Il secondo turno delle elezioni presidenziali slovacche che si è tenuto il 6 aprile scorso ha sancito una netta vittoria del candidato del partito Hlas-Socialdemocrazia Peter Pellegrini, sostenuto anche dall’altro partito di governo, Direzione-Democrazia sociale, guidato dal primo ministro Robert Fico. Contrariamente ai sondaggi che negli ultimi giorni prefiguravano una contesa al fotofinish, Pellegrini ha ottenuto il 53,12% contro il 46,87% del rivale Ivan Korcok. Quest’ultimo, ex Ministro degli affari esteri ed europei, è stato sostenuto da un ampio schieramento di formazioni politiche di centro-destra e conservatrici. In particolare dai partiti che fanno riferimento al parlamento europeo ai Liberali, ai Popolari e ai Conservatori di Giorgia Meloni.
Al primo turno Korcok era arrivato al primo posto col 42,51% dando l’illusione ai suoi sostenitori di poter prevalere anche al ballottaggio. Ma il candidato arrivato terzo al primo turno con l’11,73% dei voti, l’ex Ministro della Giustizia ed ex Presidente della Corte Suprema, Stefan Harabin, indipendente, si era schierato apertamente a favore della Russia sulla guerra in Ucraina, dichiarando che qualora eletto il primo incontro istituzionale all’estero l’avrebbe compiuto a Mosca. Denunciato da alcuni parlamentari della destra, Harabin era stato arrestato per le sue opinioni a metà maggio del 2022 dalla NAKA, l’Agenzia Nazionale Criminale, rischiando tre anni di carcere. Anche altre figure politiche ed intellettuali slovacchi hanno subito analoghe minacce da esponenti delle allora forze di governo. Evidentemente molti elettori di Harabin (che per altro ha espresso opinioni reazionarie su immigrati, diritti civili, ecc.) si sono orientati verso Pellegrini.
Il voto ha dimostrato anche l’esistenza di una profonda frattura tra la capitale Bratislava, dove il candidato della destra ha superato il 60%, e il resto del paese. In tutti gli altri distretti ha infatti prevalso Pellegrini, sostenuto, dalla Slovacchia “profonda” e rurale che è anche quella più povera.
Sono almeno tre i fattori che hanno contributo al netto successo di Pellegrini. Innanzitutto la conferma del sostegno popolare alla politica socialmente più equilibrata promossa dalle due formazioni socialdemocratiche coalizzate che hanno vinto le elezioni politiche del settembre scorso. In secondo luogo la maggioranza dell’elettorato non ha apprezzato la prospettiva di un conflitto permanente tra il nuovo Presidente e il governo che avrebbe determinato una situazione di instabilità politica. Ma il tema che ha dominato la campagna elettorale e che ha suscitato l’interesse al di fuori della Slovacchia, è stato il diverso atteggiamento dei due candidati sulla guerra in Ucraina. Korcok ha sostenuto la linea della Commissione UE e della Nato della guerra ad oltranza, mentre Pellegrini, in sintonia con il primo ministro Robert Fico, promuove l’idea della trattativa e della de-escalation.
Il leader di Smer e primo ministro ha sostenuto che Putin è stato “ingiustamente demonizzato” dall’Occidente e che l’ammissione dell’Ucraina nella Nato significherebbe l’inizio della terza guerra mondiale. Nonostante l’orientamento socialdemocratico, il partito di Robert Fico è stato messo al bando dal Partito del Socialismo Europeo (Pes). Dopo aver escluso lo Smer, il Pes aveva accolto il Hlas, partito fondato da Pellegrini dopo la sua temporanea rottura con lo Smer nel 2020, per poi sospenderlo nell’ottobre 2023, quando a seguito delle elezioni parlamentari si è riavvicinato all’altro partito socialdemocratico per formare il nuovo governo.
L’opposizione ha cercato di impostare la campagna sull’allarme per i pericoli di una svolta autoritaria in Slovacchia, presentata come analoga a quella di Orban in Ungheria che però è ideologicamente vicino alle forze che hanno sostenuto Korcok (popolari e conservatori). Fico si era dovuto dimettere nel 2018 a seguito dello scandalo scoppiato per l’uccisione del giornalista investigativo Jan Kurciak e della sua compagna.
Le continue crisi e conflitti tra i partiti della destra e la cattiva gestione di molte questioni politiche da parte dei diversi presidenti del consiglio che si sono succeduti dopo il 2018 hanno spinto gli elettori a ridare fiducia ai socialdemocratici. Il timore per un’estensione della guerra e la convinzione di molti slovacchi che Nato e Commissione UE perseguano una pericolosa politica avventurista ha favorito la netta affermazione di Pellegrini.
