dal nostro corrispondente da Londra Enrico Sartor –
Quando il Manifesto del partito laburista britannico sarà presentato pubblicamente nei prossimi giorni (probabilmente giovedì), gran parte dell’attenzione sarà focalizzata sulle proposte relative alla Brexit e all’emigrazione. Ed è un peccato che questi temi, in parte malamente sviluppati dalla direzione “corbynista”, per non parlare degli errori commessi nel far fronte alle accuse di antisemitismo endemico nel partito laburista, distoglieranno in parte l’attenzione dalla questione – in realtà molto più importante per il futuro del paese – di come il Manifesto articoli l’obiettivo cardine dei laburisti inglesi: giustizia sociale per tutti.
Nel Regno Unito oggi più di 14 milioni di persone vivono in povertà, e 4 milioni e mezzo vivono in estrema povertà. Questi dati sono determinati in base ai parametri governativi, che fissano come indice di povertà un reddito disponibile inferiore a £211 a settimana per una famiglia di due adulti e due minori, e inferiore a £140 per lo stato di estrema povertà.
Nell’anno finanziario 2017-18, più di 4 milioni di bambini, il 30% del totale, vivevano in stato di povertà, e la tendenza indica che un livello del 37% sarà raggiunto nel 2023-24. Nell’anno 2018-19, la ONG Trussel Trust (organizzazione benefica) ha distribuito più di un milione e mezzo di pacchi alimentari tramite i sui centri (food banks) a una popolazione considerata per il 90% indigente, cioè con meno di £50 a settimana a disposizione. Statistiche dell’Institute for Fiscal Studies (da cui proviene anche la maggioranza dei dati utilizzati in quest’articolo) indicano che le ‘morti a causa di disperazione’ sono salite da 45 a 97 ogni centomila abitanti negli ultimi trent’anni. Il 10% della popolazione maschile che vive nelle zone più ricche della Gran Bretagna ha una longevità media superiore di quasi dieci anni rispetto al 10% che vive nelle zone più povere (dati dell’Office of National Statistics) ed ha un’aspettativa di quasi vent’anni di buona salute in più durante la vita (dati del Public Health England).
I dati appena riportati sono alquanto inaspettati per un paese la cui economia è la quinta al mondo; un paese in stato di relativa crescita, con un livello di disoccupazione attuale fra i più bassi degli ultimi cinquant’anni.
In realtà, anche in Gran Bretagna avere un lavoro non è più una garanzia contro la povertà: il 57% degli adulti e il 73% dei bambini in stato di povertà appartengono a famiglie in cui almeno un membro lavora (otto milioni di persone in totale). Un bambino su sei di quelli appartenenti a famiglie in cui almeno un membro lavora vive in povertà.
La
confederazione sindacale Trade Union Congress indica i bassi salari e
l’insicurezza del posto di lavoro come cause principali di povertà.
L’alto livello d’occupazione è in buona misura dovuto ad
assunzioni da parte di società zombi, che, con tassi bassissimi
d’investimento e produttività, sopravvivono grazie a bassi salari
e contratti di lavoro precari.
Per quanto riguarda i livelli retributivi, il Regno Unito è passato dall’essere uno dei paesi con meno sperequazioni sociali in Europa negli anni ‘70, all’essere attualmente quello con la maggiore sperequazione, con un coefficiente di Gini simile agli USA. Il salario di un dirigente d’azienda per un giorno lavorativo medio è equivalente a quello che un dipendente a tempo pieno – con salario minimo – guadagna in cinque mesi.
Per
quanto riguarda l’insicurezza del posto di lavoro, il meccanismo
più devastante è quello dei contratti a ore zero (zero-hour
contract),
nei quali il numero delle ore di lavoro – e quindi la retribuzione –
è deciso di settimana in settimana, in base alle sole esigenze del
datore di lavoro. Una delle conseguenze di questo meccanismo è che
il dipendente non ha entrate costanti, che gli permettano una
stabilità economica e di accedere a servizi finanziari quali
prestiti o mutui. Per esempio non può pensare di acquistare una casa
che, lungi dall’essere un’aspirazione da ceto medio, nelle città
britanniche è l’unico modo per uscire dalla trappola del libero
mercato affittuario: nel 2018, quasi 850mila famiglie vivevano in
stato di povertà a causa del costo abitativo.
