giudici ultraconservatori: 5 su 6 cattolici conservatori radicali (ossia con un orientamento ideologico fondamentalista pre-Concilio Vaticano II22) che credono che anche un embrione abbia un’anima e quindi sia sacrosanto23, considerano il secolarismo una minaccia all’ordine morale tradizionale, pensano di essere in missione per conto di Dio (una «retrotopia teocratica», un’utopia integralista religiosa rivolta all’indietro) per riportare l’America ai tempi della seconda metà del XIX secolo. Se non addirittura alla fine del XVIII, quando la schiavitù degli africani e il genocidio degli indigeni costituivano i pilastri fondativi dell’economia politica della nuova repubblica americana24, quando i datori di lavoro erano liberi di frustare i loro schiavi/dipendenti e ovunque gli uomini americani giravano armati, mentre le donne non votavano (fino al 1920, con il passaggio del XIX Emendamento) e restavano a casa a fare bambini e cucinare, completamente sottomesse all’autorità patriarcale dei loro mariti.
Si direbbe che i giudici conservatori della Corte Suprema, insieme a politici reazionari del Partito repubblicano, suprematisti bianchi sparatori di massa armati con armi da guerra, milizie di estrema destra anch’esse armate e poliziotti ultra violenti ed assassini, stiano cercando di trasformare la società americana in una società dominata dal suprematismo bianco, maschile e cristiano. A questo proposito, è bene ricordare il precedente storico relativo alla legittimazione del razzismo istituzionale e del suprematismo bianco dopo la Guerra Civile, una guerra sanguinosa che aveva portato all’abolizione dello schiavismo e alla speranza di costruire una società in cui le differenze razziali, etniche e culturali potessero convivere pacificamente. Infatti, solo con il XIV emendamento della Costituzione, ratificato nel 1868, dopo la sconfitta degli Stati schiavisti del sud da parte di quelli abolizionisti del nord, fu stabilito che la cittadinanza per diritto di nascita si applicava anche ai neri, questo quando i primi schiavi africani erano stati fatti sbarcare nell’agosto 1619, un anno prima dell’arrivo dei «Padri Pellegrini» della May Flower a Cape Cod25. La schiavitù era stata abolita nel 1865 con il XIII emendamento, approvato dopo la conclusione di una Guerra Civile che ha causato 620-750 mila morti (in gran parte bianchi, in un paese che allora aveva 33 milioni di abitanti) tra i soldati sui campi di battaglia e per malattie, con un numero imprecisato di morti civili26.
Nel 1866, i neri americani, esercitando il loro nuovo potere politico, spinsero i legislatori bianchi del Partito repubblicano ad approvare il Civil Rights Act (votato sotto la presidenza di Andrew Johnson e passato nonostante il suo veto), la prima legge del genere e uno dei più estesi atti legislativi sui diritti civili che il Congresso abbia mai approvato. Ha codificato per la prima volta la cittadinanza americana nera, ha proibito la discriminazione abitativa e ha concesso a tutti gli americani il diritto di acquistare ed ereditare proprietà, stipulare e far rispettare contratti e chiedere giustizia nei tribunali.
Infine, nel 1870, il Congresso approvò il XV emendamento, garantendo l’aspetto più critico della democrazia e della cittadinanza – il diritto di voto – a tutti gli uomini indipendentemente da «razza, colore o precedente condizione di servitù» (ma gran parte dei nativi americani, gli indiani, sono rimasti esclusi).
Circa 5 milioni di afroamericani divennero persone libere a fronte di 33 milioni di abitanti, ossia il 12,7% della popolazione totale27, senza che a loro fossero dati terra da coltivare (attraverso una riforma agraria che avesse smembrato le piantagioni come avvenuto con l’emancipazione dei contadini poveri e dei servi della gleba in Francia, Germania e Russia) o un indennizzo monetario o venisse offerto un lavoro alternativo. Da schiavi divennero proletari, braccianti, lavoratori manuali senza qualifiche, e mezzadri precari (sharecroppers), presto indebitati28. Ma, tra il 1865 e il 1877, durante il breve periodo della Ricostruzione Repubblicana, gli ex schiavi si impegnarono con zelo nel processo democratico, protetti dalla presenza delle truppe federali negli Stati del sud. Nelle file del Partito repubblicano, neri americani vennero eletti in posizioni pubbliche locali, statali e federali29. Sembrava proprio che dalle ceneri della Guerra Civile si sarebbe potuta creare una democrazia multirazziale.
Ma il potere economico della classe aristocratica latifondista delle piantagioni, la violenta reazione razzista bianca guidata dal Ku Klux Klan e dal Partito democratico30 e le leggi segregazioniste Jim Crow31, emanate a livello statale e locale nel sud, egemonizzato dal Partito democratico, tra il 1877 e il 1964, hanno di fatto privato la popolazione afroamericana dei diritti civili e politici, istituzionalizzando e legittimando l’apartheid, la segregazione razziale. Un sistema la cui legalità costituzionale (nonostante il XIV Emendamento) è stata riconosciuta dalla decisione della Corte Suprema nel caso Plessy vs Ferguson sotto la dottrina dei «separati ma uguali» nel 1896 (rimasta egemone fino agli anni 1950-60), per cui il trasporto ferroviario poteva segregare neri e bianchi se le strutture segregate erano uguali. Il nuovo ordine razziale era inesorabilmente dicotomico – bianco-nero – e applicato in tutti gli Stati Uniti (non solo nel sud) attraverso una combinazione di leggi e codici di comportamento, la promozione attiva della segregazione da parte del governo federale piuttosto che un mero riflesso delle forze sociali32, e soprattutto la violenza legale e illegale che terrorizzava i trasgressori dell’ordine razziale. In particolare, i politici bianchi del sud si sono impegnati ad eliminare tutti gli spazi in cui i bianchi e i neri avrebbero potuto riunirsi e sviluppare un senso sia di comunità sia di solidarietà. Hanno fatto in modo che i bianchi poveri avessero meno contatti possibili con i loro vicini neri, in modo che dovessero essere dipendenti dalle élite bianche. Ancora negli anni ’50 del secolo scorso, Louis Armstrong (come altre celebrità afroamericane amate anche da un pubblico bianco), uno dei padri fondatori del jazz, un virtuoso della tromba e un cantante dalla voce grave venerato in tutto il mondo, con Mack the Knife e Hello, Dolly! tra i suoi successi duraturi, mentre era letteralmente la persona più famosa del mondo, allo stesso tempo, negli Stati Uniti non poteva varcare la soglia di alcuni hotel e avere un posto in alcuni ristoranti e bar a causa del colore della sua pelle33.
Le leggi segregazioniste Jim Crow34, approvate negli Stati del Sud dopo la Guerra Civile, avevano reso illegale anche il matrimonio interrazziale negli Stati del sud degli Stati Uniti come disperato tentativo di evitare il «suicidio razziale», preservare la «purezza bianca» e mantenere il potere basato sulla nascita nella «razza dalla pelle bianca»35. Alcuni Stati hanno mantenuto in vigore queste leggi fino al 1967, allorquando la Corte Suprema ha invalidato una di queste leggi sulla base del fatto che si trattava «ovviamente di un avallo della dottrina della supremazia bianca»36. Per quasi due secoli la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha ritenuto che schiavismo e discriminazione razziale fossero legali e costituzionali37.
Il sistema segregazionista razzista Jim Crow non ha avuto solo un peso decisivo sul piano politico e dei diritti civili, ma anche su quello economico (salari, mercato del lavoro, accesso alla formazione, etc.). Basti pensare che le riforme economiche del New Deal rooseveltiano (1933-1937) sono state centrate sui lavori effettivamente più stabili che erano appannaggio dei white e blue collars workers bianchi maschi, mentre altri settori economici come l’agricoltura e il lavoro domestico in cui i lavoratori afroamericani e le donne erano prevalenti (negli anni ’30 costituivano più del 60% della forza lavoro nera e quasi il 75% di quelli che erano occupati nel sud), sono rimasti esclusi dalla legislazione che ha creato i sindacati moderni, dalle leggi che fissavano i salari minimi e regolavano l’orario di lavoro, e dal Social Security Act (1935) fino agli anni ’50. Un prezzo teso a tutelare i privilegi della «bianchezza» e del maschilismo imposti dai legislatori democratici del «Jim Crow South» per il loro sostegno alla legge e al New Deal di Roosevelt38. Anche l’esercito americano che combatté nella Seconda guerra mondiale era segregato e solo l’ordine esecutivo 9981 del presidente Truman ha posto fine alla segregazione nel 194839.
