di Cristina Quintavalla*
Per il ritiro di ogni autonomia differenziata è il tema della conferenza indetta da LAB SUD, in programma a Bologna il prossimo10 gennaio.
L’obiettivo è di contribuire a denunciare, con relatori particolarmente qualificati, questa forma di strisciante e insidiosa riforma della Costituzione italiana, che ne minerà i principi fondamentali, a partire dal suo impianto solidaristico ed egualitario, renderà inesigibili i diritti universali, disarticolerà il paese, aggraverà le disuguaglianze tra le regioni e le aree ricche rispetto a quelle povere.
Il dibattito avrà significativamente luogo in Emilia-Romagna, la regione il cui Consiglio regionale ha approvato nel luglio del 2017 una proposta di autonomia differenziata, all’inseguimento della Lega, che in Veneto e Lombardia, con referendum più o meno farlocchi, persegue il sogno secessionista delle regioni ricche.
Quella emiliano-romagnola non è una proposta meno insidiosa: si vuole avvalere della facoltà di esercitare il suo potere decisionale su un minor numero di materie di legislazione concorrente (15 anziché 23), ma la natura e gli effetti di tale regionalizzazione saranno gli stessi delle regioni a trazione leghista.
Quale giustificazione è addotta in Emilia-Romagna? L’orgogliosa rivendicazione di essere migliore nel governare rispetto allo stato e alle altre regioni.
Il presidente uscente della Regione, Bonaccini, in un discorso di un anno fa, disse testualmente:
“Un po’ più di autonomia ci consentirebbe di poter gestire qui parte delle risorse che non sarebbero più gestite da Roma (il corsivo è nostro), e per come siamo fatti in Emilia-Romagna, se le cose le gestiamo noi, generalmente le sappiamo gestire bene”.
La gravità di questa affermazione, di sapore leghista, evidenzia alcuni aspetti che non possono essere sottovalutati: il discredito nei confronti dello stato e la volontà di contrapporre ad esso uno stato regionale.
E’ una logica contrappositiva in realtà quella che anima i nuovi secessionisti, solo mascherata dalla rivendicazione di voler beneficiare di maggiore autonomia amministrativa.
Si appalesa altresì che lo slogan di Bonaccini- “noi non chiederemo un soldo in più” – è una foglia di fico dietro la quale si nasconde la malcelata volontà di godere dei maggiori introiti fiscali -gettito Irpef e IVA- in una regione i cui reddditi ed i cui consumi sono sicuramente tra i più elevati del paese, con buona pace del principio solidaristico che pretende di procedere ad una redistribuzione delle ricchezze di chi è più ricco a favore di chi lo è meno. L’obiettivo pertanto, che si configura come chiaramente secessionistico, verrà perseguito trattenendo sul proprio territorio le maggiori risorse fiscali derivanti dalla specifica condizione economica e reddittuale delle regioni più ricche, come già era appalesato dagli accordi preliminari tra lo stato e le regioni, che avrebbero potuto usufruire di una quota rilevante dei tributi maturati nel territorio.
La Bozza di pre-intesa del maggio 2019 tra il governo Conte 1 e la Regione Emilia-Romagna, ora congelata, offre uno spaccato quanto mai inquietante di cosa si celi dietro la richiesta di autonomia differenziata. Le ragioni di tale attacco insidiosissimo, che riguarda ambiente, salute, istruzione, lavoro, rapporti internazionale e con UE, sono chiarissime: garantire mano libera senza vincoli né limiti allo strapotere delle lobby, che potranno agire indisturbate in deroga alle leggi nazionali.
L’ effetto non sarà un miglior governo regionale, ma la promozione di quei piani di intervento che sono invocati dai ceti dominanti, in cerca di più alti tassi di rendita, messi in crisi dalla competitività internazionale, e desiderosi di mettere le mani su settori molto remunerativi, quali la sanità, il lavoro, la speculazione edilizia, i servizi, l’istruzione e la ricerca, i rifiuti e le risorse del territorio.
A Bologna, la conferenza-dibattito sull’autonomia differenziata del 10 gennaio cercherà di evidenziare per l’appunto, analizzando alcuni ambiti specifici, gli interessi reali difesi e le conseguenze derivanti dall’assalto e dalla privatizzazione di sanità, ambiente, istruzione, risorse, politiche del lavoro.
Saranno presenti costituzionalisti, come Giovanni Russo Spena, esponenti di primo piano del Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata, come Marina Boscaino, e relatori che rappresenteranno le istanze di gruppi e movimenti presenti sul territorio regionale, di Rifondazione comunista, del Partito del sud, del Partito comunista. Tali forze sostengono l’Altra Emiia-Romagna, una lista civica di coalizione, presente alle prossime elezioni regionali, che, rifiutando la logica del voto utile, vuole contribuire a costruire l’opposizione, presidiare il campo della sinistra di classe, ritessere una comune narrazione, con pratiche condivise di lotta e una comune agenda, portare l’attacco alle politiche liberiste e fasciste.
*portavoce de L’Altra Emilia Romagna