Mentre il liberale Macron vedeva dimezzato il vantaggio su Le Pen con cui veniva confermato per il suo secondo mandato, in Slovenia un liberale di nuovo corso, Robert Golob, politico e imprenditore, appena messo in campo in tutta furia, vinceva le elezioni.
Il liberale Letta, credo di non fargli torto appellandolo con la collocazione che aveva al Parlamento Europeo, si complimenta e indica nei due vincitori la strada da seguire.
Ma i 16 punti persi in 5 anni da Macron, con un risultato senza precedenti per Le Pen, consiglierebbero uno sguardo ben più attento di quello del segretario del PD. In realtà le vittorie liberali confermano una difficoltà del socialismo europeo che sembrava in parte superata con i risultati di Germania e Portogallo. La Francia ha invece confermato una sostanziale sussunzione dei socialisti da parte di Macron a destra con risultati minimi per i loro candidati alle presidenziali. Ma anche in Germania la strada per i socialdemocratici non è certo facile. Addirittura si chiede loro sostanzialmente di espellere il vecchio leader Schroeder reo di mantenere ruoli in aziende russe. E di aver sostenuto in una intervista al New York Times che non tutti i torti sono ascrivibili a Putin. Oltre al gesto simbolico dell’espulsione c’è quello simbolico e concreto della riunione della coalizione pro Ucraina (e anti russa) convocata dagli USA in una loro base “ospitata” in Germania. E la pressione esercitata anche dai liberali e dai verdi per intensificare gli aiuti militari e per estendere le sanzioni energetiche. In realtà la questione Schroeder dice di come l’ostpolitik “affidata” ai consigli di amministrazione non avesse certo il valore strategico che veniva dalle visioni di Brandt. E che guardavano a una Europa del tutto diversa da questa UE funzionalistica alla globalizzazione gestita da Merkel. Sta di fatto che la UE la globalizzazione commerciale l’ha praticata eccome nel trentennio come confermano i dati di Lagarde, in una relazione in cui si inventa una regionalizzazione che poco c’entra con l’asse atlantico, con un pil commerciale cresciuto nel ventennio di oltre 20 punti passando dal 31% al 54%. Mentre gli USA sono andati molto più piano, dal 23 al 26.
E la Germania ha impostato un modello fortemente segnato dal dumping esportativo, compreso un rarissimo surplus con la Cina, e fortemente connesso energeticamente con la Russia. Il socialismo europeo a guida tedesca ha molto scommesso sulle magnifiche sorti e progressive della globalizzazione. La torsione geopolitica imposta dagli USA durante il trentennio ora esplode direttamente nel loro cuore di fronte alla volontà della amministrazione nordamericana di trasformare la guerra di Putin in guerra alla Russia che già ammonisce la Cina.
Da sempre i liberali hanno ammiccato alle guerre e sono più connessi con nazionalismi e sistemi imperiali. La loro Europa è quella del 1915 e il loro mondo di elezione è quello anglo-americano. I tempi delle maledizioni alla Gran Bretagna per la Brexit e degli ultimatum ai polacchi sembrano lontanissimi. Eppure sono solo quelli che intercorrono tra due stagioni di una serie di fanta, fino ad un certo punto, geofinanza come diavoli passata dalle scommesse sulla Brexit a quelle sullo scontro con la Cina. L’Italia di Draghi e Letta sembra imbarcarsi su questa strada a dire di una borghesia da sempre priva di ogni funzione progressiva e in cui l’interlocuzione più facile è a destra come ora al governo con la Lega e nel dibattito politico con Meloni.
Proprio dalla Francia del calante Macron può venire una qualche novità positiva. L’affermazione di Mélenchon che con i voti delle altre sinistre poteva andare al ballottaggio presidenziale dice di una possibile tripartizione del Paese. Che poi ha dato a Mélenchon il primato tra i giovani e in molte città. Il terzo turno delle politiche che si terranno a breve può stavolta non finire in un riflusso verso il vecchio come accadde 5 anni fa ma costruire una maggioranza parlamentare popolare. Gli incontri in corso dai socialisti al partito anticapitalista sulla base della proposta di Mélenchon potrebbero fare il miracolo. Una maggioranza contro l’attacco alle pensioni e contro la guerra. Sarebbe un fatto importantissimo. Del resto confermerebbe che nelle crisi può affermarsi anche la sinistra come accadde in Grecia. E che ciò accade quando questa riesce a scardinare le ambiguità e le compromissioni socialiste prendendo la maggioranza. Una tendenza opposta a quella della sussunzione dei socialisti nel neoliberalismo atlantista e armato. Senza neanche più la prospettiva della globalizzazione come panacea ma al contrario alle prese con le logiche imperiali. E senza neanche dividendi di guerra che quelli spettano tutti ai dominanti trasversali. Se poi si può pensare ai dividendi di una vittoria in una guerra mondiale. Laddove è più probabile che si avveri la profezia di Einstein e cioè il ritorno alla fionda.
Roberto Musacchio