Il razzismo strutturale ha frenato il progresso economico degli afroamericani anche nel dopoguerra. I vantaggi del GI Bill, la generosa legge federale per i veterani di guerra del 1944 che supportava, oltre alla casa di proprietà, la formazione universitaria del personale militare smobilitato, e che ha alimentato la grande crescita della classe media americana, furono in gran parte negati agli 1,2 milioni di veterani afroamericani su insistenza dei membri bianchi del Congresso del sud che cercavano disperatamente di mantenere la segregazione razziale, eroi di guerra o meno. L’attuazione della legge, infatti, venne demandata ai singoli Stati che, soprattutto al sud, erano segregati secondo il sistema Jim Crow. Inoltre, la «Redlining», la pratica di contrassegnare le mappe urbane per razza per caratterizzare i rischi di prestare denaro e fornire mutui e assicurazioni, ha reso l’acquisto di una casa molto più difficile per i veterani neri. La Federal Housing Administration si rifiutava di assicurare i mutui nei quartieri neri e in questo modo ha escluso gli afroamericani da uno dei percorsi più comuni per accumulare ricchezza, la proprietà della casa. Le politiche abitative federali hanno contribuito alla segregazione all’interno delle città americane nel ventesimo secolo40, anche se sono stati gli interessi privati ad aprire la strada in risposta allo sconvolgimento demografico della Grande Migrazione della popolazione afroamericana41 (circa 5 milioni) dagli Stati del sud agricolo profondamente segregato a quelli del nord e del midwest industriali e meno segregati (in particolare verso Harlem a New York, le «cinture nere» di Chicago e Detroit) dal 1900 al 1970, per cui nel 1965 il 50% della popolazione afroamericana viveva nel nord e l’80% nelle città42. Ancora oggi, in tutti gli Stati Uniti, anche se nessuna legge impone esplicitamente la segregazione razziale, la separazione razziale rimane una caratteristica comune della vita collettiva (lavoro, sindacato, scuola, residenza, etc.). E questa condizione inibisce la costruzione di una maggioranza politica multirazziale progressista delle classi lavoratrici (anche all’interno del Partito democratico).
Il presidente Biden, un centrista moderato che non ha alcun interesse a cambiare più di tanto il modo in cui il paese funziona e che ha passato inutilmente i quasi tre anni in carica a farsi in quattro per dimostrare che il Partito repubblicano può ancora essere un partner di governo ragionevole, firmando un primo ordine esecutivo sull’aborto aveva affermato: «Non possiamo permettere che una Corte Suprema fuori controllo, che lavora in collaborazione con elementi estremisti del Partito repubblicano, ci tolga le libertà e la nostra autonomia personale. La scelta che dobbiamo affrontare come nazione è tra il mainstream e l’estremo».
Durante la campagna per le elezioni di midterm dell’8 novembre 2022 Biden ha provato a combattere per «l’anima della nazione», trasformando i «Repubblicani MAGA», i trumpiani del Make America Great Again, in un’etichetta per tutto ciò che gli elettori mainstream trovano politicamente tossico sul Partito repubblicano, ed esortando gli americani a «votare, votare, votare» per i candidati democratici (ma anche per quelli che sono dei repubblicani mainstream). Sappiamo bene come è andata a finire: i repubblicani hanno preso un risicato controllo della Camera dei Rappresentanti (e ora sono impegnati in azioni di “guerriglia” politico-parlamentare contro il presidente e i Democratici), mentre i Democratici hanno tenuto un risicato controllo del Senato.
L’opinione pubblica di massa americana del dopo 6 gennaio 2021 appare segnata da una crescente ricettività delle idee estremiste razziste favorita dalla narrazione di personaggi televisivi, delle aggressive campagne condotte sui social media, di Trump e dei trumpiani del Partito repubblicano che blandiscono il crescente auto-vittimismo bianco in una fase storica caratterizzata dall’esplosione delle disuguaglianze socio-economiche e dall’incipiente declino della potenza economica e politica globale degli Stati Uniti, lasciando terreno fertile ai suprematisti bianchi. Inoltre, ormai dal 2018 la popolazione bianca diminuisce (più morti che nascite)43. In proporzione, i bianchi americani sono ai minimi storici, costituendo il 61,6% della popolazione, rispetto al 72,4% nel 2010 e quasi il 90% nel 1940. Sulla base degli attuali trend demografici, si prevede che i bianchi americani passeranno ad essere minoranza entro il 204544. E questo rappresenta una «minaccia esistenziale» per la popolazione bianca in generale45, ma soprattutto per i suprematisti bianchi.
Da questo punto di vista è interessante considerare l’uso ideologico che viene fatto dalla destra repubblicana del termine «unamerican», ossia «contrario ai valori americani». È diventato un dogma definire «noi» (cristiani bianchi conservatori) come gli unici sostenitori della «vera America» – e «loro» (Democratici, liberal, «la sinistra») come fondamentalmente illegittimi, una minaccia «contraria ai valori americani». Secondo questi suprematisti bianchi della destra – e il Partito repubblicano che li rappresenta – «noi» abbiamo il diritto di governare in America, mentre il governo dei Democratici è intrinsecamente illegittimo. La narrazione di questa destra è che i «veri americani» sono costantemente delle vittime, costretti a subire il giogo di una folle politica di sinistra, assediati dalle forze «contrarie ai valori americani» della sinistra radicale; per cui «noi» dobbiamo difenderci e combattere, con qualsiasi mezzo. Nella loro mente, non sono mai gli aggressori, ma sempre quelli assaliti e sotto assedio. La costruzione di questa narrativa sulla presunta minaccia totalitaria e violenta da parte della «sinistra» e dell’agenda progressista promossa dal Partito democratico, consente loro di giustificare azioni sempre più sfrontate, provocatorie ed aggressive (non solo sul piano retorico, ma anche su quelli della violenza politica e dei comportamenti criminali) all’interno di un quadro consolidato di auto-vittimizzazione conservatrice. Si determina una spirale di paura, razzismo e pseudo-patriottismo sciovinista in continua accelerazione che minaccia l’assetto costituzionale democratico della repubblica di fronte alla quale i Democratici denunciano come «contrario ai valori americani» il «semi-fascismo» dei Repubblicani MAGA, esortano a tornare alla «civiltà» e alla «decenza» nel confronto politico e riaffermano la loro fiducia nel sistema politico-istituzionale, ma appaiono incapaci di articolare una visione alternativa persuasiva che non sia quella della pura conservazione dello status quo, senza quindi riuscire a riconciliare e riunificare un paese profondamente lacerato e iperpolarizzato.
Alessandro Scassellati
- L’ex-consigliere di Trump, Steve Bannon, ha teorizzato la «decostruzione dello Stato amministrativo», da realizzare attraverso la centralizzazione del potere nella presidenza come avviene per altri «uomini forti» in tutto il mondo. I trumpiani vedono lo Stato amministrativo come la manifestazione di una forma-Stato interventista roosveltiana considerata incostituzionale (ma attualmente regolata dall’Administrative Procedure Act del 1946), nata a partire dalla Progressive Era e consolidatasi con il New Deal, la Guerra Fredda e la fase storica Fordista-Keynesiana, che ha sostituito il principio dell’autogoverno dei «padri fondatori». Secondo i trumpiani lo Stato amministrativo rappresenta il Deep State, lo «Stato profondo», ed esercita una pervasiva «tirannia» soft su società e l’economia (quasi indistinguibile dal socialismo), investendo il potere in una burocrazia non eletta (ossia non soggetta all’influenza della politica e quindi del «popolo») che occupa posizioni all’interno delle diverse agenzie indipendenti di regolazione e che può scrivere, far rispettare le regole e sedere in giudizio – essenzialmente combinando il potere di tre rami del governo costituzionale in uno solo (una visione che ricorda la «gabbia di ferro» della razionalità economica e burocratica moderna paventata da Max Weber). I trumpiani sostengono che se la destra prende il controllo di tutti e tre i rami del governo scioglieranno alcune agenzie federali – la CIA, il Dipartimento dell’Istruzione, la Commissione per le pari opportunità di lavoro. Trump ha annunciato che se dovesse essere rieletto presidente nel 2024 questa sarà una delle priorità politiche. «Dobbiamo rendere molto più facile licenziare burocrati canaglia che stanno deliberatamente minando la democrazia o, come minimo, vogliono solo mantenere il loro lavoro. Il Congresso dovrebbe approvare riforme storiche che autorizzino il presidente a garantire che a qualsiasi burocrate che è corrotto, incompetente o non necessario per il lavoro possa essere detto: l’hai mai sentito? – ‘Sei licenziato. Esci. Sei licenziato.’ Devo farlo. Deep State». D. Smith, America First is laying plans to perpetuate Trumpism beyond Trump, «The Guardian», 30 July 2022, https://www.theguardian.com/us-news/2022/jul/30/america-first-trumpism-beyond-trump.[↩]
