pensieri veloci

Limitare i contagi o limitare i decessi?

di Giuseppe
Massinissa

Il 9 marzo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato vaccinato contro il COVID 19. In generale i media hanno sottolineato il profilo di civiltà democratica dimostrata dal Presidente perché ha aspettato disciplinatamente il suo turno – senza attribuirsi priorità indebite come, invece, ha fatto qualche Presidente di Regione. Sui social qualcuno ha incautamente obiettato che non avendo ancora ottant’anni, Mattarella non aveva il diritto di essere vaccinato, ignorando che per disposizione nazionale la fascia degli over ottanta comincia da quelli nati nel 1941.

In realtà, la fascia degli over 80 è talmente ampia, più o meno vent’anni, che non sembra ragionevole non applicare al suo interno criteri di priorità di anzianità, al di là di quelle legate alle diverse fragilità. Alcune Regioni hanno proceduto a somministrare i vaccini seguendo l’ordine di prenotazione. E questo, già, non è un criterio adeguato, perché mette sullo stesso piano ottantenni, novantenni e persino centenari. In più, in questo modo, si privilegiano gli anziani che hanno avuto, personalmente o attraverso la famiglia, la capacità di precipitarsi nei meandri delle prenotazioni online delle Regioni. È evidente che gli anziani e le famiglie più disagiate sono state le meno favorite.

 

Ci sono Regioni che, invece, hanno adottato il metodo della chiamata diretta degli anziani appartenenti alla fascia over ottanta. Una di queste è il Veneto, che, però, data, appunto, l’ampiezza della fascia d’età, ha pensato bene di introdurre un suo criterio di priorità. Le vaccinazioni delle persone anziane sono iniziate il 15 febbraio con i nati nel 1941. Dopodiché, a partire dal 22 febbraio (presumibilmente fino al 7 marzo) si è passati ai nati nel 1940. Il che significa che nelle prime tre settimane di vaccinazione si è data priorità alle età che vanno dai 79 agli 81 anni. A partire da quella data, ci sarà un’attenuazione di questo criterio. Si procederà, infatti, alternando ottantenni e novantenni. Evidentemente, la Regione Veneto ha scelto di vaccinare prioritariamente le coorti più numerose nell’intento di limitare i contagi. Ma ha messo in secondo piano la fragilità dei più anziani.

Allora, di fronte a criteri diversi tra regione e regione e, in alcuni casi, al sopravanzare di lobby e corporazioni, non sarebbe stato più corretto un criterio nazionale cui le Regioni avrebbero dovuto attenersi?

Infine, visto l’andamento preoccupante dei dati del contagio, sembrano delinearsi sempre più due opposte esigenze e cioè: cercare di frenarlo intervenendo sulle fasce più giovani e dinamiche della società o proteggere i più fragili? Già si è perso molto tempo, il che equivale a centinaia di morti in più, e da come si scioglierà questo nodo nei prossimi giorni dipenderà la vita di molti anziani e soggetti con fragilità diverse, tuttora non considerate; insomma persone non produttive.

Lo scenario più tragico, in ogni caso, in questo tergiversare è non ottenere nessuno dei due risultati e continuare a coprire tutto ciò con una sempre più insopportabile retorica.

 

 

 

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