Nella società slovacca resta presente una diffusa simpatia per la Russia ancorata alle vicende storiche e al ruolo svolto dall’Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale. La Presidente della Repubblica uscente Zuzana Caputova, considerata “europeista” e che ha deciso di non ricandidarsi, aveva attribuito nel maggio del 2022 la massima onorificenza dello Stato, l’Ordine di Ludovit Stur di prima classe, alla memoria di Albert Pucik, Anton Tunega e Eduard Tesar. In tre facevano parte della “Legione Bianca”, un’organizzazione anticomunista clandestina legata ai servizi segreti occidentali, giustiziati per spionaggio nel 1951. La motivazione dell’onorificenza era basata sul loro “eccezionale contributo alla democrazia e al suo sviluppo e per aver fatto progredire i diritti umani e le libertà”. Il problema è insorto quando gli storici hanno fatto presente che i tre avevano partecipato all’Alta Scuola di Leadership della Guardia Hlinka, un’organizzazione paramilitare collaborazionista del nazismo durante il conflitto mondiale. Gli “eroi” premiati dalla Caputova avevano contribuito a denunciare alla Gestapo i partigiani e gli antifascisti che erano stati protagonisti della fallita sollevazione nazionale slovacca dell’agosto 1944. La Gioventù Hlinka aveva anche attivamente collaborato alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei.
La Presidente della Repubblica ha dovuto poi fare una parziale marcia indietro e riconoscere l’inopportunità del riconoscimento. D’altra parte la riabilitazione dei collaborazionisti del nazismo è un fenomeno diffuso in altri Paesi come l’Ucraina e gli Stati baltici e quindi l’eccezione slovacca è data proprio dal permanere di una diffusa sensibilità antifascista che rende problematico celebrare le organizzazioni filo-naziste.
La sinistra anticapitalista ha in Slovacchia un ruolo elettorale marginale. Il Partito Comunista si è presentato alle elezioni parlamentari del settembre 2023 ma ha raccolto solo 9.867 voti, pari allo 0,33%. Per il primo turno delle elezioni presidenziali ha raccomandato agli elettori di votare per Stefan Harabin, “il candidato che ha difeso con forza, chiarezza e decisione gli interessi dei cittadini della Repubblica slovacca, per essere un partner paritario nel quadro dell’adesione all’Unione europea e non un vassallo che segue ciecamente gli ordini e gli interessi di Germania, Francia e Gran Bretagna”. Harabin era considerato “un candidato che difendeva e promuoveva gli interessi statali e nazionali della Repubblica slovacca, i tradizionali valori storico-culturali e sociali della Slovacchia”. Per il secondo turno, a differenza dello stesso Harabin che non ha dato indicazione di voto, il PCS ha chiesto il voto per Pellegrini, in quanto gli attribuisce “una percezione più razionale della politica estera, delle relazioni internazionali e del posto della Repubblica Slovacca in essi”.
L’altro partito di sinistra denominato “Socialisti.sk” (che è anche l’indirizzo del suo sito web) non si è espresso sul voto, ritenendo certamente Korcok troppo subordinato all’Occidente, ma per quanto riguarda Pellegrini ha affermato che “l’ambiente da cui proviene questo candidato rappresenta una borghesia domestica, a volte significativamente arrogante e viscida, che (…) utilizza i sentimenti sociali, la povertà dei pensionati, la disillusione della gente nei confronti del regime instaurato dopo il 1989 per risolvere i propri affari e salvare la propria gente. E lo fanno molto bene dopo le elezioni. È una borghesia con retorica sociale”.
Socialisti.sk si presenterà alle elezioni europee. “La nostra principale ambizione al Parlamento europeo – ha affermato il suo leader Artut Bekmatov- è rafforzare la voce della pace. Gli eurodeputati di Socialisti.sk resisteranno agli sforzi irresponsabili dei militaristi nella politica europea per trascinarci in una guerra che è bloccata in un vicolo cieco”. Quando gli è stato chiesto con chi vorrebbe lavorare al Parlamento europeo, ha risposto che vuole rafforzare la frazione di sinistra The Left (ex GUE/NGL). “Collaboro molto bene, ad esempio, con l’eurodeputata ceca Kateřina Konečná, con la quale siamo d’accordo su molte cose”, ha aggiunto, facendo riferimento all’europarlamentare del Partito Comunista di Boemia e Moravia. Nel 2019, la lista della sinistra anticapitalista si era fermata allo 0,63%, molto lontana dalla possibilità di elezione.
Franco Ferrari