- I giudici hanno concordato di decidere se una legge federale del 1994 che impedisce alle persone inquisite per violenza domestica di possedere armi da fuoco viola il Secondo Emendamento della Costituzione. I giudici ascolteranno un appello dell’amministrazione Biden contro la sentenza di un tribunale di grado inferiore che ha stabilito che la legge è in contrasto con il “diritto di detenere e portare armi” del Secondo Emendamento perché non rientra nella “tradizione storica della nostra nazione di regolamentazione delle armi da fuoco“. Il caso coinvolge un uomo del Texas accusato di possesso illegale di armi mentre era soggetto a un ordine restrittivo per violenza domestica dopo aver aggredito la sua ragazza. La Corte ha anche deciso di affrontare un caso che coinvolge pescatori commerciali che potrebbe ulteriormente indebolire il potere di regolamentazione delle agenzie federali, nonché una sfida costituzionale alla struttura di finanziamento dell’Ufficio per la protezione finanziaria dei consumatori e al regime sanzionatorio della Securities and Exchange Commission (SEC) visto potenzialmente come in violazione del diritto costituzionale a un processo con una giuria.[↩]
- Il termine “affirmative action” è stato introdotto con l’ordine esecutivo 10925 emesso dal presidente John F. Kennedy il 6 marzo 1961, che articolava una politica di prevenzione proattiva della discriminazione nelle assunzioni che cercava di aprire opportunità per i gruppi sottorappresentati negli appalti governativi. Successivamente, il presidente Lyndon Johnson ha ampliato in modo significativo i programmi e gli obiettivi delle assunzioni in modo affermativo e ha utilizzato il termine quando ha firmato l’ordine esecutivo 10925 nel 1965. Negli anni successivi, ci sono state molte iterazioni di questa pratica: obiettivi numerici, o “quote“, nei primi tempi; formule sempre più sofisticate ancorate agli obiettivi della diversità più di recente. Ma il filo conduttore era un tentativo sobrio, anche se imperfetto, di affrontare la persistente disuguaglianza nella società americana e di avvicinarsi a un’equa rappresentanza nelle istituzioni e opportunità. Ha prodotto risultati significativi come motore che ha guidato l’integrazione sulla scia del movimento per i diritti civili e ha contribuito a espandere la classe media nera.[↩]
- Secondo una stima approssimativa di Sean Reardon, un sociologo della Stanford University, attualmente meno di 200 università selettive (su 2.830 college e università quadriennali) praticano ammissioni attente alla razza, conferendo diplomi a circa 10.000-15.000 studenti ogni anno che altrimenti non sarebbero stati accettati. Ciò rappresenta circa il 2% di tutti gli studenti neri, ispanici o nativi americani nei college quadriennali. Nella nuova lettura della Corte di una società “daltonica” (colorblind), il XIV Emendamento ora salvaguarda i privilegi della società bianca ogni volta che scoppia il timore che le persone di colore possano ricevere qualche privilegio che la società bianca potrebbe non ricevere. Il caso è nato da un gruppo chiamato Students for Fair Admissions, creato dal finanziere Edward Blum, che ha accusato Harvard di discriminare i candidati asiatici-americani a favore dei candidati neri e latini. Ha quindi intentato una causa separata contro l’UNC per discriminazione simile. Le cause sono state perse nei tribunali inferiori. I giudici hanno affermato che le due università hanno fatto un uso attento e limitato della razza nella ricerca di una classe diversificata di nuovi studenti. Ma la Corte Suprema, con 6 conservatori, aveva votato l’anno scorso per accogliere i ricorsi. Ora che la discriminazione positiva è stata eliminata per gli studenti neri, latini e asiatici, ma non certo per i bianchi ricchi. Gli studenti bianchi, anche mediocri, ma privilegiati possono continuare a fare affidamento sui soldi, su abilità in sport di nicchia (come la scherma) e sui contatti dei loro genitori (con la preferenza dinastica data ai figli degli ex alunni e ai grandi donatori) per entrare ad Harvard. La sentenza della Corte impedisce agli istituti di istruzione superiore di considerare la razza nelle ammissioni per mantenere la diversità del corpo studentesco proprio perché i ragazzi di colore (non bianchi), per la prima volta, comprendono la maggioranza dei diplomati delle scuole superiori. In tale contesto, la decisione che impone l’adozione di metodi “neutri rispetto alla razza” per le ammissioni scolastiche potrebbe ampliare la discrepanza tra una popolazione giovanile in rapida diversificazione e un corpo studentesco che probabilmente rimarrà prevalentemente bianco nei college e nelle università d’élite che fungono da canale per la classe dirigente nei settori pubblico e privato. Sembra una formula destinata a far aumentare la tensione sociale nei prossimi anni.[↩]
- In una nota al testo della sua decisione, il giudice capo John Roberts ammette che l’azione affermativa ha reso le forze armate statunitensi più forti e diversificate. Roberts ha scritto che “i programmi di ammissione basati sulla razza hanno ulteriormente stimolato gli interessi nelle accademie militari della nostra nazione“. Secondo Roberts, le scuole militari hanno “interessi distinti” separati da quelli di altri college e università d’élite, sebbene non sia riuscito a identificare tali interessi. Evidentemente, la maggioranza conservatrice della Corte ritiene che l’America abbia bisogno di più generali e ammiragli neri, ma non di più scienziati neri, dirigenti aziendali, medici, professori universitari e avvocati. Nel suo aspro dissenso, Ketanji Brown Jackson, affiancata da Elena Kagan e Sonia Sotomayor, ha scritto: “La corte è arrivata alla conclusione fondamentale che la diversità razziale nell’istruzione superiore vale la pena di essere preservata solo nella misura in cui potrebbe essere necessaria per preparare i neri americani e altre minoranze sottorappresentate per il successo nel bunker, non nel consiglio di amministrazione. L’esercito americano riflette maggiormente la diversità etnica e razziale del paese rispetto ad altre istituzioni. I neri costituiscono il 13,6% della popolazione e il 17% della sua forza militare. Ma i leader militari e civili sono da tempo preoccupati che i neri siano sottorappresentati tra i ranghi della leadership militare, dagli ufficiali minori ai capi di stato maggiore. Ad esempio, solo due dei 41 generali e ammiragli a quattro stelle (4,8%) sono neri. L’azione affermativa ha contribuito a ridurre ma non a cancellare quel divario. Secondo il Wall Street Journal, i neri attualmente costituiscono il 12% degli studenti a West Point, il 9% ad Annapolis e il 14% all’Air Force Academy.[↩]
- Il ragionamento è il seguente. Lo Stato potrebbe effettivamente imporre uno statuto antidiscriminatorio che proibisca alle imprese di negare “il pieno e uguale godimento” dei loro beni e servizi ai clienti in base, tra le altre cose, alla loro razza o orientamento sessuale. In altre parole, lo Stato potrebbe costringere il designer a rispettare le sue leggi sui diritti civili creando siti Web per coppie dello stesso sesso e coppie eterosessuali. Ciò, ovviamente, rientrerebbe bene in una lunga linea di giurisprudenza dall’era dei diritti civili che sostiene che le persone che gestiscono attività commerciali non possono scegliere i propri clienti in base ai loro pregiudizi personali, sia perché non amano i neri o, come in questo caso, perché presumibilmente aderiscono alle loro opinioni religiose nel discriminare le persone gay. L’analisi della maggioranza della Corte, redatta dal giudice Gorsuch, tuttavia, è più o meno questa: le convinzioni del designer sono “una convinzione religiosa sinceramente sostenuta“. La creazione di un sito Web per matrimoni è stato inquadrato come una forma di “discorso”: un processo creativo unico che riflette anche l’espressione personale del designer. Pertanto, costringere la designer a rispettare la legge sui diritti civili del Colorado violerebbe i suoi diritti di Primo Emendamento (che tutela la libertà di parola) perché uno Stato non può “costringere qualcuno che fornisce i propri servizi espressivi”. Negli ultimi anni, i giudici conservatori hanno reso molto più facile per i litiganti invocare le loro convinzioni religiose come un percorso pronto per disobbedire alle leggi senza conseguenze. Nel frattempo, l’onere della prova per il governo – che non sta interferendo indebitamente nella pratica religiosa – è diventato molto più difficile da dimostrare. In altre parole, la bilancia si è inclinata a favore degli obiettori religiosi e, in particolare, degli obiettori cristiani conservatori. Il risultato è qualcosa di simile a un codice che bypassa i diritti civili: puoi rifiutarti di rispettare tutti i tipi di leggi se riesci a escogitare qualche pretesa religiosa per giustificare la tua posizione.[↩]
