La pandemia da Sars-Cov-2 nella sua drammaticità ha il pregio di passare al setaccio tutti i rapporti sociali, una sorta di crivello a cui nulla è sfuggito: dalla potenza tecnologica che vede l’intreccio tra tecnologie dell’informazione e tecnologie della vita – che ha permesso la produzione in tempi più brevi di qualsiasi previsione – all’influenza di credenze ed ideologie che da Trump, a Bolsonaro e infine al BJP in India che hanno negato la pericolosità quando non la realtà del virus. Nel caso dell’India è lo stesso primo ministro Narendra Modi del BJP1 attraverso un annuncio a piena pagina di un quotidiano a rassicurare i suoi fedeli che il festival del Kumbh Mela 2 in cui milioni si raggruppano, era sano e sicuro, realizzando forse l’evento più importante al mondo in termini di contagio di massa.
Dalle sue prime manifestazioni il confronto con la pandemia sembra aver creato una divisione di campo tra chi ha fiducia nella capacità della scienza e della tecnologia di analizzare, governare e combattere la pandemia e le diverse credenze che ne negano la realtà o si affidano a credenze ingiustificate per combatterla. La questione dell’origine della pandemia a sua volta è diventata parte non trascurabile delle contese che il Covid-19 ha sollevato sino all’inchiesta che Biden ha istruito per vagliare la possibilità, sino ad ora considerata remota, che sia sfuggito dai laboratori cdi Wuhan. La stessa modalità di inchiesta è rilevante per cogliere il livello della contesa, poiché con le tecniche di Intelligenza Artificiale si ripromette di passare al vaglio ed analizzare ogni sorta di indizio che emerga da ogni episodio, dai comportamenti e dalle comunicazioni di ogni soggetto che sia pur lontanamente in relazione con la nascita della pandemia.
In ogni caso nel contesto dello sviluppo della pandemia abbiamo assistito all’acutizzarsi di una sorta di corpo a corpo tra un iper-sviluppo tecnologico e le manifestazioni del mondo naturale a livello micro e macro, dai virus al cambiamento climatico passando per la devastazione dei sistemi ecologici locali da locale al continentale. In realtà lo sviluppo delle capacità di manipolazione della natura mentre stabilisce una sorta di confine – da una parte l’artificiale dall’altra il naturale – non fa che rivelare l’appartenenza dell’umano, della sua realtà sociale al mondo naturale, l’impossibilità di una sua radicale autonomizzazione rispetto alla sua base naturale. Una sorta di nastro di Möbius che attorcigliato su sé stesso è dotato di una sola faccia.
Qualcuno dice che la società attuale ha sostituito la religione con la scienza; la pandemia ha messo al centro il rapporto tra la politica e la scienza, tra i politici e gli esperti, con il confronto dilatato nei media sociali dove le opinioni ed i giudizi si rifrangono e si riflettono costruendo flussi di comunicazione, in gran parte quanto di più lontano da un confronto razionale.
La considerazione della complessità del reale ed i limiti della ragione sono il contrappunto epistemologico alla volontà di potenza espressa dai rapporti sociali dominanti, nelle loro diverse declinazioni. Le dinamiche contraddittorie della società, i processi globali coinvolgono in maniera sempre più profonda e radicale e pervasivo le ‘relazioni naturali’, le relazioni tra i diversi livelli della realtà -dal micro al macro- riproducono contraddizioni, rotture e catastrofi ad un livello sempre più alto; la risposta è la descrizione sempre più raffinata di frammenti di realtà, ontologie locali e regionali, mappe locali che vengono giustapposte nel tentativo di costruire una mappa del globale.
In effetti non manca il senso della complessità e della connessione dei diversi livelli della realtà, in primo luogo la comprensione del riscaldamento globale e del cambiamento climatico conseguente – o meglio dei cambiamenti che investono diversamente le diverse regioni del globo, con differente gravità; tuttavia ciò ha portato solo all’introduzione di ‘tecnologie verdi’ all’interno dei medesimi rapporti sociali di produzione.
