Per quanto la questione dei minori e dell’infanzia, in particolare in Italia, negli ultimi decenni, abbia fatto passi avanti e attraversato, trasversalmente e in senso critico e riformista tanti ambiti, ad esempio da quello politico legislativo a quello scolastico, investendo tutte le sfere del sociale e della comunicazione, assistiamo con questa legislatura, in particolare in ambito mediatico, ad una rarefazione dell’attenzione per l’infanzia che rasenta l’invisibilità.
Oltre a non esserci più (o del tutti residuali) programmi realizzati per questa fascia di età (con la motivazione – superficiale ed elusiva – che sono le piattaforme online ad averne catturato completamente l’attenzione), è proprio il taglio dell’informazione generalista a non tenerne più conto anche sul piano delle tutele, laddove fino a pochi anni fa si sprecavano come cornice di tutti i programmi di in/formazione i bollini rossi e le raccomandazioni, tra cui l’affiancamento del pubblico adulto nella fruizione di contenuti di difficile decodifica o destabilizzanti.
Eclatante il caso del TG1 RAI in prime time delle ore 20 di lunedì 29 luglio, in cui la prima parte viene dedicata alle notizie dagli Esteri e agli scenari di guerra, con una visione apertamente governativa e quindi unilaterale, senza uno sguardo ampio che contenga una visione d’insieme delle parti in causa e le loro ragioni. In particolare si arriva a parlare di Ucraina col servizio di un’inviata in prima linea in un centro medico della Regione di Avdiivka , dove “si lotta disperatamente per salvare i soldati di Kiev feriti”. Vicini alle trincee, la giornalista si reca nell’auto medica e intervista l’infermiera, mentre il cameraman inquadra i soldati insanguinati e sofferenti, a cui vengono estratte pallottole dal corpo e dagli arti, schegge in viso. Scene strazianti ad ora di cena, senza alcuna cautela. Qual è il valore “pedagogico” di questo servizio pubblico. Cosa si vuole suscitare, magari un rinforzo alla teoria della “bontà” del nostro appoggio alla guerra manichea di difesa dei buoni ucraini contro i cattivissimi russi, mai citati, che pure hanno morti e feriti (ma se li meritano). Nessun passaggio o considerazione sull’assurdità della guerra, sulla sua aberrazione. Nessun rilievo geopolitico semplificato o un appello alla cessazione del conflitto.
Cosa possono apprendere gli adolescenti da queste scene, ad ora di cena, e quali danni si possono arrecare ai bambini ignari, che a scuola disegnano gli angeli del bene e a casa vedono queste immagini dove l’odio e il male sembra una condizione necessaria e sufficiente della realtà, senza alcuna speranza? Esiste ancora una qualità educante del mezzo audiovisivo, che sia rispettosa e calibrata sull’età dei destinatari della comunicazione?
Eppure il codice di autoregolamentazione TV e minori, pubblicato sul sito della RAI, recita:
“Le imprese televisive si impegnano a non diffondere nelle trasmissioni di informazione in onda dalle ore 7.00 alle ore 22.30:
- sequenze particolarmente crude o brutali o scene che, comunque, possano creare turbamento o forme imitative nello spettatore minore;
- notizie che possano nuocere alla integrità psichica o morale dei minori.
Qualora, per casi di straordinario valore sociale o informativo, la trasmissione di notizie, immagini e parole particolarmente forti e impressionanti si renda effettivamente necessaria, il giornalista televisivo avviserà gli spettatori che le notizie, le immagini e le parole che verranno trasmesse non sono adatte ai minori”.
Esistono ancora gli organismi di controllo e tutela dell’informazione? O i bambini non votano, non contano e sono diventati invisibili?
Leonardo Ragozzino
2 Commenti. Nuovo commento
E’ chiaro che, oggi, l’informazione televisiva sia piu’ interessata alla propaganda piuttosto che alla tutela dei minori ed al loro benessere psicologico. Grazie per questa preziosa analisi, ricca di spunti di riflessione.
Carissimo hai colto il punto come sempre …invece che imputare la guerra come improrogabile massimo profitto per le lobby delle armi guadagnando denaro sulla pelle di entrambi i contendenti usando entrambi i proletari delle fazioni opposte come carne per cannoni ….