- Lo Higher Education Relief Opportunities for Students (Heroes) Act del 2003 ha dato al segretario all’Istruzione il potere di apportare modifiche a qualsiasi disposizione delle leggi sui programmi di aiuto agli studenti (in particolare agli ex-veterani) applicabili all’indomani degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Nell’agosto 2022, Biden aveva annunciato di voler procedere con un ordine esecutivo al tanto atteso piano di condono (non certo un cambiamento strutturale del sistema delle rette universitarie) dei prestiti studenteschi da $ 430 miliardi (10 mila dollari per i mutuatari che hanno guadagnato meno di 125 mila dollari durante la pandemia e 20 mila dollari per coloro che hanno ricevuto Pell Grants, sovvenzioni per studenti a basso reddito, mentre erano iscritti al college) che avrebbe eliminato questo tipo di debito per circa 20 milioni di persone e ridotto i pagamenti mensili per i mutuatari con un saldo residuo, dando un respiro di sollievo ad una parte della classe media giovane finita nella «trappola del debito studentesco» (da $ 1,7 trilioni di prestiti federali) e riducendo anche il divario della ricchezza fra afroamericani, ispanici e bianchi (la misura è stata poi bloccata dai tribunali per poi arrivare all’esame della Corte Suprema). Biden ha affermato che 16 milioni di persone erano già state approvate per il programma che avrebbe dato loro un sollievo da $ 10-20 mila. Lo studente americano medio paga $ 2.186 all’anno di interessi ogni anno, o $ 43.000 in 20 anni. I pagamenti mensili medi del prestito studentesco sono $ 234 per quelli con lauree e $ 570 al mese per quelli con master. Un’infermiera con uno stipendio di $ 70.000 avrebbe risparmiato $ 200 al mese nell’ambito del programma. L’esplosione del debito studentesco è stata alimentata dal costo alle stelle dell’istruzione superiore, che è più che raddoppiato negli ultimi due decenni. Il costo medio totale per una laurea quadriennale pubblica negli Stati Uniti è oggi di oltre $ 100.000 (ma un anno di college ad Harvard costa $ 59 mila). Allo stesso tempo, gli aiuti governativi all’istruzione superiore sono diminuiti costantemente.[↩]
- In particolare, la Sezione 2 del Voting Rights Act del 1965, la storica legislazione sui diritti civili di Lyndon Johnson che ha portato milioni di afroamericani all’interno del processo democratico. In Florida, Georgia, Texas e altri 16 Stati, le maggioranze repubblicane hanno emanato 34 leggi che rendono molto difficile il voto per gli afroamericani, le altre minoranze e i giovani. Voto postale più difficile, riduzione del numero dei seggi elettorali, più severa verifica di identità, fino all’eliminazione dalle liste elettorali di determinate categorie di cittadini, come i carcerati e i condannati per reati penali. Misure che spesso impattano su aree povere ed etnico-razziali filo democratiche. Questo accade perché nel 2013 la decisione Shelby County della Corte Suprema ha eliminato una parte importante del Voting Rights Act del 1965 (la Sezione 5 che richiedeva a Stati e amministrazioni locali di ottenere l’autorizzazione federale prima di implementare qualsiasi modifica alle loro leggi o pratiche di voto; e la Sezione 4(b) che stabiliva quali giurisdizioni erano soggette a pre-autorizzazione in base alla loro storia di discriminazione nel voto), incoraggiando gli Stati ad introdurre requisiti più severi relativi alla verifica dell’identità degli elettori (vedi: https://www.supremecourt.gov/opinions/12pdf/12-96_6k47.pdf). Da allora, molti Stati hanno introdotto leggi discriminatorie che hanno reso sempre più complicate le operazioni di voto e che colpiscono milioni di americani (soprattutto se afroamericani), giustificandole con la necessità di garantire l’integrità elettorale. Sulla soppressione del diritto di voto delle minoranze di colore negli USA si veda il nostro articolo: La leadership del «mondo libero» e l’attacco al diritto di voto negli Stati Uniti, «Transform! Italia», 4 agosto 2021, https://transform-italia.it/la-leadership-del-mondo-libero-e-lattacco-al-diritto-di-voto-negli-stati-uniti/.[↩]
- Ci sono state rivelazioni giornalistiche frutto di documentate inchieste sui viaggi non divulgati compiuti dai giudici Clarence Thomas e Samuel Alito in compagnia di miliardari, oltre che dagli affari di Neil Gorsuch, che hanno alimentato preoccupazioni sulla mancanza di un codice etico formale per la Corte Suprema e di qualsiasi meccanismo sanzionatorio per presunti conflitti di interesse. Il trio è stato denunciato per non aver rivelato viaggi di lusso, regali sontuosi o interazioni finanziarie con miliardari o interessi aziendali. I giudici della Corte Suprema sono gli unici giudici del paese che non sono vincolati da alcun codice etico.[↩]
- Le decisioni dei 5 uomini e una donna che compongono la supermaggioranza creata da Trump – non eletti, nominati a vita e formatisi in università della classe dirigente come Harvard e Yale – vanno contro corrente rispetto alla prevalente opinione pubblica e stanno avendo un impatto drammatico sulla vita di milioni di americani in quello che equivale a un governo di una minoranza: il diritto all’aborto è sostenuto dal 61% degli americani; il blocco del piano di condono del prestito studentesco di Biden va contro le opinioni del 62%; la decisione di abbattere l’affirmative action va contro il 63% degli americani che vogliono che la pratica continui; il 71% pensa che i matrimoni tra persone dello stesso sesso debbano essere riconosciuti dalla legge e avere gli stessi diritti dei matrimoni tradizionali. Un sondaggio pubblicato domenica da This Week della ABC ha mostrato che il 52% degli americani ritiene che i giudici abbiano deciso “principalmente sulla base della loro visione politica di parte piuttosto che sulla base della legge“, un aumento significativo rispetto al gennaio 2022, quando solo il 38% lo riteneva.[↩]
- Ancora nella prima fase della sua corsa per la rielezione del 2024, ad esempio, mentre alcuni repubblicani chiedono restrizioni nazionali sull’aborto, il presidente si è impegnato a lavorare per sancire i diritti all’aborto, tra le altre protezioni dell’assistenza sanitaria riproduttiva. La demolizione da parte della sentenza Roe vs Wade dopo 49 anni, ha sottratto all’autodeterminazione femminile la decisione se le donne debbano portare o meno una gravidanza a termine. La Corte ha dato l’autorità di decidere su questa delicata materia a 50 legislature statali separate che a stragrande maggioranza sono dominate da uomini bianchi, i quali in 26 Stati (dove vivono 34 milioni di donne in età riproduttiva) appartengono ad una maggioranza conservatrice repubblicana pro-life. Politici convinti che le donne non siano persone a tutti gli effetti e che non siano autonome, che hanno limitato severamente o vietato del tutto l’aborto: 16 Stati del sud e del midwest l’hanno già fatto (tra gli altri Arizona, West Virginia, Florida, Georgia, Missouri, Oklahoma, Ohio, Indiana, Sud Carolina, Mississippi, Alabama, Texas), quasi la metà senza eccezioni per stupro o incesto. Questo significa che la possibilità di abortire dipende dallo Stato in cui si vive, o dalla possibilità, innanzitutto economica, di recarsi in un altro Stato. Nonostante questa vittoria, alcuni parlamentari repubblicani hanno fatto sapere che se il loro partito dovesse arrivare a controllare le due camere del Congresso e la presidenza nel 2024, cercheranno di far approvare una legge federale che proibisca l’aborto in tutto il paese. Inoltre, hanno chiarito che non si fermeranno all’aborto: si batteranno contro il controllo delle nascite e le cure per la fertilità (fecondazione in vitro).[↩]
- Nella Costituzione non si specifica un numero massimo di giudici. Il Congresso potrebbe semplicemente decidere che 13 o 15 è un numero migliore di 9. Il presidente Franklin D. Roosevelt propose senza successo di fare esattamente questo nel 1937 e, sebbene non fosse riuscito a convincere il Congresso a farlo, il suo tentativo potrebbe aver scosso la Corte abbastanza da cambiare una sentenza importante. Il giudice Owen Roberts si era precedentemente schierato con i conservatori nel bloccare la legislazione del New Deal, ma nel famoso “cambio temporale che ne salvò nove” si schierò con i progressisti della Corte per sostenere la costituzionalità delle leggi sul salario minimo. Se questo passaggio sia stato motivato dalla paura dell’espansione della Corte è una questione storicamente controversa, ma è almeno plausibile che la minaccia abbia contribuito a spingerlo in questa direzione.[↩]
- I giudici più anziani sono Clarence Thomas a 75 anni e Samuel Alito a 73, per niente così vecchi secondo gli standard storici della Corte Suprema. Tre membri della Corte (Sonia Sotomayor, Elena Kagan e John Roberts) hanno sessant’anni, e i tre nominati da Trump (Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett) insieme all’unico nominato da Biden (Ketanji Brown Jackson) hanno circa 50 anni. Questa è una giovane Corte Suprema, in cui è probabile che nessun giudice si ritiri a meno che il proprio partito non controlli la Casa Bianca e forse il Senato degli Stati Uniti per garantire una transizione senza intoppi.[↩]
- È bene ricordare che McConnell, allora leader della maggioranza, ha rifiutato di lasciare che il Senato prendesse in considerazione il candidato del presidente Barack Obama – Merrick Garland (attuale segretario della Giustizia) – per sostituire il giudice Antonin Scalia dopo la sua morte all’inizio del 2016. Ciò ha permesso al presidente Donald Trump di occupare il seggio con il giudice Neil M. Gorsuch dopo che era stato vacante più di un anno. Inoltre, quando la giudice Ruth Bader Ginsburg è morta nel settembre 2020, McConnell ha promosso la nomina di Amy Coney Barrett da parte di Trump un mese dopo, giorni prima che Biden fosse eletto. Il risultato è stato una maggioranza conservatrice di 6 a 3.[↩]
