Una delle più drammatiche conseguenze della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina sta nel numero di profugh* che sta producendo.
L’articolo scritto da Stefano Galieni, pubblicato nel numero odierno della rivista di Transform!Italia, affronta bene la questione fornendo dati precisi sia sul piano dei numeri che su quelle dell’accoglienza e denuncia, opportunamente, i due pesi e le due misure nell’accogliere, o meglio nel non farlo, profugh* provenienti da altri paesi del mondo (Siria, Afghanistan, Yemen, Africa sub-sahariana solo per fare qualche esempio…).
Su questo aspetto voglio aggiungere una solo una nota: nel reportage di “Propaganda live”, sui profughi ucraini che arrivano in suolo polacco, andato in onda lo scorso venerdì, veniva detto che se la Polonia avesse accolto con la stessa efficienza i profughi (migliaia e non centinaia di migliaia com’è ora!) provenienti dal medio-oriente ed ammassati sul confine con la Bielorussia, in poche ore avrebbe dato loro assistenza ed un tetto. Ed invece li ha respinti con la violenza costringendoli a vivere in condizioni sub-umane nella foresta che costeggia la regione polacca di Podlaskie.
I due pesi e le due misure non contribuiscono alla pace, anzi alimentano le guerre.
Sull’analisi e sulle valutazioni generali a proposito delle e dei profughi rimando dunque all’articolo di Galieni.
Sottolineo in aggiunta due aspetti che mi sembrano importanti.
Il primo riguarda la terribile “industria” della tratta di esseri umani, in particolare per quanto riguarda la prostituzione, molto attiva sempre ma in particolare quando grandi masse di persone si spostano da un paese, o da un continente, all’altro per cercare condizioni di vita migliori.
Ricordo che nel 2019, prima della pandemia, sono state 1.877 le vittime di tratta assistite dalle ong italiane (Trafficking in Person Report 2020, Dipartimento di Stato Usa). L’82% delle vittime erano donne, sfruttate nell’industria della prostituzione. Solo 42 sono stati i trafficanti condannati.
Durante la pandemia il triste fenomeno non si è fermato, semmai ha modificato le modalità d’azione: migliaia di uomini, hanno continuato a comprare corpi di giovani migranti anche sul web. Lo confermano i dati di Escort Advisor (2 milioni e 300 mila utenti al mese solo in Italia, a luglio 2020).
Le femministe russe che in queste ore sono impegnate, a loro rischio e pericolo viste le drastiche misure assunte dal governo per mettere a tacere l’opposizione, nelle mobilitazioni contro la guerra di Putin, denunciano i rischi che corrono le giovani profughe ucraine nel finire nella rete dei mercanti di corpi e venire obbligate, con la forza, a prostituirsi per poter vivere.
Su questo particolare aspetto servirebbe tenere alta l’attenzione chiedendo un controllo serrato da parte delle istituzioni competenti.
Sarebbe necessario indagare, perseguire con decisione e condannare i trafficanti a pene adeguate. Così come andrebbero aumentate le misure attive a favore delle vittime migliorando e applicando in modo coerente il meccanismo per individuarle ed indirizzarle ai servizi di assistenza , specie per quanto riguarda le categorie a rischio come stranieri immigrati, in particolare donne, e minori.
L’altro aspetto, per certi aspetti collegato al precedente, riguarda i minori non accompagnati.
Ho notizie, in particolare dalla regione Sardegna, di pulman che partono per raggiungere orfanotrofi ucraini e portare in Italia centinaia di orfani o di bambini non accompagnati.
Non entro nel merito dei motivi che hanno portato ad una scelta del genere. Motivi che immagino dettati da buone intenzioni.
Qualche giorno fa l’agenzia AGI pubblicava un articolo nel quale si indicava, fra le emergenze, la situazione dei i minori negli orfanotrofi e in centinaia di istituti che accolgono i figli di famiglie troppo povere per mantenerli e garantire loro un’istruzione. L’articolo considerava gli orfanotrofi un obiettivo sensibile e quindi ne sottolineava la pericolosità.
Contemporaneamente alcuni professionisti del settore, in particolare assistenti sociali ma non solo, invitano a considerare la complessità della questione che riguarda bambine e bambini che vivono già una vita precaria e che non possono trovarsi in situazioni non ben gestite, fra l’altro in un paese che non è il loro.
E’ bene ricordare che oggi in Italia non esiste una legge sull’affido internazionale e che dunque affrontare il delicato tema dell’accoglienza dei minori non accompagnati non può che voler dire, anche in questo caso, costruire una solida rete fra istituzioni pubbliche, professionisti del settore e famiglia affidatarie.
Così come sono necessari controlli efficaci per impedire che i minori finiscano nelle giro della tratta di esseri umani.
Il cuore, in questi casi, non basta, serve anche la testa.
Nicoletta Pirotta