Nelle
settimane in cui sono offerte dal datore poche ore di lavoro, i
lavoratori con contratto a ore zero non hanno i requisiti per
prestiti bancari standard e devono dipendere da payday
loans,
con interessi annuali fino al 1500-2000%.
Il mercato del lavoro è diventato, di fatto, una trappola che perpetua radicata ingiustizia, sperequazione sociale e povertà.
Il rapporto 2019 della Commissione governativa sulla mobilità sociale – istituita dal conservatore David Cameron – conclude che la ‘sperequazione sociale è ora radicata dal momento della nascita a quello dell’impiego”. Tale Commissione evoca anche la possibilità che le condizioni di lavoro delle fasce meno retribuite saranno ulteriormente colpite in futuro dal progresso tecnologico con la crescente automazione.
In questo contesto, la direzione laburistia di Jeremy Corbyn ha scelto di sostituire l’obiettivo della mobilità sociale con quello di uguaglianza e giustizia sociale per tutti.
Si tratta un cambio radicale rispetto alla precedente politica laburista e all’orientamento attuale di molti partiti socialdemocratici europei. L’idea della mobilità sociale è fortemente consolidata nella socialdemocrazia europea, nel senso che gli ostacoli sociali, economici e di classe vadano rimossi per quella minoranza dei membri delle classi popolari che si sono resi meritevoli grazie al duro lavoro e alle capacità personali. Così ai figli di operai meritevoli va garantito l’accesso a scuole di prestigio e professioni in maggioranza appannaggio degli appartenenti alla borghesia. Questo chiaramente implica l’idea che la rimanente maggioranza dei lavoratori si merita una vita precaria di povertà, perché non hanno lavorato abbastanza duramente o perché non sono abbastanza intelligenti. Il corollario è la stigmatizzazione dell’appartenenza alle classi che non siano la borghesia, come una condizione, anche culturalmente e socialmente, da cui scappare grazie allo sforzo individuale.
E’ un concetto fortemente radicato, dicevo, con aspetti quasi razzisti, nel sistema di classe inglese. Non a caso, durante il periodo dei governi Thatcher, il durissimo scontro fra Stato e classe operaia è sboccato in episodi come la strage dello stadio di Hillsborough nel 1989. L’essere fan di uno sport tipicamente da classe operaia come il calcio, era condizione sufficiente per autorizzare un comportamento criminale da parte della polizia.
E’ quindi evidente la portata del progetto laburista di uguaglianza e giustizia sociale per tutti, qualora sia adeguatamente articolato, per esempio, in decisioni attinenti ai diritti dei lavoratori, alle condizioni e agli orari di lavoro, ai minimi salariali; alla riforma delle strutture sanitarie in grado di incidere sulle diseguaglianze concernenti la qualità e durata della vita; alla creazione di un sistema educativo che offra un buon livello d’istruzione e opportunità per tutti i giovani; al diritto ad una abitazione dignitosa per tutti/e.
Una delle proposte votate l’estate scorsa al Congresso Labour di Brighton era relativa alla creazione di una commissione indipendente con il compito di valutare come le varie leggi approvate influiscano sui livelli di diseguaglianza e giustizia sociale.
E’ presente al momento una spinta, probabilmente dovuta ad un’ansietà pre-elettorale, ad articolare il progetto con promesse di spese pubbliche sostanziali finalizzate a fornire servizi pubblici gratis: da una promessa di broad-band gratis per tutti (con un costo stimato dai 20 ai 100 miliardi di sterline), agli asili e nidi gratis (una famiglia con stipendio medio paga £1.000 al mese), all’eliminazione completa dei ticket sanitari. E del resto questa è anche la natura di tante promesse populiste della destra.
Queste promesse sembrano aver catturato le prime pagine dei media, ma sono tuttavia ancora lontane dal creare un’adesione di massa al progetto di Corbyn per il cambiamento radicale di cui il Regno Unito ha bisogno. L’elettorato britannico è tradizionalmente scettico riguardo a promesse elettorali prodighe con i sussidi. Vedremo nei prossimi giorni come l’obiettivo della giustizia sociale sarà articolato in un progetto più profondo e radicale.