- Dopo che il 29 giugno scorso la Corte ha bloccato il piano di Biden di condonare il debito del prestito studentesco, i rappresentanti Don Beyer (D-Va.) e RoKhanna (D-Calif.) hanno reintrodotto un disegno di legge per istituire limiti di mandato di 18 anni per i giudici della Corte. La nuova legge si applicherebbe solo ai futuri giudici e consentirebbe loro di continuare a prestare servizio nei tribunali inferiori dopo la scadenza del loro mandato.[↩]
- Con la sentenza del 2010 Citizens United vs Federal Election Commission, la Corte Suprema ha aperto le porte a flussi finanziari privati virtualmente illimitati per le campagne elettorali. Chiunque abbia grandi risorse economiche può creare un super PAC (Political Action Committee) e versare milioni di dollari in qualsiasi competizione elettorale, dalla più oscura alla più di alto profilo. La conseguente valanga di pubblicità televisiva, radiofonica e sui social media, email e altre comunicazioni, è in grado di cambiare rapidamente l’orientamento dell’opinione pubblica. La spesa illimitata fa male alla democrazia. In un mondo in cui la maggior parte delle persone viene a conoscenza dei candidati dai media a pagamento, la capacità di sopraffare gli elettori in un determinato distretto con informazioni a favore di un determinato candidato corrompe il processo democratico. Alle lezioni del 2022 quattro sono stati i mega-donatori: Soros (128 milioni di dollari per i Democratici), il magnate della logistica Richard Uihlein (53 milioni per i Repubblicani), il gestore di hedge fund Kenneth Griffin (50 milioni per i Repubblicani) e l’imprenditore della Silicon Valley Peter Thiel (30 milioni per i Repubblicani). Dalla sentenza Citizens United, solo 12 mega-donatori, otto dei quali miliardari, hanno messo un dollaro ogni 13 spesi per le campagne elettorali federali.[↩]
- Su questa strategia politico-ideologica vedi le diverse analisi interpretative: G. Frank e N. J. Young, What everyone gets wrong about evangelicals and abortion, «The Washington Post», 16 May 2022, https://www.washingtonpost.com/outlook/2022/05/16/what-everyone-gets-wrong-about-evangelicals-abortion/; R. Balmer, The Real Origins of the Religious Right, «Politico», 27 May 2014, https://www.politico.com/magazine/story/2014/05/religious-right-real-origins-107133/. Ancora nel 1968, gli evangelici si rifiutavano di denunciare l’aborto come peccato, citando la salute individuale, il benessere della famiglia e la responsabilità sociale come giustificazioni per porre fine a una gravidanza.[↩]
- Nel 1957, a Little Rock, capitale dell’Arkansas, c’era voluto l’intervento del presidente repubblicano Eisenhower, con la polizia e con l’esercito, perché 9 ragazzi afroamericani potessero entrare alla Central High School, una scuola pubblica fino ad allora frequentata solo da adolescenti bianchi. Ma, nel 1965 circa il 75% dei distretti scolastici degli Stati del sud rimanevano segregati, come anche molti al nord. Negli anni ’70 in alcune grandi città, come Boston, gli studenti afroamericani venivano trasportati con gli autobus nelle scuole impoverite dei quartieri poveri bianchi, scatenando violente reazioni razziste da parte di genitori ed abitanti, mentre le scuole dei quartieri ricchi bianchi continuavano a rimanere segregate. Per la ricostruzione del contesto segregazionista e della lotta contro di esso negli anni ’50 e ‘60, si vedano due ricostruzioni cinematografiche: Mississippi Burning (1988) e Selma (2015).[↩]
- La scuola «originalista» sostiene che la Costituzione dovrebbe essere interpretata e applicata sulla base del suo «significato originario», cioè di ciò che significava quando è stata adottata. Rifiuta l’idea che le norme costituzionali possano evolversi attraverso il processo decisionale giudiziario; l’unico modo legittimo per aggiornare la legge costituzionale, insistono i suoi sostenitori, è quello di emendare la Costituzione, un processo che richiede super maggioranze al Congresso e negli Stati che è praticamente impossibile da raggiungere nell’attuale contesto politico dominato dalla polarizzazione di schieramenti e posizioni ideologico-culturali contrapposte. È stata promossa dalla Federalist Society, una potente rete di conservatori e libertari nata nel 1982 che ha un circolo in molte importanti facoltà di giurisprudenza, oltre a dozzine di circoli professionali in tutto il paese. La Federalist Society nasce da una venerazione per i Federalist Papers, un insieme di articoli in favore dell’adozione della Costituzione pubblicati anonimamente sui giornali dello Stato di New York ai tempi della ratifica, ma scritti da James Madison, Alexander Hamilton e John Jay. E. Green, How the Federalist Society Won, «The New Yorker», 24 July 2022, https://www.newyorker.com/news/annals-of-education/how-the-federalist-society-won.[↩]
- I poteri del governo federale sono cresciuti durante il New Deal, dopo degli scontri su alcuni provvedimenti, con il radicale progetto di Roosevelt nel 1937 (dopo la sua trionfale elezione nel 1936) di modificare la composizione della Corte Suprema aggiungendo giudici (fino a un massimo di 15). Un progetto che non andò in porto, ma negli anni successivi la Corte fu comunque trasformata dalle nomine rooseveltiane (8 in totale) e divenne un bastione liberal, in particolare nell’affermare il primato inequivoco del potere federale (il cosiddetto “Stato amministrativo” delle agenzie federali) su quello statale in materia di regolamentazione dell’attività economica e, a partire dagli anni ‘50, sul tema nodale dei diritti civili e della desegregazione. Con un Congresso paralizzato dal peso dei rappresentanti del Sud democratico e razzista, e con numerose organizzazioni (a partire dalla NAACP) sempre più inclini a ricorrere alle corti federali e a usare lo strumento del contenzioso costituzionale, fu il potere giudiziario a dare una spinta decisiva all’abbattimento della segregazione razziale (la dottrina «separati, ma uguali» difesa dagli anni 1890), con decisioni – su tutte la Brown vs Board of Education of Topeka del 1954 (vedi: https://www.archives.gov/milestone-documents/brown-v-board-of-education) che ne dichiarava l’incostituzionalità nelle scuole – destinate a rappresentare degli spartiacque epocali, politici e simbolici. Questo attivismo giudiziario si estese progressivamente ad altri ambiti, incluso un diritto penale amministrato fino ad allora principalmente a livello statale. E costituì in una certa misura l’architrave fondamentale dell’ordine, e finanche della coalizione politico-sociale progressista forgiata dal New Deal.[↩]
- A differenza del Partito repubblicano dell’era Eisenhower-Nixon e a differenza dei partiti conservatori di ogni altro paese democratico, il movimento conservatore americano non ha mai accettato la legittimità democratica del welfare state della ridistribuzione, dei mercati regolamentati e delle politiche macroeconomiche anticicliche. I conservatori americani considerano la capacità delle maggioranze di votare per la ridistribuzione economica una minaccia alla libertà e pongono la conservazione della libertà (come la definiscono loro) al di sopra della democrazia. E così, mentre il disprezzo di Trump per la democrazia e lo Stato di diritto rappresenta una minaccia unica, il pericolo a lungo termine è il potere istituzionale di un movimento che non ha mai veramente fatto i conti con i principi democratici, che considera gli USA «una repubblica e non una democrazia», con la democrazia vista come un male pericoloso.[↩]
- J. Carroll, The sins of the high court’s supreme Catholics, «The New Yorker», 19 August 2022, https://www.newyorker.com/news/daily-comment/the-sins-of-the-high-courts-supreme-catholics. D’altra parte la questione della contraccezione venne esclusa dalle discussioni del Concilio per volere di Paolo VI e il suo pontificato (si pensi all’enciclica Humanae Vitae del 1968), come quelli di Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è stato definito soprattutto dalle questioni legate alla sessualità e al posto delle donne (il genere di Eva, ossia di colei che secondo la Genesi ha ceduto alla tentazione del diavolo e ha indotto Adamo a commettere il «peccato originale», condannando così sé stessi e tutta la loro progenie alle miserie dell’esistenza umana). Negli ultimi decenni, buona parte della gerarchia ecclesiastica ha di fatto trasformato il corpo femminile (e questioni come la contraccezione e l’aborto) in un baluardo contro i cambiamenti che la generazione progressista del Vaticano II aveva abbracciato. Il ritorno allo spirito del Vaticano II è avvenuto solo con l’elezione di papa Francesco nel 2013, ma non è del tutto chiaro quanto il messaggio di Francesco stia effettivamente permeando la gerarchia ecclesiale e la comunità dei fedeli.[↩]
