Dopo l’ultima mobilitazione del Collettivo di Fabbrica dell’ex-GKN il 18 maggio scorso, culminata con l’accampamento presso il palazzo della Regione Toscana a Novoli di Firenze; da otto giorni alcuni degli operai proseguono lo sciopero della fame, per chiedere alla Giunta regionale un intervento pubblico di re-industrializzazione del sito produttivo.
La partecipazione oltre le più rosee previsioni all’ultima manifestazione in un periodo di campagna elettorale nel capoluogo toscano ed in molte altre città della regione sembrava aver smosso l’attenzione delle istituzioni, fino ad un recente incontro con il governatore Giani, che pure non ha dato seguito alle tante promesse fatte in oltre due anni e mezzo di assemblea permanente.
“Dopo 34 mesi, di cui gli ultimi 5 senza stipendio e un disastro ‘ imprenditoriale’ di fronte agli occhi di tutti, chi rimanda è complice. Chi è impotente è complice. – scrivono in una nota le RSU del Collettivo di Fabbrica – Noi invece ci nutriamo di rabbia e dignità. E l’imbarazzo è tutto vostro”.
La vertenza sul lavoro più duratura della storia dell’Italia repubblicana si compone di un nuovo strumento di pratica individuale nella lotta collettiva, quello dello sciopero della fame appunto.
Le rivendicazioni sono chiare: stipendi, commissariamento, intervento pubblico, legge regionale, transizione ecologica, giustizia sociale.
“Questo Governo ha convocato in due anni tre incontri sulla ex-Gkn: il 24 febbraio, il 2 marzo 2023 e il 26 marzo 2024 – scrivono sui social i referenti del Collettivo – Si è guardato bene dal convocare un incontro durante i licenziamenti. Avrebbe dovuto dire che quei licenziamenti erano contro le leggi del proprio Stato. E infatti ha girato alla larga e l’ha lasciato dire al Tribunale. E ha ignorato invece che il Tribunale ha detto più volte che la fabbrica è agibile e gli stipendi da pagare. In pratica, il Governo ha girato alla larga rispetto al sospetto – forte e legittimo – che su questa fabbrica da tempo aleggino logiche speculative.”
Il riferimento in questo caso è all’ennesima sentenza del Tribunale del Lavoro di Firenze, che si è pronunciato sul ricorso ai sensi dell’art.700 del codice civile da parte di un lavoratore sostenuto dalla FIOM per il pagamento dello stipendio spettante da gennaio 2024, da quando cioè la nuova proprietà QF senza motivo avrebbe abbandonato i propri dipendenti, lasciandoli sprovvisti di stipendio ed ammortizzatori sociali. Una nuova conferma della piena legittimità della vertenza sindacale dopo le due vittorie in sede giudiziaria per art.28 dello Statuto dei Lavoratori.
Così, mentre il governo Meloni è in perdurante propaganda elettorale e sembra astenersi dal prendere decisioni significative sulla redistribuzione delle risorse, o anche solo considerare le istanze che emergono dai territori; proprio da queste parti sono arrivate dalle consultazioni amministrative alcune delle sconfitte più cocenti per la coalizione maldestra al governo nazionale.
Sul piano locale inoltre uno dei comuni della Piana toscana, che di recente ha visto la vittoria della sinistra diffusa, come Campi Bisenzio, dove ha sede anche la ex-GKN, per bocca del sindaco Tagliaferri ha annunciato di voler porre il vincolo di destinazione ad uso produttivo dell’area con una norma ad hoc del piano operativo, che sarà adottato tra pochi giorni, per bloccare speculazioni immobiliari future di aree produttive destinate a funzioni artigianali, o ad impianti di logistica.
Al tempo stesso quindi la vertenza del Collettivo negli ultimi mesi ha focalizzato sul piano territoriale le proprie rivendicazioni, chiedendo una legge regionale per la creazione del consorzio pubblico, il commissariamento di QF con il pagamento degli stipendi e l’istituzione di ammortizzatori sociali adeguati, oltre alla piena applicazione delle linee-guida indicate dalla legge 234 “Orlando-Todde” contro le delocalizzazioni.
Nei giorni che separano Firenze dal prossimo ballottaggio per la scelta della futura maggioranza municipale, il presidio si è spostato dalle periferie, nel cuore della città, pronto ad animarla con prossime iniziative; e mentre le istituzioni cercano sempre più invano di provare a tergiversare, la solidarietà continua e la stessa campagna di azionariato popolare ha superato i 730 mila euro di sottoscrizioni.
Il crescente astensionismo, che nel caso delle elezioni europee ha raggiunto quote da diserzione popolare, trova anche in situazioni come questa di abbandono dei lavoratori e di tradimento della democrazia reale le motivazioni della disaffezione verso il palazzo e le sue dinamiche autoreferenziali. In Toscana poi sembra altrettanto evidente l’astensionismo industriale, in un territorio che opta sempre più per la rendita immobiliare e la speculazione finanziaria anche sui beni comuni e l’ambiente; mentre a restare sballottate sono ancora una volta le tante persone che campano con il reddito del proprio lavoro.
Tommaso Chiti