Non si tratta di cambiamenti di poco conto, come i fatti dimostrano. La svolta cinese ne è la dimostrazione più evidente, il processo di industrializzazione ed urbanizzazione negli scorsi decenni ha inferto danni catastrofici agli ecosistemi; se questo ha portato ad uno sviluppo di tecnologie ‘verdi’ ciò non è stato sufficente, la Cina ha sviluppato l’azione di ‘Land Grabbing’ di appropriazione di terre fertili soprattutto in Africa e Latino America, per supplire alla carenza di terre fertili in grado di alimentare una popolazione che ha raggiunto la cifra di 1,41 miliardi di persone. La Cina esporta le proprie contraddizioni e la spinta non può che crescere. La politica del figlio unico, con cui per decenni si è tentato di tenere sotto controllo lo sviluppo demografico, ha lasciato il posto ad una nuova politica con la quale si autorizzano famiglie con 3 figli; con questo cambio di rotta si vuole affrontare il prodotto della precedente politica ossia l’invecchiamento della popolazione; la decrescita del tasso di natalità è stato il prodotto molto probabilmente non solo dei vincoli governativi, ma anche delle diverse predisposizioni nelle nuove condizioni di vita in termini di lavoro, reddito e urbanizzazione. Analogamente la nuova condizione sociale fa sì che nelle nuove generazioni urbanizzate non ci sia il desiderio dare origine a famiglie numerose come sarebbe accaduto nella società contadina3.
La Cina contende agli Stati Uniti il primato sul piano economico e tecnologico e lo fa a partire da una porzione di umanità ben più ampia e costituisce la dimostrazione più evidente della incapacità di trovare negli attuali rapporti sociali un equilibrio nel processo di riproduzione dell’umanità. L’ossessione per il controllo interno si coniuga con una strategia di appropriazione delle risorse naturali necessarie al proprio sviluppo. D’altra parte la pretesa di controllare lo sviluppo demografico è la manifestazione più evidente di questa ossessione, della pretesa di controllare forme e ritmi del proprio sviluppo. Il controllo sulla popolazione mussulmana degli Uiguri ha assunto le forme del controllo digitale tramite l’uso delle tecniche di riconoscimento facciale assieme all’istituzione più tradizionale di ‘campi di rieducazione’ in cui deportare parte della popolazione.
Non stiamo trattando la Cina come il Regno del Male, immagine di reaganiana memoria allora applicata all’Unione Sovietica, semmai nella sua straordinaria corsa indubbiamente ha il ruolo da protagonista nella grande trasformazione in atto, all’inseguimento del cuore del capitalismo gli Stati Uniti, ma – come abbiamo già sottolineato – con un carico di umanità e problemi conseguenti, fame di risorse di ben altra dimensione già oggi ed ancora di più in prospettiva.
Sulla distruzione dei sistemi ecologici e l’accaparramento delle materie prime naturali e minerali significativo è quanto accade nell’Oceano Pacifico in termini di accaparramento di risorse ittiche, legnami pregiati per costruzioni e minerali4. Più del 90% delle esportazioni di legno dalla Papua Nuova Guinea PNG, Isole Salomon, Tonga e Vanuatu finiscono in Cina5. La Cina è protagonista di questa massiccia, distruttiva degli equilibri ecologici, estrazione di materie prime dalla zona del Pacifico6.
Ritornando a quanto si diceva – e cioè che si sta sviluppando una conoscenza degli orizzonti catastrofici che attendono il modello di sviluppo (già questo termine è oggettivamente problematico) – ciò non sembra modificare in modo sostanziale una competizione a livello mondiale che costruisce strato su strato una nuova configurazione tecnologica la quale a sua volta richiede comunque l’accaparramento ed il consumo do ogni tipo di risorsa minerale, biologica ed ambientale. Lo spostamento verso fonti energetiche rinnovabili ed in generale una maggiore produttività in termini energetici della produzione e riproduzione sociale serve solo a rallentare la progressione ad evitare una precipitazione immediata; ogni anno il lasso di tempo – in cui si consumano le risorse che globalmente richiedono un anno per essere riprodotte – è sempre più breve. D’altra parte una delle conseguenze del riscaldamento globale. vale a dire lo scioglimento dei ghiacci dell’artico è colto come occasione per nuove rotte commerciali, l’apertura di nuovi campi di estrazione mineraria e petrolifera: area di confronto strategico sul piano economico e militare.
La pandemia ha impattato in modo diversificato le diverse formazioni sociali ed altrettanto diversificati sono gli effetti di una distribuzione ineguale dei vaccini, ancor più diseguale è la mobilitazione di risorse finanziarie destinate al rilancio dopo la catastrofe epidemica; non si tratta di una banale – si fa per dire – ricostruzione della situazione precedente, si tratta invece di una ripartenza dopo una cesura, in questa ripartenza si sviluppa la competizione globale di cui sopra; una cesura che mette all’ordine del giorno una ristrutturazione complessiva dei diversi strati, processi e strutture sociali.