- Questa era anche la posizione anti-moderna (anti-evoluzionistica) di papa Pio IX che nel 1869 nel suo pronunciamento «Apostolicae Sedis», vietò l’aborto di una gravidanza dal momento del concepimento in poi, sostenendo la tesi di un’effettiva localizzazione dell’«anima» umana al momento dell’unione dell’ovulo e dello sperma. Nello Stato della Georgia – dove l’aborto è diventato illegale – i contribuenti possono ora indicare gli embrioni come dipendenti a carico nelle loro dichiarazioni dei redditi. Il 2 agosto 2022 l’agenzia delle entrate della Georgia ha iniziato a «riconoscere qualsiasi bambino non ancora nato con un battito cardiaco umano rilevabile […] come idoneo per [una] esenzione dall’imposta sul reddito individuale [come] dipendente a carico». Un’esenzione fino a 3 mila dollari. R. A. Vargas, Embryos can be listed as dependents on tax returns, Georgia rules, «The Guardian», 2 August 2022, https://www.theguardian.com/us-news/2022/aug/02/georgia-embyros-tax-dependents-fetus.[↩]
- Emblematica, a questo proposito, è la recente ricostruzione della storia della propria famiglia da parte di una discendente di generazioni di coloni e schiavisti bianchi: M. Newton, My father’s family kept slaves – and he defended it. Acknowledging it matters, «The Guardian», 14 September 2022, https://www.theguardian.com/world/2022/sep/14/slavery-family-racist-history-ancestors-wrongdoing. Allo stesso tempo, è importante segnalare il lavoro di tante scrittrici afroamericane, native e latine – Toni Morrison, Alice Walker, Saidiya Hartman, Honorée Fanonne Jeffers, Gloria Anzaldùa, Linda Hogan, Lousie Erdrich, Jesmyn Ward, Natasha Trethewey – che con le loro opere hanno sfidato apertamente le narrazioni storiche dominanti, offrendo ricostruzioni dell’esperienza ed epica americana dal punto di vista dei soggetti brutalizzati, razializzati e marginalizzati.[↩]
- Nell’agosto del 1619, un gruppo di prigionieri africani arrivò nella colonia di Jamestown in Virginia (anche se altre ricostruzioni storiche fanno risalire l’arrivo dei primi schiavi africani nel Nord America controllato dagli spagnoli al 1526). Una nave inglese che operava con una licenza olandese ha trasportato 20-30 africani che erano stati catturati in incursioni congiunte afro-portoghesi contro il Regno di Ndongo nell’odierna Angola, facendo il suo sbarco a Point Comfort nella colonia inglese della Virginia. Il richiamo a questa data emblematica identifica The 1619 Project – fortemente avversato dalla destra suprematista bianca come un «progetto ideologico di odio, distorsioni, mezze verità, omissioni e menzogne» contro i bianchi e la storia delle istituzioni e dei principi politici statunitensi (Cfr. D. J. Mahoney, The 1619 Lesson, «Claremont Review of Books», Spring 2022, https://claremontreviewofbooks.com/the-1619-lesson/) – un’impresa giornalistica di lunga durata sviluppata da Nikole Hannah-Jones (suo l’articolo di lancio del progetto: «America wasn’t a democracy, until black americans made it one»), scrittori del «New York Times» e del «New York Times Magazine» che «mira a riformulare la storia del paese ponendo le conseguenze della schiavitù e il contributo dei neri americani al centro della narrativa nazionale degli Stati Uniti. » La prima pubblicazione derivante dal progetto è stata sul «New York Times Magazine» dell’agosto 2019 per commemorare il 400° anniversario dell’arrivo dei primi africani ridotti in schiavitù nella colonia inglese della Virginia. Il progetto ha anche sviluppato un curriculum educativo, supportato dal Centro Pulitzer, in seguito accompagnato da un articolo di giornale, eventi dal vivo e un podcast.[↩]
- La guerra civile fu messa in moto dal rifiuto dei Democratici di accettare il repubblicano Abraham Lincoln come legittimo vincitore delle elezioni presidenziali del 1860, date le sue opinioni contrarie alla schiavitù. I proprietari di schiavi degli Stati del sud si ribellarono nel 1860-1861 rinnegando la Costituzione e scegliendo la secessione (anche se dicevano di appoggiare la Costituzione): prima 7 Stati, poi altri 4 che insieme formarono la Confederazione. Il problema della soppressione o della conservazione della schiavitù scatenò l’uragano della guerra di secessione, ma quello fu solo un aspetto del contrasto fratricida tra le élite degli Stati del sud e quelle degli Stati del nord. Il nord industriale, infatti, era favorevole a terra libera, lavoro libero salariato, mercato interno libero, alte tariffe doganali (Morrill Tariff) e banca centrale; il sud viveva del commercio internazionale del cotone, preferiva comprare manufatti europei, di qualità superiore, e rivendicava un regime di libero scambio. Inoltre, due partiti, quello Democratico e quello Repubblicano, si disputavano il potere; i Democratici erano in maggioranza sudisti, i Repubblicani soprattutto nordisti. La rivalità riguardava anche il futuro politico dei nuovi Stati in via di formazione nel West (verso il blocco nordista o quello sudista? Repubblicani o Democratici?). Infine, c’era la questione del rapporto tra Stati e potere del governo federale: potevano o no opporsi a questa o quella misura presa dal governo centrale? Avevano il diritto di uscire dall’Unione, di compiere una secessione? In ogni caso, il 1° gennaio 1863 Lincoln ha emanato la Proclamazione dell’emancipazione che dichiarava liberi gli schiavi nelle aree che ancora combattevano contro l’Unione, ma non diceva nulla riguardo agli schiavi che si trovavano all’interno dell’Unione. Almeno 200 mila afroamericani ex-schiavi fuggiti dalle piantagioni del sud hanno combattuto dalla parte dell’Unione contro la Confederazione. In realtà, il XIII Emendamento ha solo abolito la schiavitù privata. Il suo testo recita: «né la schiavitù né la servitù involontaria, tranne che come punizione per il crimine per il quale la parte deve essere stata debitamente condannata, esisteranno negli Stati Uniti o in qualsiasi luogo soggetto alla loro giurisdizione». Questo è un «tranne» piuttosto gigantesco perché significa che il governo può rendere schiavo qualcuno per aver commesso un crimine. Dopo l’emancipazione e dopo la Ricostruzione, gli Stati del sud hanno stabilito brutali sistemi di lavoro dei detenuti, per cui oggi la schiavitù è ancora diffusa in molti Stati del sud. Alle elezioni dell’8 novembre 2022 cinque Stati avevano «il voto sulla schiavitù», valutando la possibilità di modificare le loro costituzioni statali per vietare al governo di estrarre lavoro forzato da coloro che sono stati condannati per crimini. Alle elezioni di midterm 2022, gli elettori in Alabama, Oregon, Tennessee e Vermont hanno ufficialmente abolito la schiavitù in tutte le forme votando per modificare le loro costituzioni statali, rimuovendo l’eccezione legale che consente ancora la schiavitù e la servitù involontaria come forme di punizione per i crimini penali. Una misura che rimarrà ancora in vigore in Louisiana.[↩]
- La proporzione aumenterà in seguito fino a toccare il 13,1% nel 1880, per scendere sino al 10% a causa dell’immigrazione europea nel 1920, rapporto che è rimasto pressoché stabile per decenni. Nel 2020, secondo i dati del Censimento, i black afroamericans rappresentavano il 12,4% (40,1 milioni) della popolazione totale (erano il 12,6%, 38,9 milioni nel 2010).[↩]
- Nella sua autobiografia (Life and Times of Frederick Douglass, 1881/1892) il grande leader abolizionista afroamericano Frederick Douglass (1817/18-1895) ha scritto: «Sebbene non sia più uno schiavo, è in una schiavitù grave e intollerabile, costretto a lavorare per qualunque cosa il suo datore di lavoro sia lieto di pagargli, imbrogliato dei suoi duri guadagni da ordini di denaro riscattati nei negozi, costretto a pagare il prezzo di un acro di terra per il suo uso durante un solo anno, per pagare quattro volte più di un prezzo equo per una libbra di pancetta e per essere tenuto sul margine più ristretto tra la vita e la fame […]». I fallimenti delle emancipazioni in tutto il mondo sono stati i risultati prevedibili di politiche progettate prima di tutto per preservare lo status quo della oppressione razzista come argomenta K. Manjapra, Black ghost of empire. The long death of slavery and the failure of emancipation, Simon & Schuster, New York 2022.[↩]
- Circa 16 uomini neri prestarono servizio al Congresso, inclusi Hiram Revels (1870-1871) e Blanche K. Bruce (1875-1885) del Mississippi, che divennero i primi uomini di colore eletti al Senato, ma furono anche gli unici per quasi 100 anni, fino all’insediamento di Edward Brooke del Massachusetts nel 1967. Più di 600 uomini di colore prestarono servizio nelle legislature statali del sud e altre centinaia in posizioni locali. Contribuirono a far approvare una legislazione fiscale più equa e leggi che proibivano la discriminazione nei trasporti pubblici, ospitalità e casa. Soprattutto, contribuirono all’istituzione della scuola pubblica universale finanziata dallo Stato. È in questi anni che sono stati creati anche i primi college privati per afroamericani.[↩]
- Nel 1876-77, Rutherford B. Hayes, al fine di ottenere un compromesso con i Democratici del Sud che gli avrebbe concesso la presidenza federale in un’elezione contestata (fu eletto dal Collegio Elettorale nazionale con un solo voto in più), accettò di ritirare le truppe federali dal sud (Florida, Carolina del Sud e Louisiana). Con la scomparsa delle truppe, sotto le insegne del Partito democratico e del Ku Klux Klan (e di milizie paramilitari), i bianchi iniziarono rapidamente a sradicare le conquiste della Ricostruzione. La sistematica repressione bianca della vita nera fu così grave che il periodo tra il 1877 e la Seconda guerra mondiale divenne noto come il «nadir delle relazioni razziali» (vedi: https://en.wikipedia.org/wiki/Nadir_of_American_race_relations), o la seconda schiavitù. Un regime segregazionista che dal sud si estese progressivamente anche negli Stati del nord.[↩]
- I Democratici hanno utilizzato, oltre alla frode elettorale e la violenza (linciaggi, omicidi, attentati con esplosivo, etc.) una combinazione di restrizioni sulla registrazione degli elettori e sui metodi di voto, come le tasse elettorali, i requisiti di alfabetizzazione e residenza, di fatto riuscendo a sopprimere il diritto di voto degli afroamericani che erano la maggioranza assoluta della popolazione in Louisiana, Mississippi e Carolina del Sud e rappresentavano oltre il 40% della popolazione in altri quattro ex Stati confederati. Sulle leggi Jim Crow vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Leggi_Jim_Crow.[↩]
- Eletto nel 1912, il presidente democratico Woodrow Wilson cedette alle richieste dei membri del sud del suo partito e governo e ordinò la segregazione dei luoghi di lavoro in tutto il governo federale. Nel 1903, Wilson aveva affermato che i bianchi del sud che avevano dato inizio al Ku Klux Klan erano stati «spinti dal semplice istinto di autoconservazione».[↩]
- Il film Green Book, vincitore di tre premi Oscar 2019, ha raccontato l’amicizia tra un buttafuori italo-americano e un pianista afroamericano nell’America negli anni 1960. È ispirato alla storia vera del pianista classico e jazz afroamericano Doc Don Shirley e Tony Lip (pseudonimo di Frank Anthony Vallelonga). Nel 1962 Tony accetta di fare da autista e da tuttofare in un tour nel sud degli Stati Uniti ancora segregato. Il titolo del film si collega al «Negro Motorist Green Book», una guida turistica in cui erano indicati alberghi, ristoranti, bar e distributori di benzina nei quali gli afroamericani venivano accolti, anzi segregati. Il 4 maggio 1961, il primo gruppo di attivisti bianchi e neri per i diritti civili Freedom Riders lasciò Washington, DC per New Orleans. Viaggiavano su autobus interstatali nelle aree segregate del paese, dopo anni di non applicazione delle decisioni della Corte Suprema che avevano stabilito che il trasporto pubblico interstatale segregato (compresi i servizi di ristorazione collegati) era incostituzionale. Gli Stati del sud avevano ignorato le sentenze e il governo federale non aveva fatto nulla per farle rispettare. I Freedom Riders, e le violente reazioni che hanno provocato nel corso dell’estate del 1961, hanno rafforzato la credibilità del movimento per i diritti civili. Hanno richiamato l’attenzione nazionale sull’inosservanza della legge federale e sulla violenza locale utilizzata per imporre la segregazione negli Stati del sud. La polizia ha arrestato oltre 400 Freedom Riders per violazione di domicilio, assemblea illegale, violazione delle leggi statali e locali di Jim Crow e altri presunti reati, ma spesso prima ha lasciato che la folla bianca (infiltrata dal Ku Klux Klan) li attaccasse violentemente e desse fuoco agli autobus senza intervenire. Da novembre, con l’intervento del governo federale e l’emanazione di nuove regole da parte della Interstate Commerce Commission, i passeggeri hanno finalmente potuto sedersi dove volevano su autobus e treni interstatali; nei terminal sono state rimosse le insegne «bianchi» e «colorati»; sono state eliminate fontanelle, servizi igienici e sale d’attesa a servizio dei clienti interstatali segregati per razza; e la ristorazione ha iniziato a servire tutti i clienti, indipendentemente dalla razza.[↩]
- Sull’apartheid dell’ordine Jim Crow vedi A. L. Reed, The south. Jim Crow and its afterlives, Verso, London 2022.[↩]
- Anche Abraham Lincoln diceva ai contadini dell’Illinois negli anni 1858-60 che, sebbene fosse gravemente sbagliato schiavizzare una donna di colore, non dovevano sposarne una. «Non sono, né sono mai stato favorevole a fare dei negri elettori o giurati, né a qualificarli per ricoprire cariche, né a sposarsi con i bianchi». Alla fine del XIX secolo, 38 Stati avevano statuti anti-meticciato. Nel 1924, il divieto di matrimonio interrazziale era ancora in vigore in 29 Stati. Allo stesso tempo, venne costruita la caricatura cruda e degradante del «bruto nero», una bestia violenta e predatrice che è «folle di lussuria» per le donne bianche (rappresentate come vittime passive da proteggere), che divenne fondamentale per il discorso «negrofobico» americano del XIX e XX secolo e le ideologie suprematiste bianche utilizzate per giustificare il razzismo e il linciaggio degli uomini neri. I suprematisti bianchi hanno usato a lungo «attacchi» inventati alla dignità delle donne bianche per commettere violenze contro gli uomini neri e perpetrare il terrore dei bianchi. Emblematico il caso dell’omicidio «irrisolto» del 1955 di Emmett Till nel Mississippi. Il quattordicenne Till è stato rapito, picchiato, colpito alla testa, legato a un enorme ventilatore di metallo e gettato nel fiume Tallahatchie, per il «crimine» di aver presumibilmente fischiato a una donna bianca di 21 anni. Presumibilmente aveva «flirtato» con lei e questo ha segnato il suo destino scioccante. Sei decenni dopo, Carolyn Bryant Donham, la donna bianca al centro delle accuse contro Till, rivelò di aver mentito su tutto. Cfr. US Justice Dept closes Emmett Till lynching case without charges, «Al Jazeera», 7 December 2021, https://www.aljazeera.com/news/2021/12/7/us-justice-dept-closes-re-opened-emmett-till-lynching-case. La giornalista, attivista e sociologa afroamericana Ida Wells (vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Ida_B._Wells) ha documentato più di un secolo fa nel libro Southern Horrors (1892) come il razzismo fosse legato a filo doppio con il sessismo, per cui la presunta molestia di donne bianche da parte di uomini neri era spesso usata da uomini bianchi per giustificare i linciaggi a sfondo razziale. La letteratura americana ha creato diverse narrazioni che ricostruiscono l’ambientazione antropologica del razzismo bianco propedeutico al linciaggio, si vedano: A. Walker, Colore viola, Frassinelli, Torino 1984 (1982); W. Faulkner, Non si fruga nella polvere, Adelphi, Milano 2022 (1948); H. Lee, Buio oltre la siepe, Feltrinelli, Milano 2013 (1960).[↩]
- È bene ricordare che in Sudafrica la prima legge sull’apartheid fu il Prohibition of Mixed Marriages Act nel 1949, seguito dall’Immorality Amendment Act del 1950, che rese illegale per la maggior parte dei cittadini sudafricani il matrimonio o il perseguimento di rapporti sessuali attraverso le quattro linee razziali: bianchi, indiani, colorati (meticci) e neri africani. Già l’Immorality Act del 1927 aveva imposto il «divieto di rapporti carnali illeciti tra europei e nativi». Di recente il Primo Ministro ungherese di estrema destra, Viktor Orbán, si è scagliato contro il «miscuglio» di razze europee ed extraeuropee «Noi [ungheresi] non siamo una razza mista […] e non vogliamo diventare una razza mista» (S. Walker, Viktor Orbán sparks outrage with attack on ‘race mixing’ in Europe, «The Guardian», luglio 2022, https://www.theguardian.com/world/2022/jul/24/viktor-orban-against-race-mixing-europe-hungary). Ha aggiunto che i paesi in cui europei e non europei si mescolano «non erano più nazioni». Orbán è un fautore della teoria del complotto della «grande sostituzione» e ritiene che la demografia, la migrazione e il genere siano i principali campi di battaglia politica del futuro.[↩]
- Nel 1857, ad esempio, la Corte Suprema ha ritenuto che Dred Scott, che era stato ridotto in schiavitù nel territorio del Wisconsin, dove la schiavitù era proibita dalla legge federale, e aveva fatto causa per la sua libertà, non potesse appellarsi ai tribunali federali degli Stati Uniti. In quanto appartenente alla «razza Negra», non era una persona, ma una proprietà. Secondo la Corte, Scott faceva parte di «una classe separata di persone» che i «padri fondatori» avevano «considerato non una parte del popolo o dei cittadini del governo» e «non aveva alcun diritto che un uomo bianco fosse tenuto a rispettare». La decisione Dred Scott fu un casus belli della guerra civile statunitense quattro anni dopo. Un’altra causa prossima della guerra civile fu il Fugitive Slave Act, approvato nel 1850, che portò Harriet Beecher Stowe a scrivere quello che fino al 1936 fu il romanzo americano più popolare di sempre, La capanna dello zio Tom, condannando la crudeltà della schiavitù e la follia delle leggi sugli schiavi fuggitivi. Il romanzo della Stowe fu poi rimpiazzato da Via col vento, pubblicato da Margaret Mitchell nel 1936, un romanzo suprematista bianco sulla schiavitù e la guerra civile che glorifica l’aristocrazia sudista e difende la prima e condanna la seconda per aver posto fine alla prima e alla terza; la versione cinematografica ha ricevuto otto Academy Awards nel 1939, con Hattie McDaniel – che interpretava Mammy, la schiava e servitrice nera allegra, desessualizzata e sottomessa – il primo Oscar per un’artista nera. Il Fugitive Slave Act ha spinto gli Stati a restituire ai loro schiavisti gli esseri umani ridotti in schiavitù che erano fuggiti grazie alla rete di solidarietà della «ferrovia sotterranea», anche se risiedevano in Stati liberi che non riconoscevano la schiavitù. Fu la divisione del paese che spinse Lincoln a pronunciare il suo famoso discorso sulla «casa divisa contro sé stessa», dicendo che una nazione non poteva sopportare di essere metà schiava e metà libera: perché i diritti umani di un individuo stavano cambiando drasticamente da Stato a Stato. Nell’ultimo decennio, almeno tre film di successo hanno ricostruito le terribili storie di vita di alcuni schiavi afroamericani vissuti in questo periodo storico: 12 Years a Slave di Steve McQueen nel 2014; The Birth of a Nation di Nate Parker nel 2016; Emancipation di Antoine Fuqua nel 2022.[↩]