Il fatto che si ripeta una dinamica di uso da parte del rapporto di capitale delle proprie contraddizioni in un processo di ulteriore innovazione ci dice poco per i caratteri nuovi che esso presenta, un tempo si sarebbe detto un livello ulteriore di uno sviluppo dialettico.
La pandemia ha colpito in maniera selettiva le diverse fasce anagrafiche della popolazione, fissandone l’immagine in una sorta di fotografia nelle statistiche dei contagi, della occupazione dei reparti sanitari e delle morti, nella sua mutevolezza, segnta dall’emergere di nuove varianti,ha innovato il profilo anagrafico a cui si applicava arrivando agli adolescenti ed agli infanti. Abbiamo già conosciuto la capacità di pandemie e epidemie di applicarsi ai profili anagrafici e sociali della popolazione, costringendo le società a prendere coscienza della propria costituzione sociale e biologica, quantomeno a reagire, mai in queste dimensioni.
Per il particolare punto di vista con cui stiamo traguardando le vicende del presente esteso al passato ed al futuro prossimi, lo sviluppo demografico delle popolazioni costituisce un parametro privilegiato che esprime la sostanziale incapacità dei rapporti sociali dominanti di raggiungere un equilibrio, rapporti nei quali lo sviluppo demografico è una conseguenza, una dinamica che nei suoi alti e bassi costituisce sempre un elemento di contraddizione profonda oscillando tra invecchiamento e crescita esponenziale della popolazione.
Possiamo solo accennare ai tentativi ridicoli di ridurre il problema delle migrazioni a cose come la ‘questione libica’ come se non fosse la porta stretta attraverso cui passano le contraddizioni del continente africano, come se paesi come la Nigeria non fossero protagonisti di una crescita demografica esponenziale in un contesto di estrazione ed espropriazione feroce delle proprie ricchezze, il cui prodotto è l’instabilità politica a sua volta espressione di una realta sociale in in perenne disequilibrio.
In buona sostanza, pur limitandoci ai pochi esempi che abbiamo fatto, la pandemia ci ha fatto scoprire se ancora ci sfuggivano, le condizioni di un rapporto totalmente squilibrato tra lo sviluppo ipertrofico delle tecnologie di manipolazione dell’informazione e della vita e le basi stesse di riproduzione della vita sul nostro pianeta, di cui quella umana è una parte.
Quanto detto si applica in modo drammatico alla società italiana che sta conoscendo un inverno demografico che la pandemia ha acuito, dove la parte più anziana della popolazione ha pagato un prezzo straordinario, concentrato nelle istituzioni che ne avrebbero dovuto proteggere la vita. Queste osservazioni non costituiscono una riedizione della retorica sulla famiglia o sul destino della donna a procreare, ma rendono conto di una contraddizione del rapporto di capitale che in tutte le sue articolazioni è destinato a produrre contraddizioni drammatiche nel processo di riproduzione delle popolazioni, nel suo rapporto con la natura interna ed esterna al genere umano.
- https://www.theguardian.com/world/2021/may/30/kumbh-mela-how-a-superspreader-festival-seeded-covid-across-india [↩]
- https://www.theguardian.com/world/gallery/2019/feb/04/mauni-amavasya-at-the-kumbh-mela-in-pictures[↩]
- https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2021/06/01/cina-figli-tre.[↩]
- https://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2021/may/31/pacific-plunder-this-is-who-profits-from-the-mass-extraction-of-the-regions-natural-resources-interactive [↩]
- https://www.theguardian.com/world/2021/jun/01/from-a-forest-in-papua-new-guinea-to-a-floor-in-sydney-how-china-is-getting-rich-off-pacific-timber[↩]
- https://www.theguardian.com/world/2021/may/31/the-3bn-bargain-how-china-dominates-pacific-mining-logging-and-fishing[↩]
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Vale la pena seguire il dibattito ‘L’Italia e le sfide della demografia’ che si è tenuto al Festival dell’Economia di Trento. https://www.festivaleconomia.it/live?encoder=en05&stream=2021-italia-sfide&title=L%27Italia%20e%20le%20sfide%20della%20demografia