- Nel suo libro When affirmative action was white (W.W. Norton & C., New York 2006), Ira Katznelson spiega come «il Sud abbia usato i suoi poteri legislativi per trasferire le sue priorità sulla razza a Washington. I suoi leader li hanno imposti, con poca resistenza, alle politiche del New Deal». La coalizione del New Deal ha unito i lavoratori del nord e i professionisti liberali della classe media con il sud bianco reazionario e razzista. Era una coalizione mostruosa che ha sostenuto la sopravvivenza del sistema razzista Jim Crow fino agli anni ’60, ma ha creato maggioranze enormi e persistenti per i Democratici. Dal riallineamento che seguì la stagione dei diritti civili negli anni ’60, né i Repubblicani né i Democratici hanno beneficiato di grandi maggioranze.[↩]
- Roosevelt aveva rifiutato di desegregare le forze armate, soprattutto per paura di alienare i Democratici del sud. Quando le truppe vennero caricate sulla Queen Mary all’inizio del 1945 per andare a combattere in Europa, i neri vennero alloggiati in basso vicino alla sala macchine, lontano dall’aria fresca del ponte. La Croce Rossa, con l’approvazione del governo, separò le donazioni di sangue di neri e bianchi. Solo nel dopoguerra si arrivò alla desegregazione delle forze armate, uno dei più grandi passi avanti per i diritti civili dal XV emendamento nel 1870. Cfr. M. F. Delmont, Half American. The epic story of African American fighting World War II at home and abroad, Viking Press, New York 2022.[↩]
- Gordon C., Who Segregated America?, Dissent, 29 June 2022, https://www.dissentmagazine.org/online_articles/who-segregated-america. Molti sviluppatori immobiliari hanno impiegato dei patti razziali per «proteggere» intere suddivisioni urbanistiche, con l’intento principale di mantenere «bianchi» (di «razza caucasica») i quartieri «bianchi». Il 90% dei progetti abitativi costruiti negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale erano soggetti alle restrizioni razziali di tali patti. Le città note per il loro uso diffuso di patti razziali includono Chicago, Washington, Baltimore, Detroit, Milwaukee, Los Angeles, Seattle, Charlottesville, Minneapolis, Montgomery e St. Louis. Le restrizioni, che rimangono scritte negli atti di proprietà, vietavano la vendita o l’affitto di case a persone di «sangue o estrazione negra» o a chiunque non fosse «di razza caucasica». Alcuni proibivano di vendere o affittare anche ad ebrei, asiatici, armeni, siriani e altre nazionalità. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito nel 1948 che i tribunali non potevano più far rispettare i patti razziali e il Fair Housing Act li ha banditi nel 1968. K. Shaver, Was your home once off-limits to non-whites? These maps can tell you, «The Washington Post», 20 December 2022, https://www.washingtonpost.com/transportation/2022/12/17/racial-covenants-mapping/.[↩]
- La Grande Migrazione si è svolta in due fasi distinte: la prima, tra il 1910 e il 1930, è stata innescata dalla combinazione di nuovi posti di lavoro disponibili nelle città del nord (che sono stati ulteriormente aumentati dal coinvolgimento degli USA nella Prima guerra mondiale) e dal rallentamento e restrizione dell’immigrazione straniera da parte del governo nel 1924. Insieme, questi eventi hanno indotto i datori di lavoro in città come New York, Philadelphia, Chicago e Detroit a rivolgersi ai lavoratori neri del sud per svolgere lavori in gran parte non qualificati. Un processo non privo di tensioni sociali a causa delle rivolte dei lavoratori bianchi contro i neri (spesso utilizzati dai datori di lavoro come «crumiri» per rompere gli scioperi), per cui nel complesso, nelle città del nord e dell’ovest gli afroamericani del sud hanno subito una discriminazione sistematica in una pletora di aspetti della vita, compresa quella sindacale (si veda M. Davis, Prisoners of the American dream. Politics and economy in the history of the US working class, Verso Books, London 1986). E sebbene l’attrazione dei posti di lavoro nel nord sia stato un importante impulso alla migrazione, ci sono state anche forti «spinte» nel sud, tra cui cattive condizioni di lavoro, leggi Jim Crow che imponevano la segregazione, privazione dei diritti politici e violenza razziale. Altrettanto importante è stato il prosciugamento dell’occupazione agricola a seguito della meccanizzazione e il danno del punteruolo alle colture di cotone. La seconda fase della Grande Migrazione ebbe luogo dopo una pausa migratoria nazionale durante la Grande Depressione. L’enorme aumento della produzione industriale durante la Seconda guerra mondiale ha creato ancora più opportunità di lavoro nelle città del nord e in quelle costiere occidentali come Los Angeles e San Francisco. Il dopoguerra ha visto molti veterani militari neri stabilirsi nelle regioni settentrionali e occidentali. Anche se il sud è diventato più urbanizzato ed economicamente vivace negli anni ’50 e ’60, ha continuato a sperimentare l’emigrazione nera. Tra il 1940 e il 1970, circa l’80% di tutti gli aumenti nella popolazione nera sono avvenuti al di fuori del sud. In contrasto con l’insediamento in gran parte rurale all’inizio della Grande Migrazione, nel 1970, otto residenti neri su 10 vivevano nelle aree metropolitane, con uno su quattro a New York, Chicago, Philadelphia, Los Angeles o Detroit. Mentre nel 1910 la maggior parte della popolazione nera risiedeva in Georgia, Mississippi e Alabama, nel 1970, gli Stati con il maggior numero di residenti neri erano New York, Illinois e California. Poi, dal 1970 è iniziata una nuova Grande Migrazione nera, questa volta soprattutto verso il sudest e il Texas, dove via via si sono localizzate molte imprese produttive americane e straniere, contribuendo alla crescita demografica di aree metropolitane come quella di Atlanta (dove la popolazione afroamericana è aumentata del 40% negli ultimi 20 anni), per cui oggi il 57% della popolazione afroamericana vive nel sud. Un cambiamento della composizione razziale (più afroamericani, ma anche più asiatici-americani e latino-americani) che ha avuto conseguenze politiche. La maggioranza non bianca, infatti, ha svolto un ruolo fondamentale nel rovesciare il controllo repubblicano della Georgia, dando ai Democratici la vittoria in entrambi i seggi al Senato nel 2020. Nel 2022, il repubblicano moderato, Brian Kemp, è stato rieletto governatore, mentre il democratico Warnock è stato rieletto al senato in un ballottaggio il 6 dicembre.[↩]
- Ancora oggi è fortissima la discriminazione nella valutazione del valore immobiliare di una casa con un proprietario afroamericano e un proprietario bianco. Cfr. D. Kamin, Home appraised with a black owner: $472,000. With a white owner: $750,000., «The New York Times», 18 August 2022, https://www.nytimes.com/2022/08/18/realestate/housing-discriminationmaryland.html.[↩]
- W. H. Frey, White and youth population losses contributed most to the nation’s growth slowdown, new census data reveals, «Brookings», August 1, 2022, https://www.brookings.edu/research/white-and-youth-population-losses-contributed-most-to-the-nations-growth-slowdown-new-census-data-reveals/.[↩]
- W. H. Frey, The US will become ‘minority white’ in 2045, Census projects, «Brookings», 14 March 2018, https://www.brookings.edu/blog/the-avenue/2018/03/14/the-us-will-become-minority-white-in-2045-census-projects/. La crescita della popolazione ispanica ha trasformato Los Angeles in una città dove già oggi i non bianchi sono più numerosi dei bianchi (50% latinos e 9% afro-americani). Non a caso nel 2022 è stata eletta sindaca l’afroamericana democratica Karen Bass. Con Bass vi sono ora 8 sindache nere nelle 100 maggiori città americane e 26 afroamericane nel Congresso, un record che rappresenta una delle principali dinamiche in seno al Partito democratico.[↩]
- Gli psicologi Maureen Craig e Jennifer Richeson hanno scoperto che il semplice fatto di rendere consapevoli i bianchi americani che presto diventeranno una minoranza ha aumentato la loro propensione a favorire il proprio gruppo e a diffidare di coloro che ne sono al di fuori, ossia appartenenti ai gruppi etnici minoritari come latinoamericani, neri e asiatici americani (More diverse yet less tolerant? How the increasingly diverse racial landscape affects white Americans’ racial attitudes, «Personality and Social Psychology Bulletin», Vol. 40 (6), 2014, https://doi.org/10.1177/0146167214524993).[↩]